È ancora elevato il numero dei camion vecchi e inquinanti in circolazione sulle strade del nostro Paese. Lo dicono i dati Unrae, secondo cui su un totale di 725.000 veicoli medi e pesanti oltre le 3,5 tonnellate circolanti al 31.12.2022, quelli che rispondono a direttive di emissione ante Euro IV sono oltre la metà (il 50,4%). Si tratta cioè di veicoli immatricolati prima del 2006 e quindi caratterizzati da livelli di emissioni inquinamento, ma anche in termini di standard di sicurezza, piuttosto lontani dai modelli di più recente produzione. I camion Euro IV, V e VI sono invece circa 355.000, e cioè il 49,6% del totale.
L’Unrae ha stimato poi in 14,3 l’età media dei veicoli industriali circolanti nel nostro Paese. Un dato peraltro in lieve aumento rispetto a quello registrato nel 2021, quando l’età media si attestava sui 14 anni. Se invece si prende in considerazione soltanto il parco circolante dei veicoli più pesanti, cioè quelli con oltre 16 tonnellate, le cose vanno appena un po’ meglio. Nel senso che delle 445.000 unità circolanti, la percentuale di veicoli ante Euro IV scende al 39%. E anche l’età media si abbassa a 12,1 anni. Del resto parliamo di veicoli che costituiscono il nocciolo duro dell’autotrasporto professionale, chiaramente più sensibile all’ambiente e in grado di rinnovare il parco con maggiore frequenza.
Ad ogni modo, è evidente come nel complesso la vetustà anagrafica del nostro circolante, oltre a pesare in termini di inquinamento, di sicurezza e di competitività, renda assai più complicato (e più costoso) il cammino verso la neutralità climatica che l’Unione europea vorrebbe raggiungere nei prossimi decenni, a partire dalla recente di decisione di ridurre le emissioni di camion e autobus in modo progressivo, vale a dire del 45% entro il 2030, del 65% entro il 2035 e del 90% entro il 2040, rispetto ai livelli del 2019. La domanda, allora, sorge spontanea: quando il parco circolante riuscirà a fare la sua parte avvicinandosi ai target fissati dall’Ue? Difficile rispondere, ma prima o poi sicuramente lo stop alla produzione di motori endotermici costringerà tutti i proprietari di veicoli industriali a cambiare i loro mezzi, anche se quel «prima o poi» dipenderà da tante variabili, dalla disponibilità delle tecnologie adatte allo stato della rete di rifornimenti, dal costo del veicolo e alle esigenze dei singoli proprietari.