Veicoli - logistica - professione

Home Blog Pagina 292

Scontro tra tre camion in A21: un autista morto e uno ferito. Il terzo dato per disperso è stato ritrovato dopo 24 ore

Non torna la pace sulla A21. Nel momento in cui scriviamo (alle ore 16 del 6 luglio) si registrano 4 chilometri di cosa tra Piacenza Ovest e Castel S. Giovanni in direzione Torino. E qualche ora prima la situazione era ancora peggiore con uscita obbligatoria a Voghera per chi era in arrivo da Tortona. Alle 8, addirittura, la colonna già superava gli 11 chilometri. Poi intorno alle 9 l’autostrada è stata riaperta (cosa già avvenuta ieri sera per l’altra carreggiata), ma i rallentamenti persistono. Tutte conseguenze del gravissimo incidente che ieri pomeriggio, intorno alle 17, ha avuto come teatro proprio questa autostrada. Ha coinvolto tre camion nel territorio del comune di Lungavilla all’altezza del casello di Casteggio (Pavia), anche se di fatto sono stati due a scontrarsi in modo violento per ragioni ancora al vaglio degli inquirenti e a provocare un’immediata esplosione, seguita dalla creazione di una colonna di fumo e fiamme decisamente alta e visibile anche da molto lontano. I vigili del fuoco hanno parlato di un carico di bobine metalliche su uno dei veicoli; sull’altro evidentemente c’era un materiale esplosivo non ancora accertato.

La macchina dei soccorsi si è messa in moto in fretta, coinvolgendo oltre ai vigili del fuoco anche un elicottero arrivato da Milano, tre ambulanze da Voghera, Casteggio e Pavia e un’auto medica da Pavia. Ma paradossalmente, al di là di un autista di 60 anni ferito in modo non troppo grave e comunque ricoverato al policlinico San Matteo di Pavia per accertamenti, i sanitari sono rimasti abbastanza spiazzati dal fatto di non trovare gli altri uomini alla guida dei camion.

Piano piano poi il mistero si è chiarito. Il primo in modo tragico: quando i vigili del fuoco hanno terminato di spegnere le fiamme, al di sotto dei veicoli hanno rinvenuto il corpo di un uomo completamente carbonizzato. Per ora, peraltro, non è stata diffusa l’identità della persona.

A quel punto mancava ancora da rintracciare il corpo del terzo autista che i vigili del fuoco erano convinti fosse rimasto intrappolato tra le lamiere contorte del veicolo. Così hanno aperto a colpi di cesoie e divaricatori la cabina senza però trovare alcunché. Tanto che fino a ieri sera le cronache, nel tracciare il tragico bilancio della giornata, parlavano di un morto, un ferito e un disperso. Anche se non si capiva ancora come e dove fosse andato a finire. A quasi 24 ore dall’evento la verità è venuta a galla: il terzo autista coinvolto in realtà aveva assistito all’evento, aveva sentito l’esplosione e viste le fiamme levarsi in cielo, ma avendo ancora forza e tanta paura è sceso di tutta fretta dalla cabina del camion e si è messo a correre. E ha corso tanto per arrivare il più lontano possibile, terrorizzato dalla prospettiva che ci sarebbero state altre esplosioni.

7-8 luglio: doppio appuntamento a Roma con il Congresso di Assotir

È tempo di una svolta. Per Assotir, associazione di categoria dell’autotrasporto interessata nelle ultime stagioni da alcuni decisivi cambi di passo – ci riferiamo prima all’esclusione dall’Albo e poi alla fuoriuscita da Unatras – è arrivato il tempo di cercare nella politica l’interlocuzione diretta per avanzare alcune proposte normative ritenute necessarie per far crescere il settore. L’occasione al riguardo è il IV Congresso Nazionale che si svolgerà giovedì 7 e venerdì 8 luglio a Roma. In particolare il primo giorno, a partire dalle 10.00, presso la sala Capranichetta dell’Hotel Nazionale, si terrà un convegno nel corso del quale Assotir presenterà quattro proposte di riforma del settore dell’autotrasporto che la presidente Anna Vita Manigrasso definisce «semplici da comprendere», ma che «se attuate permetterebbero alle imprese di guardare al futuro con maggiore fiducia». Le cose da fare, dette sinteticamente, sono:
– stroncare il fenomeno dell’intermediazione parassitaria tramite una nuova disciplina della subvezione;
– potenziare la legge sui tempi di pagamento;
tornare al regime dei costi minimi per fermare la corsa al massimo ribasso;
– rafforzare il sistema di accertamento e pagamento delle attese al carico e allo scarico delle merci.

