Veicoli - logistica - professione

HomeVeicoliL’Europa importa dall’Ucraina il 7% dei cablaggi: un’altra grana per l’automotive

L’Europa importa dall’Ucraina il 7% dei cablaggi: un’altra grana per l’automotive

Non bastavano i microchip... Porsche e BMW hanno già annunciato problemi produttivi per la mancanza di cavi di cablaggio, ma qualche rallentamento interessa anche MAN. La ragione è semplice: nella parte occidentale del paese aggredito dalla Russia si concentra un alto numero di fornitori dell’industria tedesca. Che adesso sta cercando di correre ai ripari

-

Quando si dice, piove sul bagnato. Avete presente le carenze di semiconduttori che stanno rallentando da circa un anno la produzione di veicoli – vetture e camion – in tutta Europa? Bene, adesso quel problema si sta aggravando o, meglio, sta interessando nuovi componenti fondamentali per l’industria automotive. Per la precisione a mancare al momento attuale sarebbero i cablaggi, vale a dire quell’insieme di chilometri di cavi con cui viene realizzato un veicolo, la cui produzione è concentrata in particolare nell’Ucraina occidentale e di conseguenza interrotta a causa della guerra. Su scala europea assorbe circa il 7% delle importazioni di questo componente, ma ovviamente a risentirne sono i siti produttivi più prossimi alle regioni del conflitto, Germania in testa. 

Prova ne sia che, rispetto al mondo delle vetture, sia Porsche che BMW hanno espresso difficoltà. La è stata costretta momentaneamente a interrompere la produzione nello stabilimento di Lipsia, mentre all’interno della seconda – si legge in una nota –  «a causa di colli di bottiglia nella fornitura, si verificheranno interruzioni della nostra produzione». Ma anche MAN Truck & Bus avrebbe subito qualche rallentamento produttivo al quale sta cercando di far fronte. 

Nella parte ovest dell’Ucraina, d’altra parte, ci sono almeno tre società fornitrici di cablaggi come Leoni, Fujikura e Nexans. E di queste la prima ha dichiarato di essere impegnata a «compensare le perdite di produzione» e «le interruzioni nei nostri due stabilimenti a Stryi e Kolomyja, innescate dalla guerra di aggressione russa contro l’Ucraina». Ma non basta perché altre realtà aziendali attive nel settore – le Forschner, Kromberg & Schubert, Prettl, SEBN e la giapponese Yazaki – hanno aperto negli ultimi anni dei siti produttivi proprio in Ucraina approfittando di personale qualificato e a basso costo. 

Ma più in generale 22 aziende automobilistiche hanno investito oltre 600 milioni di dollari in 38 stabilimenti in cui lavorano almeno 60.000 ucraini. E la stragrande maggioranza di questi stabilimenti produce proprio cablaggi.

Per risolvere il problema il modo più immediato è quello di aumentare la produzione di altri fornitori, ma a questo scopo potrebbero essere necessari alcuni mesi, anche se in qualche caso l’allerta si era attivata già qualche settimana prima che scoppiasse il conflitto, visto il clima pesante che si respirava.

Redazione
Redazione
La redazione di Uomini e Trasporti

close-link