Spaventoso incidente stradale questa mattina sulla rampa di ingresso dell’autostrada A25 Pescara-Roma, all’altezza del casello di Villanova di Cepagatti, dove un mezzo pesante che trasportava bancali in legno è uscito fuori strada in una curva, finendo nel terreno adiacente.
Due squadre dei Vigili del Fuoco di Pescara sono dovute intervenire per mettere in sicurezza il veicolo ed estrarre il conducente dalla cabina. L’autista, che ha riportato una serie di traumi, è stato poi consegnato al personale del 118 intervenuto con l’elicottero e trasferito all’ospedale di Pescara. Sul posto sono intervenuti anche il personale tecnico della società autostradale e la Polizia Autostradale.
Guidavano un camion senza aver inserito la carta tachigrafica, il dispositivo che interagisce con il cronotachigrafo digitale e permette di conservare i dati relativi alle operazioni svolte durante il periodo di lavoro (tempi di guida, di riposo, ecc.). È quanto hanno scoperto gli agenti del Reparto Radiomobile della Polizia Locale diTorino, durante una serie di controlli effettuati alcuni giorni fa in piazza Cattaneo.
Stando a quanto riferito dai media locali, i due autisti, che si alternavano alla guida di un autoarticolato dotato di una cella frigo per i trasporti di alimenti, alla vista della pattuglia hanno tentato di inserire la carta conducente dentro lo slot del tachigrafo digitale. Ma ormai era troppo tardi. Una volta fermati, gli agenti hanno esaminato la scheda di memoria, scoprendo come tutti e due i conducenti avevano guidato senza inserirla, eludendo un obbligo di legge (l’operazione, infatti, è obbligatoria ed è necessaria per il controllo dei tempi di guida e di riposo). In particolare, l’analisi dei dati digitali scaricati dal tachigrafo ha fatto emergere che, anche nei ventottogiorni precedenti al controllo, i conducenti del veicolo non avevano inserito la carta tachigrafica, percorrendo fino a 800 chilometri giornalieri. Inoltre, per non fare rilevare l’allarme di guida senza carta, i conducenti avrebbero attivato una particolare funzione di settaggio che gli consentiva di non riposare mai, mettendo in tal modo a serio rischio la sicurezza stradale.
A entrambi gli autotrasportatori è stata ritirata la patente: la durata della sospensione verrà decisa dalla Prefettura. Inoltre sono stati decurtati dieci punti a testa sulla patente. Alla ditta proprietaria del veicolo, invece, sono state notificate sanzioni per un totale di oltre 15.000 euro e l’invito a fornire i dati di chi avesse guidato senza carta. La ditta sarà segnalata agli organi competenti.
La patente B non si ferma più a 3,5 tonnellate. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (quella del 16 giugno 2022) del decreto legge Infrastrutture – n.68/2022 diventa possibile per chi detiene la patente B da almeno due anni guidare veicoli senza rimorchio adibiti al trasporto di merci, alimentati con combustibili alternativi, aventi «una massa autorizzata massima superiore a 3.500 kg ma non superiore a 4.250 kg. L’unica condizione richiesta è che «la massa superiore ai 3500 kg non determini aumento della capacità di carico in relazione allo stesso veicolo e sia dovuta esclusivamente all’eccesso di massa del sistema di propulsione in relazione al sistema di propulsione di un veicolo delle stesse dimensioni dotato di un motore convenzionale a combustione interna ad accensione comandata o ad accensione a compressione».
Insomma, se un veicolo elettrico o, per dirla ancora meglio, un furgone elettrico supera le 3,5 tonnellate perché le batterie lo spingono sopra tale soglia si chiude un occhio.
