Veicoli - logistica - professione

Home Blog Pagina 4

Transizione, Unem: «Biocarburanti e neutralità tecnologica per il trasporto pesante. L’Ue riveda le politiche»

Rivedere la strategia europea per la decarbonizzazione dei trasporti pesanti e marittimi. L’input arriva da Unem che, in collaborazione con il RIE di Bologna, ha presentato oggi insieme ad Anita e Confitarma lo studio “Decarbonizzare i trasporti pesanti. Prospettive per i segmenti stradale e marittimo al 2030 e al 2050” che dimostra come sia possibile raggiungere gli obiettivi dettati dall’agenda europea aprendo alla neutralità tecnologica e ai biocarburanti. In altre parole, Unem chiede al nuovo Parlamento Ue e Commissione una revisione delle politiche di decarbonizzazione per lo stradale pesante e il marittimo alla luce delle criticità economiche e geopolitiche degli ultimi anni. “Non sarà possibile fare un’inversione a U – ha detto l’europarlamentare Nicola Procaccini (FdI) – ma potremo correggere la rotta per i provvedimenti ancora non arrivati in fondo”. Anche Massimiliano Salini, eletto al Parlamento Ue dalle liste di Forza Italia, ha condiviso l’importanza della neutralità tencologica, mentre Dario Nardella che in Europa rappresenta i socialisti democratici ha ammesso che “in un mercato globalizzato sono necessarie dosi di flessibilità” per rivedere dove necessario anche scelte già fatte.

Neutralità carbonica per traguardare il 2025

“L’obiettivo di questo lavoro – ha sottolineato Gianni Murano, Presidente UNEM – è evidenziare come per traguardare la neutralità carbonica entro il 2050 sarà necessario sviluppare tutte le soluzioni tecnologiche che sono in grado di dare un contributo concreto alla decarbonizzazione dei trasporti. E’ essenziale evitare posizioni ideologiche che non tengono conto del reale contesto tecnologico e che possono generare contraccolpi economici e sociali persino precludendo il raggiungimento dell’obiettivo. La filiera industriale che rappresentiamo ha già investito molto nello sviluppo di carburanti a bassa se non nulla impronta carbonica, ma se non mettiamo in moto le adeguate economie di scala, partendo dal trasporto leggero, non arriveremo neanche a soddisfare la domanda di quei settori cosiddetti hard-to-abate, cioè aereo e marittimo”.

Il trasporto stradale contribuisce al 4% delle emissioni

Lo studio si è concentrato sul trasporto stradale pesante (con veicoli di massa superiore alla 3,5 tonnellate) che contribuisce al 4% delle emissioni nazionali. “Siamo convinti che debbano essere riconosciute e valorizzate tutte le tecnologie disponibili che possono contribuire utilmente alla decarbonizzazione del trasporto pesante su strada – ha detto Margherita Palladino Responsabile Relazioni Istituzionali di ANITA – La pluralità tecnologica deve trovare adeguato riconoscimento nel regolamento europeo che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 dei nuovi veicoli pesanti. Anche l’intermodalità può fare la sua parte nella decarbonizzazione del comparto e le politiche europee vanno rese coerenti con la duplice esigenza di salvaguardare i traffici attuali e creare nuove relazioni di traffico intermodale. Auspichiamo un ripensamento sull’ETS marittimo e un aggiornamento della Direttiva europea sui trasporti combinati nell’ottica di perseguire queste finalità”.

Il mare: un settore hard to abat

“Confitarma e UNEM sono impegnate insieme nel complesso percorso della transizione energetica del trasporto marittimo – ha affermato Luca Sisto, Direttore Generale di Confitarma – con l’obiettivo comune di rendere i carburanti alternativi accessibili e competitivi per l’intera filiera del mare. Come ha recentemente evidenziato il presidente del Consiglio Meloni dalla COP29 di Baku, al momento non abbiamo un’unica alternativa ai combustibili fossili ma dobbiamo lavorare tutti insieme a un mix energetico equilibrato, che includa rinnovabili, gas, biocarburanti, idrogeno e cattura del CO2. Noi ci siamo, determinati a continuare a fare la nostra parte, consapevoli che il trasporto marittimo rimane un settore hard to abate, ancora fortemente dipendente dai combustibili fossili, ma anche che rappresenta la modalità di trasporto a minor impatto di emissioni a fronte di più dell’80% di merci movimentate a livello globale”.

