Domanda: in base a quali valutazioni un’azienda di autotrasporto sceglie i veicoli con cui trasportare le merci? La risposta, fin troppo scontata rispetto a chi opera in questo settore, diventa originale se l’azienda in questione è la Beneventi, realtà di Sassuolo (MO) con alle spalle circa trent’anni di vita, di cui diciotto trascorsi all’interno del Gruppo Kerakoll, multinazionale che ha fatto della sostenibilità una sorta di evoluzione naturale della sua attività produttiva. Detto in breve, Kerakoll, Società Benefit certificata B-Corp, produce dal 1968 prodotti utili a mettere l’edilizia in condizione di creare luoghi migliori in cui vivere. Da qui deriva la scelta di impegnarsi concretamente per il pianeta, le persone e le comunità. Ciò che colpisce di tale approccio è che nel tempo sia divenuto “contagioso”, investendo l’intero Gruppo, Beneventi compresa. Ne è una prova il fatto che questa società, chiamata a gestire il 90 per cento della movimentazione inbound – in pratica ritira dai fornitori di Kerakoll le materie prime e poi le consegna nei sei siti produttivi italiani (nel mondo complessivamente ce ne sono 19) – ha assunto anch’essa una forma giuridica Benefit, il che significa – stando alla definizione fornita dal dizionario Treccani – che opera con un «impatto positivo nei confronti dei dipendenti, delle comunità in cui operano e dell’ambiente». Ma più che la forma, ciò che conta è la sostanza. E qual è una sostanza più concreta di quella che esprime un’azienda di trasporti quando deve acquistare gli strumenti essenziali per svolgere il suo lavoro?
Un rinnovo spinto dai valori
Rispondiamo partendo dalla fine. Beneventi, per movimentare ogni anno circa un milione di tonnellate di merci, dispone di un parco veicolare di una quarantina di veicoli (38, più 2 di backup) e di un centinaio di semirimorchi. Per allinearli alle aspettative di sostenibilità aziendali, ha rinnovato lo scorso anno 40 allestimenti – le cisterne, per la precisione – ed entro il 2027 farà altrettanto con gli altri. Nel frattempo, rispetto alla parte trainante, sta introducendo già quest’anno 23 trattori, consegnati l’8 giugno, per sostituirli tutti entro il 2025, quando nella sua flotta a quel punto ci sarà soltanto un marchio: DAF. Per quale motivo?
«La nostra scelta – ci spiega Antonio Petti, amministratore delegato di Beneventi – è stata ispirata da due criteri. Il primo riguarda l’utilizzo dei nostri assi strategici come metodo di selezione. In pratica, i metri di valutazione sono stati la sostenibilità, le persone e quindi il loro comfort e la sicurezza, il concetto di piattaforma – vale a dire il veicolo dotato delle caratteristiche migliori rispetto al nostro specifico lavoro in una logica di sistema complessivo di interazioni in cui il mezzo si troverà ad operare –, e infine l’innovazione, intesa come apertura a cogliere diversi tipi di tecnologie. Alla fine, su questa base abbiamo fatto un ranking per individuare il veicolo più rispondente ai nostri valori aziendali».
Il secondo criterio è un’espansione del valore riferito alle persone in quanto parte fondamentale nella determinazione delle prestazioni del mezzo, nel senso che – continua Petti – «almeno il 50 per cento della valutazione finale è stata rimessa ai giudizi degli autisti che avrebbero lavorato sui veicoli. Così, abbiamo organizzato dei test drive dei camion di tutti i costruttori europei, chiedendo ai conducenti di considerarli sia dal punto di vista del comfort e della vivibilità, sia della sicurezza attiva e passiva».
