Sentiment è una parola che in inglese ha una doppia accezione. A seconda del contesto, può significare sia sentimento/stato d’animo (feeling) che opinione (opinion). Due concetti semantici, apparentemente distanti, ma fusi nella stessa realizzazione fonetica. Effettivamente, le informazioni e le opinioni che noi diffondiamo nel nostro vivere quotidiano provengono anche da «fonti» di carattere emotivo (credenze, orientamenti, soddisfazioni, frustrazioni, sentimenti appunto…). Non a caso, nel marketing e nei sondaggi si parla di Sentiment Analysis, un metodo scientifico che raccoglie le reazioni degli utenti o trend davanti a un qualsiasi evento.
Come ci immagineremmo, allora, il nostro sentiment su uno degli eventi che ha più turbato il 2021, vale a dire i rincari? Da mesi, in effetti, non si fa che parlare dell’aumento del costo dell’energia e delle materie prime e delle conseguenze su famiglie e imprese. Un’analisi effettuata per il Sole 24 Ore dall’Istituto Noto Sondaggi ha misurato questo «sentiment» e sono venute fuori parecchie cose interessanti. Vediamole insieme.
Tutto costa di più
L’analisi sull’inflazione percepita dagli italiani, condotta sugli stessi prodotti e servizi contenuti nel paniere Istat, ha evidenziato innanzitutto quali sono i settore ritenuti più «caldi» nel 2021 dal punto di vista dei rincari. Al primo posto svettano i costi per la gestione dell’abitazione (+11,3%). Scendendo nel dettaglio dei singoli beni e servizi, l’energia elettrica arriva al massimo del +17,5%, seguita dalle spese dedicate per il gas che segnano un +16,6% e quelle per il gasolio con +15,3%.
Al secondo posto tra i settori più gonfiati nei prezzi ci sono i trasporti (+7,8%), seguiti poi da istruzione (+5,8%), salute (+5,5%), alimentari (+5%), mobili e servizi per la casa (+4,8%), bevande alcoliche e tabacchi (+4,7%), abbigliamento (+4,6%), ristorazione (+3,6%), comunicazioni (+3,3%) e, infine, spettacoli e cultura (+2,2%).
Il metano per autotrazione è il più «rincarato»
Analizzando il settore che ci interessa più da vicino, quello dei trasporti, scopriamo che è il gas a metano per l’autotrasporto il bene su cui gli italiani avvertono l’aumento dei prezzi più forte, misurato in media intorno al +17,6%, seguito dall’incremento del costo della benzina e gas Gpl con un +13,9% e del gasolio (+12,1%).
Scorrendo la gradutaroia troviamo poi l’aumento del costo per le automobili a benzina (+9,6%), dei pezzi di ricambio per auto (+8,8%), della manutenzione e riparazione di mezzi di trasporto (+7,5%) e delle autoscuole e e delle revisioni veicoli (+7,3%). Aumenti significativi anche per i prezzi dei trasporti ferroviari (+7,2%), delle automobili diesel (+6,7%), dei pedaggi (+6,3%), del trasporto marittimo (+6,3%) e della ricarica elettrica per veicoli (+6,2%).
E per quanto riguarda le attese per il 2022? Beh, non sono per niente rosee, considerato che per il 56,2% degli italiani i prezzi continueranno ad aumentare anche nel prossimo anno, contro il 30,8% di chi ritiene vi possa essere una stabilità dei prezzi e appena l’1,7% di chi pensa che ci sarà una diminuzione (il restante 11,3% non si è espresso).
Timori per altri rincari
Nell’analisi di Noto Sondaggi riportata sul Sole 24 Ore viene poi affermato che l’inflazione percepita dalla popolazione arriva al 5,3% (fatta la media tra tutti i settori), mentre il tasso ufficiale ha raggiunto il 3,7% a novembre.
«È la prima volta – scrive il quotidiano nazionale – che non si registra una differenza molto elevata tra ciò che è la percezione del carovita e quanto rilevato invece su base scientifica da Istat. In passato la percezione dell’inflazione è stata sempre maggiore, anche con una differenza di 7-8 punti rispetto al dato reale, mentre adesso il divario è solo di 1,5 punti. Questa tendenza si ripropone anche nei principali Paesi europei, nei quali la percezione dell’inflazione assume numeri molto simili ai dati ufficiali».
Secondo gli analisti, in un periodo di crisi sanitaria ed economica la valutazione del fenomeno ha assunto un aspetto più razionale che emotivo, nel senso che si fa più attenzione al reale aumento dei prezzi e si riescono ad esprimere considerazione più realistiche. Ed anche se nella media generale non c’è molta differenza tra il percepito ed il reale, da questa analisi emergono due considerazioni particolari. Ci sono settori e prodotti in cui la percezione dell’aumento dei prezzi è molto elevata (vedi i trasporti), ma soprattutto per tutti i comparti si teme che nel 2022 i costi continueranno ad aumentare. «È questo, quindi – riporta il quotidiano – il fattore che potrebbe creare il cortocircuito: se si pensa che il potere di acquisto a breve diminuirà, si tenderà a privilegiare i risparmi e a deprimere i consumi».