Dietro questo misura c’è una giustificazione evidente: come ha spiegato il presidente dell’Albo degli Autotrasportatori, Enrico Finocchi, intervistato sul numero di giugno di Uomini e Trasporti, i furgoni elettrici saranno sempre più utilizzati sull’ultimo miglio. Ma essendo spesso il loro peso superiore alle 3,5 tonnellate, diventava necessario per guidarli il possesso della patente C. Ma il numero di titolari di patente C in questa frangente sta drasticamente scemando. Quindi, sarebbe stato un controsenso se un segmento in espansione, come quella della distribuzione urbana sostenibile, fosse stata frenata dalla carenza di autisti muniti di patenti superiori. Da qui l’idea di abbuonare dalla massa tutto quanto serve alla propulsione, in modo da consentire anche ai titolari di patenti B di poter guidare van elettrici.
L’A24 e la A25, quelle che mettono in comunicazione Roma con l’Abruzzo (rispettivamente L’Aquila-Teramo e Pescara), non adotteranno a luglio gli aumenti attesi da tempo. Analogamente a quanto avvenne con il Decreto Sisma a fine 2019, quando venne congelato il previsto aumento, anche il decreto Legge «Infrastrutture» – vale a dire il Decreto Legge 16 giugno 2022, n. 68 – stabilisce all’art.7 comma 4 che l’aumento del pedaggio sulla A24 e A25 viene sterilizzato fino al 31 dicembre 2022. La motivazione è di natura tecnica: il tempo di slittamento serve a verificare la sussistenza delle condizioni per la prosecuzione dell’attuale rapporto di concessione.
Di conseguenza durante la fase di sospensione dell’aumento continueranno a essere applicati i pedaggi che sono ormai in vigore dal 31 dicembre 2017.
Una situazione che sta deteriorando i rapporti tra la società concessionaria – vale a dire Autostrada di Parchi, che fa capo alla famiglia Toto – e lo Stato. La prima infatti non ritiene più remunerativa la concessione, visti anche gli alti costi di investimento e vorrebbe quindi un incremento degli introiti che il congelamento dei pedaggi non determina.
Il Corriere della Sera nei giorni scorsi ha però riportato la notizia dell’iniziativa da parte del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili di revocare la concessione, seppure lasciando ad Autostrada dei Parchi la possibilità di presentare delle controdeduzioni. Invece, la stessa società ha chiesto a sua volta la rescissione della convenzione, giustificandola con l’inadempimento da parte del ministero e avanzando per questo una richiesta di risarcimento di 2,4 miliardi.
Dopo la comunicazione ufficiale di Unatras, arrivano i distinguo delle associazioni dell’autotrasporto. Qualcuna cioè prende le distanze, qualcun’altra plaude al confronto. Tra le prime c’è Trasportounito che sottolinea come dei «496 milioni di euro di risorse assegnate, neanche un euro sia stato erogato». Il rischio concreto temuto dall’associazione al cui vertice c’è il segretario Maurizio Longo è che «fra autorizzazioni comunitarie, piattaforme e procedure varie al ritardo di 90 giorni si sommi un altro periodo di attesa di durata ancora superiore». Ed ecco perché, Longo, preso atto dello stato di disorientamento in cui si trovano gli autotrasportatori, nell’incontro di oggi «ha confermato il suo giudizio negativo nei confronti di un Governo che non ha neppure fornito un singolo chiarimento su temi come le regole rese inapplicabili o sui contenuti concreti e applicabili del pacchetto mobilità o delle soluzioni adottate e da adottare per far fronte alla carenza degli autisti».
“Ciò che sconcerta – ha concluso Longo – è il completo disinteresse rispetto alle attesee alle necessità di impresee di lavoratori che operano ormai quotidianamente al margine della sopravvivenza».
Di tutt’altro avviso è Anita, il cui giudizio positivo è argomentato nel dettaglio, spiegando come per rimuovere l’incaglio comunitario «per i crediti d’imposta su gasolio e adBlue verrà utilizzata la misura, prevista nel quadrodi aiuti di Stato, che fissa in 400.000 euro il tetto di aiuti concedibili a tutte le imprese dell’autotrasporto».
Per le imprese che dovessero superare tale importo il ministero presenterà una notifica individuale in modo da poter permettere loro di compensare la parte eccedente a fronte dell’intero credito maturato.