Multe, stangata in arrivo: aumenti fino al 17% dal 1° gennaio 2025

Aumenti dal 6 al 17% per le multe stradali a partire dal 1° gennaio 2025. I rincari, senza un intervento del governo, scatteranno per legge dal prossimo anno per adeguare le sanzioni all’andamento dell’inflazione. A denunciarlo sono le associazioni dei consumatori che fanno notare che lo stop ai rincari, introdotto con la legge di bilancio del 2023 pe venire incontro alle difficoltà della pandemia, scaricherebbe sugli utenti della strada i rincari relativi agli ultimi 4 anni, producendo rialzi fino al 17%. Tanto per fare un esempio, le sanzioni per il semaforo rosso o per la guida usando il cellulare arriverebbero a 200 euro (oggi 167 euro), mentre superare i limiti di velocità (oltre i 60 km/h) costerà 1.000 euro.

D’altra parte, il Codice della strada parla chiaro e, a meno di un intervento esplicito del governo, gli importi delle sanzioni per violazioni stradali subiranno l’aumento previsto dall’art. 195, secondo cui «La misura delle sanzioni amministrative pecuniarie è aggiornata ogni due anni in misura pari all’intera variazione, accertata dall’ISTAT, dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (media nazionale) verificatasi nei due anni precedenti».

Un incremento che, secondo l’Unione Nazionale Consumatori, potrebbe arrivare al 17% condensando gli aumenti inflattivi dei quattro anni precedenti, mentre secondo Assoutenti il rialzo dovrebbe fermarsi al 6% rivalutando solo l’andamento degli ultimi 2 anni.

Secondo un report di Assoutenti, dal 1° gennaio 2024 a oggi le sanzioni stradali hanno già portato nelle casse degli enti locali ben 1,4 miliardi di euro, che si aggiungono ai quasi 1,8 miliardi dell’intero 2023 – analizza Assoutenti – A partire dal prossimo gennaio, quindi, anche le entrate per le casse pubbliche derivanti dalle sanzioni stradali potrebbero ulteriormente crescere, attestandosi come detto attorno al +6%. Considerando gli arrotondamenti previsti dalla norma, la multa per uso del cellulare alla guida passerebbe così dal prossimo anno da 165 a 175 euro (+10 euro), quella per divieto di sosta  da 42 a 45 euro (+3 euro), quella per attraversamento con il semaforo rosso da 167 a 177 euro (+10 euro), il superamento dei limiti di velocità da 10 a 40 km/h passerebbe da 173 a 183 euro (+10 euro), mentre se si superano i limiti da 40 a 60 km/h la sanzione sale da 543 a 576 euro (+33 euro); la multa arriverebbe a 896 euro in caso di superamento dei limiti di velocità per oltre 60 km/h (+51 euro).

Northvolt «senza energia»: il colosso delle batterie fatica a raggiungere gli obiettivi di produzione

Non c’è pace per Northvolt. Dopo aver annunciato nei mesi scorsi di rivedere i propri piani di sviluppo e anche di tagliare posti di lavoro, a causa della frenata della domanda di veicoli elettrici (ne avevamo parlato qui), il produttore europeo di batterie continua il suo processo di ridimensionamento. Secondo documenti interni e fonti vicine all’azienda, rese note dall’agenzia di stampa internazionale Reuters, Nothvolt non riuscirebbe a raggiungere l’obiettivo di produrre 100.000 celle a settimana entro la fine dell’anno e avrebbe sospeso la produzione almeno fino a dicembre in uno dei due edifici dello stabilimento di Skelleftea, in Svezia.

Stando a quanto riportato da Reuters, inoltre, Northvolt avrebbe anche discusso la possibilità di ottenere una protezione fallimentare negli Stati Uniti come una delle diverse opzioni a disposizione dell’azienda a corto di liquidità per sopravvivere alla crisi. Anche se tale notizia non ha ancora trovato conferma ufficiale da parte di Northvolt.

