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8,9% è l’incidenza della logistica sul PIL. Russo (Conftrasporto): «Scontiamo ancora un deficit di attenzione»

Il dato emerge dal primo report dell’Osservatorio Freight Insights presentato oggi in apertura del Forum di Conftrasporto a Roma. Con gli scossoni geopolitici degli ultimi anni, il peso della logistica è aumentato e le scelte strategiche dei committenti coincidono con soluzioni smart e green. Anche l’offerta cambia: sono 35.000 le aziende in meno dal 2019, ma chi rimane sul mercato è chiamato ad affrontare sfide importante come innovazione e sostenibilità

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L’incidenza sul Pil della logistica è passata dal 7,2% del 2019 all’8,9% attuale. Un salto che in termini reali racconta una serie di scossoni dovuti agli eventi geopolitici – pandemia, guerre e problematiche infrastrutturali – destinate a incidere fortemente in un settore che già stava cambiando, beneficiando di politiche avviate all’inizio degli anni 2000. Una su tutte, la spinta alle aggregazioni: dal 2019 le imprese di trasporto e logistica sono diminuite di 35.000 unità, con una contrazione del 30% delle aziende di autotrasporto, mentre si contano 214 operazioni di fusioni (M&A) dal 2015 ad oggi. A restituire la fotografia dei grandi cambiamenti che stanno maturando, ma anche di quello che oggi i committenti chiedono alla logistica è il primo rapporto dell’Osservatorio Freight Insights, nato dalla collaborazione tra MOST, centro di ricerca finanziato dal Pnrr e aggregatore di 24 università impegnate nelle diverse modalità di trasporto, e la neocostituita Fondazione di studi economici sulla logistica presieduta da Fabrizio Palenzona. Il report, presentato in occasione dell’apertura del Forum di Conftrasporto, ha analizzato i comportamenti di oltre 800 aziende manifatturiere che acquistano trasporto e logistica. “Con le difficoltà a Suez dovute alla guerra in Medio Oriente – ha detto Pasquale Russo, presidente di Conftrasporto – abbiamo visto calare del 65% il traffico verso i nostri porti. Questo fornisce la misura di quanto le vicende geopolitiche influiscano sulle catene globali e restituisce l’importanza della logistica che oggi è il settore che maggiormente incide sul Pil, ma non è ancora una priorità nell’agenda politica del Paese. Dobbiamo affrontare sfide complesse, abbiamo bisogno di attenzione”

Sull’importanza di aver a disposizione dati certi che possano costituire la base per le decisioni politiche, ma anche per le strategie aziendali è intervenuto Fabrizio Palenzona, presidente della Fondazione CSELI che è entrata in MOST per sostenere la ricerca anche nell’ambito logistico. “La Fondazione nasce con l’obiettivo di dare tutti gli elementi utili alla politica per decidere – ha spiegato Palenzona – e quando abbiamo visto che MOST si stava muovendo in questo senso abbiamo colto l’opportunità per avere dati certificati che siano la base di decisioni efficaci”. 

Il rapporto dal titolo “Deep uncertainty e cambiamenti strutturali di sistema: analisi della trasformazione delle supply chains” è stato illustrato da Vittorio Marzano dell’Università Federico II di Napoli e Damiano Frosi del Politecnico di Milano che hanno curato la ricerca nell’ambito dello spoke sul trasporto stradale delle merci e la logistica in seno a MOST. 

Disruption ed esplosione dei costi

Lo studio parte da un’analisi del contesto che evidenzia quantitativamente l’entità della rottura degli equilibri su cui si basavano le supply chain internazionali negli ultimi quindici anni, scosse da forti ondate di disruption che hanno portato a un vertiginoso aumento dei costi, mettendo a dura prova la tenuta economica delle aziende del settore. Negli ultimi cinque anni, infatti, si è registrato un aumento significativo del prezzo dell’energia (+31%), dei canoni di locazione (+26%) e del costo della manodopera (+13%). Parallelamente, il costo del denaro ha visto una forte impennata (+163% nel 2023 e +182% negli ultimi cinque anni), con conseguenti aumenti nei costi di investimento e di mantenimento a scorta.

Meno aziende e più fusioni

La crescente complessità e incertezza del contesto ha avuto come diretta conseguenza una drastica contrazione del numero di operatori del settore, con il consolidamento della filiera attorno ai player più strutturati: dal 2009 si è infatti assistito a una riduzione di 35.000 aziende. Un fenomeno che ha riguardato in particolar modo gli autotrasportatori (-30% dal 2009) e i gestori di magazzino (-49%). Il consolidamento del settore è confermato inoltre dagli sviluppi recenti nelle attività di fusioni e acquisizioni (M&A), che sono diventate sempre più rilevanti sia in termini di numero che di valore economico. Dal 2015 sono state mappate 214 operazioni che hanno riguardato le aziende italiane di logistica, finalizzate in particolare al consolidamento del network logistico (88 operazioni) e allo sviluppo di terminal portuali (41 operazioni).

Crescono gli investimenti in tecnologia e sostenibilità

L’aumento della resilienza degli attori del settore risulta all’aumento degli investimenti in tecnologia. Negli ultimi anni, le startup logistiche internazionali hanno raccolto complessivamente oltre 10 miliardi di dollari, con una crescita del 7,5% dal 2020, focalizzandosi soprattutto su tracciabilità avanzata e sistemi di gestione del rischio. Infine, al centro dei progressi in atto si nota la consapevolezza crescente, tra le aziende committenti e fornitrici di servizi logistici, della necessità di declinare la propria sostenibilità in termini ambientali, sviluppando strategie green.  Il lavoro delle aziende in chiave di riduzione dell’impatto ambientale si articola in quattro aree principali: trasporto, magazzino, network design e packaging: le azioni concrete in atto vanno dal rinnovamento delle flotte di veicoli, alla riconfigurazione delle reti logistiche per ridurre le distanze di trasporto, fino alla scelta e sviluppo di immobili green, ricercando la conformità ai criteri ESG e l’efficienza energetica ad ogni livello dei processi. 

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