Cassazione. Per 52 violazioni dello stesso autista l’azienda paga una volta sola
Per i ripetuti comportamenti scorretti ex art. 174, comma 14, Codice della Strada di un solo autista dipendente, l’azienda datrice di lavoro deve pagare solamente una volta e non per ogni multa comminata.
Con una sentenza storica che cambia totalmente il quadro normativo, il Tribunale di Verona ha così accolto la richiesta di rideterminazione di un’impresa di trasporto su una sanzione che era stata affibbiata ben 52 volte a un singolo autista dell’azienda. Il successo si deve al team legale di Infogestweb-Golia che ha così ottenuto un vero e proprio cambiamento delle “regole del gioco” nel mondo dell’autotrasporto.
Ma ricostruiamo la vicenda.
IL PRINCIPIO DI LEGGE
L’articolo 174, comma 14, del Codice della Strada stabilisce: «l’impresa che nell’esecuzione dei trasporti… non tiene i documenti prescritti o li tiene scaduti, incompleti o alterati, è soggetta alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma […] per ciascun dipendente cui la violazione si riferisce […]».
In relazione a questo articolo – che parla di una multa per ogni dipendente che violi la norma – un’azienda di trasporto si è vista recapitare un verbale di infrazione concernente il mancato rispetto delle norme sull’orario di lavoro di un suo dipendente. Il verbale però sanzionava non il comportamento complessivo del driver, ma ogni singola violazione accertata, senza tener conto del fatto che tutte le infrazioni fossero attribuibili ad un solo autista. Ovviamente sanzionare ogni singola violazione significava avere un verbale di importo elevatissimo, con un notevole aumento dei costi a carico dell’azienda.
LE PRIME SENTENZE SFAVOREVOLI
Un primo ricorso dell’azienda al Giudice di Pace di Verona aveva dato esito negativo e anche la successiva sentenza del Tribunale di Verona si era conclusa con un rigetto. Secondo il Tribunale, infatti, «[…] alla società era stato contestato di non avere organizzato per cinquantadue volte l’attività del suo dipendente, consentendo a quest’ultimo di non rispettare, in ogni occasione, le disposizioni sull’orario di lavoro; […] che, pertanto, non era esatto che vi fosse stato un solo complessivo comportamento in violazione di legge, […] che in relazione a ciascun singolo viaggio, esistono modalità di rispetto dei tempi di riposo diversi, poiché talvolta il riposo può essere effettuato allo scadere del termine massimo di guida, mentre, altre volte, deve essere anticipato in ragione della tipologia di tragitto».
IL RICORSO IN CASSAZIONE
A questo punto lo studio legale LTA, fondato da Chiara Melotto e legal partner di Infogestweb-Golia, azienda veronese leader nella produzione di piattaforme informatiche per l’autotrasporto, ha ereditato il procedimento dal precedente difensore ed ha presentato ricorso in Cassazione. L’argomentazione era che la sanzione doveva essere calcolata sull’unica condotta attribuibile all’azienda, ossia la mancata formazione e controllo del personale, slegandosi così dal numero delle violazioni commesse. E la Cassazione ha dato ragione all’impresa con la sentenza 10327/2020, rimandando la causa al Tribunale scaligero perché si conformasse alla nuova interpretazione fornita.
LA SECONDA DECISIONE DEL TRIBUNALE DI VERONA E IL LIETO FINE
Finalmente il 24 giugno scorso il Tribunale di Verona ha accolto la richiesta di rideterminazione della sanzione in relazione all’illecito. La sentenza afferma due principi. Da un lato che non si può aumentare l’importo minimo della multa «in considerazione del numero di violazioni contestate (52)». Dall’altro che non si può «nemmeno… tenere conto della gravità della condotta della ricorrente – in questo caso riferita alla durata del periodo di inosservanza delle prescrizioni – perché la norma sanzionatoria del CdS individua come unico elemento che può consentire l’aumento della sanzione quello del numero dei conducenti per i quali non siano state osservate le prescrizioni di legge». In altre parole, la sanzione può essere aumentata se sono più di uno i conducenti della ditta a commettere quella infrazione, ma non per la gravità del fatto data dal ripetersi della stessa infrazione da parte di un solo individuo.