Peraltro, il credito d’imposta per l’LNG dovrebbe rientrare nel quadro di aiuti per i costi aggiuntivi dovuti agli aumenti eccezionali dei prezzi del gas naturale e dell’energia elettrica e prevede un tetto di due milioni di euro.
È motivata da queste soluzioni la soddisfazione del presidente Thomas Baumgartner che dà atto al ministero «dell’ottimo lavoro svolto per garantire alle imprese più piccole una procedura veloce di erogazione dei contributi e alle imprese con parco automezzi più grande una procedura che garantisca alle stesse pari condizioni». Ci auguriamo adesso che le tempistiche per il riconoscimento del credito siano brevi come promesso e che l’iter procedurale sia tecnicamente funzionale».
Giovani e donne. Sembra essere questo l’identikit dei most wanted nel settore dei trasporti. Già, perché la presenza femminile in ambito logistico, lo abbiamo raccontato più e più volte, è ancora bassissima: 2% la percentuale di autiste di mezzi pesanti per il trasporto merci in Europa con un tasso di disparità uomo donna tra conducenti di veicoli, macchinari mobili e di sollevamento pari al 96%. Non va meglio nemmeno sul fronte giovanile: con il 16,8% in meno di imprese giovanili – dato raccolto nel volume 100 numeri per capire l’autotrasporto. Storie in movimento (edizione 2022) – siamo infatti di fronte a una vera e propria fuga. Per invertire la tendenza, il cambiamento deve quindi partire in primo luogo dalle aziende e a dimostrarlo è il colosso della logistica di Bergamo, Bracchi, che dall’inizio del 2022 ha portato in casa cento nuovi assunti, di cui il 45,5% donne e con un’età media intorno ai 40 anni.
Si tratta, più nel dettaglio, di 78 dipendenti che faranno riferimento alle sedi italiane, di cui 30 sono donne, e 23 nuovi dipendenti per le sedi estere, di cui 16 presenze femminili, distribuiti tra le sedi di Ettenheim in Germania, Lublin in Polonia e Levice e Kostolné Kračany in Slovacchia.
Donne che ricoprono e andranno a ricoprire i ruoli più disparati. «In Bracchi – confermano dall’azienda di Fara Gera d’Adda – ci sono donne alla guida di camion e muletti, ma sono presenti anche in ruoli manageriali e in ogni ambito della vita lavorativa, dall’ingegneria logistica alla pianificazione dei trasporti, dalla direzione delle succursali estere, fino agli uffici amministrativi, segno di un nuovo modo, dal punto di vista delle donne, di percepire la logistica». La crescita quasi tutta “al femminile” della storica azienda bergamasca però non si ferma qui. «Abbiamo un forte bisogno di giovani capaci di affrontare le sfide che la logistica ci pone ogni giorno – dice l’amministratore delegato Umberto Ferretti – Siamo alla ricerca costante soprattutto di autisti, magazzinieri, ingegneri logistici e professionisti nella gestione di trasporti, spedizioni, gestione documenti doganali e fiscali, amministrazione. Per aiutarli a integrarsi in azienda, diamo la possibilità ai giovani di mettersi alla prova con percorsi di formazione e tirocini aziendali, grazie anche a partnership attive con istituti di formazione«. Il 90% dei cento nuovi arrivi in Bracchi sono infatti contratti di tipo indeterminato e determinato, con un significativo numero di stabilizzazioni, mentre il restante 10% sono tirocini formativi, considerati dall’azienda una valida via per scoprire nuovi talenti da far crescere. Non resta che augurarsi che tra questi talenti non manchino le donne.
Si è concluso da poco l’incontro tra rappresentanti del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili e quelli delle associazioni dell’autotrasporto. E i commenti che trapelano appaiono positivi. Unatras, infatti, riferisce che è stata raggiunta un’intesa dal Gabinetto del MIMS con il MISE, l’Agenzia delle Dogane, l’Agenzia delle Entrate e i competenti uffici dell’UE «in relazione all’utilizzo del credito di imposta destinato alle imprese di autotrasporto conto terzi come ristoro per l’incremento dei costi sostenuti». E di conseguenza – si puntualizza – «già nella giornata di oggi sarà inviata a Bruxelles la documentazione utile alla conclusione della procedura».
