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Sondaggio | Come ritrovare la motivazione perduta?

L’estate è una stagione che può portare qualcuno ad avere dei ripensamenti su vari fronti; anche quello lavorativo: un po’ per le ferie, un po’ per il clima spesso molto caldo che crea stanchezza e spossatezza, un po’ perché è un momento in cui tutto quanto accade intorno a noi se non si ferma, quanto mai rallenta. Insomma, un periodo in cui si trova il tempo per pensare anche a ciò a che non va e a ciò che si vorrebbe cambiare, con una conseguente demotivazione e una sensazione di “trascinamento” verso le agognate ferie.
Ma al di là di questa particolare fase, può capitare in qualsiasi momento dell’anno di sentirsi demotivati. Abbiamo chiesto agli autotrasportatori se anche a loro capita e, nel caso, come affrontano la cosa e se hanno qualche strategia da consigliare. Nella condivisione piena della problematica, sono stati forniti diversi suggerimenti che, come sempre, si dividono tra pratici e pragmatici.

  • PENSARE A ONERI, DOVERI E STIPENDIO: Apparentemente molto pratica e concreta come riflessione, in realtà per molti è un modo per raggiungere o mantenere i propri obiettivi o i propri sogni e dà un senso molto più ampio a ciò che si fa. Ecco qualche esempio: «Quando mi succede per motivarmi guardo quante rate del mutuo e della macchina e dei finanziamenti mi sono rimaste da pagare e parto felice» «Penso che vogliamo comprarci casa». «Penso all’estratto conto e mi riattivo all’istante!!»; «Capita. Per motivarmi c’è la rata del mutuo al primo del mese»; «Penso che devo pagare il mutuo e la voglia torna»; «Metti le cambiali o la rata del mutuo sul cruscotto…e ti tornerà la voglia di lavorare».
  • CONCENTRARSI SU ATTIVITÀ RILASSANTI E PIACEVOLI: Per scaricare tensioni o alleggerire il momento difficile c’è chi si focalizza su un’alimentazione sana per trovare più energie «Consuma tanta frutta e verdure, bevi molta acqua soprattutto al mattino, e succo di frutta fresca se hai il frigo. Caffè e solo al mattino e non mangiare troppo e pesante»; chi propone dello sport «Cammina per 10 km, io lo faccio e mi aiuta molto»; chi la musica «Una volta alla settimana giuravo di smettere e di dar fuoco al camion! Poi ho scoperto la musica e ora vado di rock a palla e radio a tutto volume… ti si apre un mondo, come stare al bar…»; «Musica, audiolibri, aria condizionata; suuuu’… specie in estate è uno dei meglio lavori… te ne accorgi appena apri lo sportello»; chi altre attività piacevoli «Succede credo a tutti. Io uso la guida ed il lavoro che mi piace proprio per staccare da tutte le rogne che la vita ti riserva»; «Una giornata intera al mare a pesca senza sentire nessuno».
  • FOCALIZZARSI SUI PROPRI PENSIERI: Lo stesso Seneca sosteneva «È l’animo tuo che devi mutare, non il cielo», intendendo cioè che sul proprio pensiero si può intervenire, mentre sulla situazione circostante non sempre. E gli autotrasportatori riprendono questo concetto. C’è chi sdrammatizza «Fatevi una risata che migliora la vita… pensate che se eravate ricchi non eravate qui a scrivere cavolate… io per primo»; chi cerca e si impone di pensare positivo «Mi è capitato l’ultimo anno prima della pensione… Non ne potevo più… Pensa positivo e porta a termine il tuo compito»; «Ti Lavi la faccia con l’acqua fredda, ti guardi nello specchio e ti dici: devo fare assolutamente quello che mi sono proposto di fare. Respiri forte e parti con la voglia di fare»; chi si ripeteche prima o dopo il momento passa «Tieni duro se questo lavoro ti piace, io in 45 anni di momenti no credimi ne ho passati tanti, una telefonata ad una persona cara, una birra ghiacciata, una bella Marlboro o qualcosa che ti crea un minimo di piacere vedrai che starai meglio… buona strada».
  • PENSARE AI FIGLI: Finalizzare le proprie attività e rivolgerle a qualcuno di importante è un ottimo modo per motivarsi; in questo modo, infatti, si dà un senso molto più profondo alla propria quotidianità. E sono molti gli autotrasportatori che lo suggeriscono «Aiuto i miei figli […]. L’importante è che stiano bene loro. Forza che tutto passa»; «La foto di mia figlia attaccata in cabina»; «Io mi porto mio figlio o la moglie così un po’ di compagnia e tutto passa».
  • PRENDERSI UNA PAUSA: Molti suggeriscono di riposarsi e andare in ferie quando si inizia a percepire questi pensieri.: «Quando comincio a pensarla così, vado in ferie»; «Prendi una vacanza di tre settimane e poi riparti a manetta»; «Solo riposo»; «Ti serve staccare…vai in ferie».