La sentenza del giudice veronese ha dunque creato un precedente che potrà essere richiamato dalle imprese di autotrasporto che si troveranno in una situazione simile, con una sanzione che in casi uguali sarà notevolmente ridimensionata.
LA COMUNICAZIONE DELL’ISPETTORATO DEL LAVORO
A completamento della vicenda l’Ispettorato del Lavoro ha rivisto la modalità di calcolo delle sanzioni, facendo riferimento proprio alla sentenza n. 10327/2020 della Cassazione. Dopo diverse segnalazioni, iniziate proprio dall’attività di Golia, l’Ispettorato ha infatti affermato che «…l’impresa che nell’esecuzione dei trasporti non osservi il menzionato comma 14 è soggetta ad una sanzione pecuniaria amministrativa commisurata esclusivamente all’effettivo numero di lavoratori cui la violazione si riferisce, per contro essendo del tutto irrilevante il numero delle infrazioni riscontrate».
Il ministro Giovannini firma il decreto sui 500 milioni per l’autotrasporto
Dopo l’annuncio di ieri di Unatras sullo sblocco dell’UE al fondo dei 500 milioni destinati all’autotrasporto italiano, arriva oggi la conferma da parte del ministro del MIMS Enrico Giovannini, che nel corso di una manifestazione pubblica a Napoli ha dichiarato di aver posto la firma al decreto che stanzia i 500 milioni. «Abbiamo avuto l’ok della Commissione Europea. I tempi sono stati dettati effettivamente dalla procedura non facile – ha affermato il Ministro – però sono molto contento che anche questo decreto, oltre ai quasi 200 che abbiamo fatto nell’ultimo anno e mezzo, sia arrivato in porto».
Confermata la metodologia di erogazione del fondo, che avverrà tramite un credito d’imposta del 28% delle spese sostenute nel primo trimestre del 2022, al netto dell’Iva, per l’acquisto di carburante impiegato su mezzi di categoria Euro V o superiore. Per quanto riguarda le modalità di accesso ai contributi, la domanda per accedere all’agevolazione dovrà essere presentata attraverso un’apposita piattaforma predisposta dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. «Per fruire del credito di imposta da utilizzare esclusivamente in compensazione – precisa in una nota il ministero – le imprese beneficiarie devono presentare il modello F24 unicamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dell’Agenzia delle Entrate».
Lo stesso ministero ha intanto convocato per venerdì 15 luglio, alle ore 14.30, le associazioni dell’autotrasporto, proprio per illustrare le modalità con cui le imprese potranno effettuare la compensazione del credito di imposta del 28% sugli acquisti del gasolio.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè, che guida anche la Federazione degli Autotrasportatori Italiani (Fai). Per Uggè si tratta di «un risultato considerevole per tutto il mondo dell’autotrasporto, che da troppo tempo sta vivendo una situazione di difficoltà, tra il caro gasolio, la carenza di autisti, la necessità di stabilire regole comuni in Europa anche sul fronte della sicurezza».
Controcorrente va invece Trasportounito, che proprio nei giorni aveva annunciato per il 18 luglio il fermo dei servizi. L’associazione parla di «affannosa rincorsa in queste ore per distribuire i 500 milioni promessi 4 mesi fa», che altro non sarebbe altro che la «conferma del caos istituzionale in atto».
15 luglio, il MIMS incontra le associazioni del trasporto
Il ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (MIMS) ha convocato venerdì 15 luglio prossimo, alle ore 14.30, le associazioni dell’autotrasporto per illustrare le modalità con cui le imprese potranno effettuare la compensazione del credito di imposta del 28% sugli acquisti del gasolio del I trimestre 2022.
Ne dà notizia con una nota Unatras aggiungendo che l’incontro sarà l’occasione per affrontare anche il tema urgente della tempistica necessaria a perfezionare gli atti che dovranno essere predisposti dai ministeri competenti per consentire la fruizione del beneficio tramite F24 entro la data di scadenza del 31 luglio.
La convocazione, che arriva a seguito di anticipazioni diffuse ieri da Unatras, mira a scongiurare il fermo dei servizi ventilato da Trasportounito nei giorni scorsi. Un fermo da cui le associazioni di settore mantengono le distanze. Tra queste, Assotir lo considera «strumentale» in quanto gli interventi richiesti da Trasportounito sono già previsti e in fase di arrivo e, come sottolinea il segretario Claudio Donati «I soggetti che oggi minacciano il fermo nazionale per contestare il protocollo d’intesa sono gli stessi che lo hanno firmato a marzo. Di questo dovrebbero dare conto ai loro associati, anziché buttare la palla in calcio d’angolo».
