Una vetrina aperta all’interno di una casa colonica affacciata sul mare di Portici, a due passi dal museo di Pietrarsa in cui si rende testimonianza della prima linea ferroviaria realizzata in Italia nel 1839 per spostarsi da qui a Napoli. È stata questo – e tanto altro – la quarta Convention Vrent (7-9 giugno 2022), azienda di noleggio a 360 gradi, attiva cioè in un ventaglio quanto mai allargato di attività: dall’ecologia, che presidia da anni e in cui è divenuta leader di mercato, a quello dei trattori stradali, dal noleggio dei van fino a quello dei veicoli elettrici. Senza considerare che all’interno del gruppo c’è: Vgroove che si occupa di noleggiare hospitality con cui soddisfare tutte le esigenze operative di un set cinematografico; VFM Technik che è specializzata nella manutenzione e nell’assistenza dei mezzi; VEM che importa e commercializza scooter elettrici utilizzabili in diversi settori merceologici; VadCom che realizza software e sistemi di protezione informatica.
Infine, sempre nel gruppo si può includere la partecipazione azionaria nella società che importa in Italia i camion a marchio Ford Trucks, condivisa con Giacomo Maurelli, leader nazionale (e non solo) nel settore dei ricambi e dell’assistenza, e con la famiglia Storti (rappresentata a Portici da Elvezio e da suo figlio Stefano), attiva per una stagione nella distribuzione di veicoli pesanti, ma storicamente titolare di un’impresa della provincia di Cremona in grado di gestire qualsiasi tipologia di trasporto terrestre, su strada come su ferro, in Italia come all’estero.
La tre giorni di Portici è stata quindi l’occasione per chiamare a raccolta i tanti collaboratori di queste diverse realtà, farli interagire e confrontare, farli sentire parte di una realtà diversa, investita da una crescita esponenziale e riconosciuta come partner ideale non soltanto dagli operatori del trasporto, ma anche da una serie di fornitori di assoluto primo piano. Esemplare in tal senso il legame ultradecennale con Farid, storica azienda ora in orbita del gruppo Zoeller e tra i principali produttori europei di compattatori.
I numeri della crescita
Proviamo a mettere ordine a questi tanti concetti. Partiamo con il primo e forse più oggettivo: Vrent sta vivendo una forte espansione certificata dai numeri dei propri fatturati. Pensate che se due anni fa, nell’orribile 2020, l’azienda fatturava 28 milioni di euro, l’anno successivo è lievitata fino a 43 e per il 2022, soltanto sulla base di contratti già firmati, arriverà a sfondare il tetto dei 50 milioni, generati per poco meno della metà dal comparto Ecologia. Crescere nei numeri in modo così rapido impone di ponderare i passi e di dotarsi di un’organizzazione interna solida e gerarchizzata. Ed ecco perché oggi per gestire le attività e i circa 2.500 veicoli in flotta, autentici motori di un tale andamento del fatturato, è stato necessario poter confidare su un numero maggiore di collaboratori. Attualmente sono 40, ma soprattutto – e questo è stato un altro dei contenuti andati in scena nel corso della Convention – sono stati inseriti in un organigramma lineare. Così, oggi, accanto al presidente e fondatore Fabio Telese, e all’amministratore delegato Edoardo Gorlero, opera in veste di direttore commerciale per il comparto Ecologia e Truck l’entusiasta Matteo Loffi, affiancato come vice direttrice da Enrica Arlotta, chiamata a tenere a bada l’area che comprende Toscana, Umbria e Sardegna, oltre che una simpatia incontenibile. Doppio veste anche per Matteo Signori che oltre ad avere sotto la propria cura l’area del Triveneto, è l’autentico signore dell’usato, gestito dalla sede operativa di Noventa di Piave (Ve) e le cui perfomance sono state suggellate anche dal titolo di «Cinghiale Vrent 2021» (riconoscimento conferito ogni anno alla figura «più mobile» all’interno dell’azienda). L’olimpico Fabio Giordano sta dietro a Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta, il frizzante Federico Barbieri a Emilia-Romagna e Marche, il sorridente Luca D’Errico al Sud Italia e alla Sicilia. Stefano Sagrada, invece, con il suo carico di solida e pacata esperienza, ha la missione di rendere profittevole l’area Truck, quella che noleggia trattori stradali a imprese di autotrasporto. La direzione acquisti, infine, è affidata al redivivo Ivan Lucchini, che alla soglia dei cinquant’anni (festeggiati proprio nel corso del party che ha chiuso la Convention) ha risvegliato energie e motivazioni, in parte sopite da precedenti esperienze lavorative. Segno che una realtà dinamica e poco burocratizzata può costituire un contesto lavorativo non soltanto in grado di capitalizzare le professionalità dei singoli, ma anche di esprimere quella reattività necessaria con cui affrontare gli scarti repentini di un’epoca di transizione.