Quattro ambiti operativi che saranno introdotti dal punto di vista pratica dal segretario nazionale Claudio Donati e sotto l’aspetto tecnico dal professore e avvocato Massimo Campailla. Quindi ne discuteranno Mauro Coltorti, Presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato; Diego Sozzani, Vicepresidente della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati; Bruno Astorre, membro della Commissione Lavori Pubblici del Senato; Edoardo Rixi e Marco Silvestroni, entrambi membri della Commissione Trasporti della Camera dei Deputati. Si attende l’intervento della Viceministra delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Teresa Bellanova.

Il giorno successivo, 8 luglio, ci si trasferirà all’Hotel Sheraton Parco de’ Medici per una tavola rotonda animata da operatori del settore di diversa provenienza. Trasportatori spagnoli, tedeschi, francesi e italiani si confronteranno sulle criticità e sugli aspetti positivi che le imprese di trasporto merci europee stanno affrontando in questo momento storico particolare e sui cambiamenti introdotti dal Pacchetto Mobilità. A introdurre i lavori sarà Marco Digioia, Segretario Generale di UETR, Associazione europea delle piccole e medie imprese del trasporto.

«Abbiamo fortemente voluto questa tavola rotonda – spiega Donati – probabilmente una delle prime, se non la prima in assoluto del genere. Siamo convinti infatti sia necessario far dialogare tra loro imprenditori che, pur operando in contesti diversi, devono fare i conti con la nuova normativa europea del Pacchetto Mobilità».

Spinedi confermato presidente di Interporto Bologna

Interporto Bologna SpA nella sua recente assemblea ha approvato il bilancio dei Soci e riconfermato l’incarico al presidente Marco Spinedi affiancandogli nel Consiglio d’Amministrazione Ethel Frasinetti e Andrea Babbi, entrambi con una lunga esperienza di incarichi manageriali e amministrativi.
Il rinnovo del consiglio avviene a pochi mesi dall’importante decisione assunta dalla Giunta Comunale di Bologna di non dismettere la partecipazione nella società, optando per il mantenimento della proprietà pubblica e il rilancio delle attività interportuali e della logistica.

Nel 2021 Interporto Bologna ha chiuso l’esercizio con un valore della produzione pari a 23.382 milioni di euro e un utile netto di 42.318 euro.
In campo immobiliare, ha confermato il trend degli ultimi anni, arrivando a completare il 95% dei terreni edificabili del III Piano Particolareggiato.
Anche il segmento ferroviario ha registrato una dinamica positiva, dove aumentano i collegamenti internazionali, confermando la vocazione del nodo bolognese come gateway di importanza europea. Le previsioni per il 2022 si attestano sui 6mila treni.

«Ringrazio i Soci per la rinnovata fiducia accordatami, i Consiglieri uscenti Claudio Mengoli e Daniela Stefani, che hanno validamente supportato la Società negli anni della loro presenza in CDA e tutto il team di Interporto, senza il quale non sarebbe stato possibile raggiungere gli importanti risultati degli ultimi anni – ha dichiarato Marco Spinedi, aggiungendo – Ci aspettano tre anni ricchi di sfide, volti a rilanciare interporto non soltanto nelle sue tradizionali funzioni di piattaforma intermodale e logistica, ma anche e soprattutto in quelle più innovative di “laboratorio a cielo aperto”. Un’infrastruttura dove si possono sperimentare, in collaborazione con università, imprese ed istituzioni, nuovi criteri di costruzione dei magazzini energy saving, soluzioni trasportistiche d’avanguardia e servizi innovativi alle persone ed alla merce».

