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I costruttori di camion hanno deciso: dal 2040 stop alla vendita di veicoli a gasolio

Tutti i costruttori di camion europei associati all'ACEA hanno unito le forze nel segno della sostenibilità. E tutte insieme si sono rivolte al Postdam Institute for Climate Impact Research per fissare un calendario preciso per far spazio ai nuovi veicoli a zero emissioni. Ma anche agli attori pubblici avanzano precise richieste

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Come saranno alimentati i camion di domani? Domanda complicata, volendo rispondere con precisione, almeno fino a ieri. Da oggi invece diventa possibile dire esattamente da quando non saranno più alimentati a gasolio. La ACEA, infatti, vale a dire l’associazione che raggruppa tutte le case costruttrici europee (Daf, Ford Trucks, Iveco, MAN, Mercedes-Benz, Renault Trucks, Scania e Volvo Trucks) ha deciso di non vendere più camion diesel a partire dal 2040, ma di investire nei prossimi anni tra i 50 e i 100 miliardi di euro per accelerare lo sviluppo di autocarri alimentati senza combustibili fossili, in modo da arrivare al 2050 con un trasporto merci su gomma completamente decarbonizzato. Una decisione importante innanzi tutto perché è presa in maniera unitaria, a prescindere cioè dagli scatti in avanti delle singole case nel proporre veicoli elettrici (a batterie o a idrogeno). Ma è soprattutto significativo il fatto che per costruire il percorso da effettuare nel prossimo ventennio ci si è affidati non alle chiacchiere o alle dicerie, ma ai ricercatori del Postdam Institute for Climate Impact Research (PIK). «La scienza ci dimostra che se vogliamo evitare una catastrofe globale – spiega proprio il ricercatore del PIK, Johan Rockstrom – dobbiamo agire oggi combinando tutte le soluzioni disponibili per passare rapidamente alla neutralità del carbonio. I veicoli a emissioni zero non solo ridurranno le emissioni di CO2, ma miglioreranno ulteriormente i livelli di qualità dell’aria, un fattore di importanza cruciale per la salute umana». 

Dal canto suo Henrik Henriksson, presidente di ACEA e CEO di Scania, sostiene che «la lotta al cambiamento climatico è la priorità», ma aggiunge che «con la pandemia abbiamo avuto conferma del ruolo cruciale del trasporto su gomma per l’approvvigionamento di cibo, medicine e altri beni di prima necessità». L’idea condivisa dagli associati ACEA quindi è che i camion e i veicoli commerciali siano strumenti al servizio della società e continueranno a esserlo anche negli anni a venire. E proprio per tale motivo hanno reputato necessario stabilire le tappe verso a quella transizione che conduce a forme di mobilità slegate dai combustibili fossili.

Tutto bello, anche se tutto ancora sottoposto a qualche condizione. ACEA e PIK, infatti, hanno già pubblicato una dichiarazione di intenti in cui si chiarisce che, oltre agli investimenti dei costruttori di veicoli pesanti, per la realizzazione di una mobilità sostenibile è necessario anche il contributo di altri attori. E a questo scopo le precise richieste avanzate riguardano innanzi tutto la realizzazione di uninfrastruttura di ricarica e di rifornimento dedicata ai mezzi pesanti a zero emissioni, perché i camion elettrici hanno requisiti di potenza ed energia che richiedono spazi e accessibilità specifici, vale a dire diversi rispetto a quelli destinati alle vetture. Ma anche questo potrebbe non bastare fino a quando il camion diesel resterà conveniente dal punto di vista economico rispetto a quelli alimentati in maniera più sostenibile. E per cambiare questo stato di cose è necessario lavorare sui pedaggi autostradali, intensificando in modo pesante il condizionamento delle emissioni rispetto alle tariffe, è necessario definire un sistema di tassazione basato sull’efficienza energetica dei veicoli e inserire il trasporto su strada nel sistema di scambio di quote di emissioni. 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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