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Decreto flussi, il nuovo testo non apre all’autotrasporto. Rimane l’obbligo della CQC per gli autisti extraUe

Il decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri nei giorni scorsi conserva il requisito del possesso di patenti superiori riconosciute in Italia e della Carte di qualificazione del conducente, che però non esiste nei paesi di origine dei migranti. Un corto circuito normativo che ostacola l’assunzione di personale viaggiante nel settore. Possibili modifiche durante l’iter di conversione in Parlamento

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Il decreto flussi non scioglie il nodo della CQC. L’ultimo decreto-legge, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 2 ottobre, con l’obiettivo di programmare gli ingressi di lavoratori extra-comunitari nel 2025 in Italia non rappresenterebbe una soluzione alla carenza di autisti nel trasporto di merce su strada (ma anche nel settore del trasporto di persone). Infatti, secondo fonti vicine al dossier (in procinto di iniziare l’iter di conversione in legge), il testo conserva (come negli anni scorsi) lo scoglio del possesso da parte dei lavoratori stranieri delle patenti superiori riconosciute in Italia e della CQC, ovvero la Carta di qualificazione del conducente, adottata da altri Stati europei, ma sconosciuta nei Paesi di origine dei migranti. Così da rendere quasi impossibile per le aziende di autotrasporto italiane trovare candidati idonei, ovvero già formati e con titoli abilitativi in regola per condurre un camion in Italia. 

Un’opportunità mancata (per ora)

Insomma, un’opportunità mancata per rispondere a una delle emergenze più sentite in Italia (e anche in Europa), ovvero la carenza di personale viaggiante. Inoltre, alla limitazione delle patenti e delle certificazioni va sommarsi a un’altra carenza, anche questa già presente in passato e relativa all’intero impianto del provvedimento, ovvero l’assenza di un meccanismo di connessione tra domanda e offerta. Quindi, la scarsità di personale già qualificato e le difficoltà di intercettarlo rendono pressoché inutilizzato per l’autotrasporto il canale dei flussi migratori. Ora bisognerà capire se e in che modo il decreto-legge possa essere modificato durante l’iter parlamentare per la conversione in legge (entro il 2 dicembre) e attendere la comunicazione delle quote per i singoli settori.

Quote e click day speciali

Tra le novità più importanti nel decreto-legge, la possibilità di avviare ulteriori “click day” per settori specifici (al di là delle quote), un’indicazione che potrebbe riaprire la collocazione per l’autotrasporto. Inoltre, viene data la possibilità di precompilazione rispetto al click day delle domande di nulla osta al lavoro, così da ampliare i tempi per i controlli e consentire la regolarizzazione o l’esclusione delle domande non procedibili, introdotto, inoltre, l’obbligo di conferma dell’interesse all’assunzione da parte del datore di lavoro, prima del rilascio del visto di ingresso al lavoratore straniero. Il testo prevede anche una serie di limitazioni in caso di illeciti da parte dei datori di lavoro, mentre è stato confermato il tetto al numero di domande in proporzione al fatturato dell’azienda, al numero di addetti e settore di attività. Norme ad hoc per il lavoro stagionale con possibilità di trasformare i permessi in contratti a tempo determinato o indeterminato. È stato mantenuto un canale di ingresso speciali per rifugiati e apolidi, mentre è stato varato un ingresso sperimentale per 10mila badanti per l’assistenza agli anziani con un limite di un anno nel settore, passato il quale il lavoratore può svolgere un altro incarico. Infine, previste norme a favore del permesso di soggiorno per casi speciali in caso di vittime di intermediazione illecita e sfruttamento con programmi di emersione, assistenza, integrazione sociale.

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