I pilastri dell’accordo: rinnovo triennale e formazione
Alla fine, applicando questi criteri molto rigorosi, il veicolo che rispecchia maggiormente gli obiettivi di sostenibilità di Beneventi, e quindi del Gruppo Kerakoll, è risultato il DAF XF530 FT. Da qui è nato un accordo in cui è prevista non soltanto la fornitura di 38 veicoli, ma anche – sottolinea l’AD – «un rinnovo ciclico dei veicoli ogni tre anni (o, eventualmente, 600 mila chilometri), per avere la certezza non soltanto di avere mezzi costantemente allineati con le innovazioni tecnologiche, ma anche dotati di quell’efficienza che ci consente di garantire un livello di sicurezza e di servizio adeguati ad assecondare le aspettative dei nostri partner e clienti».
In più nell’accordo è previsto un apporto formativo da parte di DAF. Questo perché – argomenta Petti – «per Beneventi la formazione è basilare, in quanto la nostra attività di trasporto non è il tradizionale servizio di linea, ma si muove lungo direttrici e contesti territoriali non sempre agevoli e che, quindi, richiedono anche tipologie di guida diverse.
E poi, se è vero che i nuovi mezzi hanno un potenziale importante di contenimento delle emissioni e dei consumi, bisogna comunque formare gli autisti per riuscire ad ottenere questi benefici in quanto le loro competenze e capacità risultano determinanti. Bisogna insegnare loro stili di guida adatti per ottenere quelle performance che ci hanno portato alla scelta di rinnovare il parco. Infine, serve una formazione mirata anche per utilizzare i tanti sistemi di sicurezza con cui abbiamo equipaggiato i veicoli, perché, altrimenti, il loro effetto tende per forza a diminuire».
Gli autisti apprezzano il comfort
Se la formazione ottimizza le performance dei veicoli DAF, bisogna puntualizzare che a impressionare favorevolmente l’azienda di trasporti del Gruppo Kerakoll è stato non tanto il dato relativo ai consumi, quanto – puntualizza l’Amministratore Delegato – «il fatto che fossero affini a quanto dichiarato dal costruttore.
Anche rispetto alle singole tratte coperte dai nostri mezzi, spesso molto impervie, il dato fornito dalla casa è risultato coerente con quanto riscontrato nei fatti».
Ma l’elemento vincente, il fattore che più di altri ha finito per far orientare la scelta verso il costruttore olandese, è stato senza dubbio il giudizio degli autisti rispetto al comfort del veicolo. «È la voce che ha avuto un peso rilevante nella scelta – ci confida Petti – e la comodità è stata la caratteristica maggiormente premiata dai test dei conducenti. Per noi è fondamentale, perché prestare ascolto alle persone, equivale a metterle al centro dell’attività aziendale creando senso rispetto agli obiettivi che ci si prefigge. Non a caso questo metodo partecipativo è stato molto apprezzato dagli autisti».
Potenza dei motori e opportunità per i giovani
Rispetto, infine, alla scelta della motorizzazione da 530 CV – la più potente tra quelle offerte da DAF – Petti la giustifica con le missioni di trasporto di Beneventi «spesso dirette in contesti territoriali montani in cui è necessario avere a disposizione una certa potenza in termini di cavalli. In ogni caso è una motorizzazione Euro 6 plus, completamente compatibile con l’HVO, un carburante alternativo al gasolio che abbiamo già utilizzato, ma che vogliamo valutare in maniera sistemica, creando cioè un’apposita infrastruttura per riuscire a utilizzarlo su tutti i camion».
Una volta attuato il progetto di rinnovo del parco, la successiva sfida di Beneventi sarà l’età demografica degli autisti. La media dei conducenti della società viaggia, infatti, attualmente intorno ai 50 anni e, quindi, paradossalmente al di sotto di quella nazionale che sfiora i 55 anni. Ma è evidente – ci fa notare Petti – che «mancano due generazioni di conducenti, perché di fatto esistono soltanto quelli over 50. Proprio per questo stiamo lavorando per portare a bordo anche i giovani, facendo leva su tutti gli strumenti possibili». Che saranno originali – c’è da scommetterci – come quelli che orientano gli acquisti dei veicoli.