Ad ogni modo, stando ai dati diffusi dall’azienda stessa, nell’ultima settimana di ottobre la società ha consegnato solo 22.000 celle rispetto a un obiettivo di 30.000. Nella settimana che si è conclusa il 10 novembre, invece, il dato si è assestato a circa 26.000 unità. Un livello di produzione che comunque si trova sottodimensionato rispetto alla tabella di marcia «Path to 100k», cioè di produrre 100.000 celle a settimana entro la fine dell’anno. Il risultato è probabilmente anche la conseguenza dell’interruzione del ciclo di produzione 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Northvolt ha di recente confermato infatti la riduzione dei turni di lavoro e di produrre solo nei giorni feriali, aggiungendo che «sta gestendo meno linee di produzione rispetto al passato e si sta concentrando sulla consegna dei volumi contrattuali dei clienti» (ad oggi principalmente Scania, Audi e Porsche, ndr).

Tuttavia, secondo Hans Eric Melin, fondatore del gruppo di consulenza Circular Energy Storage (CES), rallentare i ritmi produttivi non sarebbe necessariamente una cattiva notizia, perché «potrebbe portare a un miglioramento della qualità delle celle agli ioni di litio». Fonti interne a Northvolt hanno inoltre sottolineato come questa strategia favorisca interventi più efficienti di riparazione e manutenzione.

Sequestro per 22 milioni ad AF Logistics per frode fiscale e utilizzo illecito di manodopera

Il ricco volume che vede la procura di Milano impegnata fare un’opera di pulizia all’interno del mondo del trasporto e della logistica si arricchisce di un nuovo capitolo. Stavolta i “soliti” pm Valentina Mondovì e Paolo Storari hanno richiesto al nucleo di polizia economico-finanziaria di Milano di dare esecuzione al provvedimento preventivo di urgenza con cui veniva disposto il sequestro di 22 milioni nei confronti di AF Logistic spa, società di trasporto e movimentazione merci con sede nei pressi di Massalengo (Lodi). L’accusa è quella già vista altrove: somministrazione illecita di manodopera. Più precisamente la Guardia di Finanza avrebbe appurato, secondo quanto scrive in un comunicato il capo della procura Marcello Viola, «una complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo, da parte della beneficiaria finale, del meccanismo illecito di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti a fronte della stipula di fittizi contratti d’appalto per la somministrazione di manodopera».

In realtà l’indagine appare una filiazione di un’altra, portata a termine nello scorso aprile, quando la Finanza sequestrò a GS una cifra vicina ai 65 milioni di euro e anche in quel caso si ipotizzava un utilizzo illecito della manodopera coperto da rapporti di lavori coperti tramite l’intermediazione di società filtro, che attingevano a un pozzo di manodopera costituito da una rete di cooperative. Da qui ne derivava una costante omissione del versamento dell’Iva e di tutti i contributi previdenziali e assistenziali.

A essere indagati per frode fiscale sono sia Antonio Ferrari, legale rappresentante di AF Logistics, e la stessa società. Più precisamente in un lasso di tempo tra il 2018 e il 2023, l’azienda ha fatto «largo ricorso all’esternalizzazione dei servizi di logistica, movimentazione merci, facchinaggio e trasporto, avvalendosi di fatture ricevute da diversi soggetti giuridici, la cui analisi ha fatto emergere rilevanti criticità, in gran parte anche di natura fiscale, oltre che giuslavoristica».

I pm sono anche andati a quantificare i passaggi da una società all’altra cui erano sottoposti i lavoratori per evitare di pagare i contributi. Complessivamente ne hanno contati 3.820 e di questi 815 sono transitati in due società, 272 in tre, 64 in quattro e 22 in cinque o più. Dai bilanci, poi, i magistrati hanno appurato che circa la metà del fatturato di AF Logistics derivava dalle forniture a GS e a Ikea Italia e il resto da una miriade di altre aziende più piccole.

MSC acquisisce MVN e irrompe nella logistica industriale integrata

MSC-Mediterranean Shipping Cruises scende in campo nel settore della logistica industriale integrata. Il Gruppo ha infatti annunciato l’acquisizione – tramite la controllata Medlog Holding Italiadella maggioranza (51%) di MVN, società milanese che opera nel settore e gestisce numerose operazioni per grandi gruppi industriali in Italia e nel mondo. La quota rimanente resta a Logistic Project Italia, la società che deteneva precedentemente l’intero pacchetto azionario. Il controllo sarà congiunto, come dimostra la conferma dei vertici di Mvn, il presidente Enrico Bazzi e l’AD Claudio Gervasoni.

La logistica integrata industriale è un comparto in grande sviluppo, con un giro d’affari che si prevede raggiungerà 83 miliardi di euro entro il 2026 nella sola Unione Europea.

