È in giubilo l’intero settore dei trasporti. La sessione plenaria del Parlamento europeo ha respinto la proposta della Commissione europea di riforma del sistema ETS, il sistema di scambio di quote di CO2 che è parte di un pacchetto di riforme incardinato all’altro contenitore normativo del Fit For 55, con 340 voti contrari, 265 voti a favore e 34 astenuti, rimandando dunque la riforma in commissione Ambiente, che nelle scorse settimane aveva incluso anche il trasporto stradale.
Quindi a questo punto si ricomincia da capo e si spera in un cambiamento di prospettiva. Tantissimi i giudizi entusiastici e provenienti non soltanto dall’Italia e non soltanto dall’autotrasporto. Anche se adesso o, meglio il prossimo autunno, la palla tornerà nuovamente alla Commissione.
Baumgartner (Anita): «Il vero inquinamento lo fa il trasporto persone»
«In questo momento di crisi energetica, un sistema di questo tipo sarebbe deleterio per la struttura economica del Paese –ha dichiarato il presidente di Anita, Thomas Baumgartner– in quanto avrebbe sicuramente un impatto negativo su tutte le impresea causa dell’ulteriore aumento dei noli di trasporto e di tutti i costi della logistica». Ma soprattutto Baumgartner sottolinea come il «il trasporto merce stradale incide solamente del 5,6% sulle emissioni complessive di CO2;la gran parte delle quote di emissione di CO2, che incidono per circa il 30% sul totale, è rappresentato invece dal trasporto di persone, soprattutto quello individuale». Da qui l’auspicio «che i gruppi politici trovino il più efficace punto di incontro tra l’applicazione del Green New Deal e le esigenze delle imprese del settore».
Genedani (Confartigianato T.): «Assurdo far pagare chi trasporta beni necessari alla società e all’economia reale»
«L’autotrasporto è assolutamente a favore della decarbonizzazione e della sostenibilità ambientale. Ma ciò non può e non deve avvenire – ha sottolineato il presidente di Confartigianato Trasporti, Amedeo Genedani – sulle spalle delle imprese e dei cittadini, che devono essere attori protagonisti e non le vittime della transizione ecologica». Inoltre, Genedani individua l’assurdità della normativa respinta dal Parlamento nel fatto che «avrebbe incluso da subito gli autotrasportatori nei nuovi standards ambientali, escludendo in maniera incomprensibile gli altri settori. A pagare quindi sarebbero stati solo coloro che trasportano beni necessari alla società e all’economia reale, definiti “essenziali” dagli stessi decisori comunitari». Poi, ha concluso sostenendo che «alla luce delle prospettive future di capacità e copertura della rete di carburanti alternativi in Europa (attualmente in discussione a Bruxelles), l’attuazione di ETS2 così come era stata proposta, sarebbe risultata non attuabile. Le imprese di autotrasporto devono prima di tutto poter contare su una infrastruttura di rifornimento di carburanti alternativi capillare ed efficiente su tutto il territorio dell’UE. Solo dopo si potrà parlare di ETS».
Uggè (Conftrasporto): «Consentire di inquinare pagando non è la soluzione»
Anche il presidente di Conftrasporto-Confcommercio, Paolo Uggè, sottolinea come l’approvazione della riforma dell’ETS «sarebbe stata assolutamente penalizzante per le imprese della logistica italiana. Una simile decisione avrebbe di fatto comportato una ‘monetizzazione dell’ambiente’», vale a dire «consentire di inquinare pagando» che – ha puntualizzato – «non ci sembra la soluzione più adeguata».
Poi guardando avanti Uggè ha ribadito che «le ripercussioni sul trasporto italiano saranno pesantissime e si aggiungeranno alle evidenti difficoltà in cui già versano gli operatori del settore, recando grave pregiudizio ai lavoratori e alle imprese qualora in Commissione Ambiente le proposte di modifica avanzate dal PPE, e in particolare dall’on. Antonio Tajani, non trovassero riscontro».
Villaescusa (UETR): «Accelerare lo sviluppo dell’infrastruttura per i carburanti alternativi»
Anche da Bruxelles il presidente dell’UETR, Julio Villaescusa, pur ribadendo come «alcune proposte del pacchetto “Fit for 55” rappresentino un passo fondamentale verso il raggiungimento degli obiettivi europei di Green Deal», ha però suggerito all’UE di «dare realisticamente priorità all’accelerazione del pieno sviluppo dell’infrastruttura per i carburanti alternativi (AFIR). L’eventuale inclusione del trasporto stradale nel sistema ETS deve avere come prerequisito essenziale la piena diffusione di tali infrastrutture in tutta l’UE».
Secondo il segretario generale della stessa associazione, Marco Digioia, «è necessario un approccio molto più ambizioso in termini di copertura infrastrutturale, tempistica, livello di potenza in grado di soddisfare le esigenze degli autotrasportatori e quindi della società e dell’economia reale». Da qui l’auspicio che «la bocciatura fornisca l’opportunità di rielaborare la proposta e renderla adatta allo scopo, in piena sincronia con l’AFIR – con i piccoli trasportatori come attori del cambiamento, abbracciando con successo il loro ruolo nella transizione ecologica».
Grimaldi (Alis): «Si rischia un salto indietro di 30 anni con milioni di camion sulle autostrade e il 70% di CO2 in più»
Oltre lo stretto steccato dell’autotrasporto si è fatta sentire anche la voce di Alis, il cui presidente, Guido Grimaldi, ha ricordato di aver sempre avuto una «posizione contraria a questo nuovo sistema di tassazione, dal momento che rappresenterebbe nel trasporto marittimo un serio problema per le compagnie armatoriali, con il concreto rischio di chiusura di alcune linee di Autostrade del Mare e di aumento dei costi operativi per le aziende nonché dei prezzi di alcuni collegamenti con le isole a danno della continuità territoriale». Proprio per questo Grimaldi si è detto soddisfatto del fatto che il Parlamento Europeo «abbia riconosciuto i potenziali danni ambientali ed economici che deriverebbero dall’applicazione dell’ETS nel settore marittimo, e soprattutto il violento rischio di un vero back shift modale e di un salto indietro di 30 anni facendo tornare milioni di camion all’anno sulle autostrade italiane ed europee, con il conseguente aumento delle emissioni di CO2 di almeno il 70% e un incremento dei costi di esternalità derivanti ad esempio dall’aumento dell’incidentalità».
Guardando alle prossime mosse, Grimaldi auspica «che i prossimi lavori autunnali della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo confermino l’esclusione dal sistema ETS delle Autostrade del Mare e delle linee di cabotaggio insulare, che collegano le isole in Italia e in tutta Europa, continuando a sostenere le imprese nel percorso di sostenibilità economica ed ambientale».