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Guida all’Acquisto: semirimorchi Iso

Sembrano all’apparenza tutti uguali, ma non è così. Le differenze tra un semirimorchio Iso e l’altro sono soprattutto nelle tecnologie di costruzione, con ricadute sulla conservazione del freddo e sulla durata. Ecco le domande da porsi prima di scegliere

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Guai a farsi trarre in inganno dalle apparenze. Un semirimorchio isotermico ha caratteristiche precise che ne individuano la mission e hanno inevitabilmente ricadute significative sul prezzo. Ma i fattori in gioco sono tanti e il costo d’acquisto è solo «una variabile». In sei semplici domande vediamo di sintetizzare una materia complessa e articolata.   

1. Quali e quante categorie di isotermici esistono? 
Le categorie sono quelle definite dalla normativa ATP, acronimo di Accord Transport Perissable, cioè «accordi sui trasporti internazionali delle derrate deteriorabili e dei mezzi speciali da utilizzare per questi trasporti». Questa normativa, varata nel 1970, definisce i tipi di alimenti deperibili da trasportare in regime di temperatura controllata e le temperatura a cui effettuare i trasporti. Si possono individuare una decina di classi (vedi box), ma il più significativo, che rappresenta quasi il 90% del mercato, è l’FRC, acronimo di Frigoriferi Rinforzati di classe C, per trasporti fino a -20° C. La classificazione ATP è riportata sul libretto di circolazione in base alla certificazione fornita dal costruttore in fase di immatricolazione e anche su entrambi i lati del box frigo con la data di scadenza, che è di sei anni dopo il primo rilascio. Da tenere in considerazione è anche il «Fattore K», cioè il tempo di conservazione della temperatura all’interno del box frigo: un buon parametro è inferiore allo 0,40.

2. Quali sono le principali caratteristiche costruttive?
Come in tutti i veicoli, il giudizio complessivo nasce dall’analisi dei singoli componenti e dalla qualità del loro assemblaggio. Volendo semplificare si possono individuare tre elementi tipici di un semirimorchio isotermico: i materiali e di conseguenza la tecnologia costruttiva; lo spessore delle pareti; la potenza del gruppo frigorifero. Oltre a questi, notevole rilevanza hanno anche i componenti comuni alle altre tipologie di trailer e cioè telaio, assali e impianto frenante. Un aspetto fondamentale è anche la cura dell’assemblaggio, che non può prescindere da uno specifico progetto originale sviluppato su approfondite conoscenze in materia. Per questo i marchi affermati godono di un vantaggio competitivo ancora maggiore rispetto ad altri semirimorchi per impieghi più generici. L’insieme di tali dotazioni si ripercuote sulla tara, altro elemento fondamentale, perché meno il rimorchio pesa e più può essere caricato.

3. Quali sono le particolarità costruttive che li distinguono?
Soffermandoci sulla costruzione del box frigorifero, si possono individuare due maxi categorie che fanno riferimento a due specifiche scuole progettuali. Da una parte l’industria francese e italiana utilizzano manufatti di vetroresina, dall’altra quella tedesca privilegia semilavorati in laminato e acciaio. La differenza tra le due soluzioni è notevole: mentre nel primo caso abbiamo un blocco monolitico per tutta la parete e il soffitto, nel secondo si utilizzano pannelli modulari che sono accoppiati per raggiungere la lunghezza desiderata. Già da questa sommaria descrizione si intuisce come la costruzione di vetroresina sia efficiente nella conservazione del freddo e nella durata, mentre la seconda soluzione presenta vantaggi economici, frutto delle economie in fase di lavorazione, ma penalizzata dalle giunture, potenziale elemento di dispersione del freddo. Per entrambe le tecnologie lo spessore dei pannelli è direttamente proporzionale alla capacità di conservazione del freddo, cioè più lo spessore è elevato e più l’isotermia è efficace, penalizzando però la volumetria interna, irrimediabilmente ridotta. Generalmente gli spessori variano da 40 a 60 mm. Per quanto riguarda la costruzione di vetroresina, esistono differenti specifiche legate alla tipologia di stampaggio del pannello: quella ritenuta migliore è lo stampaggio «bagnato su bagnato a bordi chiusi» che garantisce un prodotto più robusto e resistente alle vibrazioni, a vantaggio della durata del semirimorchio. I pannelli che costituiscono gli elementi base (pareti, soffitto e pavimento) sono incollati tra loro e rinforzati con angolari che garantiscono rigidità alla struttura e l’ancoraggio sul telaio.

4. Quali sono i parametri di scelta di un semirimorchio frigo? 
a) La struttura, con le differenze tecnologiche descritte, che è direttamente incidente sulla durata nel tempo del semirimorchio, che può essere anche di sei volte superiore per le migliori realizzazioni di vetroresina. 
b) La tara, comunque non deve sacrificare la robustezza dell’allestimento e del telaio. 
c) Il prezzo, ovviamente determinante, anche se sarebbe da valutare sull’intero arco di vita del prodotto. Magari un trailer economico è la soluzione ideale se non si hanno particolari esigenze, ma può essere un pessimo investimento se si trasportano merci deperibili di valore, come per esempio prodotti ittici, su lunghe tratte. 
d) I consumi, perché non bisogna dimenticare che un rimorchio poco efficiente fa consumare più gasolio anche alla più economa delle motrici, senza trascurare quello necessario per il funzionamento del gruppo frigorifero.  
e) I servizi post-vendita e una rete assistenziale ramificata sono decisivi. Anche se un fermo macchina ridotto al minimo e intervalli di manutenzione molto dilatati hanno immediate ricadute sulla redditività dell’investimento.   

5. Quanto incide un buon gruppo frigorifero sulla funzionalità dell’insieme? 
Vale il ragionamento fatto per il trattore: un buon gruppo frigo può sopperire alle «perdite» del box, ma inevitabilmente i costi di gestione salgono e con essi le potenze necessarie. Vale quindi la regola che un buon gruppo frigo con una cassa scadente è sprecato, mentre un gruppo mediocre con una cassa efficiente può riuscire a cavarsela. Tendenzialmente il mercato vede gruppi frigoriferi di potenze sempre maggiori anche perché una cassa di 20 anni fa era sicuramente più efficiente in termini di conservazione del freddo di una moderna; infatti i limiti costruttivi, soprattutto nei materiali, dettati dalle norme di protezione ambientale hanno (giustamente) proibito materiali dannosi per la salute, ma più efficienti sul fronte dell’isotermia.
   
6. Le piastre eutettiche sono un sistema valido?
Detto in modo sintetico, le piastre eutettiche sono sviluppate sullo stesso concetto delle ghiacciaie da campeggio: elementi che incamerano il freddo e lo rilasciano all’interno del box garantendo la conservazione della temperatura desiderata. È facilmente intuibile che il loro utilizzo può essere interessante nell’ambito della distribuzione giornaliera, con il veicolo che rientrando la sera in sede può ricaricarle e raffreddarle. Diventa problematico, per non dire rischioso, su lunghe rotte quando la temperatura deve essere garantita per più giorni.

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La redazione di Uomini e Trasporti

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