Per gestire l’acquisizione è stata creata la nuova divisione Industrial logistics solutions, che si avvarrà dall’esperienza di MVN nella gestione e movimentazione di merci e manufatti. Grazie a tecnologie innovative e soluzioni automatizzate, MVN è infatti in grado di seguire l’intero processo end-to-end, partendo dalle attività funzionali di raccolta e immagazzinamento delle merci, passando poi all’alimentazione delle linee produttive e all’outbound fino alla gestione delle funzioni di imballaggio industriale, trasporto e spedizioni, nonché, in alcuni casi, al management di alcune lavorazioni ad alto valore aggiunto.

Da parte sua MSC metterà a disposizione del mercato e delle imprese che già lavorano con MVN tutte le possibilità di trasporto gestite dal gruppo (via mare con MSC, via aria con MSC Air Cargo, su ferro e gomma con Medlog), coprendo con un’unica realtà tutta la gamma di servizi logistici.

Nel 2023, in soli tre anni (chiusura del primo esercizio nel 2021), MVN ha raggiunto un fatturato di oltre 50 milioni di euro, con un rilevante trend di crescita ottenuto grazie a importanti commesse con operatori internazionali. Nel 2024 si prevede un volume di vendite di circa 100 milioni di euro.

La società milanese, che ha in progetto future espansioni in Francia, Germania e Arabia Saudita, può contare su una rete di 21 centri logistici presenti sul territorio nazionale che coprono una superficie totale di oltre 1.500.000 mq e occupa oltre 500 persone.

«Il mercato è in continua evoluzione – ha commentato Giuseppe Prudente, presidente di Medlog – Per questo è fondamentale avere una strategia mirata di medio-lungo periodo per garantire l’efficientamento dei servizi e la multimodalità. È proprio perseguendo questo obiettivo che MSC ha recentemente concluso importanti operazioni per ampliare la propria flotta di navi e rendere più agevoli, veloci e sostenibili i successivi collegamenti via ferro e via gomma».

«L’operazione appena conclusa – ha continuato Federico Pittaluga, AD di Medlog – ha un forte valore strategico, perché ci permette di ampliare ulteriormente il raggio d’azione del Gruppo. Comunque già da anni collaboriamo con MVN, di cui abbiamo sempre apprezzato le capacità organizzative e l’efficienza».

«Poter contare sull’esperienza multisettoriale di MSC  – ha concluso Enrico Bazzi – non potrà che favorire un processo di espansione iniziato già da qualche anno e che permetterà di accedere a nuovi promettenti mercati, con l’obiettivo di posizionare l’azienda fra i leader europei».

Ecology Parts celebra il suo primo anno di vita e annuncia un nuovo hub logistico

Un’azienda giovane, con appena un anno di vita alle spalle, ma con in sé già tutti gli obiettivi chiari di crescita e consolidamento. Si è presentata così, in occasione di Ecomondo 2024, Ecology Parts, società in capo al gruppo Maurelli specializzata nel supporto tecnico e nella fornitura di ricambi per i veicoli della raccolta rifiuti e dell’igiene urbana. Con una convention tenutasi sul parterre della manifestazione riminese, la società ha infatti celebrato il suo primo anno di attività presentando in anteprima una serie di novità che preannunciano la propria espansione sul mercato. Su tutte, l’apertura di un nuovo hub logistico a San Vitaliano, nei pressi di Nola: uno spazio di oltre 1.000 mq esclusivamente dedicati ai ricambi del settore dell’ecologia.

«Da quando siamo partiti operativamente, cioè a inizio 2024 – ha affermato Giulia Maurelli, amministratrice delegata di Ecology Parts – ci siamo avvalsi, e ci avvaliamo tutt’oggi, dell’hub logistico del Gruppo Maurelli, a Capua. Ma entro fine anno contiamo di ultimare i lavori del nuovo hub di San Vitaliano. Con l’apertura di questo spazio, il nostro obiettivo sarà quello di essere ancora più rapidi nell’evasione degli ordini».