Bilancio positivo per il primo anno del MAN eMobility Center
A un anno esatto dall’inaugurazione, MAN Truck & Bus traccia il bilancio del suo MAN eMobility Center (il centro impegnato nello sviluppo e nel test della produzione di camion elettrici, situato all’interno dello stabilimento di Monaco). E i risultati, secondo quanto annunciato dal costruttore tedesco, non possono essere più che soddisfacenti.
In 12 mesi MAN ha lanciato 20 prototipi del suo prossimo eTruck pesante stradale. Sono stati inoltre formati oltre 1.700 dipendenti con corsi di formazione sull’utilizzo delle nuove tecnologie ad alta tensione. Ed entro la fine del 2022 il numero dei dipendenti formati è destinato a salire a 2.000 unità.
«MAN si sta preparando per il futuro dell’elettromobilità e sta sviluppando la sua trasformazione come fornitore di soluzioni sostenibili per il trasporto merci su strada – ha affermato Alexander Vlaskamp, CEO di MAN Truck & Bus, in occasione del primo anniversario dell’eMobility Center a Monaco di Baviera. «Il nostro eTruck pesante stradale dovrebbe uscire dalla linea di produzione di Monaco all’inizio del 2024. A tal fine, stiamo preparando ora i dipendenti alla tecnologia ad alta tensione rendendo più flessibile la nostra produzione».
Carenza di autisti: in Germania s’avanza la proposta di far guidare i camion fino a 12 ton a tutti
La Germania è probabilmente il Paese dell’Unione Europea che più risente in questo momento della carenza di autisti. Secondo le più recenti stime di settore, mancherebbero all’appello tra gli 80.000 e i 100.000 conducenti di mezzi pesanti (circa quattro volte in più rispetto al dato italiano, che si aggira intorno alle 25.000 unità). E la situazione rischia diventare ancora più allarmante nei prossimi anni. Perché se si calcola che in Germania ogni anno vanno in pensione circa 30.000-35.000 autisti e in media vengono rilasciate solo 15.000-20.000 nuove patenti di guida per camion, in dieci anni il numero degli autisti che mancherebbero all’appello potrebbe salire quindi anche più di 230.000 unità (ovviamente se il trend dovesse rimanere tale).
Dirk Engelhardt, portavoce del consiglio di amministrazione della BGL (l’associazione tedesca per l’autotrasporto, la logistica e lo smaltimento), in un’intervista recente alla stampa tedesca ha parlato di come i motivi della scarsa attrattività della professione risiedano in particolare nel basso livello salariale, nelle difficili condizioni di lavoro e nel fatto che è sempre più difficile conciliare lavoro e vita privata. «Se a tutto ciò si aggiunge che è complicato pianificare i viaggi, affrontare gli ingorghi stradali e gestire le scadenze – ha detto – è inevitabile che tutto ciò porti molte persone a dire: ‘Non mi sottoporrò più a questo stress’».
La stessa BGL ha avanzato alcune soluzioni per affrontare il problema. Tra queste, il cambiamento della legge sulla patente di guida. In pratica l’associazione tedesca ritiene che avrebbe senso far guidare i camion fino a 12 ton a tutti. «Se qualcuno acquisisce una patente di guida per autoveicoli, dovrebbe essere autorizzato a movimentare camion fino a 7,5 o addirittura 10 o 12 tonnellate, come con la precedente patente di classe 3», ha detto Engelhardt. «Sarebbero utili anche semplificazioni nell’estensione della patente per i conducenti di camion con più di 50 anni e formati online per la formazione continua obbligatoria dei conducenti di camion».
Tra le altre proposte, la BGL si batte per campagne più qualificate di inserimento degli immigrati sul territorio. L’associazione è favorevole, ad esempio, ad accordi bilaterali con Paesi terzi come la Turchia, con l’obiettivo di ottenere le qualifiche necessarie in loco e di impiegare gli autisti formati in Germania. Secondo l’associazione, l’avvio di un test pilota corrispondente offrirebbe enormi opportunità.
