La Commissione Europea ha presentato il suo nuovo «Industrial Action Plan for the European Automotive Sector», un documento che delinea le strategie per il futuro dell’industria automobilistica, con un focus su transizione ecologica, competitività e sostenibilità economica.
Il piano, illustrato dal commissario europeo per i trasporti Apostolos Tzitzikostas, può essere riassunto nei seguenti punti chiave:
- supporto alla produzione di batterie e rafforzamento della supply chain europea (a questo scopo sono previsti 1,8 miliardi di euro dal Fondo per l’Innovazione per la produzione di batterie, a cui si aggiunge un altro miliardo di euro per veicoli connessi e autonomi e batterie);
- investimenti in infrastrutture di ricarica (si parla di circa 570 milioni di euro) e incentivi per accelerare la transizione elettrica;
- revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 per le auto, basata su un’analisi dei dati e degli sviluppi tecnologici;
- maggiore attenzione alla sostenibilità economica della transizione, per evitare impatti negativi su occupazione e industria.
L’Action Plan e le dichiarazioni di Tzitzikostas
Nella conferenza stampa di presentazione del Piano, Tzitzikostas ha fatto riferimento al fatto che il settore automotive europeo sta affrontando sfide su più fronti, evidenziando tre aspetti fondamentali: la minaccia alla competitività dell’industria automobilistica europea, la necessità di interventi per colmare il gap tecnologico e un approccio pragmatico alla mobilità sostenibile.
Sul primo aspetto, il commissario ha sottolineato come la filiera produttiva sia sempre più vulnerabile a causa della dipendenza da fornitori extra-UE, in particolare per componenti chiave come le batterie. I costi dell’energia e la carenza di manodopera qualificata, inoltre, stanno frenando la crescita, mentre la concorrenza di Cina e Stati Uniti è particolarmente forte nei settori strategici come la guida autonoma e il software per veicoli.
Proprio per questi fattori – e qui veniamo al secondo aspetto – Tzitzikostas ha confermato l’ambizione dell’UE di puntare a riprendersi la leadership nell’innovazione automotive, investendo massicciamente in digitalizzazione e tecnologie pulite. Da questo punto di vista, il sostegno all’infrastruttura di ricarica e alla produzione di batterie sarà essenziale per la transizione ai veicoli elettrici, così come la regolamentazione dovrà adattarsi rapidamente per consentire la diffusione della guida autonoma.
Infine, per quanto riguardo il terzo aspetto sottolineato nella conferenza – viene concessa maggiore flessibilità alle case costruttrici nel raggiungere gli obiettivi di emissioni, consentendo di compensare eventuali mancanze in un anno con risultati migliori negli anni successivi. Le flotte aziendali, che rappresentano il 60% delle immatricolazioni di veicoli in Europa, saranno il primo target per accelerare la diffusione dei veicoli elettrici.
Le reazioni dal mondo automotive
Il piano ha sollevato reazioni contrastanti da parte degli attori del settore. In molti hanno evidenziato come l’approccio sia fortemente orientato all’elettrificazione, senza significative aperture verso alternative tecnologiche. Tuttavia, un primo spiraglio in tal senso è arrivato dalla presidente Ursula von der Leyen, che ha di recente annunciato l’apertura della Commissione ai biocarburanti, con l’anticipo della discussione sulla loro integrazione nei target di decarbonizzazione al terzo o quarto trimestre del 2025 (inizialmente era prevista per il 2026).
Matteo Cimenti, presidente di Assogasliquidi-Federchimica, ha sottolineato ad esempio l’urgenza di includere il principio della neutralità tecnologica nel percorso delineato dall’UE, denunciando l’assenza di aperture sulla revisione del regolamento per il trasporto pesante. Secondo Cimenti, le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi al 2035 e oltre richiedono un approccio più pragmatico, che riconosca il contributo di tutte le tecnologie, compresi i carburanti gassosi bio e rinnovabili come il bioGNL.
Anche Massimo Artusi, presidente di Federauto, ha espresso forti critiche, definendo il piano un esempio di «accanimento terapeutico» sull’elettrico, a discapito di un vero equilibrio tecnologico. Artusi ha denunciato l’approccio dirigistico della Commissione, sottolineando come la quota di mercato dei veicoli elettrici in Europa sia solo del 15% e in calo, evidenziando il rischio di una crisi del settore automotive aggravata da strategie poco realistiche.
L’Acea (Associazione dei Costruttori automobilistici europei) ha invece riconosciuto nel Piano alcuni passi avanti, ma ha evidenziato la mancanza di impegni concreti per il trasporto pesante e la necessità di un piano a lungo termine: «L’Action Plan offre una maggiore flessibilità per il settore auto e van, ma rimane il vuoto sulla revisione delle emissioni per i camion», ha dichiarato Sigrid de Vries, Direttore Generale di ACEA. «Servono azioni urgenti per incentivare la domanda, ridurre i costi di produzione e potenziare le infrastrutture».