La notizia ha una portata storica: dopodomani arriverà nel porto di Rotterdam la portacontainer YongShend. A rendere l’evento eccezionale è che per raggiungere il porto olandese, la nave cinese (Cosco) non ha seguito la tradizionale rotta che transita per Suez, ma una volta partita da Dalian, nella Cina del Nord, ha puntato verso il Giappone per poi andarsi a infilare nello stretto di Bering, tra Alaska e Russia e attraversare così il Polo Nord. In questo modo, dopo essere salpata l’8 agosto giungerà a destinazione l’11 settembre, esattamente 35 giorni dopo. Se fosse passata da Suez, sarebbe arrivata soltanto il 24 settembre, dopo 48 giorni di navigazione. E 13 giorni di risparmio sono davvero tanti, a maggior ragione se si considera che si percorrono 2.400 miglia nautiche in meno e quindi si brucia meno carburante.
Certo, si tratta pur sempre un’opportunità limitata nel tempo, in quanto la navigazione nella regione del Polo, resa possibile soltanto da uno scioglimento recente dei ghiacciai e quindi da un minor pericolo di impattare contro gli iceberg, è possibile in linea di massima tra luglio e novembre e comunque, viste le condizioni ambientali, appare poco adatta alle grandi portacontainer. Senza considerare che è sempre opportuna la scorta di nave rompighiaccio.
Insomma, ci sono pro e contro, ma la rotta è aperta e sempre di più sarà battuta negli anni a venire. Quanto di più? Difficile avanzare previsioni. Comunque, stime accreditate considerano che i volumi attirati dalla rotta Nord nei prossimi 10 anni saranno all’incirca un 2% rispetto a quelli che battono la strada per Suez. E se così fosse il Mediterraneo (e quindi l’Italia) può tirare un respiro di sollievo.