Veicoli - logistica - professione

Home Blog Pagina 279

Fermo per uno sciopero di 8 giorni il più grande scalo merci del Regno Unito

Non accadeva da trent’anni. Ma è anche vero che da tanto tempo il mondo non affrontava problematiche così complicate. Parliamo dello sciopero che da qualche giorno hanno proclamato i lavoratori del porto di Felixstowe, il principale scalo commerciale per container del Regno Unito e che andrà avanti fino al 28 agosto. La motivazione della protesta è presto detta: le retribuzioni, schiacciate dall’inflazione ormai superiore al 10%, perdono potere di acquisto e circa duemila lavoratori che le percepisce chiede di aumentarle

I possibili effetti dello sciopero, invece, potrebbero essere complicati, perché bloccando Felixstowe rischia di interrompersi buona parte delle catene di approvvigionamento del paese. D’altra parte parliamo di uno scalo da cui transitano ogni anno circa 4 milioni di container trasportati da circa 2.000 imbarcazioni, vale a dire più del 50% del trasporto marittimo dell’isola britannica. Peraltro, per fornire una rappresentazione più a fuoco del contesto sociale britannico, possiamo ricordare che sabato scorso per ragioni analoghe hanno incrociato le braccia anche i ferrovieri, interrompendo la circolazione di 4 treni su 5, e che altre agitazioni si sono registrate nei servizi postali e nei magazzini di Amazon nelle scorse settimane.

CK Hutchison Holding Ltd, la società proprietaria del porto di Felixstowe, ha cercato di frenare la protesta offrendo un aumento salariale medio dell’8%, ma i rappresentanti dei sindacati hanno fatto spallucce rispondendo che soltanto nel 2020 i profitti del porto sono stati pari a 61 milioni di sterline, qualcosa come 72 milioni di euro. E quindi l’offerta di aumento può essere maggiore di quella proposta.

Controlli digitali e riconoscimento dell’autista come lavoro usurante: i caposaldi di Agorà 2.0 lanciati nella campagna elettorale

Ci sono 90 mila aziende di autotrasporto in Italia e circa 1,17 milioni di autisti. Persone e imprese che svolgono un ruolo essenziale spesso dimenticato dall’opinione pubblica e quindi dalla politica. Prova ne sia che nei programmi dei partiti politici che si presentano alle elezioni del prossimo 25 settembre la parola «logistica» o peggio ancora quella «autotrasporto» non compare mai

Bene ha fatto quindi l’associazione Agorà 2.0 MT – tenuta in vita dagli sforzi di tanti volontari – a stilare un documento programmatico in cui compaiono una serie di punti da concretizzare al più presto per salvaguardare il settore. Un programma, costruito con tante richieste e soluzioni, inviato a tutti gli attori politici in campo in questa campagna elettorale. Abbiamo pensato di riprendere ogni giorno alcuni argomenti di questo documento, nella speranza di fornire un contributo costruttivo al dibattito. Partiamo con quello che tratta il tema della tutela delle imprese italiane e quello sul welfare, che include il riconoscimento come «usurante» del lavoro di autista di veicoli merci al pari di quello ottenuto per chi conduce veicoli utilizzato in ambito urbano per trasportare persone.

Tutela delle imprese italiane

  • Agorà 2.0 chiede da anni l’introduzione di un sistema di controllo digitale integrato (GNSS) per monitorare il traffico veicolare medio e pesante. Dovrebbe essere esteso su scala europea e coprire ogni automezzo che transiti per la rete viaria interessata, così da contrastare cabotaggio illegale, contrabbando di carburante, traffico illecito di rifiuti, evasione fiscale e contributiva, ma anche per favorire la tracciabilità delle merci e i controlli sulla correttezza dei distacchi transazionali dei dipendenti e quelli sulle attività fittizie di aziende delocalizzate o esterovestite.
  • Agorà 2.0 chiede poi di aumentare una serie di controlli. In particolare, quelli stradali nei week end con cui verificare il divieto di riposo regolare in cabina previsto dalla normativa comunitaria 561/2006 (quello di 45 ore); quelli con cui combattere l’abuso indiscriminato e fraudolento della pratica di attività transfrontaliera tra paesi terzi o comunitari condotta con automezzi o da società di schermo esterovestite o artatamente delocalizzate ai fini dell’evasione e della frode fiscale.
  • La subvezione secondo Agora 2.0 dovrebbe essere confinata al 10% dei viaggi rispetto alle aziende con una flotta superiore a 10 veicoli e praticamente vietata in quelle sotto a tale soglia
  • I titoli abilitativi per chi proviene da paesi extra Ue secondo Agorà 2.0 non dovrebbero essere riconosciuti, mentre su quelli già rilasciati in conversione andrebbero condotti maggiori controlli per diradare e contrastare la pratica della «compravendita di patenti».
  • L’attesa al carico e allo scarico dovrebbe essere contenuta secondo Agorà 2.0 a un massimo di 2 ore. Il superamento di tale limite dovrebbe essere sottoposto a penale, introducendo pure un parametro di franchigia sui tempi programmati dalla committenza per il carico e lo scarico merci.

