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Gasolio alle stelle, onda di proteste dalla Sicilia al Trentino

Autotrasportatori sul piede di guerra in tutta Italia a causa dei continui aumenti dei prezzi dei carburanti. Già sono arrivate le prime manifestazioni di protesta e nelle prossime settimane non si esclude un clamoroso fermo dei mezzi

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Il giorno decisivo sarà questo giovedì (17 febbraio), quando le associazioni di categoria incontreranno la viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Teresa Bellanova, per discutere, tra i vari temi sul banco, delle misure per far fronte al caro carburante. Il rincaro del prezzo alla pompa sta infatti creando fortissime tensioni nel settore dell’autotrasporto che, come evidenziato da Unatras (l’unione dell’autotrasporto che raccoglie le sei sigle del settore), «stanno generando fenomeni di rabbia che rischiano di sfociare in proteste incontrollate».

In attesa dell’incontro, già ora soffiano però venti di tempesta in tutta Italia, dove molte associazioni degli autotrasportatori hanno programmato da Nord a Sud un fermo dei trasporti. Nei giorni scorsi a Latina, davanti al mercato ortofrutticolo di Fondi, gli autotrasportatori Fai-Conftrasporto sono stati tra i primi a organizzare una protesta pacifica contro il caro-carburanti, spegnendo simbolicamente i loro camion (100 in tutto) e chiedendo soluzioni per il continuo aumento dei costi del gasolio, del Gnl e dell’ADBlue che stanno gravando sulle imprese del settore.

In Sicilia si va verso il fermo dei trasporti in tutta la regione. Secondo Salvatore Bella, segretario di Fai Sicilia, il problema del caro-carburante in Sicilia è ancora maggiore perché geograficamente più distanti rispetto alle altre regioni d’Italia dai mercati. «Bisogna infatti considerare – ha dichiarato – che la maggior parte dei prodotti che esportiamo dalla Sicilia sono ortofrutticoli: è impossibile far gravare sulle tariffe di trasporto questi aumenti altrimenti i nostri prodotti uscirebbero fuori mercato, rimanendo meno competitivi rispetto agli stessi prodotti provenienti, ad esempio, dalla Spagna o dalla Francia».

Per Bella le possibili soluzioni sono due: sgravi fiscali sulle accise e contributo strutturale e cospicuo a fondo perduto sulle autostrade del mare da riconoscere direttamente agli autotrasportatori. «In assenza di misure importanti ed urgenti – ha avvertito – la categoria non sarà disposta a tollerare oltre»

Anche tra gli autotrasportatori di Puglia, Molise e Irpinia cresce la preoccupazione. Nella giornata di ieri un centinaio di loro si sono radunati in un’area di servizio sulla SS 16, tra Foggia e San Severo, per protestare contro i rincari. «Siamo al collasso», «non ce la facciamo più», «Il caro-gasolio per noi è un danno enorme», sono solo alcune dei gridi di rabbia lanciati dai tanti camionisti presenti alla manifestazione. E intanto in Calabria gli imprenditori dell’autotrasporto hanno fatto sapere che, in assenza di una risposta concreta da parte delle istituzioni, sono pronti a fermare le loro aziende da subito.

Nelle Marche il presidente del settore CNA Fermo Emiliano Tomassini ha dichiarato di aver scritto al governo che «non ce la facciamo più a contenere la rabbia degli autotrasportatori», mentre per Andrea Pellegrini, presidente della Fai-Confcommercio Trentino, «a rimetterci di questa situazione sono soprattutto i piccoli padroncini. Se continua così, loro saranno i primi a sparire. Chi ha tre o quattro mezzi, ne ferma uno o due. Il che vuol dire anche posti di lavoro che se ne vanno».

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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