Giulia Maurelli, AD di Ecology Parts

Ad oggi i principali clienti della società campana sono flotte private, aziende municipalizzate, società di noleggio e officine, a cui vengono offerte un’ampia gamma di ricambi e componenti per tutte le esigenze dei veicoli del settore ecologia. «Siamo l’unica azienda in Italia che gestisce oltre 20 brand di ricambi di compattatori e spazzatrici», ha affermato Maurelli, sottolineando come la disponibilità immediata di ricambi e la velocità di approvvigionamento siano elementi distintivi per garantire la continuità dei servizi di igiene urbana, contribuendo così all’efficienza delle flotte dedicate alla raccolta rifiuti.

In occasione di Ecomondo, Ecology Parts ha annunciato poi anche il nuovo e-commerce (consultabile sul sito ecologyparts.it, in costante aggiornamento), il potenziamento del proprio catalogo prodotti e del call-center dedicato. Consolidate anche le partnership con società di rilievo, come Dhollandia, VDO, Kempower, Repsol e Formau, che dal palco della fiera riminese hanno illustrato le loro ultime novità innovazioni di prodotto per il settore dell’ecologia.

Corte dell’Aja, Shell vince l’appello e non dovrà tagliare il 45% delle emissioni di CO2

Vittoria storica della Shell in un contenzioso climatico. La Corte olandese dell’Aja ha infatti stabilito in appello che la multinazionale britannica non dovrà ridurre le emissioni di anidride carbonica del 45% entro il 2030 (rispetto al 2019), come le era stato intimato di fare da un tribunale dei Paesi Bassi in primo grado. Questo primo giudizio si era concluso con l’ordine del tribunale alla compagnia petrolifera di ridurre tre tipi di emissioni di anidride carbonica: quelle provenienti direttamente dalle sue operazioni; quelle derivanti dall’energia utilizzata e quelle originate dalla catena di fornitura e dai clienti (queste ultime la maggior parte del totale, circa il 90%).

Contro questa sentenza innovativa Shell aveva presentato appello, ma avevano fatto ricorso anche gli ambientalisti che avevano intentato e vinto il giudizio di primo grado. Guidati da Milieudefensie, sezione olandese di Friends of the Earth, le associazioni “green” lamentavano infatti gli scarsi sforzi compiuti dal gigante petrolifero per tagliare le emissioni e accusavano Shell di andare contro l’Accordo di Parigi del 2015 sulla limitazione dell’aumento della temperatura globale.

Ma la Corte d’Appello dell’Aja ha ribaltato e annullato la decisione dei giudici «orange» di primo grado. Una brutta batosta per Friends of the Earth, Greenpeace e oltre 17mila cittadini olandesi che si erano costituiti parte civile e che avevano festeggiato per la  sentenza del 2021. I

Le motivazioni della sentenza della Corte d’Appello

Il giudice Carla Joustra, pur riconoscendo il dovere della multinazionale di limitare la produzione di gas serra, ha dichiarato che la Shell ha già degli obiettivi per le emissioni di carbonio climalteranti che sono in linea con le richieste di Friends of the Earth, sia per quanto riguarda la produzione diretta che per le emissioni indirette prodotte dall’energia che la società acquista da altri. L’azienda dichiara infatti la volontà di raggiungere il net Zero, ovvero nessuna emissione di CO2 entro il 2050, e di «ridurre della metà le emissioni delle nostre attività entro il 2030».

Inoltre – ha sottolineato la giudice – «non c’è attualmente tra i climatologi unanimità sulla percentuale di riduzione delle emissioni che una singola azienda dovrebbe raggiungere» e quindi sta ai legislatori europei e olandesi stabilire quanto sia tenuta a ridurle.

Infine la Corte definisce illegittima l’imposizione ad un’unica azienda di una diminuzione delle emissioni inquinanti dei clienti e delle società che acquistano i suoi prodotti, tanto più che un tale ordine non avrebbe effetto, visto che i prodotti «potrebbero essere venduti da un’altra impresa».

Da qui il giudizio finale della Corte: le richieste di Friends of the Earth non possono essere accolte e la sentenza del tribunale distrettuale va annullata. Ora all’associazione ambientalista non resta che la possibilità di ricorrere alla Corte Suprema dei Paesi Bassi.

Le reazioni

«È un risultato che fa male – ha commentato Donald Pols, direttore di Milieudefensie –  Ma ci sono anche aspetti positivi. I grandi inquinatori non possono fare ciò che vogliono e il dibattito sulla loro responsabilità nella lotta ai cambiamenti climatici pericolosi è tornato alla ribalta. Inoltre è stato ribadito che Shell ha una responsabilità individuale nella riduzione delle emissioni e che la sua politica di esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas contrasta con gli Accordi sul clima di Parigi».

