«Il settore europeo dei trasporti è in subbuglio e i lavoratori continueranno a scioperare e persino a lasciare il settore se necessario. Non è un problema di carenza di lavoratori, come molti sostengono, ma di aziende che non li rispettano, li sfruttano e li sottopagano. L’unica soluzione è impegnarsi con i sindacati dei lavoratori in una contrattazione collettiva costruttiva e fornire posti di lavoro che consentano loro di vivere, non semplicemente di sopravvivere».
Questa l’accusa del segretario generale di ETF (Federazione europea dei lavoratori del trasporto), Livia Spera, nel commentare le nuove ondate di proteste nel settore trasportistico nell’intero Continente.
Questa settimana ci sono stati gli scioperi delle ferrovie e della metropolitana in Belgio e nel Regno Unito, dopo quelli che in estate e a settembre avevano colpito i porti, l’industria aeronautica e i trasporti pubblici. E già si sono in programma astensioni dal lavoro in ottobre in Francia e nel Regno Unito.
Secondo ETF, le condizioni dei lavoratori dei trasporti sono ai minimi storici, mentre il costo della vita è al massimo livello e le proteste sono quindi indirizzate ad ottenere migliori condizioni di lavoro e una retribuzione adeguata.
«Il rifiuto delle aziende di offrire aumenti salariali dignitosi e migliorare le condizioni – spiega ancora la Federazione – porta come conseguenza la carenza di lavoratori nel settore, che poi è in realtà una carenza di lavoro dignitoso. Ma ora, oltre a questo, c’è una vera e propria crisi del costo della vita».
Secondo i sindacati europei, i governi e le aziende si rifiutano di investire nei lavoratori e nei servizi di trasporto e impongono invece una generale riduzione dei costi, con ripercussioni sui lavoratori e sulla sicurezza e qualità dei servizi. Questo mentre la soluzione – a parere di ETF – non può che partire da una negoziazione equa con le organizzazioni sindacali.
ETF rappresenta più di 5 milioni di lavoratori dei trasporti, iscritti a più di 200 sindacati nell’Unione Europea e attivi in più di 30 Paesi.