Un vero e proprio paradosso quello che vive l’Italia nel processo di digitalizzazione delle relazioni nella vendita di beni online. Il nostro Paese è infatti primo in Europa nella fatturazione elettronica e nella conservazione digitale, ma appare invece in grave ritardo nei documenti di trasporto elettronici e nell’eCommerce B2B (ovvero nella vendita di beni o servizi tra aziende tramite un portale di vendita online).
Lo afferma la ricerca dell’Osservatorio Digital B2B della School of Management del Politecnico di Milano presentata presso l’ateneo milanese al convegno «Lepre o tartaruga? Il paradosso del B2B italiano”»
DDT digitale, solo il 35% delle imprese lo utilizza
Al momento solo il 35% delle imprese italiane emette documenti di trasporto digitali e solo il 22% li riceve. Eppure, se in Italia si introducesse un obbligo generalizzato di trasmissione dei DDT in formato elettronico strutturato si otterrebbe un risparmio di 18 miliardi di euro, in gran parte grazie a un aumento di produttività (99,7%), oltre che – in misura molto minore – a una riduzione di materiali (0,2%) e del tempo di ricerca in archivio (0,1%). Tale risparmio – dice la ricerca – sarebbe pari a oltre 8 volte la spesa attuale delle imprese italiane in cybersecurity e oltre 20 volte il mercato dell’intelligenza artificiale in Italia. Risorse che potrebbero essere reinvestite in dotazione tecnologica o contribuire al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione italiani.
Ecommerce B2B a quota 265 miliardi di euro
Altro dato dell’indagine: l’eCommerce B2B di prodotto, cioè il valore delle transazioni in cui l’ordine viene scambiato in formato digitale, ha raggiunto il valore di 265 miliardi di euro nel 2023, in crescita del +10% rispetto al 2022, ma pari ancora solo al 21% del transato B2B italiano nelle filiere di prodotto. Ad oggi, solamente il 42% delle imprese ha almeno uno strumento di eCommerce già avviato.
Le priorità ‘digitali’ per le imprese italiane
Guardando ai prossimi dodici mesi, gli investimenti delle imprese in tecnologie per il Digital B2B si concentreranno su sistemi di gestione elettronica documentale (35%), cloud (22%) e sistemi ERP (19%), ovvero il software che consente di gestire l’intera attività d’impresa, sostenendo l’automazione e tutti i processi di finance, risorse umane, produzione, supply chain, servizi, approvvigionamento e altro.
Tuttavia un terzo delle aziende investirà meno dell’1% del fatturato e solamente lo 0,4% ha impegnato un budget che supera il 10% del fatturato: «Numeri troppo bassi – afferma lo studio – per soluzioni integrate che siano alla base della strategia di digitalizzazione dell’impresa».
Le novità dall’Europa: eIDAS 2.0
Sono diversi i progetti in discussione in Europa per rendere più standardizzati i servizi di digitalizzazione di processi interni e di relazione con i partner di business. La nuova versione di eIDAS 2.0, ad esempio, introduce l’eArchiving come servizio fiduciario che abilita la ricezione, la conservazione, la consultazione e la cancellazione dei dati elettronici con reciproco riconoscimento tra gli Stati membri. «Legato a questo regolamento – puntualizza l’Osservatorio – ci sono però potenziali rischi nella scelta di standard e specifiche da adottare, poiché l’Italia si è dotata in anticipo rispetto al resto dell’Europa di un quadro normativo organico. Sarà conveniente per l’UE attingere dalla nostra esperienza, anziché intraprendere strade sconosciute».
Regolamento eFTI e protocollo Covenzione sul CMR
Dove invece l’Italia è in forte ritardo è sul regolamento eFTI (Electronic Freight Transport Information) e sul protocollo addizionale sulla Convenzione del CMR (la lettera di vettura internazionale utilizzata a livello comunitario per il trasporto a titolo oneroso di merci su strada a mezzo di veicoli). Si tratta di norme che intendono digitalizzare i documenti della logistica, incentivando la valorizzazione dei dati e l’automazione dei processi, per ridurre i costi e ottenere maggiore interoperabilità tra sistemi informatici, più trasparenza dei compiti di diversi soggetti e più allineamento agli standard internazionali di sostenibilità.
«In Italia le complessità da affrontare per digitalizzare il processo di consegna sono diverse – afferma lo studio – e in vista del recepimento di eFTI e del protocollo eCMR, un obbligo di digitalizzazione dei DDT sul territorio nazionale snellirebbe le attività amministrativo-contabili delle aziende».
Gli approcci “infantili” di eCommerce B2B
Le diverse soluzioni di eCommerce B2B adottate dalle imprese dipendono dalla combinazione delle funzionalità del sito, dall’importanza di questo nella strategia aziendale, dall’organizzazione interna e dall’integrazione tecnologica.
Per la ricerca il 48% delle imprese italiane ha un approccio “da infante”, con iniziative semplici di siti vetrina o punti di raccolta di richieste d’ordine. Il 31% è a livello “adolescente”, con un buon grado di consapevolezza sull’importanza dei nuovi canali nella relazione con i clienti online, ma arretrato sul fronte organizzativo e tecnologico. Il 21% è infine “adulto”, con hub per tutte le fasi del ciclo esecutivo, dall’emissione dell’ordine al relativo pagamento, integrando servizi avanzati di reportistica o di personalizzazione e visualizzazione dei prodotti tramite realtà virtuale.
L’Osservatorio avverte che questi step non sono necessariamente obbligatori: «In alcuni casi potrebbe essere sufficiente un sito vetrina o transazionale in cui il pagamento e la logistica sono gestiti in modo non integrato; in altri servono configurazioni evolute a cui arrivare anche senza essere passati per quelle meno mature».
I vantaggi dell’automatizzazione
Tra le tecnologie B2B future, il 9% delle imprese intende introdurre strumenti di robotic process automation per automatizzare i processi aziendali. Oggi solo il 10% delle imprese italiane li utilizza. In uno scenario di questo tipo nel ciclo ordine-pagamento, con una gestione digitale dei principali documenti esecutivi e l’introduzione di robot per l’automazione delle attività più ripetitive e standardizzabili, «si stima un risparmio di 58 minuti e 22 euro per ogni ciclo, ossia un beneficio pari al 52% della performance di partenza. Un vantaggio particolarmente evidente nella gestione delle fatture (-86% in termini di tempo) e delle non conformità (-74%)».
«La digitalizzazione in Italia nel B2B procede a due velocità – afferma Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital B2B – Primi in Europa per la fatturazione elettronica, tanto che paradossalmente le direttive europee rischiano di obbligarci a ripartire da zero, fatica a procedere l’adozione spontanea di soluzioni digitali nelle imprese. Dobbiamo lavorare in modo unito per difendere gli investimenti già effettuati mettendo in luce i benefici derivanti dalle nostre soluzioni e spingere in modo deciso sull’acceleratore per colmare i gap rispetto ad altri Paesi».
«La digitalizzazione dei documenti di trasporto è ancora ferma al palo, in larga parte per le resistenze culturali dei partner di business – rileva Paola Olivares, direttrice dell’Osservatorio – I tempi sono maturi per un obbligo generalizzato di trasmissione del DDT in formato elettronico strutturato. Una tale scelta consentirebbe al sistema Italia di raggiungere enormi vantaggi e di posizionarsi come leader nella transizione al digitale dei documenti e dei flussi informativi».