Il post di Guido Uet | «Sono un po’ demotivato in questo periodo… sarà il caldo, la stanchezza, le rogne… insomma, voglia di mettermi alla guida ZERO. Capita anche a voi? E che fate per motivarvi?»

Questo è un sondaggio che merita una riflessione perché in questa occasione, molto di più che in altre, da parte degli autotrasportatori è emerso un forte malcontento per le condizioni lavorative che stanno vivendo: molti si “trascinano” a lavorare per le incombenze e gli impegni quotidiani e pochi svolgono questa professione con passione.
Sono tanti gli autotrasportatori che si sono scambiati delle riflessioni su come sia cambiato il lavoro negli ultimi anni, condividendo una forte demotivazione e frustrazione. «È dal tempo del COVID che sono demotivato eppure vado avanti, è il Mio lavoro 🤷‍ »; «Siamo poveri, più di questo che devi dire?»; «Capita a me a tutti il nostro lavoro e umiliante… non devi mollare…»; «Dopo le delusioni economiche ricevute mi sono messo in ferie a tempo indeterminato e sto organizzando per non risalire sui camion. sono veramente stufo»; «Sono uno che si sveglia con il buon umore. Anche di lunedì (o di domenica notte) parto con buona voglia, faccio un lavoro che ho scelto io di fare più di quarant’anni fa, ma è difficile arrivare a mezzogiorno con il sorriso. Sembra che sono tutti lì a farti girare i co… È diventato impossibile lavorare con piacere, c’è sempre qualcuno pronto a farti passare la voglia con mille cazzate! L’unica cosa che mi motiva ad andare avanti sono i due /tre anni che mi mancano alla pensione!»; «non sei solo. siamo in molti… il nostro lavoro ha perso valore e prestigio».

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Volta Zero promosso a pieni voti dai clienti

Pienamente promosso. È in sostanza questo l’esito delle prime sessioni di valutazione dai parte dei clienti sul Volta Zero, il prototipo di autocarro medio-pesante a zero emissioni progettato da Volta Trucks per la logistica urbana.

Già sottoposto nei mesi scorsi ad una serie di test intensi, per collaudare il veicolo collaudi in condizioni estreme proprio vicino al circolo polare artico (ne avevamo parlato qui), adesso l’autocarro completamente elettrico di Volta Trucks è stato fatto testare direttamente ai clienti, allo scopo di dare loro un’idea concreta delle prestazioni del veicolo.

L’evento di valutazione si è svolto presso l’Autodromo UTAC di Linas-Montlhéry a Parigi, alla presenza dell’amministratore delegato di Volta Trucks, Essa Al-Saleh, che sottolineato come la casa svedese abbia lavorato a ritmi record per il settore al fine di portare il veicolo sul mercato. «L’esempio migliore di quanto stiamo lavorando velocemente – ha commentato – è testimoniato dalla capacità che abbiamo avuto di far valutare ai clienti i prototipi di autocarri completamente elettrici in meno di 2 anni dalla presentazione del veicolo dimostrativo e in meno di 18 mesi dall’inizio del progetto tecnico vero e proprio. Si tratta di prototipi allo stadio iniziale e relativamente immaturi, che in genere i clienti non hanno la possibilità di provare. Tuttavia, il loro feedback è stato estremamente positivo. Questo ci dà ulteriore fiducia e conferma che, a partire dall’inizio del prossimo anno, forniremo ai nostri clienti camion eccellenti, a zero emissioni, in volumi elevati».