Grande soddisfazione invece da parte dell’AD di Shell, Wael Sawan: «Riteniamo giusta la sentenza non solo per noi, ma anche per l’Olanda e per la transizione energetica globale. Anche perché il nostro obiettivo di diventare un’azienda a emissioni nette zero entro il 2050 resta invariato».

Dal 2016 emissioni più basse del 30%

Secondo i dati le emissioni di CO2 della società britannica sono calate nel 2024 del 30% rispetto a otto anni fa. Gli investimenti tra il 2023 e il 2025 in energia a bassa emissione di CO2 dovrebbero raggiungere i10-15 miliardi di dollari.

D’altro canto la Shell ha abbassato nove mesi fa i target di riduzione dei gas serra  immessi nell’ambiente in rapporto all’energia prodotta, portandoli dal 45% entro il 2035 al 15.20% entro il 2030 (nei confronti con il 2016).

Più efficiente per tutto l’anno, ecco il nuovo pneumatico Duravis All Season Evo di Bridgestone

Il produttore di pneumatici Bridgestone ha presentato un’inedita gomma indirizzata ai veicoli commerciali leggeri. Si tratta del Duravis All Season Evo, chesostituisce il predecessore Duravis All Season. Lo pneumatico è progettato per garantire la massima efficienza nell’arco dell’anno per autisti e flotte nelle attività di consegne regionali ed ultimo miglio urbano, con riduzione sensibile di tempi di inattività e costi.

Più 15% di chilometraggio

Il nuovo modello, compatibile con i veicoli elettrici, offre miglioramenti significativi in termini di durata, prestazioni sul bagnato e consumi di carburante o energia nei confronti della precedente versione. Sviluppato con tecnologia Enliten, l’All Season Evo garantisce infatti un chilometraggio superiore del 15% e una riduzione della resistenza al rotolamento pure del 15% rispetto al passato.

Migliore aderenza al bagnato della categoria

L’All Season Evo vanta inoltre le migliori prestazioni di aderenza sul bagnato della sua categoria, con un’etichetta UE in classe A. Dotato anche delle marcature Three Peak Mountain Snowflake (3PMSF)e M+S, il nuovo pneumatico è particolarmente adatto all’utilizzo in condizioni invernali.

L’incremento delle prestazioni contribuisce a una significativa riduzione del costo totale di gestione (TCO).

La tecnologia Enliten

I miglioramenti nella resa dello pneumatico sono stati resi possibili dall’integrazione con l’innovativo pacchetto di tecnologie Enliten. Nella gomma in questione, in particolare, è stato utilizzato un polimero speciale che aumenta la resistenza all’abrasione, abbinato a una distribuzione ottimizzata della pressione sul battistrada e a una maggiore rigidità della struttura, per garantire una migliore resa chilometrica.

Inoltre è stata impiegata un’inedita tipologia di filler che perfeziona la guida sul bagnato, combinata con un disegno ottimizzato della spalla che facilita lo scorrimento dell’acqua. Nuovo anche il layout a V che permette di aumentare la performance sulla neve. L’efficienza energetica dello pneumatico è infine accresciuta grazie all’uso di un polimero che minimizza la perdita di energia e a un bordo «salvacerchio», che riduce le conseguenze degli impatti in caso di collisione con il marciapiede.

Completata la gamma per furgoni

Insieme ai Duravis Van Enliten e Duravis Van Winter Enliten, il nuovo All Season Evo completa la gamma per furgoni della casa giapponese. In più tutta la serie Bridgestone dedicata al trasporto leggero è ora compatibile anche con i veicoli elettrici.

Disponibile a partire da gennaio 2025

Sviluppato in Italia presso il centro R&D di Castel Romano, il Duravis All Season Evo sarà disponibile a partire da gennaio 2025 in 24 misure, da 15” a 17”, comprese sei misure 10PR ad alto carico.

«I pneumatici all season rappresentano il segmento in più rapida crescita sul mercato dei veicoli commerciali leggeri – ha affermato Stefano Sanchini, vicepresidente consumer replacement di Bridgestone EMEA – Il nostro nuovo pneumatico risponde alla richiesta degli utilizzatori di furgoni di robustezza, durabilità e prestazioni costanti, riducendo i tempi di fermo e i costi per mantenere le flotte sicure e in movimento in ogni stagione, con un unico set di pneumatici».

