L’azione diretta non è più soltanto un testo di legge pieno di buone intenzioni, ma anche un atto normativo che comincia a produrre effetti. Lo scorso 31 ottobre, infatti, il Tribunale ordinario di Milano ha applicato per la prima volta la normativa sull’azione diretta prevista dall’art. 7 ter del decreto legislativo n. 286 del 2005 (attuato con legge 4 agosto 2010, n. 127), in vigore dallo scorso 12 agosto, emettendo un decreto ingiuntivo che condanna a pagare fatture insolute per più di 178.000 sia il primo vettore sia il committente. In pratica, il trasportatore che ha promosso l’azione affidandosi allo Studio Legale Zunarelli, è andato a chiamare in causa non soltanto un anello della catena logistica, ma due. A questo punto i condannati al pagamento, in forma solidale, hanno 40 giorni di tempo per opporsi, al termine dei quali scatta l’esecuzione.
Ricordiamo che l’azione diretta è la possibilità offerta al subvettore di agire direttamente «nei confronti di tutti coloro che hanno ordinato il trasporto, i quali sono obbligati in solido nei limiti delle sole prestazioni ricevute e della quota di corrispettivo pattuita, fatta salva l’azione di rivalsa di ciascuno nei confronti della propria controparte contrattuale».
Il decreto del Tribunale di Milano è importante soprattutto perché costituisce un precedente in grado di favorire il raggiungimento dell’obiettivo cui mirava il legislatore con l’istituto dell’azione diretta: l’accorciamento della filiera del trasporto e quindi l’aumento della redditività del singolo trasporto. È evidente infatti che il committente, di fronte alla possibilità di vedersi richiedere quanto non ha pagato a un operatore a valle della filiera, potrebbe essere indotto a stringere rapporti esclusivamente con trasportatori di fiducia, che magari ricorrono meno o niente alla subvezione.
A Milano il primo decreto applicativo dell’azione diretta: si va verso un accorciamento della filiera?
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