Ecco dove nascono le aree di sosta in cui si può trascorrere il riposo di 45 ore
Non tutte le aree di sosta sono uguali. Quelle che l’Unione europea definisce in un apposito regolamento «sicure e protette», perché dotate di una serie di servizi e infrastrutture in grado di fornire agli autisti standard adeguati di vivibilità, consentono anche di parcheggiare il camion e di trascorrervi all’interno il riposo lungo di 45 ore, che in condizioni normali andrebbe invece consumato in una struttura ricettiva diversa. In questo modo il Pacchetto Mobilità, che aveva previsto tale obbligo, ottiene un risultato indiretto, nel senso cioè che a questo punto l’obiettivo di tale normativa diventa quella di spingere alla realizzazione di parcheggi e di aree di sosta e di riposo degne di questo nome.
Cosa quanto mai confermata dagli ingenti finanziamenti che la stessa Unione Europea, tramite il Connecting Europe Facility, mette sul piatto per incentivare la realizzazione di queste strutture. Esemplare in tal senso il finanziamento di ben 162 milioni di corone danesi, pari a circa 10,5 milioni di euro, per realizzare in Danimarca un’area di sosta di 270mila metri quadri, con 500 posti a disposizione, ma soprattutto impreziosita con pannelli fotovoltaici, negozi, officina, palestra, lavenderia, un albergo di 10 piani attrezzato con eliporto. Oltre ovviamente a prevedere una sorveglianza costante 24 ore su 24, affidata sia a guardie giurate che a impianti video, e un’illuminazione adeguata.
A realizzarla sarà l’impresa HM Entreprenør, che ha preventivato di spendere circa il doppio di quanto ottenuto dall’UE e soprattutto ha pensato di localizzarla a Horsens, nello Jutland centrale, non molto distante dal luogo in cui DSV, il colosso delle spedizioni danese e tra le prime aziende logistiche al mondo (fattura circa 116 miliardi e impiega circa 75 mila dipendenti), sta costruendo il più grande centro logistico d’Europa. Una posizione strategica perché adeguata per funzionare da connessione tra i paesi del Nord Europa e gli altri Stati del continente.
Un dettaglio interessante e che in parte giustifica l’investimento è il fatto che il titolare della HM Entreprenør è Michael Mortensen, che in passato ha lavorato nel mondo del trasporto guidando la società HM Logistik.
Semaforo verde della UE ai 500 milioni per l’autotrasporto: ora serve renderli disponibili entro il 31 luglio
I 500 milioni che l’autotrasporto attende dallo scorso marzo sono fermi da mesi a Bruxelles. E soltanto oggi, stando a un comunicato diffuso da Unatras, «la Direzione generale della Commissione europea ha dato parere favorevole alla richiesta dell’Italia di concedere contributo pari al 28% della spesa sostenuta nel 1° trimestre del 2022 per spese di gasolio, così come previsto dall’articolo 3 decreto Aiuti». Adesso quindi quei 500 milioni riprendono il viaggio alla volta di Roma, dove li attende il ministero delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili, chiamato a questo punto – puntualizza in modo fermo Unatras – ad adottare «immediatamente tutti gli atti utili a consentire alle imprese di poter utilizzare nel più breve tempo possibile le risorse stanziate». In pratica l’Unione delle associazioni nazionali dell’autotrasporto prende atto del via libero europeo per fare pressione al governo, affinché faccia in fretta. Ora, a maggior ragione, che altre sigle del settore – capitanate da Trasportounito di Maurizio Longo – hanno proclamato un fermo del settore per il prossimo 18 luglio proprio per lamentare i ritardi nell’erogazione delle risorse.
In effetti ci sono tutte le ragioni del mondo per avere fretta. Dallo scorso 17 marzo, infatti, da quando venne trovata l’intesa tra governo e associazioni di categoria, formalizzata il giorno seguente in un decreto con cui venivano stanziati i fondi taglia-gasolio, ci sono state molte voci e pochi fatti. Inizialmente, infatti, quando si andò a ragionare su come distribuire i 500 milioni, si pensò di non ricorrere al credito di imposta, ma queste voci vennero smentite abbastanza in fretta.
Poi iniziò la partita del de minimis, quel tetto massimo che un paese membro non deve superare quando stanzia risorse a favore delle imprese per non essere giudicato un aiuto di Stato. Tetto fissato, almeno per l’autotrasporto, ad appena 100 mila euro (in tre anni) per singola azienda, seppure in parte trascurato nella fase pandemica.
