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Milani (FdI): «Per accelerare il rinnovo del parco veicolare serve più noleggio»

Per arrivare all’azzeramento delle emissioni ci vuole più tempo e più alternative tecnologiche. Se fino a ieri, cioè, la transizione energetica veniva riferita a una data certa, lontana non più di dieci anni, adesso sarebbe opportuno riconsiderare questa tempistica e fornire maggiore spazio alla ricerca per individuare ulteriori tecnologie utili a decarbonizzare la mobilità. Massimo Milani, deputato di Fratelli d’Italia e segretario della Commissione Ambiente della Camera, non ha dubbi che questo processo di cambiamento sia già in atto. E, incontrato tra i padiglioni di Ecomondo a Rimini, indica come traiettoria emblematica in tal senso quella della Germania: «Fino a qualche anno fa aveva contribuito a far nascere e crescere un pensiero ambientalista in parte estremista, senza comprendere che questa posizione avrebbe potuto creare danni alla propria economia. Adesso che effettivamente l’industria automotive tedesca è entrata in crisi e che, essendo per dimensioni molto più grande della nostra, si sta portando dietro molti fornitori di componentistica italiana, ci si rende conto che l’obiettivo di chiudere la produzione dei motori endotermici nel 2035 è impossibile. E tutte le case automobilistiche e la stessa ACEA – l’associazione dei produttori di veicoli europei – hanno chiesto al nuovo Parlamento e alla nuova Commissione europea di rivedere queste norme proprio perché l’elettrico non riesce a prendere piede. E quindi, secondo le stesse case o bisogna ulteriormente incentivare questa tecnologia oppure è opportuno rivedere gli obiettivi. Però – faccio notare – che se chi produce veicoli elettrici chiede incentivi per venderli, è evidente che il mercato non li vuole. E allora non resta che ripianificare il percorso».

Il primo modo è quello di percorrere la strada della decarbonizzazione affidandosi ad alimentazioni ulteriori rispetto all’elettrico. La strada più immediatamente percorribile è il motore ibrido, che è già in grado di abbattere in modo importante le emissioni di CO2. In Italia, invece, abbiamo una tradizione di biocarburanti e il gas per autotrazione. E poi c’è l’idrogeno, una soluzione che molti costruttori di veicoli stanno verificando sia in forma di combustione, sia in forma di produzione di energia elettrica. 

Almeno al momento attuale l’applicazione del motore elettrico a tutti i mezzi pesanti è inattuabile. E proprio per questo ritengo che rinunciare al motore endotermico nell’arco di dieci anni sia oggettivamente impossibile, anche perché in questo lasso temporale bisognerebbe risolvere non soltanto il problema della capacità produttiva, ma soprattutto quello di aumentare la rete di distribuzione elettrica e disseminare colonnine di ricarica sull’intero territorio.

È una tecnologia che si sta sperimentando sulle piccole vetture, in attesa che venga approvata una normativa europea. In ogni caso è un’opzione e quando si parla di «neutralità tecnologica» si fa riferimento proprio a questa condizione: avere cioè la mente aperta per poter perseguire tutte le possibili strade, senza volerne definire una soltanto. 

Il problema non è trovare Stati che la pensano come noi, perché il problema non è quale scelta adottare. L’importante è variare, è lasciare aperte tutte le possibili strade e far sì che l’industria continui a investire in Ricerca & Sviluppo e che si favorisca così l’innovazione per riuscire a concepire ogni possibile alternativa. Quale sarà la più efficiente lo vedremo dopo. Quindi, chiunque crede che esista un’alternativa all’assoluto professato finora, potrebbe essere un potenziale alleato. L’obiettivo è quello di rimuovere l’obbligo di mettere fine ai motori endotermici nel 2035 e mi auguro che il nuovo Parlamento arrivi a farlo entro i prossimi due anni.

Rimane un fatto: almeno rispetto al mondo dei camion, l’età media di un veicolo è di 13,9 anni. Cosa si può fare nel breve termine per ridurre questa anzianità?

