L’unione vince sull’idrogeno, anche e soprattutto tra aziende concorrenti. Lo dimostra il fatto che Iveco, Daimler Truck AG, Volvo Group, OMV e Shell hanno annunciato l’impegno a collaborare per creare insieme le condizioni per creare lo spazio di introduzione nel mercato europeo dei camion alimentati a idrogeno. Un’unione non generica, ma formalizzata in un accordo di collaborazione, chiamato «H2Accelerate», finalizzato proprio a cercare finanziamenti pubblici da destinare ai primi progetti pre-commerciali, a informare sulla fattibilità tecnica e commerciale dei trasporti a idrogeno, a discutere con enti pubblici per favorire politiche in grado di supportare un’attivazione rapida e sostenibile del mercato del trasporto a lungo raggio. Ovviamente si parla di infrastrutture di distribuzione e di tutte le industrie legate al mondo dell’idrogeno, nella convinzione che investimenti sincronizzati da parte di tutti i membri, creeranno le condizioni per facilitare la transizione verso una mobilità pulita.
In prospettiva si ritiene che inizialmente, nei primi dieci anni a partire da oggi, ci sarà un gruppo di clienti disposti a impegnarsi da subito a favore del trasporto a idrogeno. Tali flotte opereranno in cluster regionali e lungo i corridoi europei ad alta capacità con una buona copertura di stazioni di rifornimento. Cluster che potranno anche connettersi per creare una vera rete pan-europea.
Secondo Gerrit Marx, CNH Industrial Commercial and Specialty Vehicles President, non c’è dubbio che «la diffusione della tecnologia delle celle a combustibile alimentate a idrogeno nel settore del trasporto pesante dipende dall’infrastruttura necessaria. Abbiamo bisogno di progetti molto concreti per dimostrare ai trasportatori e agli altri stakeholder del settore che questa soluzione è percorribile dal punto di vista finanziario e operativo. La rivoluzionaria collaborazione H2Accelerate creerà le condizioni affinché questo accada e accelererà la transizione verso il trasporto a zero emissioni».
Martin Lundstedt, Presidente e CEO del Gruppo Volvo, enfatizza l’aspetto ambientale dell’operazione, definendo «il cambiamento climatico come la sfida della nostra generazione. In futuro, il mondo sarà alimentato da una combinazione di veicoli elettrici a batteria e a celle a combustibile, insieme ad altri combustibili rinnovabili in una certa misura. La formazione della collaborazione H2Accelerate è un passo importante per plasmare un mondo in cui vogliamo vivere».
Anche per Martin Daum, Presidente del CdA di Daimler Truck AG e membro del CdA di Daimler AG, «le aziende partecipanti a H2Accelerate concordano sul fatto che gli autocarri alimentati a idrogeno saranno la chiave per consentire in futuro un trasporto a zero emissioni di CO2. Questa collaborazione senza precedenti è una pietra miliare importante per creare le giuste condizioni quadro per la creazione di un mercato di massa per gli autocarri a idrogeno. È anche un invito all’azione per i responsabili politici, per gli altri attori coinvolti e per la società nel suo complesso».
Elisabeth Brinton, Executive Vice President per New Energies in Shell, affronta invece il fattore-prezzo, sottolineando che «aumentando la produzione in modo significativo, i truck alimentati a idrogeno dovranno essere disponibili ad un costo uguale o inferiore rispetto ai camion alimentati a diesel che i clienti possiedono e usano attualmente. Questo significa che i clienti dovranno avere accesso a veicoli a zero emissioni con tempi di rifornimento, autonomia e costi simili a quelli dei veicoli in uso oggi. Per realizzare tutto questo serve un quadro normativo chiaro, che includa politiche coordinate a sostegno della fornitura di idrogeno, di truck alimentati a idrogeno, di infrastrutture per il rifornimento e incentivi per i consumatori».
Infine, Angelika Zartl-Klik, OMV SVP HSSE & New Energy Solutions ritiene «pionieristico» il ruolo che sta svolgendo H2 Accelerate. Ma aggiunge pure che «per raggiungere gli obiettivi climatici, avremo bisogno di qualsiasi tecnologia a basse emissioni di carbonio. E l’idrogeno è un’opzione per la mobilità climatica del futuro».