Infogestweb lancia Emma, marketplace per le aziende di trasporti intermodali, ed entra in 360Pay

La società tecnologica Infogestweb – Golia360, specializzata nello sviluppo di software gestionali per flotte e mondo logistico, ha lanciato nei giorni scorsi la nuova piattaforma software Emma (European Multi-Modal App), un marketplace dedicato al trasporto merci intermodale.

Il software è in grado di interfacciare direttamente tra loro le aziende di trasporto di tutte le modalità (gomma, mare, aria e ferro) con gli operatori multimodali MTO (Multimodal Transport Operator). Una volta accreditati sulla piattaforma gli MTO possono creare un database con le disponibilità e con un calendario personalizzato anche a lungo termine.

Primo percorso gestito: tratta Manoppello-Parma

La soluzione informatica è stata presentata all’Interporto d’Abruzzo, a Manoppello (Pescara), in occasione della nuova tappa del tour di Infogestweb «Tracciamo il futuro», patrocinato da Alis. Nel corso dell’evento è stata anche inaugurata la nuova tratta intermodale Manoppello-Parma gestita da GN Logistics, primo percorso che verrà gestito in via esclusiva attraverso la nuova piattaforma digitale.

«Emma è una piattaforma rapida e intuitiva  –  ha commentato il Ceo di Infogestweb, Claudio Carrano – che favorirà la crescita dei vettori stradali nella amministrazione del trasporto intermodale».

«Con il nuovo marketplace – ha aggiunto il Ceo di Emma, Marco Grifone – diamo la possibilità di acquistare direttamente lo spazio treno e i servizi accessori, come quelli assicurativi o il noleggio delle UTI (unità di trasporto intermodale)».

Infogestweb entra in 360Pay

Nel frattempo Infogestweb è entrata a far parte di 360 Payment Solutions Spa, gruppo che riunisce alcune tra le principali aziende del settore dei servizi alle flotte in Italia e in Europa. Nella nuova alleanza 360Pay acquisisce una quota di maggioranza della società di Sommacampagna, che continuerà però a operare come entità indipendente. Una sinergia che consentirà all’azienda IT di consolidare ulteriormente la propria presenza nel mercato, anche internazionale.

«I servizi di gestione della flotta vengono sempre più integrati con molti dei nostri prodotti principali, come le tecnologie relative ai pedaggi – ha spiegato Marco Alberti, Ceo di 360Pay – Questo investimento aggiunge skill fondamentali alla nostra organizzazione e apre a nuove opportunità».

Infogestweb sviluppa e commercializza soluzioni di gestione della flotta per operatori di trasporto merci e persone, con un’assistenza puntuale ad oltre 60mila veicoli connessi. Dalla gestione dei dati del tachigrafo digitale, alla geolocalizzazione e telemetria dei veicoli in tempo reale, fino al supporto legale, ai corsi di formazione per conducenti e per il management, tutti i servizi sono accessibili ai clienti tramite Golia 360, un portale web completo e intuitivo, in grado di interfacciarsi e integrarsi con le piattaforme TMS.

8,9% è l’incidenza della logistica sul PIL. Russo (Conftrasporto): «Scontiamo ancora un deficit di attenzione»

L’incidenza sul Pil della logistica è passata dal 7,2% del 2019 all’8,9% attuale. Un salto che in termini reali racconta una serie di scossoni dovuti agli eventi geopolitici – pandemia, guerre e problematiche infrastrutturali – destinate a incidere fortemente in un settore che già stava cambiando, beneficiando di politiche avviate all’inizio degli anni 2000. Una su tutte, la spinta alle aggregazioni: dal 2019 le imprese di trasporto e logistica sono diminuite di 35.000 unità, con una contrazione del 30% delle aziende di autotrasporto, mentre si contano 214 operazioni di fusioni (M&A) dal 2015 ad oggi. A restituire la fotografia dei grandi cambiamenti che stanno maturando, ma anche di quello che oggi i committenti chiedono alla logistica è il primo rapporto dell’Osservatorio Freight Insights, nato dalla collaborazione tra MOST, centro di ricerca finanziato dal Pnrr e aggregatore di 24 università impegnate nelle diverse modalità di trasporto, e la neocostituita Fondazione di studi economici sulla logistica presieduta da Fabrizio Palenzona. Il report, presentato in occasione dell’apertura del Forum di Conftrasporto, ha analizzato i comportamenti di oltre 800 aziende manifatturiere che acquistano trasporto e logistica. “Con le difficoltà a Suez dovute alla guerra in Medio Oriente – ha detto Pasquale Russo, presidente di Conftrasporto – abbiamo visto calare del 65% il traffico verso i nostri porti. Questo fornisce la misura di quanto le vicende geopolitiche influiscano sulle catene globali e restituisce l’importanza della logistica che oggi è il settore che maggiormente incide sul Pil, ma non è ancora una priorità nell’agenda politica del Paese. Dobbiamo affrontare sfide complesse, abbiamo bisogno di attenzione”