Bisogna lavorare innanzi tutto sulle grandi flotte, sia pubbliche che private. E a tal proposito bisogna ricorrere, un po’ come già si fa in ambito privato, al noleggio a lungo termine, perché in questo modo si ottiene la possibilità di rinnovare una percentuale considerevole del parco molto più rapidamente. Attualmente, invece, soprattutto le pubbliche amministrazioni utilizzano l’acquisto e tendono a portare il mezzo a fine vita, mentre invece abbiamo la necessità sia per incentivare la produzione, sia per avere motori sempre più efficienti che il ricambio avvenga in tempi più brevi. E questo obiettivo lo si può ottenere soltanto con il noleggio. Mi spiace dirlo, perché da politico rappresento più di altri la pubblica amministrazione, ma è proprio in ambito pubblico che abbiamo i mezzi più vecchi. Se oggi si va in giro per una qualunque città è probabile imbattersi con camion al servizio di pubbliche amministrazioni che hanno almeno otto anni di vita e autobus che arrivano a dodici. E in qualche caso anche molti di più…

Ecomondo: Coop 134 noleggia da Vrent una motrice con gru

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Quello che vedete è un Iveco X Way da 480 cv equipaggiato con una gru Bob Italev retraibile. Dalla prossima settimana entrerà nella disponibilità della Cop 134, una cooperativa sociale nata dalla fusione di due analoghe realtà situate a Rimini e a Cattolica. Parentesi curiosa: il nome – o per meglio dire quel numero che la individua – è stato scelto perché indica un «veicolo di collegamento»: è la linea di bus con cui sono connesse le due cittadine romagnole. Il camion con gru, noleggiato da Vrent e consegnato nell’area esterna della fiera di Rimini nel corso di Ecomondo, servirà a gestire servizi legati alla manutenzione di aree verdi – come potature o abbattimenti – che la cooperativa fornisce ad Anthea, una società in house del Comune di Rimini, attiva in diversi centri del territorio. Di fatto quindi raccoglierà legno, il più delle volte i rami degli alberi dei viali cittadini, per andarli poi a conferire nell’impianto di smaltimento Hera di Ca’ Baldacci, a 5-6 chilometri da Rimini.

Lo staff di Vrent e quello di Coop 134 che hanno reso possibile l’inizio del rapporto tra le due realtà

Perché prenderlo a noleggio? «Esiste sicuramente una ragione finanziaria, il fatto cioè di avere vantaggi nell’acquisizione – risposte il presidente della Coop 134, Armando Berlini – Ma il beneficio essenziale per noi è un altro e deriva dal fatto che, tramite questa formula, riceviamo la fornitura di un servizio oltre che un veicolo. E in questo servizio sono inclusi la manutenzione e gli interventi di ripristino che in una cooperativa sociale come la nostra possono essere anche frequenti, perché i mezzi non sempre vanno in mano a persone che riescono a trattarli al meglio. E quindi il noleggio ci solleva da un onere che sarebbe altrimenti impegnativo».

Proprio in virtù di questi vantaggi il rapporto tra Coop 134 e Vrent appare soltanto agli inizi. Prova ne sia che «già nelle prossime settimane – aggiunge il presidente – dovremmo formalizzare il noleggio di alcune spazzatrici stradali». Ma tutto lascia presupporre che altri passi sono in corso di pianificazione. D’altra parte, Coop 134 si fa carico di tanti canali di attività – dall’ambiente alla manutenzione del verde, dalla raccolta rifiuti allo spazzamento delle strade, fino alle pulizie – per favorire l’inserimento nel lavoro e quasi tutti necessitano di supporti veicolari per essere gestiti.
Tutte queste attività lo scorso anno hanno fatturato 18 milioni di euro e hanno generato un posto di lavoro a circa 600 persone

Gestori ambientali, dal 15 dicembre operativo il RENTRI. E l’Albo viaggia spedito verso la digitalizzazione

Riordino normativo, semplificazione per il trasporto dei RAEE, accesso al noleggio di mezzi pesanti senza conducente, ma soprattutto digitalizzazione e dematerializzazione. Sono queste le sfide nel futuro (prossimo) dell’Albo nazionale gestori ambientali che ieri a Ecomondo ha festeggiato i primi 30 anni di attività con un convegno dal titolo emblematico: “Orizzonte 2050, a Prova di Futuro”

