C’è una concessionaria nel Lazio – a Frosinone e a Latina – che fa parte della rete di distribuzione e assistenza di Scania da 46 anni ininterrotti, fattura 29 milioni di euro, fa affidamento su una cinquantina di collaboratori, occupa una quota di mercato in linea se non superiore a quella nazionale e in un anno, basandosi su una quarantina di tecnici e meccanici riesce a dare soddisfazione a 8.700 richieste di assistenza. Si chiama Sacar e il suo nome è il frutto della fusione dei cognomi delle due famiglie che l’hanno creata – Sardellitti e Carloni – e che nel corso degli anni hanno visto scorrere le generazioni, ma hanno saputo gestire il passaggio di testimone, senza subire quei traumi e quegli strascichi che solleva in altre società. E quando ha deciso di aprire una nuova sede proprio a Roma – per la precisione a Fiumicino, a pochi minuti dall’aeroporto – dalla Svezia si è mosso per venire a tagliare il nastro il top management di Scania, rappresentato dal president e CEO Christian Levin e dall’Executive vice president Sales and Marketing Stefano Fedel.
Bisogna anche chiarire un punto: tra la decisione e l’inaugurazione (avvenuta il 10 settembre, con la partecipazione di quasi 800 persone) non è trascorso lo spazio di un mattino, ma almeno una dozzina di anni, trascorsi in una palude burocratica che ha costretto a ottenere qualcosa come 28 permessi diversi, compreso quello all’invarianza idraulica, vale a dire l’obbligo di trattenere l’acqua piovana con un sistema in grado di incamerarne nel sottosuolo circa 700 mila litri.
Tutto questo spiega almeno due tratti fondamentali dell’imprenditorialità della Sacar, perfettamente espressi oggi dal presidente Paolo Emilio Sardellitti e dal titolare Stefano Carloni: la tenacia nel perseguire obiettivi ambiziosi e il coraggio di sostenerli con investimenti rilevanti. La nuova struttura di Fiumicino, strategicamente collocata tra la capitale, l’aeroporto e il porto di Civitavecchia, è ospitata in una struttura di 1.800 metri quadri, articolati secondo le funzioni, ma dove la parte del leone la fa sicuramente l’officina, concepita – al pari delle altre della concessionaria – assecondando alla lettera gli standard Scania, secondo cui la qualità percepita dal cliente deve essere sempre la stessa, a prescindere dal luogo in cui stabilisci il rapporto.
Ma soprattutto è stata realizzata in perfetta coerenza con gli obiettivi del costruttore svedese, mirati a tagliare del 50% le emissioni nelle operation interne. Che tradotto in maniera visiva significa dire, per esempio, che la grande parete di accoglienza della clientela, tutta completamente verde, è in realtà costruita esclusivamente da piante che aiutano a migliorare e a ricambiare l’aria. O creare ampie superfici vetrate da cui far fluire la luce e contenere i consumi energetici dell’officina. Insomma, per dirla con Sardellitti, «niente è dato per scontato: dal design, agli elementi di arredo; dalla progettazione degli spazi dell’officina, al sostentamento energetico. Tutto è stato calcolato e disegnato su misura al fine di soddisfare le esigenze di tecnici e clienti».
Un’attenzione alla forma, alle procedure, alla coerenza che deve aver impattato in maniera molto efficace nei trasportatori, se in tantissimi – più di 70, per la precisione – hanno raccolto l’invito dei titolari della concessionaria di parcheggiare i propri veicoli sul piazzale il giorno dell’inaugurazione. In questo modo non soltanto si forniva una cornice estremamente colorata e variopinta – testimonianza delle infinite varianti cromatiche con cui è possibile ordinare un veicolo Scania – ma forniva anche una descrizione plastica delle svariate tipologie di allestimenti che i camion del Grifone riescono a ospitare, ma anche dalla ricchezza di attività di trasporto di cui è ricca la regione.
Enrique Enrich, presidente di Italscania, ha molto enfatizzato questa capacità della Sacar di stabilire una relazione stretta con la propria clientela e di fidelizzarla «tramite un eccellente servizio post-vendita, reso possibile dalle persone e dalla formazione che viene loro impartita». E in tal senso Enrich ha reso esplicita la capacità della Sacar nell’aver aggirato anche un’altra problematica di molte strutture assistenziali, quella legata alla mancanza di personale, creando invece un percorso interno all’interno di un istituto del territorio, dal quale ogni anno si attingono forme nuove e fortemente motivate. Tutte persone che – come ha sottolineato Andrea Carolli, direttore Rete di Italscania. «sono parte integrante del nostro successo e, infatti, fattori come la formazione e le competenze sono per noi imprescindibili».
Christian Levin, infine, ha ricordato l’impegno di Scania di contenere le emissioni inquinanti, sia all’interno della propria realtà, sia rispetto a quelle prodotte dai veicoli realizzati. E se la sfida adesso punta dritta all’elettrico, sulla quale il costruttore ha fatto ampiamente la propria parte, investendo risorse per offrire ai trasportatori una varietà di prodotti già ampia, è anche importante ora che il mondo politico faccia la sua. I modi possibili al riguardo sono tre: «Fornire un incentivo ai trasportatori – ha spiegato Levin – per metterli in condizione di poter acquistare dei veicoli a zero emissioni che però costano molto di più; stabilire degli aiuti statali per realizzare una rete di almeno 30 mila punti di ricarica; produrre elettricità verde perché altrimenti tutto lo sforzo fin qui fatto sarebbe vanificato».