Il decreto che finalmente il 17 maggio concede i 500 milioni all’autotrasporto sotto forma di credito di imposta non parla di de minimis, ma ciò non basta a evitare l’invio a Bruxelles della norma in questione. E lì inizia un confronto che evidentemente non è stato facilissimo. Lo dice sia il tempo trascorso, sia in modo esplicito lo stesso ministro Enrico Giovannini che, in audizione alla Camera, lo scorso 7 giugno, ha riferito dell’esistenza di un’interlocuzione in corso con la Commissione. Interlocuzione monca, che aveva bisogno di altre carte, se una decina di giorni dopo, a seguito di un apposito incontro organizzato in ministero alla presenza delle associazioni dell’autotrasporto e del MISE, nuovi documenti sono partiti in direzione Bruxelles.
Poi oggi, dopo un ulteriore mese, è arrivata la notizia della fine della trattativa e, quindi, l’inizio della fase che dovrebbe portare alla definizione di tutti gli atti necessari per mettere le imprese in condizione di fruire del beneficio tramite F24 con la scadenza del 31 luglio.
E mentre le associazioni dell’autotrasporto invitano il governo a fare in fretta, si unisce a questo coro anche la voce della presidente della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura (Pd) che chiede «al Governo che acceleri al massimo l’iter autorizzativo per permettere alle imprese di accedere al sostegno vitale del credito d’imposta per l’acquisto di gasolio. Il via libera dell’Ue ai 500 milioni per l’autotrasporto italiano, stanziati già da mesi, sgombra il campo da eventuali residui dubbi: finora il comparto ha sofferto costi impossibili per continuare a garantire servizi essenziali e questo è il momento di occuparsene concretamente».
L’innovativa tecnologia Brigade aiuta gli autisti a evitare incidenti con pedoni, ciclisti e oggetti
Brigade Elettronica, società specializzata in sistemi di sicurezza per veicoli, ha lanciato sul mercato un nuovo dispositivo avanzato di sicurezza che utilizza l’Intelligenza Artificiale (AI) per rilevare pedoni, ciclisti e oggetti. Si chiama CarEYE Safety Angle Turning Assistant ed è stato pensato come soluzione adatta per i veicoli commerciali, compresi autobus, e veicoli speciali e di emergenza.
Come funziona? In pratica l’Intelligenza Artificiale del sistema è impostata per valutare con precisione le immagini delle telecamere montate sul veicolo ed è in grado di calcolare il futuro corso del movimento di persone o oggetti vicini. Sulla base di questi dati, il sistema allerta in modo affidabile e preciso il conducente in tempo reale di una possibile collisione prima che si verifichi. Gli avvertimenti vengono emessi attivamente con un allarme rosso, visivo ed acustico, se una persona – o un oggetto – è a rischio di essere colpita, oppure passivamente con un avviso giallo visivo se, ad esempio, una persona si sta allontanando dalla zona di pericolo, riducendo drasticamente i falsi allarmi.
Il dispositivo è stato lungamente testato, con successo, su un Mercedes Actros della Geier & Söhne Transportgesellschaft mbH, partner di lunga data di Brigade, nello specifico della filiale tedesca.
Le altre significative caratteristiche di questa tecnologia riguardano il fatto che è disponibile per il retrofit per i veicoli esistenti e ha tutte le certificazioni di qualità richieste e una valutazione ADAC. Inoltre, è pienamente operativo in caso di scarsa illuminazione e in condizioni meteorologiche difficili. CarEYE è disponibile sia per la guida a destra e a sinistra.
«Nel 2020, nel Regno Unito, 141 ciclisti sono rimasti vittima di incidenti stradali e ben 4.215 feriti gravemente. Altri 229 hanno perso la vita nei Paesi Bassi, 175 in Francia e 168 in Polonia. Uno su tre di questi incidenti avrebbe potuto essere evitato con CarEYE o, in generale, con un assistente di guida laterale – ha dichiarato Mauro Lantschner, Managing Director di Brigade Elettronica – Un dato veramente significativo, che attesta come tale sistema sia cruciale per migliorare la sicurezza di ogni utente della strada e contribuisca a salvare vite umane».