Tra i tanti cantieri aperti il più importante si chiama RENTRI, ovvero il sistema di tracciabilità che ha l’obiettivo di digitalizzare e semplificare la gestione e il trasporto dei rifiuti, pericolosi e non, nato dalle ceneri del SISTRI (con il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito legge 12/2019) e arrivato alla vigilia dell’operatività con la scadenza del 15 dicembre prossimo quando si aprirà la fare di iscrizione per le aziende con oltre 50 dipendenti che avranno tempo fino al 13 febbraio 2025 (vedi le indicazioni anche nel decreto del MASE), mentre per le altre l’iscrizione partirà dal 15 giugno fino al 14 agosto 2025. 

Un’App per i controlli e l’autorizzazione nel Qrcode

Il gran grande sforzo tecnologico, che permetterà la tracciabilità dei rifiuti, non è isolato. Infatti, l’Albo gestori ambientali ha avviato negli ultimi anni diversi progetti di innovazione tecnologica, sostenuti dal sistema camerale italiano che fin dalla fondazione, nel 1994, ha seguito l’organizzazione territoriale dell’ente vigilato dal ministero dell’Ambiente. “Ci siamo trovati al centro di una riorganizzazione – ha detto durante l’evento a Ecomondo Marco Conte, Vice segretario generale di Unioncamere – e abbiamo puntato sulla digitalizzazione per unificare i servizi su tutto il territorio nazionale”. Un pilastro fondamentale riconosciuto anche da Laura D’Aprile, Capo dipartimento sviluppo sostenibile Ministero dell’Ambiente, intervenuta nel dibattito. “Abbiamo affidato all’Albo – ha detto D’Aprile – un percorso di alto livello perché costituisce l’unica presenza del Mase sul territorio. La coesione territoriale passa quindi anche attraverso la digitalizzazione che ci fornisce la quantificazione dei flussi e delle catene del valore”.

Negli ultimi anni l’Albo ha fatto molti passi avanti in questo senso. Basti pensare che la metà delle 171.000 imprese iscritte (con 781.000 veicoli) già hanno dematerializzato i documenti dell’iscrizione e viaggia portandosi dietro solo un Qrcode al posto di ingombranti faldoni. “Perché solo il 50%? – si chiede Daniele Gizzi, Presidente dell’Albo nazionale gestori ambientali – Perché il lavoro sulla formazione e comunicazione è iniziato dopo la pandemia, ma va completato: le aziende ancora non comprendono a pieno i benefici della tecnologia”. In questi anni, inoltre l’Albo ha messo in campo una App che si chiama AGEST SMART ad uso e consumo delle forze dell’ordine per arrivare all’altro obiettivo: intensificare i controlli per ridurre illegalità ed evasione. Le forze di polizia, solo attivando l’App e puntandola contro una targa, sono in grado di capire in tempo reale se il veicolo è in regola con l’iscrizione all’Albo, a quale categoria è iscritto e una serie di dati utili ai controlli che in un paio d’anni sono passati da 8.000 a 89.000 su tutto il territorio nazionale.

RAEE e noleggio in cantiere

Riordino normativo, semplificazione e locazione dei veicoli sono gli altri fronti su cui l’Albo sta lavorando. “Abbiamo avviato molti gruppi di lavoro – ha detto Gizzi – tra cui, quello per la revisione normativa in particolare per quanto riguarda la figura del responsabile tecnico. Abbiamo allo studio una serie di semplificazione per le iscrizioni in particolare per il settore RAEE, mentre lavoriamo per capire come rendere possibile l’accesso alla locazione dei veicoli senza conducente e per ampliare la geolocalizzazione”. Insomma, molto futuro nei prossimi 50 anni. 

Controlli a tappeto a Monfalcone: in due giorni 50 camion fermati, 26 sanzioni e 15mila euro di multe

Una campagna di controlli speciale con 50 camion fermati in due giorni, numerose infrazioni e irregolarità rilevate e sanzionate. È il bilancio della Polizia locale di Monfalcone, che all’inizio della settimana ha dato il via all’operazione «Strade sicure» per monitorare i veicoli pesanti in transito nel comune friulano, importante area di frontiera e di passaggio di flussi importanti di persone e merci.