Altre sessioni di valutazione per i clienti e opportunità per i media di provare i prototipi sono previste nei mercati europei di lancio di Volta Trucks nell’estate/autunno del 2022. Il veicolo, lo ricordiamo, è il primo mezzo da 16 tonnellate completamente elettrico creato ad hoc da Volta Trucks per la logistica urbana, in grado di ridurre l’impatto ambientale delle consegne di merci in centro città. Progettato fin dall’inizio con un’autonomia completamente elettrica da 150 a 200 km, si prevede che Volta Zero eviterà la produzione di 1,2 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2025.


Permesso provvisorio di guida: chiarimenti del MIMS

Il MIMS – Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili – ha emesso un’interessante circolare (la 21.421 del 1° luglio scorso) con cui fornisce un chiarimento definitivo sul rilascio del permesso provvisorio di guida.

La questione era emersa in relazione all’art. 126, comma 8-bis del Codice della Strada che recita: «Al titolare di patente di guida che si sottopone, presso la commissione medica locale… agli accertamenti per la verifica della persistenza dei requisiti di idoneità psicofisica richiesti per il rinnovo di validità della patente di guida, la commissione stessa rilascia, per una sola volta, un permesso provvisorio di guida, valido fino all’esito finale della procedura di rinnovo». L’articolo aggiunge che «…il permesso provvisorio di guida non è rilasciato ai titolari di patente di guida che devono sottoporsi agli accertamenti previsti dagli articoli 186, comma 8, e 187, comma 6». Ricordiamo che si tratta di quei conducenti scoperti a guidare sotto l’influenza dell’alcol o di sostanze stupefacenti.

Ora, numerosi autisti incorsi nella violazione degli artt. 186 e 187 avevano segnalato al Ministero che le Commissioni mediche locali (CML), le Agenzie e la Motorizzazione si rifiutavano di rilasciare permessi di guida oltre la scadenza della patente sino al tempo limite della visita presso la commissione per il rilascio del nuovo documento, in occasione dei successivi rinnovi di validità.

Il Ministero ha così dovuto chiarire che il permesso provvisorio di guida ex art. 126, comma 8-bis, CdS non può e non deve essere rilasciato quando il conducente si deve sottoporre a visita presso una CML (conseguenza immediata e diretta dell’ordinanza del prefetto adottata ai sensi degli artt. 186 comma 8 e 187 comma 6 CdS). Questo perché queste visite, che servono per la revisione dei requisiti di idoneità psico-fisica alla guida, non possono definirsi di rinnovo di validità della patente e quindi non rientrano nell’ambito di applicazione dell’art. 126.

Viceversa ogni visita successiva presso la CML, alla quale il conducente si sottopone esclusivamente ai fini del rinnovo di validità della patente riconfermata dalla CML (e non come conseguenza dell’ordinanza del prefetto ai sensi degli articoli 186 e 187), dà diritto a chiedere e ottenere, se ricorrono anche gli altri presupposti, il permesso provvisorio di guida.

Aree di sosta «Safe and Secure»: la Ue vara regole e standard dei servizi

Il 28 giugno 2022 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il Regolamento (adottato il 7 aprile scorso) che detta i nuovi standard e le procedure per sostenere lo sviluppo di una rete europea di aree di sosta «Safe and Secure». Aree in cui gli autotrasportatori possono sostare con i loro mezzi in sicurezza e avendo a disposizione i servizi che possono consentire il rispetto dei regolamenti europei sui tempi di guida e di riposo.

L’idea di Bruxelles è quella di creare degli standard per classificare le aree in quattro livelli di sicurezza: bronzo, argento, oro e platino
Una classificazione concepita per aiutare gli autisti e le aziende a indirizzarsi sulle aree idonee a soddisfare sia le esigenze per un corretto riposo degli autisti e di dotazione dei servizi essenziali alla persona; sia di protezione adeguata delle merci trasportate e, in particolare di quelle merci – prodotti deperibili, merci pericolose, ecc. – che richiedono punti di sosta non solo sicuri ma anche dotati delle strumentazioni atte a prevenire il danneggiamento dei prodotti trasportati (punti di presa elettrici per i veicoli ATP) e delle merci pericolose (impianti antincendio, vasche di contenimento, ecc.).

