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Congelati i leasing per acquisti di camion. Fenoglio: «È un tampone, servono agevolazioni a lungo termine»

Il decreto Cura Italia sospende fino al 30 settembre i pagamenti di finanziamenti rateali così da contribuire a salvaguardare la liquidità delle imprese. Ma in che modo si può beneficiare della misura? E come la stanno recependo le finanziare della Case costruttrici? Risponde Franco Fenoglio, presidente sezione veicoli industriali di UNRAE

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Si è spenta la luce. E anche i soldi, nel buio, sono improvvisamente spariti. Ragion per cui molto opportunamente l’art. 56 del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, emblematicamente ribatezzato «Cura Italia» ha previsto, tra le altre proroghe necessarie in questo frangente di stasi, anche una moratoria a beneficio di imprese individuali, piccole e medie (PMI). Si tratta in pratica della possiblità di congelare i canoni relativi a finanziamenti a rimborso rateale (nella stima del governo si tratta nel complesso di circa 220 miliardi di eurofino al prossimo 30 settembre. Compresi – lo diciamo subito per rispondere a chi ce lo ha già chiesto – i ratei in scadenza lo stesso 30 settembre, che quindi non vanno pagati. 

CHI PUO’ BENEFICIARE DELLA MISURA
Ragion per cui pure un’azienda di autotrasporto che aveva acquistato uno o più camion in leasing potrà tirare il fiato fino alla fine dell’estate, sempre che soddisfi due condizioni:ì
– possa definirsi una PMI, condizione assolta se si occupano meno di 250 dipendenti e si ha un fatturato inferiore a 50 milioni di euro oppure un bilancio annuo che non supera i 43 milioni di euro. Praticamente, in Italia, la stragrande maggioranza del tessuto imprenditoriale del settore;
– non abbia già rate scadute da più di 90 giorni. Al contrario, il fatto che abbia già ottenuto altre misure di sospensione o di ristrutturazione del debito nei 24 mesi precedenti non inficia la possibilità di godere anche della moratoria, visto il suo carattere assolutamente eccezionale.

IN QUALI MODI PRESENTARE RICHIESTA
Per poter beneficiare della misura – che comunque, sia chiaro è una facoltà rimessa alla scelta dell’interessato, che può chiedere la sospensione dell’intera rata o soltanto della quota capitale – l’azienda deve comunicare la propria volontà in tal senso alla banca o alla finanziaria. Queste, poi, una volta verificata la sussistenza dei requisiti normativi la accettano formalmente.

Per esprimere tale volontà lo strumento più semplice è una PEC, ma vanno bene anche altri meccanismi con cui è possibile tenere traccia della comunicazione con data certa. È sempre opportuno che l’azienda contatti la società finanziare per valutare le opzioni migliori, visto che nel decreto Cura Italia compaiono anche ulteriori misure a favore delle imprese, come per esempio quelle che tirano in ballo l’intervento del Fondo di garanzia per le PMI. Inoltre, queste società possono anche offrire ulteriori forme di moratoria, come per esempio quelle previste dall’apposito accordo tra l’ABI e le rappresentanze di impresa.

COSA SCRIVERE NELLA RICHIESTA
L’impresa nella comunicazione, tramite «Dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà» (ai sensi dell’ art. 47 DPR 445/2000), deve autodichiarare in premessa:

  • di aver subito in via temporanea carenze di liquidità quale conseguenza della diffusione dell’epidemia da COVID-19;
  • di soddisfare i requisiti per la qualifica di microimpresa, piccola o media impresa, come definite dalla Raccomandazione della Commissione europea n. 2003/361/CE del 6 maggio 2003;
  • di essere consapevole delle conseguenze civili e penali in caso di dichiarazioni mendaci ai sensi dell’art. 47 DPR 445/2000.