Come riportato dai media locali, complessivamente l’operazione ha portato a comminare 26 sanzioni su 50 camion sottoposti ad accertamento, di cui 48 immatricolati all’estero. Sono state elevate multe per oltre 15.000 euro, con 53 punti decurtati, 4 patenti sospese e 1 fermo amministrativo.

Tra le violazioni più rilevanti, è stata scoperta una falsa autorizzazione internazionale (CEMT) utilizzata da un’impresa bosniaca per effettuare trasporti abusivi da oltre un anno. Al conducente è stata inflitta una multa di 4.130 euro e il veicolo è stato sottoposto a fermo per tre mesi.

Gli agenti hanno inoltre individuato un autocarro immatricolato in Bosnia con numero di telaio errato e due mezzi con tachigrafi non conformi alle normative. In questi ultimi casi, i conducenti hanno ricevuto una sanzione di 866 euro ciascuno e la sospensione della patente per 15 giorni. Un’altra infrazione è stata rilevata su un tachigrafo alterato, che ha comportato una multa di 1.732 euro e la contestuale sospensione della patente. E ancora: un conducente è stato sorpreso a viaggiare senza carta tachigrafica, impedendo ogni controllo sui tempi di guida e di riposo, e ha ricevuto una sanzione di 866 euro con sospensione della patente per 15 giorni.

Complessivamente, sono stati registrati otto casi di eccesso di velocità, sette infrazioni legate al mancato rispetto dei tempi di guida e riposo, tre violazioni riguardanti le dimensioni massime dei veicoli che permettevano il trasporto di carichi superiori al consentito, e due infrazioni sulla sicurezza del carico.

Ecomondo: Volvo Trucks presenta il nuovo FM Low Entry, l’elettrico «comodo» per la città

Volvo Trucks Italia ha partecipato a Ecomondo 2024, la fiera di riferimento per la transizione ecologica e la sostenibilità in corso in questi giorni a Rimini (5-8 novembre), presentando una serie di veicoli «green» che testimoniano l’impegno del gruppo per la riduzione delle emissioni e la mobilità sostenibile.

Sicuramente una grande curiosità ha suscitato il nuovo Volvo FM Low Entry, camion totalmente elettrico, ideale per qualsiasi impiego urbano, dalla raccolta rifiuti alla cantieristica fino alle consegne. Progettato per ridurre l’affaticamento del conducente, grazie a una cabina ergonomica, spaziosa e dall’accesso ribassato – ideale per quando si entra e si esce frequentemente dalla cabina durante il turno – il veicolo, mostrato in anteprima nazionale, si caratterizza anche per l’eccellente visibilità: ha ottenuto infatti le «cinque stelle» nella valutazione Direct Vision, ovvero lo standard di valutazione della visibilità dei veicoli commerciali da 12 tonnellate in su adottato a Londra dal 2020.

Esposto in configurazione 8×4 Tridem, con passo da 3.900 mm, il mezzo è dotato di un motore elettrico da 330 kW (450 Cv) di potenza continua e offre un autonomia fino a 200 km. La ricarica delle batterie (in totale quattro da 360 kWh) avviene in modalità rapida in un’ora e mezza, mentre quella lenta in 7,5 ore.

Tra agli altri modelli esposti, anche un Volvo FH Aero Electric 4×2 da 44 tonnellate e un Volvo FH16 Aero 4×2 780 CV alimentato a HVO.

Accanto a Volvo Trucks, altre divisioni del gruppo hanno presentato innovazioni per la riduzione delle emissioni di CO2 e il riciclo. In particolare, Volvo Construction Equipment ha esposto alcuni macchinari elettrici, come la pala gommata elettrica L120, e un sistema di ricarica portatile per attrezzature da cantiere.

Volvo Penta, invece, ha introdotto un sistema di accumulo di energia a batteria (BESS) per la stabilità della rete elettrica, contribuendo a soluzioni basate su energie rinnovabili.