La misurazione dello standard prende in considerazione quattro fattori riferiti a: 
1) perimetro e recinzione,
2) area di parcheggio,
3) punti di ingresso/uscita,
4) procedure del personale.

Per il benessere degli autisti sono previsti servizi necessari obbligatori, quali docce e servizi igienici puliti, funzionanti, separati per uomini e donne e forniti gratuitamente di sapone e acqua calda. Ma non solo, come livello minimo di servizio devono essere garantiti la possibilità di acquistare cibi e bevande 24 ore su 24, 7 giorni su 7, di accedere a prese elettriche per uso personale e alla connessione internet (gratuita); i punti di contatto e le procedure in caso di emergenze devono essere chiaramente esposti sia nella lingua nazionale sia in inglese e integrati da pittogrammi facilmente comprensibili.

Per visualizzare il Regolamento e le Norme dell’Unione che specificano i livelli di servizio e di sicurezza relativi alle aree di parcheggio sicure e protette, clicca qui.

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Gli autisti raccontano le loro esperienze al cambio di pallet. Il buono, il brutto e il cattivo

Sembra un western di Sergio Leone, in cui il Buono non è una persona, ma il pezzo di carta che viene dato al posto dei pallet (e che adesso dovrebbe essere sostituito dal voucher della nuova legge), il Brutto è il camionista (non sono tutti brutti, sporchi e cattivi seconda un’abusata quanto distorta iconografia?) e il Cattivo non può che essere quel destinatario che quando riceve la marce, spedisce il conducente del camion a recuperare i bancali da riportare indietro in una catasta di legno dove i pallet recuperabili sono da ricercare con il lanternino.

Piazzali da scene western

Ma il paragone con i film western regge soprattutto negli scenari raccontati dai molti autisti, interpellati dalla pagina facebook di Uomini e Trasporti. Ne viene un ritratto nel quale il caldo, la polvere, il legname accatastato sullo sfondo ricorda molto da vicino le inquadrature delle varie versioni della sfida all’OK Corral, con l’unica differenza che le sparatorie nel vecchio West si concludevano in pochi secondi, mentre l’affannosa ricerca del pallet dura molto di più.

«Ci sono certi scarichi», racconta P.R.,conducente della bergamasca, «in cui perdo un’ora per farmi dare indietro dei pallet, perché dopo che ho scaricato mi dicono: per il reso devi andare due vie più avanti. E io vado. Anche d’estate, sotto il sole cocente, e mi ritrovo in un piazzale non asfaltato, in mezzo a mucchi di bancali scassati e sporchi».

E P.D., 58 anni, lamenta: «Alla mia età è dura prendere dal cassone 33 pallet e metterli a terra e – dato che la stragrande maggioranza dei magazzinieri non si prende il fastidio di avvicinarli al porto bancali – devi portarli tu. Per non parlare del fatto che su 33 bancali che costituiscono il carico standard di un camion ne ricevi sempre meno».

Il camionista va di corsa

F.B. di Brescia conferma: «Il committente ritiene che i suoi pallet siano tutti buoni, ma alla consegna ne vengono già scartati 5 o 6. In alcuni circuiti anche il doppio». E L.B. ironizza: «Quando restituisci i bancali, il cliente li rivuole sempre buoni. Insomma, non devono logorarsi. È come dire a un trasportatore che non deve consumare le gomme del camion». Fatto sta, riprende F.B., che «quando vai al reso ti rifilano bancali più osceni di quelli che hanno scartato». Perché quelli buoni spariscono, ammicca, e punta il dito sul braccino corto dei riceventi: «È la logica conseguenza del non pagare e sfruttare le cooperative che lavorano allo scarico».

Il problema è che il camionista va sempre di fretta, preferirebbe evitare il buono (quello pre-regolamentazione) che poi rischia di restargli in mano, ma non sempre può rifiutarlo. Sempre F.B. racconta che un’azienda tedesca della GDO si fa pagare per il ritiro differito dei pallet in alcuni centri convenzionati: «Chiedono 70 centesimi a bancale: per un carico medio di 66 EPAL su un autotreno vuol dire pagare una tassa di oltre 45 euro a consegna».

