La fantasia dell’illegalità nell’autotrasporto non ha confini. L’ultima frontiera è stata «varcata» da un 54 enne di Massa, in Toscana insieme al figlio di 34 anni e alla sua convivente, titolare – almeno sulla carta – di una piccola azienda di autotrasporto, nei quali comunque era impiegata l’intera famiglia. Ora risultano tutti indagati insieme a un autista di camion trovato all’interno dell’azienda, per riciclaggio. Il disegno criminale era in sé quasi elementare: secondo l’accusa padre e figlio – ma la mente del colpo sembra essere soprattutto il primo, il cui soprannome «Hand grenade» (bomba a mano) ha dato anche il nome all’inchiesta – avevano costruito un perfetto cerchio, all’interno del quale i camion venivano trafugati ad autisti stranieri in Italia, quindi erano trasferiti nel capannone dell’azienda di Massa e qui tramite punzoni vari erano cancellati i numeri dei telai per applicarne di nuovi, riferiti a veicoli immatricolati in Olanda. E a questo scopo agli stessi camion venivano messe delle targhe del paese dei tulipani e quindi o utilizzati direttamente dall’azienda massese o rivenduti o addirittura noleggiati.
Senonchè qualche settimana fa nel corso di un banale controllo la polizia stradale si è accorta che non esisteva corrispondenza tra il numero di telaio del veicolo fermato e quello riportato sulla carta di circolazione. E lì sono partite le perquisizioni presso la ditta di autotrasporti, dove sono stati rinvenuti quattro camion pronti per «passare a nuova vita».
Nella sede dell’azienda peraltro sono state ritrovati rifiuti pericolosi, soprattutto batterie esauste che i titolari dell’azienda non hanno saputo giustificare. Rimane il fatto che l’azienda non disponeva delle necessarie autorizzazioni per smaltire e trasportare rifiuti pericolosi. Dimenticanza da poco, visto il resto…