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Da Oil&nonOil 2023 una proposta di modello aggregativo per la filiera dei carburanti

In occasione del convegno «Sostenibilità Esg per il trasporto pesante e marittimo fra processi e nuovi combustibili», a cura di Assocostieri e Transadriatico, si è parlato di come nel settore dei carburanti ci sia sempre più bisogno di un nuovo modello di business che permetta di superare piccoli e grandi ostacoli, dovuti alla burocrazia e alle condizioni delle infrastrutture, arrivando a una sostenibilità a tutto campo, ambientale, economica e sociale

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La sostenibilità nell’autotrasporto passa anche attraverso l’aggregazione e l’integrazione dei processi. Sembrano essere queste le parole chiavi di un settore hard to abate (difficili da ridurre) come la logistica dei carburanti che sta inseguendo la riduzione dei consumi, sperimentando nuovi combustibili, come Gnl e Hvo, ma anche cercando un nuovo modello di business che permetta di superare piccoli e grandi ostacoli, dovuti alla burocrazia e alle condizioni delle infrastrutture, arrivando a una sostenibilità a tutto campo, ambientale, economica e sociale.

Il tema, affrontato durante il convegno «Sostenibilità Esg per il trasporto pesante e marittimo fra processi e nuovi combustibili» nell’ambito della fiera Oilnonoil di Verona coinvolge l’intera filiera dei carburanti, dalla produzione allo stoccaggio fino al trasporto e all’erogazione al cliente finale. Un settore al centro della strategia europea del Net Zero 2050 che mira ad eliminare i combustibili fossili, quindi più impegnato di altri a testare e trovare soluzioni alternative.

Una domanda che cambia

La filiera del trasporto su strada dei carburanti sta facendo i conti con una domanda che cambia velocemente e con parametri di sostenibilità imposti dalla normativa. «Trasportiamo Gnl, bioGnl e biocarburanti e li usiamo sui nostri mezzi – spiega Natalino Mori, Ceo di Transadriatico, un gruppo cooperativo che conta 30 società in tutta Italia e un fatturato complessivo di 54 milioni – ma spesso ci scontriamo con procedure che rischiano di cristallizzare i processi e di non farci avanzare verso la sostenibilità». Solo uno tra i molti esempi è una circolare dell’Agenzia delle Dogane emanata lo scorso 13 ottobre che impone alle aziende una nuova autorizzazione e l’uso di un deposito separato per lo stoccaggio dell’Hvo, pur riconoscendo al nuovo carburante lo stesso trattamento del diesel tradizionale sotto il profilo fiscale.

«Questo – continua Mori – fa sì che un’azienda di autotrasporto con un impianto extrarete debba caricarsi di un’ulteriore procedura burocratica per usare l’Hvo». Insomma, si tratta di piccoli passaggi che si trasformano in grandi ostacoli per raggiungere livelli di sostenibilità richiesti e auspicati dalle aziende stesse. «Abbiamo bisogno di procedure semplificate e interfacce digitali in grado di fluidificare i flussi», aggiunge Mori, puntando il dito contro i tempi di attesa che potrebbero essere accorciati con il ricorso alla tecnologia.

Presentarsi uniti alla committenza

Un altro tema molto importante per tutto l’autotrasporto, ma che in questa filiera diventa più critico è quello della mancanza di autisti. Chi fa trasporto di merci pericolose chiede all’autista maggiore formazione e impegno che, in un momento come questo, equivale non trovare personale. «I nostri autisti hanno in media 50 anni – esordisce Filippo Redaelli, Ceo di SBG, il gruppo di Fidenza presente anche in Francia, Spagna e Regno Unito – solo il 2-3% ha meno di 25 anni. Tra qualche anno avremo un problema grandissimo se non lavoriamo sulla sostenibilità sociale che è anche rendere questo lavoro più gradevole».

Anche Redaelli parla di nuovi modelli e logistica integrata per arrivare alla sostenibilità economica e ambientale. «Abbiamo bisogno di integrare la logistica a valle – continua Radaelli – creare aggregazione tra i vettori, presentarci uniti alla committenza, per razionalizzare l’uso dei mezzi, degli autisti, migliorare i costi e ridurre le tariffe».

Decarbonizzare la logistica marittima

La rapidità di cambiamento caratterizza anche la logistica marittima e la produzione. «C’è urgenza di decarbonizzazione del settore marittimo – ha detto Dario Soria, direttore generale di Assocostieri, l’associazione che rappresenta le aziende che operano nella logistica energetica – Gli armatori stanno investendo in altri combustibili come il Gnl, il bioGnl e altri biocarburanti, ma tutta la filiera deve rispondere». All’appello in questi anni ha risposto Edison che ha fortemente creduto nel Gnl, rafforzando le importazioni dal Quatar e investendo nei depositi costieri di Ravenna e Brindisi, mentre la Sardegna sta facendo altrettanto grazie agli investimenti di Higas che, controllata da grandi gruppi norvegesi, segue l’intero processo di supply del GNL sull’isola, dall’ordine dei rifornimenti navali, alla consegna ai clienti finali. Tra l’altro, nei progetti a breve termine, c’è anche quello dell’apertura di altri 4 distributori di Gnl che affiancherebbero l’unico oggi attivo vicino Cagliari.

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