L’interscambio non piace

Insomma, ai conducenti l’interscambio non piace. In attesa di capire e di verificare sulla propria esperienza se la regolamentazione varata per legge eliminerà tutti questi problemi, gli autisti si dividono tra pallet pooling e bancali a perdere. «Con il noleggio si evitano un sacco di problemi», afferma P.S., «soprattutto gli addebiti che alla fine ti fanno fare il servizio gratis». Per di piùsi eliminerebbe anche il maggiore problema dei ricarichi, che nasce dai pallet resi nella consegna precedente». E F.I. è perentorio: «Tutti pallet a noleggio e finisce la storia».

Fautore del pallet a perdere è invece L.P.: «Il pallet è di proprietà di chi spedisce la merce, non può e non deve essere affidato al trasportatore come merce da rendere al mittente». E C.A. è d’accordo: «I pallet non dovrebbero essere scambiati perché sono parte integrante della merce e il cliente deve comprare tutto insieme». Giudizi perentori. Riuscirà la regolamentazione dell’interscambio a far loro cambiare idea?

Questo articolo fa parte del numero monografico di luglio 2022 di Uomini e Trasporti, interamente dedicato all’interscambio e gestione dei pallet: puoi sfoglialo qui

Leggi l’editoriale: Il vero peso dei pallet

Consulta i numeri monografici del 2022Marzo | Maggio

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driveMybox cresce integrando Go.Trans 

Per il Gruppo Contship Italia l’importante è andare avanti utilizzando tutti gli strumenti disponibili. Così dopo aver dato vita nello scorso marzo a una nuova realtà dedicata al trasporto container e finalizzata a fare incontrare, tramite tecnologia digitale, la domanda e l’offerta di questo mercato, ecco che a pochi mesi di distanza viene fatta progredire tramite un accordo che porta al suo interno la società Go. Trans, società di autotrasporto sorta nel 1979 sfruttando la precedenza esperienza della Gobbi Trasporti, risalente addirittura al 1947. Insomma, una realtà di pochi mesi – seppure il modello driveMybox è già stato testato in Germania da altre società del gruppo – e tutta appoggiata a una piattaforma digitale, unisce il proprio business con un’altra con una storia di circa 75 anni per puntare a integrare la rete di clienti e fornitori, generare un maggiore valore aggiunto grazie all’unione delle due società e arricchire ulteriormente il pacchetto intermodale e della logistica del trasporto container del Gruppo Contship Italia. Un mix particolare, da creare in maniera progressiva, ma che alla fine punta a integrare due modi diversi di stare sul mercato. A tale scopo le risorse di Go.Trans si uniranno ai team amministrativo e operativo di driveMybox in modo da poter contribuire direttamente alle sorti della nuova azienda. 

driveMybox rimane nella sede amministrativa di Melzo (in provincia di Milano), all’interno di Rail Hub Milano e, una volta che l’integrazione con Go. Trans sarà ultimata, consoliderà la sede operativa nel medesimo contesto. Il terminal container di Lucernate di Rho (Milano) rimane operativo e costituirà un ulteriore hub di appoggio per i traffici container in transito in Lombardia. 

Autotrasporto: due trimestri senza rimborsi accise

L’aumento dei prezzi dei carburanti sta ormai da tempo mettendo sotto pressione l’intero settore dell’autotrasporto. Per arginare il problema il governo è intervenuto attuando il taglio delle accise. Una misura d’eccezione che, come noto, è stata più volte prorogata (l’ultimo decreto del Mise firmato lo scorso 24 giugno ha spostato fino al 2 agosto la riduzione delle accise, per tutti, sul prezzo dei carburanti alla pompa).

Tuttavia, questo provvedimento non è piaciuto molto al mondo del trasporto, perché con la riduzione delle accise gli autotrasportatori sono stati contestualmente esclusi dal beneficio del rimborso delle accise, riconosciuto alle sole imprese con veicoli di classe ambientale euro V ed Euro VI. A ribadirlo è stata una circolare dell’Agenzia delle Dogane, che chiarisce appunto che per il secondo trimestre del 2022 gli autotrasportatori «non possono presentare la dichiarazione di rimborso dell’accisa sui litri di gasolio consumati».