MAN realizza una fabbrica di batterie a Norimberga

MAN Truck & Bus pone le basi per la mobilità elettrica pesante del futuro. Il costruttore tedesco ha annunciato infatti che dall’inizio del 2025 produrrà su larga scala batterie per camion e autobus elettrici nella sua sede di Norimberga. Per questo progetto l’azienda investirà nei prossimi cinque anni circa 100 milioni di euro. Le capacità di produzione saranno ampliate a oltre 100 mila batterie all’anno e gli investimenti nello sviluppo della loro produzione assicureranno 350 posti di lavoro con una chiara prospettiva per il futuro, sia per l’occupazione sia per la sede di Norimberga.

Questo importante investimento è stato deciso in stretta collaborazione tra azienda e rappresentanti sindacali, con il supporto attivo dei politici bavaresi. Le batterie, che con i motori sono il cuore dei veicoli commerciali elettrici, sono il risultato di un complesso assemblaggio e di vere e proprie ‘powerhouse’ costituite da celle che a loro volta sono raggruppate in moduli e combinate in singoli strati per formare l’alloggiamento (pack) della batteria. Ciò richiede un elevato livello di know-how e severi standard di sicurezza. A seconda dell’autonomia, un camion elettrico pesante necessita fino a sei di queste batterie che inizialmente daranno agli e-truck MAN un’autonomia da 600 a 800 chilometri. Con la prossima generazione di batterie, intorno al 2026, sono previste autonomie fino a 1.000 chilometri e questo renderà finalmente l’e-truck adatto al trasporto su lunghe distanze.

Apre a Bologna il primo «Smart Urban Depot» di BRT

Cambio di paradigma nella gestione delle filiali di BRT, l’azienda bolognese prima nella Penisola nel trasporto espresso, che da gennaio 2020 è entrata a far parte del network DPDgroup, il maggior operatore europeo del settore.

Con la pandemia e l’esplosione dell’e-commerce, è cresciuta infatti anche la percentuale di clientela che preferisce la consegna fuori casa, per comodità e flessibilità di orario. Ecco quindi che BRT ha deciso di sviluppare una rete di consegne nuova, con la possibilità di scegliere tra edicole, tabaccherie, cartolerie, bar e altri piccoli esercizi come luogo di ritiro e di recapito. Questi centri – denominati fermopoint – hanno orari flessibili e possono essere aperti anche nei weekend, fino a tarda sera o addirittura a orario continuato. In totale in Italia ce ne sono attualmente 5.400.

Ma non basta. Il prossimo step si chiama Smart Urban Depot, un centro interamente dedicato al cliente in cui poter interagire con il personale dell’azienda, non solo per spedire e ritirare il proprio pacco, ma per verificare sul posto la bontà del prodotto ricevuto, provarlo direttamente (per esempio se si parla di un capo di abbigliamento) ed effettuare contestualmente un eventuale reso. Il primo esempio di questo sistema di filiali cittadine è sorto a Bologna, in via Irnerio 23/a, in un’area strategica della città a ridosso del centro storico.

Lo Smart Urban Depot BRT è all’insegna della sostenibilità ambientale, perché si avvale inoltre di una flotta full green composta da cargo bike (biciclette a pedalata assistita con mini-container per il trasporto delle merci) e veicoli a basse emissioni ed elettrici. Il sistema Smart Urban Depot sarà esteso ad altre città di medio-grandi dimensioni sul territorio nazionale.

Tra i servizi aggiuntivi attivati in questo contesto: la messaggistica avanzata con finestra di consegna di 2 ore; le notifiche in tempo reale via sms e email; il myBRT per seguire la spedizione in tempo reale; la possibilità di consegna direttamente al piano del proprio domicilio per colli di qualsiasi volume; e la cosiddetta In flight option, che consente di modificare data e luogo di consegna dopo la partenza della spedizione includendo tra le opzioni di consegna oltre la propria abitazione, anche la rete dei BRT-fermopoint.

«Oggi siamo in grado di trasportare qualsiasi tipo di prodotto, di qualsiasi peso e volume, in qualsiasi parte d’Italia e ben oltre i confini europei, dal comune più piccolo alla grande città – ha commentato Dalmazio Manti, CEO di BRT – Una promessa che si concretizza anche implementando la nostra presenza fisica sul territorio a partire dalla nostra città, Bologna, in cui BRT è fortemente radicata e integrata».