Le politiche di welfare

  • Il cavallo di battaglia di Agorà 2.0 in questo ambito è il riconoscimento della tipologia di lavoro “usurante” a favore degli autisti professionisti, affiancato dall’introduzione di un limito massimo di servizio fissato a 60 anni e superabile soltanto per chi si reimpiega in attività di formazione e di consulenza e di supporto alla catena logistica. In questo modo, infatti, sarebbe favorito il turnover con giovani da introdurre nella filiera.

Non sempre l’abito fa il camionista: come coniugare efficienza e creatività

Ma come ti vesti?

Diventare camionista ha portato un cambiamento nel mio look per andare al lavoro. Canottiera con macchie di candeggina e pantaloni della tuta che hai conservato dalle scuole superiori?
No. Quasi.
Ho iniziato questo lavoro indossando outfit che Enzo Miccio avrebbe squadrato da testa a piedi per l’incompatibilità con la mansione preposta e che solo grazie ai camionari ho perfezionato rendendoli efficienti e, al contempo, stilosi.
Mai avrei immaginato che i fautori della mia evoluzione nel work wear sarebbero stati proprio loro: i camionisti.

Il prima

Il mio mentore, Big Rock, mi aveva già raccontato di come l’autista frigo sia tutto sommato un tipo di lavoro pulito: nessun polveroso cantiere da affrontare come chi fa vasca e nessuna evidente macchia di bitume o carburante sui vestiti, come chi fa trasporto ADR. 
In altre parole, se sei un camionista che guida un rimorchio frigo, puoi vestirti pure in camicia e pantaloni con piega, se questo outfit ti fa sentire a tuo agio tra multietnici magazzini e uso del transpallet in aziende agricole, circondato da scarti di cipolla.

In scia al suo «Vai tranquilla che non ti sporchi granché!», ho preso quelle parole alla lettera segnando così la fine di decine di t-shirt e di pantaloni a cui ero affezionata: contrariamente a ogni mia convinzione, ho capito solo dopo diversi aloni che essere autista non significa essere esclusivamente addetta alla guida del camion. Significa anche gestire altre attività, come il carico/scarico della merce in svariate condizioni meteo e di contesto. 
E ho imparato che la cabina è pulita. Il resto del camion un po’ meno.

In barba alla realtà dei fatti, dunque, le prime settimane mi sono presentata al lavoro dopo un’accuratissima mattutina scelta dei capi: indossavo cose come top pellicciosi completati da accessori da shopping addicted
Una volta ero talmente mal assortita nel vestiario da buscarmi un mega raffreddore (che ho dignitosamente camuffato), ignorando le previsioni meteo di un marzo pazzerello con pioggia di stravento, convinta di essere al riparo in abitacolo per tutto il turno.
Con quale risultato? Tra un ritiro e l’altro, stendevo i guanti, la felpa e i calzini sui bocchettoni di aria calda presenti nella cabina del mio Volvo come neanche a Napoli sanno fare. 