Non vuoi rischi? Noleggia!
E qui arriviamo al secondo argomento, quello legato alla strategicità contingente del noleggio, in quanto modalità con cui disporre di beni e servizi senza doverne acquisire la proprietà. Quella modalità consacrata una ventina di anni fa dall’economista statunitense Jeremy Rifkin che, nell’Era dell’accesso (Mondadori, 2000), teorizzò come le tecnologie informatiche avrebbero prodotto una sorta di trasformazione antropologica della società, al cui interno l’accesso a un servizio avrebbe soppiantato il bisogno di dover possedere una cosa in esclusiva. Come a dire: a che serve acquistare dischi quando è sufficiente sottoscrivere un abbonamento a una piattaforma come Spotify o Apple Music?
Applicare lo stesso concetto all’automotive era facile già ieri. Oggi diventa quasi necessario, visto che il noleggio appare come uno dei pochi strumenti con cui slalomeggiare tra le porte piantate dalla transizione energetica. Le ragioni sono sintetizzabili in una domanda: se una qualsiasi tecnologia (prime tra tutte quelle applicate alle batterie di ricarica) costa tanto e dura pochissimo, quale azienda sarebbe disposta a svenarsi oggi per trovarsi poi domani con in mano un pugno di mosche?
Ma Vrent fa anche di più. Perché, sfruttando la ricordata rete di relazioni costruite nel tempo, funge un po’ da catena di trasmissione tra le esigenze concrete di quegli operatori che movimentano i 2.500 veicoli della flotta e le società che producono quei veicoli. Un’esperienza generata già in passato, ma che oggi nella stagione della transizione diventa tanto più importante perché – come ha spiegato Telese nel corso della Convention – è come se la spinta all’innovazione e al progresso, possibile soltanto se poggia su basi di reale operatività, arrivasse fino ai reparti di ricerca e sviluppo e da qui alle catene produttive delle case costruttrici di veicoli incanalandosi tramite gli imput raccolti dagli uomini e dalle donne di Vrent».
Criticità dei tempi: costi alti, tempi lunghi
Tutte rose e fiori, quindi? Non propriamente. Per il semplice motivo che il presente non è fatto soltanto di transizione energetica, ma anche di altre problematiche esistenti e con cui deve fare i conti anche una società di noleggio. La domanda da porsi quindi è: come impattano sulle attività di noleggio l’allungamento dei tempi di consegna dei veicoli (determinato da carenza di componentistica) e l’incremento generalizzato dei costi? Per rispondere, Telese non cerca giri di parole: «Fino a qualche tempo fa l’indice di rotazione dei nostri veicoli era di 36 mesi. Oggi siamo arrivati a 48, ma spesso siamo costretti a salire fino a 60». La ragione è evidente: seppure in questa fase l’azienda avrebbe tutto l’interesse a vendere a caro prezzo i veicoli usati a fine noleggio, non sempre può permetterselo perché non gli vengono consegnati quelli nuovi di cui ha bisogno. Le conseguenze di tale situazione le intuisce chiunque: un veicolo con più primavere sulle spalle necessita di maggiori interventi di manutenzione. E se a questa maggiore frequenza si sommano l’incremento dei prezzi che interessano i ricambi, la manodopera, gli pneumatici e le assicurazioni, non ci vuol molto – la stima è sempre di Telese – a quantificare la maggiorazione dei costi operativi intorno al 25-30%.
