La preoccupazione indotta da un possibile ampliamento del conflitto mediorientale all’Iran colpirà probabilmente anche il mercato del petrolio e di conseguenza comporterà un aumento del prezzo del gasolio? Questa funesta previsione sta girando da qualche giorno, anche perché il costo dell’oro nero è in continua crescita (seppur minimale) e il trend non lascia quindi presagire stop o inversioni di marcia. Ma è un rischio reale?
Il greggio cresce poco, ma costantemente
Dall’inizio del 2024 il prezzo del brent per barile è cresciuto con moderazione, ma costantemente, in un quadro in cui l’Opec ha deciso di estendere i tagli all’estrazione di petrolio fino alla metà del 2024, la Russia di ridurre notevolmente la produzione nel secondo trimestre e l’Arabia Saudita di tagliare metà dell’intera riduzione annunciata. Gli Stati Uniti, invece, probabilmente aumenteranno la produzione.
Il fenomeno va avanti anche in questi giorni, in cui il prezzo del petrolio è in effetti lievemente aumentato. Il Wti (West Texas Intermediate, il petrolio prodotto in Texas e utilizzato come parametro di riferimento nel prezzo dello stesso) con consegna a maggio è scambiato a 85,35 dollari al barile, con un aumento dello 0,14%. Il brent (il petrolio estratto nel mare del Nord, altro paniere preso a riferimento dagli investitori e/o speculatori del settore) con consegna a giugno passa di mano a 89,54 dollari al barile, con un avanzamento dello 0,13%. Ma già oggi il costo a barile di quest’ultimo era salito a 89,74, facendo temere un’ulteriore accelerazione dei prezzi.
Va ricordato che l’attacco dell’Iran a Israele con centinaia di droni e missili aveva alzato venerdì scorso il prezzo del Brent fino a 92 dollari al barile per poi chiudere la seduta intorno ai 90, toccando i massimi da ottobre 2023. Quotazione che però oggi si è, come abbiamo visto, abbassata sotto quella cifra. Ma per molti analisti è chiaro che lo scoppio di una vera e propria guerra farebbe schizzare il prezzo forse anche sopra quota 100.
Prezzo ancora contenuto, ma perché?
A frenare finora il prezzo del greggio è stata sicuramente la domanda globale in calo. L’Aie (Agenzia Internazionale per l’Energia) ha annunciato che nel 2024 si scenderà a 1,2 milioni di barili al giorno e nel 2025 a 1,1 milioni di barili, un po’ per la maggior efficienza dei veicoli, un po’ per l’espansione degli elettrici, un po’ per la fine del rimbalzo dei consumi post-Covid. Ovviamente questa è la situazione attuale e le incognite sono tante, come la possibilità del blocco dello stretto di Hormuz da parte iraniana. Segnali in tale direzione sono giunti nei giorni scorsi sotto forma di rappresaglia da parte dell’Iran contro Israele, quando le Guardie rivoluzionarie hanno preso in ostaggio una nave MSC battente bandiera portoghese, ma di proprietà del miliardario israeliano Eyal Ofer. A bordo ci sarebbero 25 membri dell’equipaggio.
Gasolio in salita? Si vedrÃ
E veniamo al gasolio. È un’ipotesi realistica pensare al superamento dei 2 euro al litro? Abbastanza.
I prezzi dei carburanti a marzo 2022 avevano raggiunto la cifra record in modalità self di 2,122 euro al litro per il diesel, quindi se gli scenari bellici precipitano potrebbe essere assolutamente plausibile.
Oggi il costo è sotto quella soglia. Fino a ieri, infatti, il prezzo medio praticato in modalità self-service del diesel era di 1,808 euro al litro (compagnie 1,814; pompe bianche 1,795), mentre a servizio si attestava a 1,948 euro al litro (compagnie 1,992, pompe bianche 1,860) e in autostrada a 1,911 euro/litro (servito 2,176).
Appare abbastanza scontato che, in caso di esplosione del conflitto, unita alla situazione di perenne crisi del canale di Suez, il prezzo sfonderebbe quota 2 euro, creando problemi di grave entità alle aziende di trasporto per quanto riguarda la gestione del TCO, a meno di interventi calmieranti dell’Opec, che al momento non sembrano profilarsi all’orizzonte.