Il dopo

Mese dopo mese, ho recepito gli insegnamenti del mestiere su come prevedere i cambiamenti del meteo ed evitarmi dispiaceri derivati come per esempio andare in officina e occuparmi dello sgancio del semirimorchio, con qualsiasi cosa io avessi addosso in quel momento, senza preavviso.
Ho imparato che durante i ritiri giornalieri, posso azzardare uno stile sporty ma che è meglio non entrare nei magazzini così sporty: meglio indossare una giacca coprente per non ritrovarmi con personale distratto che mi scarica le pedane dal rimorchio mentre io invece le sto caricando.
E ho appreso che durante i viaggi di media percorrenza, se mi va’, posso permettermi qualcosa di più femminile e ricercato, sempre e comunque di seconda scelta e a mali estremi sacrificabile. Tipo «Oggi scelgo questa camicetta che tanto non indosso mai… Oppure questa maglia con i brillantini: sbrilluccicherà al tramonto in Arca… E se ho freddo, questo blazer che neanche ricordavo di avere…». 

Il merito va a…

Questa progressiva crescita della skill «Avere un aspetto adeguato nei luoghi di lavoro» non è tutta merito mio. I colleghi sono i miei veri consulenti di immagine. E non sto esagerando.
Camionisti che si complimentano quando indosso determinati colori piuttosto che altri, notano se i jeans vestono bene, apprezzano outfit da lavoro particolarmente creativi come camicia scozzese e salopette. 
Il loro coinvolgimento è davvero speciale: sono una donna in un mondo di uomini ma riesco a mantenere alcuni argomenti prettamente in rosa. 
Ho persino trovato chi nota se ho appena fatto la manicure o se ho cambiato acconciatura. Lo chignon semi-raccolto e la treccia alla Elsa vanno per la maggiore.
Come nel discorso conclusivo di un Premio Award, vorrei quindi menzionare, senza fare nomi ma con gratitudine, chi mi ha convinto a usare meno make-up perché «Sei gradevole anche acqua e sapone»: per essere una che ha fatto il salto dagli “enta” agli “anta” in un covo di uomini, è un bel segnale di prolungata giovinezza. 
O stigmatismo.

E vorrei anche ricordare con affetto tutti coloro che, davanti alla macchina del caffè o al banco bolle, hanno chiesto lumi su come si fanno i dreadlocks, come si lavano e come si mantengono. 
Nemmeno la mia migliore amica si era interessata tanto. 
Solo un aspetto risulta tutt’oggi ancora mal coordinato con l’autista di prodotti deperibili: riuscire a non sproloquiare per essersi macchiato nonostante le facilitazioni della tipologia di trasporto. 
Se l’abbigliamento è un problema risolto, sull’attitudine Miccio ci sta ancora lavorando. 
Non sempre l’abito fa il camionista.
E viceversa.

di Marta Bertazzo

a

In merito a Marta Bertazzo, potrebbe interessarti:
Come lasciare tutto per correre dietro a un camion

La Francia autorizza l’intermodale a viaggiare a 46 tonnellate

La Francia è fortemente interessata a promuovere l’intermodale. Lo dimostra il fatto che, a partire dal 27 luglio scorso, un decreto n. 2022-1045, pubblicato il 25 luglio, autorizza – seppure a titolo di sperimentazione – la circolazione sull’intero territorio nazionale di autoarticolati con minimo quattro assi che coprono la parte stradale di un trasporto combinato di merci, anche se superano il ​​peso totale autorizzato dal codice della strada, rimanendo però entro le 46 tonnellate.

Come detto è un tentativo sperimentale, che durerà nel complesso 18 mesi e quindi sarà in vigore per tutto il 2023 e a quel punto, entro sei mesi di tempo, un apposito comitato sarà chiamato a valutare in dettaglio l’impatto della misura dal punto di vista ambientale, infrastrutturale e della circolazione e della sicurezza stradale. Ma soprattutto dovranno cercare di capire se effettivamente l’innalzamento a 46 tonnellate del limite di peso generi conseguenze positive sul trasporto intermodale e quindi in qualche modo lo favorisca in termini di costi.

L’intermodalità a cui si guarda non soltanto quella che dalla strada transita per la ferrovia o per il mare, ma pure quella fluviale, che in Francia 6,7 miliardi di tonnellate-chilometro e pesa percentualmente poco meno del 2% dell’intero traffico del paese.

Trasporto container, nuovo servizio P&O Maritime Logistics attraverso il Mar Rosso

P&O Maritime Logistics, società di armamento che fornisce soluzioni marittime con una flotta di circa 400 navi, ha inaugurato una nuova rotta attraverso il Mar Rosso tra il porto di Jeddah – hub chiave tra Europa e Asia – e Port Sudan, in collaborazione con la compagnia di navigazione Unifeeder.