Ex Ilva, per la Cassazione i crediti di trasporto sono prededucibili alla procedura fallimentare

Importante decisione della prima sezione civile della Corte di Cassazione sulla querelle dei crediti di trasporto maturati dalle aziende di autotrasporto nei confronti dell’ex Ilva, attualmente in amministrazione straordinaria

La Corte ha infatti cassato la decisione del Tribunale di Milano che aveva respinto il ricorso del Consorzio Artigiano Autotrasportatori Putignanese, che richiedeva il riconoscimento dei crediti prededucibili per l’attività di trasporto prestata all’acciaieria tarantina. Con questa sentenza la causa verrà rinviata al giudice milanese, riaprendo così la possibilità per le aziende di vedersi riconoscere il diritto a incassare le somme dovute prima della liquidazione dei crediti con la ripartizione fra i creditori concorrenti (la cosiddetta prededuzione).

Vediamo di ricapitolare i vari step della vicenda.

LA PRIMA SENTENZA CONTRARIA DEL TRIBUNALE DI MILANO

Nell’ottobre del 2019 Il Consorzio Artigiano Autotrasportatori Putignanese aveva fatto ricorso presso il Tribunale di Milano per ottenere il riconoscimento della natura prededucibile del credito di oltre 27.500 euro che vantava nei confronti dell’ex Ilva, come corrispettivo ditrasporti effettuati in data anteriore all’apertura della procedura fallimentare.

Il Tribunale il 18 ottobre aveva però respinto il ricorso con tre motivazioni: 

  1. i crediti anteriormente sorti sono prededucibili, in via d’eccezione, solo quando si tratti di crediti di PMI verso una società posta in amministrazione straordinaria che gestisce almeno uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale e relativamente a prestazioni necessarie al risanamento ambientale, alla sicurezza e alla continuità dell’attività degli impianti produttivi essenziali;
  2. la prededuzione delle attività delle imprese di autotrasporto che consentono la funzionalità degli impianti produttivi va riconosciuta ai soli crediti derivanti da prestazioni di trasporto funzionali agli impianti essenziali o al risanamento ambientale;
  3. Nel caso concreto il Consorzio aveva maturato crediti per trasporti in uscita dallo stabilimento di Taranto, relativi a materiale successivo alla produzione, e non a trasporti in entrata di materie prime o di componentistiche di impianti.

LE RAGIONI DEL CONSORZIO

Il Consorzio, ,rappresentato dagli avv. Vincenzo Cellamare e Massimo Campailla dello Studio Zunarelli, ha allora deciso di ricorrere in Cassazione sulla base di due considerazioni.

Innanzitutto il giudice milanese avrebbe male interpretato l’art. 8, comma 1-bis, del DL 91/2017 e dell’art. 3 DL 347/2003, articoli che ammettono la prededuzione ai crediti dei trasportatori che abbiano contribuito con la loro prestazione a garantire la funzionalità degli impianti produttivi dell’Ilva. Sarebbe cioè errata l’affermazione del Tribunale secondo la quale il concetto di «impianti essenziali» vada ricondotto unicamente al ciclo produttivo dell’acciaio, con la conseguenza di restringere il campo applicativo della fattispecie ai soli trasporti di materie prime in entrata. La seconda argomentazione riguarda il fatto che il Tribunale non avrebbe considerato per la decisione la ricostruzione effettuata dal Commissario per la liquidazione, che aveva invece dato parere favorevole all’ammissione del credito in prededuzione.

LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE

La Cassazione ha in sostanza deciso che entrambi i motivi sono validi, anzi che il secondo assorbe il primo.

«In tema di amministrazione straordinaria delle grandi imprese – si legge infatti nella sentenza – l’art. 3, comma 1-ter, del DL 347/2003, convertito nella legge 39/2004, ha previsto una specifica ipotesi di prededuzione in favore di determinati creditori e per particolari prestazioni eseguite, applicabile qualora la debitrice ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria gestisca almeno uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale». Un caso eccezionale e di stretta interpretazione, che però secondo la Corte è applicabile in questo caso specifico.