Di conseguenza deve richiedere:

  • Ai sensi del comma 2 lettera a) dell’articolo 56 del decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020 – Cura Italia, relativamente alle aperture di credito a revoca e agli anticipi attualmente in essere, sia per la parte utilizzata sia per quella non ancora utilizzata, gli importi accordati non siano revocati in tutto o in parte fino al 30 settembre 2020;
  • Ai sensi del comma 2 della lettera c) dell’articolo 56 del sopracitato decreto, con riferimento a una specifica operazione (citare il numero e indicare l’importo originario in euro e la data in cui è stato erogato) di potere usufruire della sospensione, sino al 30/09/2020, del pagamento delle rate (quota capitale e quota interessi) in scadenza prima del 30/09/2020, in assenza di nuovi o maggiori oneri per le parti.

L’autodichiarazione deve essere timbrata, firmata e integrata con fotocopia della carta di identità.

COME SI COMPORTANO LE FINANZIARIE DEI COSTRUTTORI
Fin qui la teoria. Ma poi nella pratica in modo le banche e le società finanziarie, comprese quelle interne delle stesse Case costruttrici, stanno adempiendo alle disposizioni del governo? E soprattutto, attraverso quali procedure diventa possibile accedere alle misure previste dal decreto? 
«Certamente le varie finanziarie delle Case costruttrici – risponde Franco Fenoglio, presidente della sezione veicoli industriali di UNRAE (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri) – stanno andando incontro a tutte quelle aziende che, nel pieno rispetto del decreto Cura Italia, dichiarano di aver subito in via temporanea carenze di liquidità quale conseguenza diretta della diffusione dell’epidemia da Covide-19. Per accedere alla moratoria basta mettersi in contatto, anche telefonico, con le varie società finanziarie o compagnie di leasing per essere assistiti da personale qualificato.
    Ma la moratoria è uno strumento utile ad andare incontro all’esigenza di salvaguardare una minima liquidità delle imprese?
Bisogna rendersi conto che questo provvedimento è solo un tampone all’emergenza attuale e che fra sei mesi, quando, si spera, sarà tutto finito, inizieranno i veri problemi dal punto di vista economico. Non ci dimentichiamo che il sistema trasporto era in crisi già prima del Covid-19. A settembre/ottobre le imprese verranno sommerse dai costi di gestione, stipendi, assicurazioni, rate di leasing, gasolio e quant’altro. A quel punto molte imprese, se le cose rimangono così, saranno destinate a chiudere. Quindi ci vorrebbero degli interventi da parte del governo che prevedano moratorie e agevolazioni a lungo termine per aiutare le imprese ad uscire dal guado.
    In pratica suggerisce non soltanto di fermare i pagamenti del presente, ma anche di immaginare fin da ora il modo in     cui in futuro ripartire?
Certamente parlare di futuro in un periodo che si vedono sfilare le autocolonne di camion militari piene di bare è veramente triste. Ma occorre pensarci in anticipo prima di vedere crollare il sistema trasporto. E per prima cosa, come sostengo da anni, è necessario mettere in risalto il valore del trasporto
    In che modo?
Medici, infermieri sono senza dubbio gli eroi del momento. Tuttavia, se non ci fossero gli autotrasportatori che portano i medicinali, le attrezzature ospedaliere, il cibo nei supermercati sarebbe la fine. Quindi, evidenziamo questi valori e questo servizio essenziale. Il sistema trasporto contribuisce alla sicurezza oltre che all’economia del paese. Nei giorni scorsi abbiamo visto lunghe colonne di camion ai valichi alpini con autisti abbandonati a loro stessi, senza cibo ne acqua. Dobbiamo pensare che gli autisti dei veicoli industriali sono esseri umani e hanno bisogno di sostegno e di aiuti, alla stregua del personale medico o di tutti quelli che in questo momento stanno lottando per la sicurezza delle persone. Bisogna imparare a considerare il trasporto e la logistica come agenti positivi del paese. Solo così si potranno ottenere gli aiuti necessari per poter uscire dalla crisi del settore trasporto.

 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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