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31 dicembre: termina il divieto di cabotaggio per rumeni e bulgari

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Tutti i paesi europei possono – seppure con il limite dei tre viaggi in sette giorni e con l’obbligo di entrare a pieno carico e scaricare nel paese di destinazione – effettuare operazioni di cabotaggio, vale a dire trasporti interni a uno Stato terzo rispetto al proprio. Tutti tranne due: Romania e Bulgaria. Ma dal 31 dicembre questo divieto verrà meno. Il numero di novembre di Uomini e trasporti, in distribuzione (al prezzo lancio di 1,90 euro) nelle edicole autostradali, dedica un’inchiesta a tale tematica. Eccone un breve estratto.

Il malessere che si percepisce nel mondo dell’autotrasporto interessa soprattutto le zone della frontiera di Nord-Est. Le statistiche dicono infatti che il 62% dei libretti di veicoli che hanno richiesto di poter effettuare operazioni di cabotaggio appartengono ad imprese slovene. In ogni caso si tratta forse di un timore eccessivo, anche perché difficilmente le 22.459 imprese rumene e le 8.964 bulgare si presenteranno in massa ai nostri confini.
In termini di mercato, comunque, il cabotaggio è andato crescendo: se alla metà degli anni Duemila rappresentava poco meno dell’1% dei traffici, adesso viaggia tra il 7% (dati Consuluta) e il 6% (dati Polizia Stradale). Insomma, non è ancora una fetta consistente di mercato, ma il trend è sicuramente in crescita. Per quale ragione? Essenzialmente perché – dicono le imprese – i controlli sono troppo pochi. Certo, si sono intensificati rispetto al passato, ma molto spesso chi li fa non ha la competenza specifica per poterli fare. La burocrazia è complicata, il tempo ridotto, la lingua ostica… e così si chiude un occhio.
Ma attenzione, spesso il cabotaggio nasconde una sorta di «immigrazione di ritorno». Nel senso che, in alcuni casi, dietro le imprese straniere ci sono imprese italiane che hanno spostato la propria sede all’Est dell’Europa oppure hanno ceduto un ramo di azienda, così da poter approfittare della ridotta fiscalità e del basso costo della manodopera. Tutto legittimo, per carità. Almeno fin quando questa neoazienda effettua trasporti internazionali o operazioni di cabotaggio entro i limiti previsti dalla normativa. Ma se i controlli sono pochi potrebbe essere tentata a superarli.

D’altra parte, sempre a proposito di numeri, sarà un caso che il 97% delle operazioni di cabotaggio nel continente interessano esclusivamente i paesi della vecchia Europa? O che il 38% di tali operazioni venga gestito dai 12 paesi entrati per ultimi nell’Unione? Insomma, il mercato libero è una bella cosa. Ma per poter funzionare un sistema fresco di liberalizzazione necessita di verifiche e controlli. Era vero ieri. Sarà ancora più vero dopo il 31 dicembre.

Redazione
Redazione
La redazione di Uomini e Trasporti

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