Che il passaggio all’elettrico nel settore dell’autotrasporto sia particolarmente complesso, è cosa nota. Per i prezzi più alti dei veicoli elettrici rispetto a quelli endotermici, per la carenza di colonnine e per le autonomie ancora ridotte, ma anche per i lunghi tempi di ricarica. Proprio il tema del «rifornimento» dei mezzi pesanti rappresenta infatti uno dei problemi maggiori, non solo perché per ricaricare un camion ci vogliono molte ore, ma anche per la potenza molto elevata che viene richiesta alle imprese per elettrificare depositi e magazzini. Con costi e finanziamenti spesso esorbitanti.
Ma c’è chi, in questa fase di transizione, è allo studio per trovare soluzioni diversificate. Una di queste è ad esempio il battery swap, vale a dire lo scambio della batteria carica con una scarica, praticamente sconosciuto in Europa (se ne trova traccia in Norvegia, ma soltanto rispetto alle vetture) e relativamente praticato in Cina. Questa tecnica adesso è stata lanciata da Janus, un’azienda australiana che elettrifica camion diesel. E in parallelo a questa attività ha pensato di realizzate una rete di stazioni di scambio di batterie lungo la costa orientale del paese.
L’idea è quella di contenere al massimo i tempi di inattività degli autisti, scommettendo cioè sul fatto che il tempo della sostituzione è drasticamente più breve rispetto a quello di una ricarica, anche se veloce. Peraltro in Janus il battery swap allunga pure la vita della batteria, perché una ricarica rapida fatta in strada riesce in genere a utilizzare – secondo i loro calcoli – soltanto il 60% della batteria.