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Caso Fedex, anche per Assotir la soluzione è ridurre i passaggi della filiera logistica

Donati, segretario generale dell’Associazione: «I dieci maggiori operatori dell’autotrasporto lavorano quasi esclusivamente come intermediari, imponendo ai padroncini tariffe e condizioni. Applicando il Regolamento UE 1055/20, per adesso dimenticato, almeno il 51% del fatturato di un’azienda di trasporto dovrà essere fatto con veicoli propri, mentre oggi il 95% del fatturato proviene dal subappalto ai padroncini»

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Anche Assotir ha commentato duramente la notizia del sequestro di 46 milioni di euro disposto nei confronti di FedEx da parte della Procura di Milano per frode fiscale e sfruttamento dei lavoratori.

«L’ennesima inchiesta giudiziaria su un colosso dell’autotrasporto – ha osservato a proposito la presidente nazionale di Assotir, Anna Vita Manigrasso – conferma l’opacità di un mercato che prospera sull’illegalità, generando situazioni di sfruttamento a danno delle persone e di migliaia di imprese di trasporto di piccola e media dimensione».

Per contrastare il fenomeno l’associazione delle imprese di autotrasporto concorda con gli altri sindacati che è necessario «accorciare la filiera, recependo un Regolamento europeo purtroppo lettera morta dal 2020». In pratica, specifica Manigrasso, «alla base di tutto c’è la scelta dei giganti logistici di esternalizzare le attività meno remunerative, come facchinaggio e trasporti. In tal modo scaricano costi e rischi sui fornitori e si riducono a meri intermediari dell’attività di trasporto, trattenendo per sé la parte più consistente dei margini di guadagno».

«Il silenzio delle istituzioni, della politica e del mondo della rappresentanza è sconcertante – accusa la presidente – perché nei casi migliori indica una sottovalutazione del fenomeno, mentre nei peggiori copre un sistema tendenzialmente al limite della legalità. Ogni volta che interviene un’indagine della magistratura, si scopre però che quel limite è stato superato».

Donati: «Recepiamo il Regolamento UE 1055/20»

«Per ridurre i passaggi all’interno della filiera del trasporto – aggiunge il segretario generale di Assotir, Claudio Donati – basterebbe che lo Stato italiano recepisse il Regolamento UE 1055/2020, che obbliga chi vuole fare l’autotrasportatore a dotarsi di un numero di veicoli e di addetti ‘proporzionato’ al volume di attività svolta. Questo significa che almeno il 51% del fatturato dovrebbe essere fatto con veicoli propri. Oggi i primi dieci operatori logistici in Italia sviluppano un fatturato di circa 15 miliardi di euro, ma hanno autoveicoli che non arrivano a coprire il 5% di questo valore. Ergo, il 95% del fatturato proviene dal subappalto ai cosiddetti padroncini. È evidente a questo punto che i prezzi e le condizioni le impone il gigante di turno».

«Il ritardo di oltre tre anni dell’Italia nell’adempiere a questo obbligo normativo di recepimento della normativa UE è la cartina al tornasole del peso degli interessi in campo – prosegue il segretario – che ha prodotto lo stallo operato dai vari governi alternatisi negli ultimi anni, nonostante il diverso orientamento politico. Se si vuole dare un contributo serio per rendere il mercato più trasparente, il recepimento della normativa Ue è un passo fondamentale da compiere e anche tecnicamente assai semplice da attuare. La nostra sensazione, avendo come associazione speso molte energie per sollecitare l’approvazione di questo provvedimento, è che siano in molti quelli che non vogliono sentire. Ma noi continueremo a batterci perché questo avvenga».

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