“La prededuzione –  continua la sentenza – è stabilita quanto ai crediti anteriori all’ammissione alla procedura, vantati da piccole e medie imprese… e relativi a prestazioni necessarie al risanamento ambientale, alla sicurezza e alla continuità dell’attività degli impianti produttivi essenziali”. Ma all’art. 8 del DL 91/2017, convertito dalla legge 123/2017, il legislatore ha specificato che, in relazione alle imprese di autotrasporto“nella categoria dei crediti prededucibili… rientrano quelli delle imprese di autotrasporto che consentono le attività ivi previste e la funzionalità degli impianti produttivi dell’ILVA”. La deduzione del Tribunale di Milano che questo regime si applicherebbe ai soli trasporti in entrata secondo la Cassazione non ha senso. Nell’art. 8 si comprendono infatti “anche prestazioni postume rispetto alla produzione in sé e per sé considerata: non solo quelle necessarie al risanamento ambientale, alla sicurezza e alla continuità dell’attività degli impianti produttivi essenziali, ma anche quelle finalizzate alla sicurezza e all’attuazione degli interventi in materia di tutela dell’ambiente e della salute, previsti dal piano delle misure di tutela ambientale e sanitaria stabilito col DPCM del marzo 2014”. 

In altre parole, il beneficio della prededuzione in favore delle imprese di autotrasporto concerne anche i crediti per le prestazioni di tali imprese che garantiscono la funzionalità in sé degli impianti produttivi dell’ILVA (oltre che la continuità di quelli cd. essenziali), comprendendo quindi “le attività di autotrasporto che consentano (anche solo) la funzionalità degli impianti produttivi”, non solo di quelli essenziali. 

Insomma, secondo la Corte, per le imprese di autotrasporto rileva anche e solo il collegamento tra la prestazione di autotrasporto e la situazione produttiva dell’ILVA in quanto tale, perché quest’ultima è di interesse strategico nazionale, a prescindere dal singolo stabilimento nel quale l’attività produttiva è svolta e a prescindere pure dalla tipologia di fasi in cui la produzione si esplica. 

“Il Tribunale di Milano – conclude il giudice di Cassazione – non poteva esaurire la questione semplicemente segnalando la mera circostanza che si fosse trattato di trasporti in uscita, senza prendere in considerazione… l’oggetto dell’attività di trasporto in rapporto alla funzione specificamente considerata dal legislatore”.

COSA SUCCEDE ORA

La Corte suprema ha stabilito di annullare la decisione di primo grado e di rinviare la questione allo stesso Tribunale, indicando il criterio cui dovrà attenersi il riesame e cioè:

  • che l’art. 3, comma 1-ter, del DL 347/2003 prevede una specifica ipotesi di prededuzione in favore di determinati creditori e per particolari prestazioni collegate al contesto produttivo dell’ILVA, e in tal senso costituisce una previsione eccezionale e di stretta interpretazione (in deroga al principio generale di cui all’art. 2740 cod. civ.);
  • che tuttavia l’inciso della norma interpretativa di cui art. 8 del DL 91/2017, che collega la prededuzione dei crediti delle imprese di autotrasporto alla necessità di consentire “la funzionalità degli impianti produttivi dell’ILVA”, ha aggiunto alla proposizione relativa alle attività già considerate dall’originario art. 3 una proposizione nuova, da intendere secondo il nesso di coordinazione insito nell’uso della particella copulativa “e”, avente eguale funzione sintattica evidenziata dal sottinteso dei verbi “rientrano” e “consentono”. Dunque “in ordine alle imprese di autotrasporto è divenuto pari rilevante, ai fini della prededuzione, anche e solo il nesso tra la prestazione di autotrasporto e la situazione produttiva dell’ILVA in quanto tale, perché ritenuta di interesse strategico nazionale, a prescindere dal singolo stabilimento nel quale l’attività produttiva è svolta, e a prescindere pure dalla tipologia di fasi in cui la produzione si esplica. 

Il tribunale provvederà anche alle spese del giudizio svoltosi in Cassazione.