Secondo la società, il servizio garantirà una catena di approvvigionamento più efficiente ai clienti, con tempi di carico più rapidi per l’utilizzo di navi multi-trasporto (Multi Carrying Vessels – MCV) che miglioreranno l’attuale congestione portuale. L’impiego di navi di questo tipo ha infatti il doppio vantaggio di aggiungere volumi di carico e ridurre i tempi di attesa. Le MCV recentemente modificate dell’azienda possono trasportare ora merci in container, hanno pescaggio poco profondo, occupano meno spazio e possono accedere alle aree del porto cui le navi più grandi non possono adattarsi a causa delle loro dimensioni e lunghezza. Una caratteristica particolarmente utile quando si raccordano i porti feeder come Port Sudan (porti regionali intermodali e con collegamento via terra) ai porti hub come Jeddah (terminale di traffico che non necessita di collegamenti diretti con il sistema terrestre, perché opera il trasbordo dalle navi portacontainer madre direttamente alle navette locali).

P&O Maritime Logistics ha iniziato a modificare gli MCV in seguito alle prove di successo con l’MCV Topaz Lena, imbarcazione che ha ridotto i tempi di consegna addirittura del 70-80%. Topaz Lena e Topaz Volga sono già stati date in appalto per la nuova rotta e hanno iniziato a percorrerla, offrendo un servizio più rapido a Unifeeder, DP World e altri clienti. Su richiesta potrebbero già da ora essere disponibili fino a 10 MCV per questa ed altre rotte.

MCV Topaz Lena

«La nostra proposta è particolarmente utile sulle rotte commerciali a basso volume e ad alta frequenza, come il Mar Rosso – ha commentato Martin Helweg, CEO di P&O Maritime Logistics – dove i nostri MCV possono fornire un servizio più efficiente ai clienti, con soluzioni multimodali e end-to-end».
«Il nuovo servizio con P&O Maritime Logistics segna la nostra prossima espansione al di fuori dell’Europa e non vediamo l’ora di far crescere la nostra attività in Africa e Medio Oriente – ha precisato Hui Khoon, direttore operativo di Unifeeder – Con la continua crescita del business del trasporto di merci containerizzate attraverso il Mar Rosso potremo capitalizzare le opportunità di mercato».

Multa stradale, è illegittima se l’ordinanza prefettizia non è chiara, motivata e completa di documentazione

Un’ordinanza prefettizia che ingiunge il pagamento di una multa sulla base di verbali non esibiti e con evidenti vizi di comunicazione non può che essere illegittima. É la decisione del giudice di pace di Cassino sul ricorso contro un’ordinanza-ingiunzione della Prefettura di Latina impugnata da un’impresa di trasporto locale, difesa dall’avv. Roberto Iacovacci.

L’ordinanza faceva infatti riferimento ad alcuni verbali di contestazione per violazione del Codice della Strada, senza però specificare la norma violata (limitandosi a richiamare la legge 689/81 su illeciti e sanzioni amministrative). Mancando l’indicazione dell’articolo di legge e, di conseguenza, la normativa di riferimento applicabile per quantificare le somme dovute a titolo di sanzione, non era poi possibile nemmeno commisurare l’entità della multa.

Tutto questo, secondo il giudice di pace, contrastava in modo evidente la «chiarezza e motivazione degli atti» garantita dalle leggi 212/2000 «Disposizioni in materia di statuto dcl contribuente» e 241/90 sulla trasparenza dell’attività della P.A.

L’art.7 della 212 – spiega il giudice – recita che «gli atti dell’amministrazione sono motivati… indicando i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell’amministrazione. Se nella motivazione si fa riferimento ad altro atto, questo deve essere allegato all’atto che lo richiama». E questo principio si applica anche «ai soggetti che esercitano l’attività di accertamento e riscossione di tributi».

Dagli atti esibiti non si riusciva inoltre a capire se l’ordinanza fosse stata o meno preceduta dalla notifica del verbale di accertamento. Infatti la Cassazione ha stabilito, con sentenza 7015/1999, che «in materia di sanzioni amministrative attinenti alla circolazione stradale, la notifica dell‘ingiunzione di pagamento deve essere preceduta da quella del verbale di accertamento», in modo che l’interessato abbia tutti gli elementi per difendersi.

