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Ecco la riforma dei porti secondo il PD

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«La logistica non si costruisce a tavolino come i lego ma deve tenere conto delle reti di trasporto già esistenti». Cosi la responsabile Trasporti e Infrastrutture del partito democratico, Debora Serracchiani, ha presentato il progetto di riforma della portualita promosso dal suo partito. Si tratta di una riforma che mira infatti a distinguere gli scali esistenti in base alla funzione e ai flussi di traffico. Così a essere promossi come porti core, dotati anche di poteri civilisono soltanto 14, individuati tra quelli che interagiscono con i corridoi delle reti Ten-T. Gli altri 25 porti sono chiamati comprehensive, mentre più in basso esistono i porti regionali e militari. Quattro tipologie distinte che scongiurano i rischi di sovrapposizione o di inutile concorrenza interna.
Il progetto, in linea con le tempistiche celeri del governo Renzi, verrà presentato sotto forma di decreto in non più di 60 giorni, rispettando comunque i tempi di scadenza dei mandati delle attuali autorità. Ciò significa che tempo un anno o poco più il nuovo impianto dovrebbe entrare a regime. 
Altri dettagli della riforma che sono stati anticipati riguardano la sostituzione della Valutazione di Impatto Ambientale con la Valutazione Ambientale Strategica per quanto riguarda i piani regolatori e l’omogeneizzazione tramite accordi inter associativi dei servizi tecnico-nautici per sottrarli alla concorrenza e garantire tariffe certe stabilite da una regia unica. 
Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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