Autotrasportatrice muore travolta da un camion in un piazzale di una ditta a Padova

Dopo il tragico incidente fatale che ha coinvolto qualche giorno fa un autotrasportatore sardo, un’altra drammatica morte sul lavoro ha funestato il mondo del trasporto pesante. La vittima è un’autotrasportatrice di 61 anni, Sylvia Pallischeck, di origine tedesca, ma da tempo stabilitasi a Brogliano, nel Vicentino. La donna era dipendente dell’azienda di trasporti Salamone Group di Bagheria (Palermo).

L’incidente è accaduto a Padova nella serata di martedì, intorno alle 18.45, all’interno dell’azienda di logistica Angelo Finesso. Secondo la ricostruzione delle Forze dell’Ordine, il camion dell’autotrasportatrice era parcheggiato temporaneamente nel piazzale davanti all’ingresso dell’azienda e Pallischeck era scesa per controllare il rimorchio. Al momento in cui stava per risalire in cabina un altro Tir l’ha investita in pieno. L’autista dell’autoarticolato, accortosi dell’impatto, è sceso immediatamente dal camion per prestarle i primi soccorsi e chiamare il 118 che è intervenuto prontamente, ma ciò nonostante per la 61enne non c’è stato nulla da fare.

Il camionista che ha investito la vittima, A.V., un 39 enne di origini rumene, ma residente nel Padovano, era arrivato da Verona e, secondo alcuni testimoni, sarebbe sceso dal camion per pochi minuti per controllare le bolle, lasciando il mezzo acceso. Rimettendosi al volante, nel fare manovra non si sarebbe accorto della presenza della collega, investendola e trascinandola per diversi metri. Sono in corso le indagini per accertare eventuali responsabilità.

Il decesso dell’autotrasportatrice ha suscitato grande commozione e anche numerose proteste tra i magazzinieri della Finesso, molti dei quali dopo l’incidente hanno rinunciato a proseguire il lavoro. Come riferisce il Mattino di Padova, ieri i lavoratori dell’azienda padovana, insieme a quelli di Brt, Unicomm, Susa Trasporti e Sda, hanno deciso di fermarsi, esponendo cartelloni «contro i ritmi della logistica che uccidono» e per avere più controlli e meno appalti.

«Per quanto i nostri iscritti, per lo più magazzinieri, non siano direttamente collegati alla vicenda che ha coinvolto l’autotrasportatrice esterna, si sono sentiti in dovere di dire e di fare qualcosa – ha spiegato al quotidiano Riccardo Ferrara di Adl Cobas – Il mondo della logistica e dei trasporti ha tempi sempre più veloci… I lavoratori non sono più persone, ma sono considerati parte dell’ingranaggio che deve aumentare le performance. Questo è intollerabile e anche i committenti, benché non siano formalmente i datori di lavoro diretti, devono farsi carico della sicurezza di tutti, non solo dei propri dipendenti. Le aziende devono investire di più sulla sicurezza e formazione del personale viaggiante e non. Non basta seguire le linee guida o quello che è previsto dalla normativa, la scommessa oggi è fare di più».

Tutte le novità di Daimler Truck a Ecomondo 2024

Alla fiera Ecomondo 2024, Daimler Truck Italia ha rinnovato la sua partecipazione sottolineando il proprio impegno verso la sostenibilità e l’economia circolare. L’azienda, che occupa uno spazio di 520 metri quadri nel padiglione Hall A7-C7, ha esposto le principali novità dei marchi Mercedes-Benz Trucks e Fuso, con un focus sulle soluzioni di trasporto ecologico e, in particolare, elettrico.

Tra i modelli di punta, l’eActros 300, il primo camion elettrico di Mercedes-Benz prodotto in serie, progettato per il trasporto a zero emissioni. Dotato di eAxle, un assale posteriore con due motori elettrici, garantisce un’autonomia migliorata grazie alle sue batterie di grandi dimensioni e una rumorosità ridotta, ideale per operazioni notturne in ambito urbano. L’eActros 300, con configurazione a tre assi e passo lungo, è pensato per la raccolta dei rifiuti in città, combinando manovrabilità e capacità.