Ma non è tutto, perché questa dinamica inflattiva è comunque generata in un contesto in cui la domanda di trasporto è vivace. E quindi la mancanza di prodotto costringe in alcuni casi a fare letteralmente i salti mortali per soddisfarla. Spieghiamo in che senso prendendo un caso limite: quello di un cliente della società di noleggio che, dopo essersi aggiudicato una gara, deve iniziare l’attività entro una data prefissata per non pagare pesanti penali. A quel punto Vrent, per non lasciare il suo cliente in “braghe di tela”, decide di soddisfare il suo bisogno assoluto di veicoli, cercandoli nella savana dell’usato in cui i prezzi – come ricordato – sono sempre più selvaggi.
Ma il fenomeno più complesso, quello che potrebbe creare clamorose deflagrazioni, si cela dietro le gare pubbliche. «La pubblica amministrazione – spiega esplicitamente il presidente di Vrent – non recepisce fino in fondo l’attuale dinamica dei prezzi e proprio per questo in tempi non troppo lunghi si potrebbero produrre conseguenze spiacevoli per tutti». Il problema è presto detto: una gara che oggi arriva all’assegnazione definitiva è stata in realtà definita nelle schede tecniche e negli importi di gara un anno o un anno e mezzo fa. Se poi in mezzo bisogna anche conteggiare il tempo che si mangiano i ricorsi, la distanza potrebbe diventare anche più lunga. Di conseguenza, per dirla banalmente, è come se un ente pubblico ieri avesse stanziato 100 euro, per gestire oggi una serie di servizi che richiedono una spesa di almeno 130 euro, se non di più. Come se ne esce?
Una risposta univoca non c’è e comunque sarebbe troppo lungo analizzarla in questa sede. La cosa certa, per dirla in estrema sintesi, è che la coperta è corta: se la si tira da una parte rischia il dissesto la municipalità, se la si tira dall’altra rischia il crack la società appaltatrice. Se invece la si posiziona nel mezzo – per così dire – si può ipotizzare che il Comune, per evitare deficit eccessivi, aumenti le tasse sui rifiuti (Tari) oppure che – come prevede Telese – «lo stesso ente conceda alla società appaltatrice di eseguire meno servizi, in cambio dello stesso importo di gara. Una modalità operativa che, se per un verso suscita dubbi di legittimità, dall’altra espone i cittadini a un peggioramento della propria qualità di vita». Insomma, comunque la si posizioni, la soluzione traballa.
Il domani si chiama Vrent International
È proprio in questi frangenti offuscati, in cui l’orizzonte si accorcia vistosamente, che diventa necessario gettare lo sguardo oltre le contingenze. Fabio Telese da questo punto di vista non fa fatica: per lui l’attività imprenditoriale è una sorta di videogioco in cui terminato un quadro, inizia immediatamente quello successivo. Così, dopo essersi gratificato soltanto per un attimo dei traguardi raggiunti e di quelli ancora in corso d’opera (primo tra tutti, l’ampliamento degli spazi fisici in cui si svolge l’attività dell’impresa, successivo alla ricordata riorganizzazione del personale), è già pronto a guardare avanti, sia in termini concettuali, sia in termini operativi.
Rispetto ai primi, ribadisce la strategicità del noleggio, ma sottolinea come, per renderlo completamente coerente all’era dell’accesso, si debba sostituire l’oggetto che si acquisisce dietro pagamento di un canone: «Inutile continuare a ragionare di veicoli, di beni strumentali a un’attività. In realtà, chi domanda veicoli speciali per lavoro ha bisogno di coprire tratte prefissate e quindi conosce esattamente quelle che andrà a percorrere. Quindi, più che di tempo, ha bisogno di chilometri. E noi questo dovremo imparare a fornirgli». In questo modo, peraltro, un operatore del trasporto avrà garanzia assoluta di quali costi sopporta, senza doversi confrontare con le complicate formule di quantificazione del Total Coast of Ownership. E anche formulare preventivi diventerà estremamente più facile e non esporrà a sgradite sorprese.
Rispetto invece ai progetti operativi l’uomo che fatto battere le ali alla farfalla di Vrent ha bisogno di praterie più ampie per continuare a galoppare. E quindi – ci confida – «penso sia giunto il momento di internazionalizzare l’azienda, nel senso di replicare il format Vrent anche in altri paesi». Quali? Oggi Telese parla di Francia, Spagna e anche di Polonia. Ma domani è un altro giorno e l’elenco – come i quadri del videogioco – potrebbero cambiare.