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Dakar 2020, a Kamaz la terza tappa, a Maz il primato in classifica

La competizione di quest’anno ha cambiato continente e si disputa tutta in Arabia Saudita dal 5 al 17 gennaio, con la partenza da Jedda e arrivo ad Al Qiddiyah. Il programma prevede ben 5.097 km di prove speciali, suddivisi in dodici tappe “infernali”, la maggior parte nel deserto. Ma già dopo tre prove la vittoria finale sembra una partita a due...

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Alla terza tappa dell’edizione 2020 della Dakar arriva la prima vittoria per il russo Andrei Karginov. Al volante del suo Kamaz 43509 il pilota dell’Est ha completato il tragitto odierno con il suo equipaggio, interamente russo, in 3 ore, 59 minuti e 15 secondi. In classifica generale è sempre stabile al comando con 2’18” di vantaggio il trio bielorusso della Maz, Viazovich-Haranin-Zaparoshchanka, che ha chiuso oggi in seconda posizione, perdendo poco meno di 5′ dai vincitori di tappa. Lontanissimi tutti gli altri concorrenti, a partire dalla terza posizione occupata dal russo Anton Shibalov con 20 minuti di ritardo dalla vetta (di cui 11 accusati solo oggi).

La 42esima edizione della Dakar presenta quest’anno parecchie novità. Dal 5 al 17 gennaio si corre infatti in Arabia Saudita e non più in Sud America. Il percorso parte da Jedda e termina ad Al Qiddiyah, dopo 7.856 km, di cui 5.097 di prova cronometrata (il 65% del totale). Il deserto è senza dubbio il protagonista dell’edizione di quest’anno, componendo ben il 75% del percorso. Il 5 gennaio la carovana del celebre rally è partita da Jedda, per poi dirigersi in direzione di Riyadh su percorsi molto veloci in mezzo a montagne e canyon. L’11 gennaio terminerà la prima settimana di gara nella capitale dell’Arabia Saudita, dopodiché si riparte per affrontare il deserto di Rub al-Jali, che metterà a dura prova la resistenza fisica di piloti e mezzi, con temperature massime di oltre i 30 e minime sotto i 5. Nelle due tappe Marathon (la decima da 608 km e l’undicesima da 744 km) i piloti dovranno inoltre gareggiare senza poter contare sull’assistenza del team.

Dal punto di vista del regolamento i famosi “roadbook” che consentono a piloti ed equipaggi di orientarsi tra le diverse tappe saranno consegnati solamente 10 minuti prima dello start ufficiale, il che ridurrà notevolmente il divario tra le prestazioni degli amatori e quelle dei professionisti del settore.

Al via ci sono 572 piloti e 347 mezzi, ovvero il 5% in più rispetto all’ultima edizione del 2019 in Perù. Quarantasette i camion, con quattro equipaggi italiani tra cui quello composto da Giulio Minelli, Claudio Bellina e Bruno Gotti nel team ItalTrans. Minelli nel 1986 ha vinto la Dakar nella categoria camion con Giacomo Vismara. Al via in terra arabica anche Giulio e Giacomo Verzelletti, Antonio Cabini, Paolo Calabria e Loris Calubini che tornano al volante di due prototipi di camion di loro creazione. Infine c’è anche il camion assistenza del R Team guidato da Ricky Rickler e Buran Dragos.

Presente infine il Team Petronas De Rooy Iveco che affronterà per il nono anno consecutivo la competizione a bordo di tre Iveco Powerstar e di un Trakker. Tutti i veicoli sono dotati di motori Cursor 13 con una potenza massima di 1000 CV, appositamente sviluppati da FPT Industrial. Quest’anno Gerard de Rooy non prenderà parte alla gara per via di alcuni problemi ricorrenti alla schiena, ma sarà comunque in Arabia Saudita per sostenere i tre team. Il primo è composto da Janus van Kasteren Jr, il navigatore Marcel Snijders e il meccanico Darek Rodewald. Al volante del secondo Powerstar Evo 3 ci sarà Albert Llovera, ex sciatore olimpico, che prende parte a competizioni rallistiche nonostante sia paralizzato dalla vita in giù, alla sua quarta partecipazione. A bordo con lui ci saranno il navigatore Ferran Marco Alcayna e il meccanico Marc Torres. Terzo equipaggio con Vick Versteijnen insieme al navigatore Teun van Dal e al meccanico André van der Sande. L’assistenza sarà fornita dal Trakker di Michiel Becx, insieme Bernard den Kinderen e Edwin Kuijipers.

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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