Il rinvio del voto «a data da destinarsi» sullo stop alla commercializzazione di auto e veicoli commerciali leggeri nuovi equipaggiati con motori endotermici dal 2035, scaturito dalla posizione contraria di quattro stati membri, tra cui l’Italia, per molti considerato come un segno di buon senso delle istituzioni comunitarie.
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, aveva commentato subito su Istagram che il risultato era «un grande segnale arrivato anche grazie alla Lega» aggiungendo che «è stata ascoltata la voce di milioni di italiani, e il nostro governo ha dimostrato di offrire argomenti di buonsenso sui tavoli internazionali, a difesa della nostra storia e del nostro lavoro».
Caute sono le considerazioni di Massimo Artusi, vice presidente di Federauto, con delega ai Trucks&Van che ha ricordato come «La decisione, tuttavia, è soltanto rinviata».
Artusi ritorna a ribadire che concentrarsi esclusivamente sulla trazione elettrica, mettendo all’angolo completamente anche i carburanti rinnovabili cavalcando la transizione ecologica «non è logico sul piano tecnico-ambientale e mette a rischio la sostenibilità sociale ed economica, senza togliere di fatto dalle strade i veicoli più inquinanti (e potenzialmente più pericolosi per l’assenza dei dispositivi di sicurezza già oggi di serie)».
Il vice presidente di Federauto sottolinea inoltre «la sostanziale assenza, tra le motivazioni a sostegno del ’solo elettrico’, di argomentazioni sull’effettiva efficacia degli obiettivi per la decarbonizzazione» mentre torna il ritornello «ormai l’industria ha fatto la propria parte, investendo su questa tecnologia e che quindi ora l’Unione Europea e gli Stati membri devono fare la loro, fissando scadenze più “sfidanti” possibili e definendo sostanziosi sostegni pubblici per gli investimenti in infrastrutture per le ricariche e in acquisto dei veicoli elettrici».
Magari, aggiunge Artusi «prevedendo un massiccio piano di investimenti come quello varato negli Usa da John Biden» (peraltro tacciato di protezionismo) «Ma l’Europa non sono gli Stati Uniti» prosegue «e lo stiamo vedendo proprio in questi giorni con la riscoperta – quasi improvvisa – della praticabilità di sistemi di alimentazione a impronta carbonica neutra (se non in alcuni casi addirittura a saldo favorevole), come i biocarburanti, il biometano e gli e-fuel, sui quali sono proprio, rispettivamente, l’Italia e la Germania ad aver concentrato i loro investimenti, non essendo invasivi né sulla catena di produzione e di distribuzione delle fonti di alimentazione né sul sistema produttivo».
«Questo rinvio, dunque», conclude infine il vice presidente di Federauto, «è un passo importante per riaprire la riflessione soprattutto sulle prospettive di transizione per i veicoli pesanti, ai quali la trazione elettrica non può fornire soluzioni competitive in tempi compatibili. Ma, pur riconoscendo le funzioni dell’opzione elettrica soprattutto per le brevi percorrenze, riteniamo che non possano essere ignorate altre soluzioni di sostanziale fonte rinnovabile – che non generano quindi emissioni di inquinanti e climalteranti – in grado di salvaguardare l’occupazione e, là dove l’elettrico non può arrivare rapidamente, fornire una risposta praticabile alla crescente domanda di trasporto pesante sostenibile».