Quindi, il problema del ritardo accumulato in questi giorni sembra imputabile non tanto alla mancanza di fondi – anzi il MIMS ha garantito sulla capienza delle risorse destinate – quanto alla difficoltà di mettere insieme tante posizioni e soprattutto di far comprendere a Bruxelles la natura dell’intervento, da non confondere cioè con un aiuto di Stato.
Semmai, a questo punto la criticità potrebbe essere temporale, perché incombe il momento in cui si devono versare le imposte, ma anche su tale versante il ministero ha rassicurato Unatras sul fatto che i tempidierogazione dei 500 milioni avverranno entro la prossima scadenza fiscale.
Da parte sua il raggruppamento unitario delle associazioni di categoria dell’autotrasporto promette di monitorare, unitamente al ministero, «tutti i passaggi che debbono essere completati e che porteranno le imprese a poter disporre della compensazione del credito di imposta in tempi utili».
Tutti felici, dunque, anche perché nelle more della riunione odierna, i rappresentanti del ministero hanno annunciato, «in vista della dichiarazione dei redditi 2021, che gli importi delle deduzioni forfettarie confermati dal MEF ammontano a 55 euro per giornata lavorativa oltre il Comune e che presto arrivare la relativa circolare dell’Agenzia delle Entrate per avere il codice tributo. Ricordiamo che gli scorsi anni le deduzioni forfetarie per i padroncini si fermavano a 48 euro. 7 euro in più al giorno, quindi. E di questi tempi…
Sono 3,6 i miliardi di euro che la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha destinato a nuovi finanziamenti con cui dare impulso ai trasporti puliti, agli investimenti per la crescita e l’innovazione delle imprese, alle energie rinnovabili. In più il consiglio di amministrazione di questa istituzione finanziaria dell’Unione europea, voluta dagli Stati membri per finanziare investimenti validi al raggiungimento degli obiettivi strategici dell’UE, ha anche stanziato 2 miliardi a favore dei rifugiati ucrainiin cerca di accoglienza nell’UE da utilizzare per investimenti nei settori della sanità, dell’istruzione e dell’edilizia in tutta la Polonia.
I finanziamenti per i trasporti – ha spiegato il presidente Werner Hoyer – «contribuiranno alla trasformazione dei trasporti urbani in tutta Europa, allo sviluppo di nuove modalità di trasporto elettrico e a idrogeno, nonché a un più diffuso ricorso alle energie rinnovabili».
Entrando più nel dettaglio, oltre ai fondi finalizzati all’ampliamento dei servizi della metropolitana di Madrid e alla costruzione della quarta linea di quella di Praga (che funzionerà con treni senza conducente), la BEI ha approvato finanziamenti destinati a sostenere la ricerca con cui migliorare i trasporti con camion e auto alimentati a idrogeno e allo sviluppo di sistemi avanzati di assistenza alla guida. Non manca qualche sostegno per la produzione avanzata di auto elettriche.
Inoltre la BEI ha anche deciso di sostenere i lavori di ammodernamento di una rete ferroviaria nazionale in Africa finalizzati, tra l’altro, a una migliore salvaguardia dal rischio inondazioni e al potenziamento della segnaletica, nonché all’attuazione di migliorie sul fronte della sicurezza.
Sono degni di nota pure i nuovi programmi di finanziamento destinati a imprese di molti paesi europei – Italia compresa – e finalizzati a potenziare la produzione di semiconduttori. Le nuove iniziative di finanziamento delle imprese saranno effettuate in collaborazione con partner finanziari locali; includeranno programmi specifici per sostenere l’innovazione e promuovere maggiori investimenti aziendali dedicati al clima, allo scopo di migliorare l’efficienza energetica attraverso l’ammodernamento degli impianti e la sostituzione di quelli ad alta intensità energetica.