Sull’importanza di aver a disposizione dati certi che possano costituire la base per le decisioni politiche, ma anche per le strategie aziendali è intervenuto Fabrizio Palenzona, presidente della Fondazione CSELI che è entrata in MOST per sostenere la ricerca anche nell’ambito logistico. “La Fondazione nasce con l’obiettivo di dare tutti gli elementi utili alla politica per decidere – ha spiegato Palenzona – e quando abbiamo visto che MOST si stava muovendo in questo senso abbiamo colto l’opportunità per avere dati certificati che siano la base di decisioni efficaci”. 

Il rapporto dal titolo “Deep uncertainty e cambiamenti strutturali di sistema: analisi della trasformazione delle supply chains” è stato illustrato da Vittorio Marzano dell’Università Federico II di Napoli e Damiano Frosi del Politecnico di Milano che hanno curato la ricerca nell’ambito dello spoke sul trasporto stradale delle merci e la logistica in seno a MOST. 

Disruption ed esplosione dei costi

Lo studio parte da un’analisi del contesto che evidenzia quantitativamente l’entità della rottura degli equilibri su cui si basavano le supply chain internazionali negli ultimi quindici anni, scosse da forti ondate di disruption che hanno portato a un vertiginoso aumento dei costi, mettendo a dura prova la tenuta economica delle aziende del settore. Negli ultimi cinque anni, infatti, si è registrato un aumento significativo del prezzo dell’energia (+31%), dei canoni di locazione (+26%) e del costo della manodopera (+13%). Parallelamente, il costo del denaro ha visto una forte impennata (+163% nel 2023 e +182% negli ultimi cinque anni), con conseguenti aumenti nei costi di investimento e di mantenimento a scorta.

Meno aziende e più fusioni

La crescente complessità e incertezza del contesto ha avuto come diretta conseguenza una drastica contrazione del numero di operatori del settore, con il consolidamento della filiera attorno ai player più strutturati: dal 2009 si è infatti assistito a una riduzione di 35.000 aziende. Un fenomeno che ha riguardato in particolar modo gli autotrasportatori (-30% dal 2009) e i gestori di magazzino (-49%). Il consolidamento del settore è confermato inoltre dagli sviluppi recenti nelle attività di fusioni e acquisizioni (M&A), che sono diventate sempre più rilevanti sia in termini di numero che di valore economico. Dal 2015 sono state mappate 214 operazioni che hanno riguardato le aziende italiane di logistica, finalizzate in particolare al consolidamento del network logistico (88 operazioni) e allo sviluppo di terminal portuali (41 operazioni).

Crescono gli investimenti in tecnologia e sostenibilità

L’aumento della resilienza degli attori del settore risulta all’aumento degli investimenti in tecnologia. Negli ultimi anni, le startup logistiche internazionali hanno raccolto complessivamente oltre 10 miliardi di dollari, con una crescita del 7,5% dal 2020, focalizzandosi soprattutto su tracciabilità avanzata e sistemi di gestione del rischio. Infine, al centro dei progressi in atto si nota la consapevolezza crescente, tra le aziende committenti e fornitrici di servizi logistici, della necessità di declinare la propria sostenibilità in termini ambientali, sviluppando strategie green.  Il lavoro delle aziende in chiave di riduzione dell’impatto ambientale si articola in quattro aree principali: trasporto, magazzino, network design e packaging: le azioni concrete in atto vanno dal rinnovamento delle flotte di veicoli, alla riconfigurazione delle reti logistiche per ridurre le distanze di trasporto, fino alla scelta e sviluppo di immobili green, ricercando la conformità ai criteri ESG e l’efficienza energetica ad ogni livello dei processi. 

close-link