Il Vito si rinnova, ma non cercate le novità nell’aspetto estetico, mutato soltanto rispetto alla griglia del radiatore che ora ingloba al centro la stella cromata, circondata da lamelle zigrinate di colore nero (a richiesta possono essere cromate così come la griglia). Il cambiamento sostanziale, infatti, è di quelli invisibili, tutto concentrato sulla catena cinematica. È qui che compare per la prima volta il motore OM654, destinato alle versioni a trazione posteriore, un quattro cilindri diesel in linea da 2 litri declinato in tre livelli di potenza – 136, 163 e 190 CV – in grado di erogare rispettivamente 330, 380 e 440 Nm di coppia. Si tratta di un piccolo capolavoro di meccanica, dotato di caratteristiche degne delle migliori Gran Turismo della Stella. Per rendersene conto basta considerare il monoblocco in alluminio, che manda in pensione quello in ghisa togliendo dalla bilancia circa 20 kg di peso, o la cascata di ingranaggi che sostituisce la catena di distribuzione primaria. Del tutto inediti, poi, i pistoni in acciaio forgiato e i cilindri rivestiti in Nanoslide (tecnologia Daimler), rivoluzionario processo di rivestimento dell’alesaggio che riduce l’attrito interno al motore e aumenta l’efficienza. Dalla sommatoria di queste innovazioni si ottiene un risultato finale fatto di robustezza, prestazioni e consumi ridotti.
Per contenere invece le emissioni i tecnici Daimler hanno rivisto del tutto il sistema di ricircolo e di post-trattamento dei gas di scarico (sia per gli OM622 che per gli OM654) spostandolo in prossimità del motore. Questa nuova posizione fa sì che il sistema funzioni con una perdita di calore minima e in condizioni di lavoro ottimali. I gas di scarico, inoltre, sono addizionati con AdBlue a monte del Sdpf (SCR-Catalyzed Diesel Particulate Filter). Un ulteriore catalizzatore a riduzione catalitica selettiva per il residuo di ammoniaca è applicato nel condotto dei gas di scarico.
Da un test effettuato di recente, in collaborazione con Bosch, è risultato che il filtro antiparticolato di una Mercedes-Benz A200 D, equipaggiata con lo stesso motore OM654 montato sui nuovi Vito, sotto uno dei tunnel sottostanti la Stazione Centrale di Milano, dove la concentrazione di emissioni inquinanti è molto alta, non solo trattiene le particelle prodotte dal motore, ma anche parte di quelle presenti nell’aria aspirata per alimentare il propulsore.
Tutta nuova sulla catena cinematica è anche l’introduzione del cambio automatico 9G-Tronic con convertitore di coppia su tutte le varianti Vito a trazione posteriore al posto del 7G-Tronic. Interessante la funzione dell’interruttore Dynamic Select con cui è possibile selezionare due programmi di marcia: Comfort e Sport. In modalità Direct Select, invece, è possibile passare alla funzione Manual che consente di effettuare i cambi marcia utilizzando i paddle del cambio dietro al volante.
Fin qui le parole. Noi in realtà abbiamo avuto modo di testare direttamente su strada queste innovazioni, in particolare su un tracciato tra Roma e il lago di Bracciano, più precisamente al museo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle. Per il primo tratto abbiamo puntato su un Vito Blu, un Mixto Long, 6 posti, 119 CDI, ovvero il commerciale più potente. Gli interni sono rivestiti con un nuovo tessuto denominato Caluma, elegante e dall’aria robusta. Ai lati della plancia si trovano nuove bocchette di ventilazione dal look sportivo. La consolle centrale ora ingloba un touchscreen da 7 pollici del sistema di infotainment.
Ci sistemiamo il sedile in altezza e profondità, regoliamo lo schienale e, dopo aver attivato il motore, spostiamo il selettore del cambio su D per partire. Ci inseriamo nel traffico romano tra taxi prepotenti e autobus fumanti. La temperatura, non molto al di sotto dei 30 gradi, viene tenuta all’esterno da un efficiente impianto di climatizzazione.
Ci dirigiamo verso la tangenziale est dalla via Tiburtina. Una volta imboccato il G.R.A. non resistiamo alla tentazione di affondare il piede sull’acceleratore. Le marce entrano veloci, con estrema fluidità. Bastano pochi secondi per raggiungere il limite di velocità di 130 km/h. Lasciamo il G.R.A. per la stretta via Cassia, direzione Viterbo. All’altezza di La Storta ci buttiamo sulla Braccianense. Finalmente un po’ di movimento: la strada è piacevole, un misto medio veloce. Il comportamento in curva è neutro e il Vito mantiene bene la traiettoria. Anche nelle curve prese con in modo “allegro” il veicolo gira piatto. Certo, stiamo viaggiando vuoti, ma con il carico la situazione dovrebbe persino migliorare. Considerazione valida anche rispetto al comfort di marcia, garantito anche su fondi stradali irregolari.
Una volta a Bracciano, per tornare indietro saliamo a bordo di un Vito 114 CDI furgone passo lungo da 136 CV e 330 Nm di coppia. La cosa incredibile è che il cambio automatico 9G non fa percepire la differenza di cavalleria. In presenza di salite ostiche con il veicolo a pieno il discorso potrebbe cambiare, ma almeno nel nostro caso le prestazioni non sono molto diverse. L’unica differenza si coglie nello spunto in velocità. Ma tanto con un furgone non bisogna di certo fare le corse…