Un altro modello di spicco è l’eEconic, destinato all’uso municipale. Pensato per la raccolta dei rifiuti, il veicolo offre un pianale ribassato per facilitare l’ingresso e l’uscita. Tra le sue caratteristiche, il parabrezza panoramico realizzato con uno speciale vetro capace di filtrare i raggi solari e la sicurezza avanzata con l’assistente alla svolta e il sistema Active Brake Assist di quinta generazione.

Per il marchio Fuso, invece, Daimler ha presentato la nuova generazione dell’eCanter, un camion leggero completamente elettrico, compatibile con diversi allestimenti per l’uso urbano, i servizi pubblici e la costruzione. Disponibile con diverse opzioni di passo e batterie, l’eCanter è in grado di garantire autonomia fino a 200 km. Il veicolo supporta la ricarica rapida con il sistema CCS e, grazie alla sua silenziosità, è ideale per le operazioni notturne.

Presentato anche il nuovo Canter diesel (apprezzato per la sua versatilità e sicurezza, potenziato con il sistema Sideguard Assist e disponibile in varie configurazioni per rispondere alle esigenze specifiche della raccolta rifiuti e delle operazioni stradali) e l’Unimog della serie U400, un veicolo robusto pensato per la manutenzione stradale, sia estiva che invernale.

I semirimorchi Schmitz Cargobull utilizzeranno la piattaforma telematica gestionale di Webfleet

Webfleet, società di Bridgestone con sede in Olanda che si occupa di gestione del parco veicoli, e Schmitz Cargobull, produttore di semirimorchi per merci a temperatura controllata, varie e sfuse, hanno firmato un accordo per estendere ai trailer della casa tedesca il programma OEM.connect.

Collegare telematicamente i rimorchi

Attraverso il software di Webfleet gli operatori di flotte commerciali potranno collegare facilmente i rimorchi Schmitz Cargobull alla piattaforma gestionale della divisione di Bridgestone, mediante una struttura telematica preinstallata in fase di costruzione, eliminando così la necessità di installazioni hardware aftermarket.

In questo modo le aziende possono accedere a dati di grande importanza rilevati sui rimorchi per aumentarne l’utilizzo, ridurre i tempi di fermo e migliorare complessivamente la sicurezza delle persone e la protezione delle merci.

Come funziona

Per connettere i loro trailer alla piattaforma Webfleet i fleet manager utilizzeranno il portale telematico Schmitz Cargobull TrailerConnect con un loro numero di identificazione del veicolo (VIN) e potranno così sfruttare le funzionalità del sistema: visibilità sui dettagli del viaggio e sulla posizione; monitoraggio della manutenzione e della sicurezza; info sul carico utile, sulla pressione degli pneumatici (TPMS) e sulla loro temperatura.

La soluzione integrata è disponibile da subito per i clienti Webfleet europei, con l’ambizione da parte della casa olandese di includere più produttori nel prossimo futuro.

I commenti

«Rendendo la nostra collaudata soluzione Webfleet Trailer ulteriormente accessibile tramite dati OEM – ha detto Taco van der Leij, vicepresidente di Webfleet Europe – aiuteremo ancora più aziende con approfondimenti sui dati in tempo reale e informazioni chiave immediatamente disponibili, necessarie per massimizzare le prestazioni del rimorchio».

«Con il TrailerConnect Data Management Center di Schmitz Cargobull, gli autotrasportatori hanno il pieno controllo sui propri dati e possono trasmetterli a terzi in modo efficiente – ha poi ribadito Sören Danielsen, responsabile della strategia e dello sviluppo del business di Schmitz Cargobull – In futuro sarà possibile selezionare, elaborare e inviare le informazioni di posizione e temperatura ad altri sistemi in maniera più semplice, con la semplice pressione di un pulsante».

