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Black Friday: va in scena la «logistica del capriccio»

Marciani (FLC): «Abbiamo bisogno di consumatori più consapevoli dei limiti del sistema. Occorre adottare un modello sostenibile per operatori e cittadini»

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Il Black Friday e il lungo week end di shopping scontato che sta arrivando farà muovere anche nel nostro Paese decine di migliaia di furgoni – la maggior parte dei quali diesel – che consegneranno beni per oltre un miliardo di euro generati da circa 20 milioni di e-shopper (dati del Politecnico di Milano, secondo cui la corsa agli sconti del Black Friday è cresciuta del 35% rispetto al 2017). 

Un mare di consegne a domicilio che genererà un super lavoro per i corrieri: in Gran Bretagna, si stima che, nelle ore più calde, ogni 93 secondi parta un camion dai magazzini dei maggior player dell’e-commerce. Gli ordini online, inoltre, aumenteranno il traffico e la congestione nelle nostre città e portano con sé un maggiore carico di imballaggi: il Black Friday genera il più grande volume di rifiuti dell’anno. Secondo alcune stime, consumerebbe circa 35% di tutta la plastica prodotta in Italia. Senza contare il numero crescente di resi che stanno aumentando del 75% da un anno all’altro in un settore che emette il 5% delle emissioni globali di CO2. Un trend che mette in pericolo il nostro pianeta.

«L’e-commerce sta rivoluzionando la logistica che da servizio per l’industria si sta trasformando in un terreno di competizione tra i grandi big del commercio online con forti ricadute sulla vita quotidiana» ha dichiarato Massimo Marciani, presidente del Freight Leaders Council rimarcando come «la corsa allo shopping alimenta la cosiddetta “Logistica del capriccio”, mettendo sotto stress l’intero sistema distributivo costretto a rispondere a tempi di consegna molto ristretti, spesso assolutamente non necessari» con conseguenze e ricadute sui livelli di inquinamento, di imballaggi, di congestione, di incidentalità crescenti.

Ma quali sono le conseguenze di un click con consegna veloce? Uno studio pubblicato nel 2017 da Brain & Company spiega come, soprattutto nelle aree urbane, cioè dove risiede la maggior parte della popolazione mondiale, l’e-commerce si riveli più inquinante del commercio tradizionale a causa di due fattori: i consumatori ordinano spesso piccole quantità di merce che richiedono comunque un viaggio e una consegna ad hoc (spesso gratuita); il costo della singola consegna aumenta a causa di imballaggi aggiuntivi e alla movimentazione dei veicoli commerciali nei centri urbani. Da vari studi condotti negli Stati Uniti risulta che, dove il numero dell’online giunge al 50% delle vendite complessive, la congestione urbana aumenta del 34% con evidenti ricadute in termini di inquinamento e tempi di percorrenza. Infine, uno studio di Dimitri Weideli del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha dimostrato che l’impronta ambientale dell’acquisto online è doppia rispetto al canale tradizionale e, se si chiede la consegna rapida, diventa addirittura tripla.  

È per questo che «Occorre rendere i consumatori consapevoli dell’impatto che genera l’acquisto compulsivo online, la consegna istantanea e il reso gratuito – aggiunge Marciani – Tutto questo non è gratis né ininfluente in termini di inquinamento e sviluppo sostenibile del nostro pianeta. La logistica del capriccio ha un costo che per il momento rimane ancora strutturalmente nascosto, ma deve essere quantificato e sostenuto da chi opera in questo business. Una soluzione intermedia potrebbe essere quella di tornare a consolidare gli ordini, se non in partenza, almeno in consegna tramite l’utilizzo di lockers o dei negozi di prossimità». Inoltre, conclude il presidente FCL «è assolutamente necessario sensibilizzare i clienti, metterli nella condizione di svolgere una scelta consapevole utilizzando gli operatori logistici onesti, etici e attenti all’ambiente, retribuiti il giusto prezzo per il servizio reso. Solo così possiamo augurare un futuro di successo al canale di vendita online». 

Redazione
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La redazione di Uomini e Trasporti

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