Infine la Prefettura non si è presentata in giudizio nei termini indicati dal giudice. Questo significa che, poiché l’azienda era invece presente, si è potuto giudicare solo sulla base delle dichiarazioni e della documentazione da essa proposta. In particolare, l’organo giudicante ha osservato come «nel giudizio regolato dagli artt. 22 e 23 della legge 689/81, si realizza un’inversione dell’onere della prova in favore del ricorrente e conseguentemente la Pubblica Amministrazione, assumendo la veste sostanziale di attore, è tenuta, ai sensi dell’art. 2697 del Codice Civile, a provare la fondatezza dei fatti e delle motivazioni poste a fondamento del provvedimento impugnato». Fondatezza che invece non è stata provata e che quindi non può giustificare la sanzione.

L’ordinanza-ingiunzione è stata dunque ritenuta illegittima e le spese di giudizio sono state compensate.

Credito d’imposta del 28% all’autotrasporto: tutto quanto bisogna sapere per presentare domanda

La concessione del credito di imposta del 28% dell’autotrasporto, almeno relativamente ai primi tre mesi dell’anno, sta diventando una sorta di sceneggiato senza fine. L’ultimo episodio – in ordine temporale, ovviamente, non quello conclusivo della serie – riguarda un incontro avvenuto ai primi di agosto tra le associazioni dell’autotrasporto e l’Agenzia delle Dogane per capire come accedere alla piattaforma attraverso cui presentare le istanze di credito. Ma siccome in questo incontro sono venuti fuori molti punti oscuri, ecco che l’Agenzia ha subito predisposto un’appendice alla puntata interamente dedicata alla FAQ – vale a dire una lunga batteria di domande e di risposte – con cui chiarire i dubbi pratici relativi a una procedura che non lascia scampo. D’altra parte – lo ricordiamo per chi fosse stato distratto dalle ferie – che i 496 milioni stanziati dallo Stato per sostenere tale misura andranno a beneficio delle imprese di autotrasporto iscritte all’Albo Nazionale degli Autotrasportatori e al REN (Registro elettronico nazionale) che hanno acquistato, nel primo trimestre del 2022, il carburante con cui riempire i serbatoi di veicoli di massa totale pari o superiore a 7,5 tonnellate con motori diesel di categoria Euro 5 o superiore. Ma le domande vanno presentate tramite una piattaforma informatica dell’Agenzia delle Dogane che, dal momento dell’attivazione (non ancora avvenuta) sarà attiva per 30 giorni, anche se consente a chi si è visto respingere l’istanza di presentarla nuovamente nello stesso termine. 

I soldi ammontano allo stanziamento ricordato e quindi il principio scelto per la distribuzione è quello del «chi prima arriva, meglio alloggia», nel senso cioè che saranno prese in considerazione le domande soltanto fino a quando i fondi saranno disponibili. Ragion per cui chi prima presenta domanda ha maggiori probabilità di ottenere il beneficio, utilizzabile poi soltanto in compensazione presentando il modello F24.

Infine, ricordiamo che questa appendice, che adesso a illustrare – ha riscosso particolare successo, al punto che verso fine agosto è già in calendario un nuovo confronto tra Agenzia delle Dogane e associazioni dell’autotrasporto per verificare che non esistano altre sospette lacune o ulteriori quesiti. Insomma, prima dell’attivazione della piattaforma si vuole essere sicuri che tutto funzioni.

Scorrendo le domande si trova un po’ di tutto. Si impara così che:

– chi ha acquistato il veicolo per riempire cisterne dovrà compilare il modulo relativo alle targhe inserendo, per ciascuna fattura di acquisto, tutte le targhe dei veicoli riforniti con il gasolio acquistato per il riempimento della cisterna stessa. E che nell’indicazione va inserita sempre – e questo è un’indicazione generalizzabile – la cifra pagata al lordo dell’Iva. Perché sarà poi il sistema a calcolare l’ammontare del credito a cui ha diritto ogni impresa;

– per ora la misura prende in considerazione soltanto il gasolio e non l’adblue, anche se la stessa Agenzia sottolinea che questo additivo con funzione anti-inquinamento sarà interessato da credito di imposta in un secondo momento. E quindi per vederlo concretizzato bisogna ulteriormente attendere.