Ecco il nuovo Piaggio Porter NPE: compatto, tecnologico e 100% elettrico

Novità elettriche in casa Piaggio. Lo storico produttore italiano di veicoli ha svelato in anteprima a Ecomondo il nuovo Porter NPE, il primo city truck completamente elettrico della sua gamma. Prodotto nello stabilimento di Pontedera, in Italia, la sua casa costruttrice lo definisce «l’unico city e-truck cabinato specificamente progettato per le missioni urbane, grazie alle dimensioni compatte unite a una grande capacità di carico e a una notevole flessibilità di allestimento».

Nello specifico, il veicolo ha una portata fino a 1.055 kg a telaio ed è disponibile in due passi (2.650 e 3-070) e quattro colorazioni (opale blu, bianco effetto marmo, arancio ambra, verde giada). Cuore del veicolo è la Electric Drive Unit (EDU), un sistema compatto che integra motore elettrico, inverter e trasmissione in un’unica soluzione, riducendo peso e ingombro e ottimizzando i circuiti elettrici e di raffreddamento. Questo design permette al Porter NPE di raggiungere una velocità massima di 90 km/h, perfettamente adeguata alle esigenze della mobilità cittadina, e offre un’autonomia di oltre 250 km con una singola carica.

Il motore eroga una potenza di 150 kW di picco e 330 Nm di coppia massima, mentre la batteria da 42 kWh offre, secondo il marchio, affidabilità e rapidità di ricarica: bastano 30 minuti in modalità rapida per passare dal 20% al 70% di carica. In modalità standard, invece, i tempi calcolati per ricaricare il veicolo vengono quantificati in quattro ore.

Il nuovo modello include anche avanzate soluzioni di sicurezza, come sistemi di cybersecurity e dotazioni di sicurezza attiva e passiva. Tra queste citiamo, ad esempio, l’assistente al mantenimento di corsia, il sistema intelligente di rilevamento velocità, l’assistente al parcheggio, l’avviso stanchezza del conducente, il sistema di frenata assistita e il sistema acustico di avviso pedone. Queste tecnologie, tra l’altro, sono presenti anche nelle versioni a propulsione termica bi-fuel eco-compatibili, alimentate a benzina/metano e benzina/GPL.

13%: è la percentuale di applicazione del 5G in Italia nel settore della logistica (in Europa è del 28%)

Nel settore industriale la connettività 5G sta rinnovando diversi settori, inclusi quello logistico. Secondo una ricerca dell’Osservatorio 5G & Beyond della School of Management del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno «5G oltre la connettività: per una strategia digitale», il settore logistico è tra i principali ambiti applicativi in Italia (con il 13% dei casi), preceduto solo dall’ambito manifatturiero (26%), dalle università e dai centri di innovazione (23%). Anche se, va rimarcato, a livello europeo la percentuale media di applicazione del 5G in ambito logistico è più del doppio rispetto al dato italiano (28% contro 13%).

In particolare, guardando al quadro europeo, le principali aree di applicazione riguardano il settore manifatturiero (34% dei casi), seguito da quello logistico (appunto con il 28%) e da università e centri di innovazione (14%). Nella logistica, le aree portuali si confermano l’ambiente più vitale, con oltre metà dei casi a livello europeo. «In questi contesti – spiega l’Osservatorio – la copertura 5G consente l’uso di servizi digitali che altre tecnologie di rete non riescono a supportare, ad esempio il monitoraggio degli spazi portuali con telecamere intelligenti per garantire la sicurezza delle persone o il telecontrollo di asset mobili e fissi».

La ricerca ha fornito anche uno sguardo allargato alla spesa in 5G industriale (reti private e dedicate e, in alcuni casi, applicazioni specifiche) delle aziende italiane. La spesa per il 2024 è stimata intorno ai 14,5 milioni di euro, in crescita del 70% rispetto al 2023. Ma, in realtà, si tratta di una crescita modesta in valore assoluto a causa di diverse barriere. «Su tutte – spiega l’Osservatorio – la difficoltà a giustificare il ritorno sull’investimento, la concorrenza di altre tecnologie di connettività considerate soddisfacenti e, non da ultimo, un contesto normativo frammentato e in contrasto con le esigenze industriali delle imprese, soprattutto multinazionali».

La spesa per le reti 5G in Italia (fonte: Politecnico di Milano)


 

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