Prima dell’approvazione della Legge di Stabilità accade con puntuale regolarità la corsa denigratoria contro quei settori accusati di incassare troppi soldi di sostegno pubblico e che quindi andrebbero ridimensionati in una sana operazione di spending review. E come spesso accade l’autotrasporto compare all’interno dei settori sostenuti come un «agevolato speciale», che draga soldi in varie forme.
In un articolo apparso sul Corriere della Sera del 23 settembre, per esempio, si puntava il dito contro il recupero delle accise di cui beneficia il settore. Peccato che le argomentazioni proposte, oltre che pretestuose, fossero piene di inesattezze.
«Anzitutto l’agevolazione non riguarda solo la categoria dell’autotrasporto merci per conto di terzi – ha chiarito il neoeletto presidente di Conftrasporto, Paolo Uggè – applicandosi anche al TPL e a tutte le imprese che hanno mezzi propri di massa superiore alle 7,5 ton». Inoltre, non è affatto vero che tale misura venne istituita quando il petrolio «sembrava con ascesa inarrestabile verso quota 200 dollari al barile», ma fece la sua comparsa nel 2000 in modo «del tutto svincolato – puntualizza Uggè – dalle oscillazioni della quotazione del petrolio», ma con «una base giuridica comunitaria … che ha autorizzato gli Stati membri ad introdurre dei livelli di accise differenziati per il gasolio ad uso commerciale, purché venga rispettato il livello in vigore al 1° Gennaio 2003 (che ammontava a 403 euro/1.000 litri di prodotto)». Da qui l’ammontare della misura attuale che consiste nella differenza tra l’aliquota attuale (617,40 euro) e l’accisa esistente al 1° Gennaio 2003, per un ammontare al litro di 21 centesimi circa che rimane tale a prescindere dall’aumento (o dalla diminuzione) del prezzo alla pompa.
Uggè, infine, ricorda che la misura in questione non è un’esclusiva dell’Italia, essendo «prevista anche in Francia, Belgio, Spagna, Slovenia e Ungheria».