Sono immediate le ripercussioni sulle risorse energetiche dopo l’invasione in Ucraina da parte della Russia. Le Borse europee questa mattina hanno aperto in pesante ribasso, mentre i prezzi del petrolio e del gas – che erano già su alti livelli da diversi mesi sulla scia della lunga coda della pandemia – sono aumentati ancora raggiungendo picchi da record.
In particolare, il prezzo del petrolio ha toccato per la prima volta dal 2014 quota 105 dollari al barile, in rialzo dell’8%. Parallelamente anche il prezzo del gas continua a salire: sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per l’Europa continentale, dopo l’attacco russo all’Ucraina i prezzi sono aumentati fino a un massimo del 41%, a 125 euro al megawattora.
Il conflitto, che già sta determinando risvolti drammatici per chi vive al confine tra i due Paesi, rischia dunque di avere un impatto enorme a livello internazionale dal punto vista economico, viste le tensioni che il quadro geopolitico comporta soprattutto per le forniture di Mosca all’Europa. Il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha dichiarato a questo proposito che si sta facendo un «monitoraggio costante in coordinamento con le istituzioni europee», spiegando che «a livello nazionale si è già riunito diverse volte il comitato di emergenza gas».
Questa situazione rischia ovviamente di generare ricadute pesanti anche sul settore dell’autotrasporto, già messo a dura prova in questi mesi proprio dal forte aumento dei costi energetici e in particolare dall’inarrestabile ascesa del prezzo del gasolio. Il problema è capire quando, in che modo e quanto questi aumenti si scaricheranno sulla tensione già alta all’interno del settore.