Artusi (Federauto) promuove i carburanti rinnovabili anche oltre il 2035

Nel 2035 i veicoli commerciali leggeri e medi dovranno dire addio all’inquinamento. Ma ciò non significa che dovranno essere necessariamente elettrici. È un distinguo sottile, ma dopo la decisione presa dal Consiglio dei ministri dell’Ambiente dell’Unione europea lo scorso 29 giugno, rompe definitivamente quell’assoluto, che fino a oggi stabiliva un’equazione tra decarbonizzazione e motorizzazione elettrica. Come sottolinea invece Massimo Artusi, Vicepresidente e Delegato Trucks&Van di Federauto, «la neutralità climatica è determinata non tanto dalla tipologia tecnologica dei powertrain, quanto dalla fonte energetica dei carburanti che li alimentano». Ed «è molto positivo – sottolinea Artusi – che il Ministro Cingolani abbia veicolato questo principio di fondo nel tavolo del Consiglio UE». Cosa vuol dire? Detto in parole povere, equivale a considerare come possibile il fatto che anche oltre il famigerato 2035 ci saranno carburanti rinnovabili tra quelli ammessi. Un’apertura che, sempre Artusi, giudica come «un passaggio nella giusta direzione per una transizione ecologica dei trasporti razionalmente sostenibile».

Ovviamente Artusi non parla a caso, in quanto ha già chiare quali potrebbero essere le tecnologie ‘carbon neutral’ esistenti, anche perché – sottolinea – «alcune sono già oggi disponibili a costi sostenibili, come il Biometano e l’HVO» e «insieme all’Idrogeno blu e verde possono svolgere un ruolo determinante per la decarbonizzazione del comparto, in particolare dei veicoli industriali». 

L’importante, quindi, è fare chiarezza, vale a dire – conclude il Vicepresidente Federauto – «chiudere il pacchetto ‘Fit-for-55’ con scadenze, programmi e prospettive più credibili rispetto al testo approvato inizialmente dalla Commissione UE, tenendo conto di tutte le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica per propulsioni alimentate da carburanti rinnovabili, realmente a zero emissioni di CO2».

Le opportunità a cui fa riferimento Artusi sono tante, anche se sostanzialmente la partita è tra sintetici e rinnovabili e non è detto che non ci sia spazio per entrambi. Il responsabile dell’UE per il clima, Frans Timmermans, ha mostrato di considerare più quotato il carburante sintetico, definendo quelli alternativi ancora proibitivi. Ma tutto l’universo legato all’industria dei carburanti non la pensa esattamente così. Per esempio, il direttore generale di FuelsEurope, John Cooper, ha detto a chiare lettere che il «il potenziale per aumentare la produzione di biocarburanti avanzati sostenibili e di carburanti sintetici è molto significativo» e a nome dell’associazione ha garantito che si muoverà per «raddoppiare gli sforzi per rendere i carburanti rinnovabili parte del raggiungimento dell’obiettivo del Green Deal dell’UE». La cosa veramente importante è fare chiarezza sulle parole, in quanto l’espressione utilizzata nella bozza di regolamento del Consiglio UE è un po’ generica e non fa espresso riferimento a una tipologia specifica di carburante. Magari è un’indicazione volutamente aperta per non lasciare nulla di intentato, ma se non si fornisce una definizione precisa di questi carburanti – si è lamentata Chelsea Baldino, ricercatrice dell’International Council on Clean Transportation (ICCT) – si finisce per creare «una lacuna preoccupante», perché «consentire ai carburanti “neutri dal punto di vista delle emissioni di CO2” di essere conteggiati ai fini delle norme sulle emissioni di CO2 potrebbe compromettere l’impatto di tali norme».

Insomma, di cose da fare e da chiarire ce ne sono tante, ma la strada è stata intanto aperta.

Volvo Trucks aggiorna gli urbani FL e FE

Più efficienza, migliori consumi e una guida più fluida. È quanto promette Volvo Trucks con l’aggiornamento della sua gamma di veicoli pensati per la distribuzione urbana, ovvero i modelli FL e FE. Entrambi sono stati aggiornati con nuove trasmissioni che migliorano l’efficienza e la guidabilità.