I riflessi di questa misura per l’autotrasporto sono quindi addirittura negativi, proprio perché le imprese sono impossibilitate di utilizzare il beneficio del recupero trimestrale delle accise. Non a caso Trasportounito ha parlato nei giorni scorsi di «effetto paradossale» e di «manovra controproducente», criticando fortemente la scelta del governo di tagliare le accise sul carburante. «Si tratta – sostiene l’associazione – di un’operazione complessivamente sbagliata in quanto, oltre a essere costosa, non produce alcun effetto circa il contenimento del costo del carburante poiché il valore è abbondantemente assorbito da logiche di mercato che non vengono adeguatamente presidiate da parte dello Stato».

Sullo sconto generalizzato delle accise e la sospensione del rimborso per l’autotrasporto è intervenuto anche il presidente di Anita, Thomas Baumgartner, secondo cui in assenza di correttivi per gli autotrasportatori sarebbe meglio che la misura non venga più prorogata, affermando che, visto che il gasolio costa ormai più di 2 euro al litro, tanto varrebbe orientare altrove le scelte istituzionali, verso per esempio «la fissazione di un tetto massimo del prezzo delle materie prime o azioni più incisive di contrasto a possibili speculazioni in atto».

Ferma anche la reazione della presidente della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura (Pd), che ha sottolineato come gli autotrasportatori non solo siano penalizzati dal fatto di essere esclusi dal recupero per il secondo trimestre 2022, ma che siano ancora in attesa dell’emanazione del decreto attuativo per l’erogazione dei 500 milioni di euro a favore del settore, contenente le modalità operative per poter fruire del credito d’imposta nella misura del 28% della spesa sostenuta nel primo trimestre del 2022 per l’acquisto di gasolio. «Dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del cosiddetto Decreto Aiuti – afferma Mura – sono passati più di due mesi e le imprese hanno finora sostenuto i costi esorbitanti dei carburanti per lavorare. In periodo d’emergenza non ci possiamo permettere i tempi lunghi cui siamo stati male abituati da decenni: fuori dai Ministeri c’è un mondo che deve andare avanti e le nuove mobilitazioni degli autotrasportatori sardi sono un altro segnale».

I divieti di circolazione di luglio 2022

Inizia luglio e per i veicoli pesanti i giorni di divieto di circolazione aumentano, interessando anche alcuni venerdì (gli ultimi due del mese), almeno dalle 16 alle 22, mentre tutti i sabati lo stop parte alle 8 per terminare alle 16. Occhio quindi alle date che ovviamente valgono – salvo deroghe – per i veicoli pesanti oltre le 7,5 tonnellate fuori dai centri abitati.

Vediamoli in dettaglio

  • Sabato 2 luglio 2022 dalle 08:00 alle 16:00
  • Domenica 3 luglio 2022 dalle 07:00 alle 22:00
  • Sabato 9 luglio 2022 dalle 08:00 alle 16:00
  • Domenica 10 luglio 2022 dalle 07:00 alle 22:00
  • Sabato 16 luglio 2022 dalle 08:00 alle 16:00
  • Domenica 17 luglio 2022 dalle 07:00 alle 22:00
  • Venerdì 22 luglio 2022 dalle 16:00 alle 22:00
  • Sabato 23 luglio 2022 dalle 08:00 alle 16:00
  • Domenica 24 luglio 2022 dalle 07:00 alle 22:00
  • Venerdì 29 luglio 2022 dalle 16:00 alle 22:00
  • Sabato 30 luglio 2022 dalle 08:00 alle 16:00
  • Domenica 31 luglio 2022 dalle 07:00 alle 22:00