Nel dettaglio, sul nuovo Volvo FL la nuova trasmissione completamente automatica a otto velocità (due in più rispetto al modello precedente) consente anche risparmi di carburante fino al 4%. Il modello più grande, Volvo FE, è stato invece aggiornato con il nuovo cambio I-Shift utilizzato nei modelli Volvo Trucks più pesanti, con cambi marcia più veloci del 30%. La nuova modalità di interazione del cambio I-Shift con il motore consente di ottenere significativi miglioramenti in termini di guidabilità. L’aggiornamento, inoltre, prevede un’attivazione più rapida della frizione che consente una ridotta interruzione della coppia.

«Con la nuova trasmissione – ha dichiarato Kenneth Ackerberg, Product Manager per Volvo FL ed FE – viene inoltre offerta una funzionalità completa di presa di forza anche a veicolo fermo, più versatile e ideale per mezzi d’opera, spargisale, spazzaneve e altri utilizzi simili. Un cambio marcia più veloce permette infatti di ottimizzare l’efficienza nella selezione delle marce. La guida in città, con fermate e ripartenze continue, comporta numerosi cambi marcia e i miglioramenti saranno quindi evidenti e apprezzati dai conducenti».

Per migliorare e ottimizzare la guida di entrambi i modelli, Volvo FL ed FE, sono disponibili tre diverse modalità di guida, ovvero economy, performance e off-road. Vengono selezionate premendo un pulsante sul cruscotto e l’indicazione della modalità viene visualizzata sul quadro strumenti.

L’Opel Vivaro-e Hydrogen è campione di sostenibilità

Prestigioso riconoscimento per Opel Vivaro-e Hydrogen. Il van a celle a combustibile a idrogeno della casa di Rüsselsheim si è aggiudicato il premio per l’ambiente «KS Energie und Umweltpreis», assegnato ogni anno dalla rivista tedesca Automobilclub Kraftfahrer-Schutz e.V. e patrocinato dal Ministero federale tedesco per gli Affari Economici e le Azioni per il Clima.

Il premio è stato consegnato a Peter Kuhn, Group Manager Light Commercial Vehicles di Opel, nel corso della cerimonia di premiazione a Monaco di Baviera alla presenza di 100 ospiti, tra cui personalità politiche, autorità locali e rappresentanti dei media. Istituito nel 1981, questo riconoscimento premia le tecnologie, le idee e gli sviluppi innovativi nel settore automobilistico e della mobilità che mirano a proteggere l’ambiente.

Ole Eilers, presidente del KS Automobile Club (a sinistra) consegna il premio a Peter Kuhn, Group Manager Opel Light Commercial Vehicles (a destra)

Il veicolo è stato votato all’unanimità come campione di sostenibilità per la sua «idea di propulsione innovativa», basata su celle a combustibile a idrogeno che non obbligano a ridurre il volume di carico e che, anzi, permettono di fare rifornimento rapidamente permettendo di percorrere fino a 400 chilometri (nel ciclo WLTP) a zero emissioni.

Il veicolo offre un volume di carico fino a 6,1 metri cubi, una portata di 1.000 chilogrammi e un peso rimorchiabile di 1.000 kg. Opel Vivaro-e Hydrogen è disponibile in due taglie, M e L (4,95 e 5,30 metri) ed è già entrato a far parte della flotta di Miele, costruttore tedesco di elettrodomestici premium (ne abbiamo parlato qui).

«I veicoli a celle a combustibile a idrogeno consentono di lavorare rispettando l’ambiente senza dover accettare compromessi. Siamo quindi molto felici del Premio KS Energia e Ambiente assegnato a Opel Vivaro-e Hydrogen», ha dichiarato Uwe Hochgeschurtz, Enlarged Europe Chief Operating Officer di Stellantis, responsabile della commercializzazione dei veicoli fuel cell a idrogeno. «A Rüsselsheim abbiamo più di 20 anni di esperienza nello sviluppo di veicoli a celle a combustibile a idrogeno. Intendiamo rafforzare la nostra posizione di vertice portando questa tecnologia sui grandi van per le consegne nel 2024».

close-link