EDITORIALE | Il vero peso dei pallet

Io non so se la nuova legge di regolamentazione dell’interscambio dei pallet, inserita nella conversione del decreto Ucraina bis, sia buona o cattiva. Anche perché per giudicarla serve capire come impatterà sulla realtà. So per certo che il modo con cui è stata concepita – senza condivisione delle associazioni dell’autotrasporto – suscita diffidenza in chi è rimasto tagliato fuori. Anche perché – come ha commentato qualcuno – «se le norme andavano a favore dell’autotrasporto perché non coinvolgerlo? Evidentemente non era così…».
Solo supposizioni. Perché l’altra cosa di cui sono invece certo è che la legge n.127 del 2010 – quella che gli stessi rappresentanti esclusi a questo punto difendono con i denti – sulla carta era ineccepibile. Poi però alla prova dei fatti si è frantumata come un vecchio bancale sotto un carico gravoso. Tanto che oggi qualsiasi autotrasportatore si dice convinto che per lavorare sereni ci sono due modi, peraltro esclusivi quando si esce fuori dall’Italia: il pallet a perdere e il pooling. Tutto il resto è una grande fregatura, che costa tempo, fatica e soldi. Perché la legge dirà pure che il trasportatore non ha obblighi né responsabilità nella gestione dei pallet, ma all’atto pratico le cose vanno in direzione opposta. Proviamo per un attimo a metterci nei suoi panni per capire in che senso.

Immaginate allora un vettore – restiamo sul generico – che esegue un trasporto. «Mi raccomando», gli grida il committente mentre lo vede andar via con il camion, «ai bancali ci tengo. Con quello che costano. Riportameli tali e quali».
Il trasportatore annuisce. D’altra parte, annuisce sempre quando il committente chiede. Ed ecco perché qualche giorno successivo alla consegna, torna dal destinatario per riavere indietro i pallet. Bussa alla porta e quando dall’altra parte aprono avanza la richiesta: «Scusa, quei bancali che ti ho lasciato la volta scorsa, dove posso recuperarli?». A quel punto il mondo rallenta. È un po’ come aver chiesto una ricevuta fiscale in un film (Qualunquemente) di Antonio Albanese. O forse – mi si perdoni l’accostamento – come vedere un’azione sempre più rarefatta in un film di Sergio Leone: molto lentamente, infatti, il braccio del destinatario della merce si leva, per indicare con la mano un punto indefinito dietro a un magazzino.
Il trasportatore si lamenta, ma comunque parte per il viaggio al di là del piazzale, circondato da afa e polvere. Così, dopo aver regalato alla terra un paio di etti di sudore, giunge sull’angolo e svolta. E lì gli appare un’enorme catasta di legname messo in condizioni peggiori rispetto alle sue. Trovare quattro assi che conservino l’antica forma del bancale richiede un tempo che sembra infinito. Eppure, esattamente un attimo dopo aver tirato fuori una trentina di simil-pallet capisce che non è stata un grande fortuna. Perché in quel momento inizia la parte più faticosa: prenderli uno a uno e infilarli nel portapallet. Peraltro – ricordiamolo – acquistato apposta spendendo circa 1.700 euro.
Quando l’operazione è terminata dalle sue braccia sono transitati circa 750 chili: mentre le poggia nuovamente sul volante spera di non dover affrontare curve per un po’. Invece, dopo nemmeno mezzo chilometro, la strada piega e subito dopo cam- peggia un cartello: «Compro bancali». In fondo a un vicolo c’è una bottega dove, quasi miracolosamente, sono andati a finire i suoi pallet migliori, rivenduti a circa 18 euro. Iva perennemente esclusa. Il pensiero comparato si fa amaro: «C’è gente che riesce a guadagnare in modo più facile rispetto a chi deve sudare».
Frustrazione da poco rispetto a quella provata più tardi, quando, giunto dal suo committente e scaricati i bancali sul piazzale, lo segue mentre li scruta uno a uno. Alla fine, come in un processo, sentenzia: «Questo, questo e questo li scartiamo. Quindi, ne mancano una decina. Che aggiunti ai 130 che già mi dovevi fanno mille euro. Te li scalo dalla prossima fattura». Sudore, tempo e fatica sono gratis.

Io non so se la colpa di tutto questo è in parte dell’autotrasportatore, condannato a vestire i panni del vaso di coccio in ogni relazione commerciale.
So però che ogni giorno che passa mi sembra sempre più normale che i giovani si tengano alla larga da questa professione.

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