– per i veicoli acquisti in leasing con contratto ancora attivo, nel file targhe non bisogna rispondere di avere un contratto di noleggio, mentre per quelli effettivamente utilizzati tramite noleggio (cosa possibile anche se il locatore è estero o i veicoli hanno targa estera) il relativo contratto va registrato rispetto al periodo di cui si chiede il ristoro della spesa.

– l’identificativo NO CARB va riportato accanto a tutte le fatture che non contengono l’indicazione della targa del veicolo rifornito, inserendo sulla prima colonna l’importo totale lordo della fattura e sulla seconda quello relativo all’acquisto del carburante utilizzato per i mezzi di categoria non inferiore a Euro V.

– rispetto a fatture estere prive di codice SDI (in quanto non sottoposte a fatturazione elettronica) è possibile inserire anche la spesa effettuata con carte, riportando nel campo fattura il prefisso «net-» seguito dal numero della fattura estera. Ovviamente, non è ammesso il rimborso di rifornimenti effettuati all’estero. E tale puntualizzazione è importante rispetto a tutte le imprese che effettuano rifornimenti in Italia e li pagano con carte carburante (DKV, UTA, AS 24, ecc).

– la domanda di agevolazione non può essere presentata anche da società terza rispetto all’azienda beneficiaria, anche se questa fosse delegata a tale scopo.

non esiste un limite di spesa relativamente all’acquisto, nel senso che è possibile inserire tutte le fatture di acquisto gasolio riferite al primo trimestre del 2022, perché il riconoscimento del ristoro sarà determinato sulla base dell’autorizzazione da parte della Commissione Europea. 

– è possibile accedere al beneficio anche se gli acquisti nel primo trimestre sono stati fatti per un veicolo in seguito venduto e anche se l’attività di impresa è stata sospesa.

– la presentazione dell’istanza può essere fatta dal legale rappresentante della società o da un suo incaricato, vale a dire una specifica figura individuata dal legale rappresentante dell’impresa per operare con Agenzia delle Entrate. Non si possono delegare gli uffici delle associazioni di categoria che si occupano della gestione della contabilità delle imprese. Così come non può essere considerato incaricato e non può presentare domanda al posto dell’imprenditore titolare, il collaboratore (coniuge, parente entro il terzo grado e gli affini entro il secondo grado) di una impresa familiare.

– viene considerata spesa ammessa a credito anche quella per il gasolio con cui mantenere attivo il gruppo frigorifero installato sul veicolo.

– le imprese che stanno pagando la rateizzazione relativa a un pregresso verbale ricevuto per irregolarità sulle accise, non possono accedere al beneficio.

– l’autenticazione può avvenire attraverso SPID, CIE e CNS, che sono strumenti di identificazione per accedere ai servizi online della PA. E quindi possono essere utilizzate Smart Card per la lettura della CIE e della CNS. Per lo SPID non è necessaria una Smart Card perché è uno strumento dematerializzato. 

– è previsto il cumulo di più crediti il cui totale non superi la spesa effettuata per l’acquisto di gasolio usato per veicoli non inferiori ad Euro 5 e 7,5 ton. 

– il contributo sarà riconosciuto entro il 31 dicembre e può essere utilizzato anche successivamente relativamente a debiti fiscali sorti nel 2022. 

Per il resto, non rimane che attendere l’attivazione della piattaforma che sarà comunicata nell’area dedicata all’autotrasporto merci del sito del MIMS, nonché sul portale di Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. 

Maria Pavesi, Ricercatrice PoLiMi: «Serve più contaminazione per avvicinare le donne alle materie STEM… e alla logistica»

Maria Pavesi, Ricercatrice Senior degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano

«Spesso si fraintende che cosa sia davvero il mondo dei trasporti, si pensa solo al camionista o al padroncino, ma dietro c’è molto di più. Se si crea cultura si comprendono meglio anche le prospettive e le opportunità che il settore della logistica può offrire, anche per le donne». Maria Pavesi, classe 1993, è Ricercatrice Senior degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, oggi indiscusso punto di riferimento sull’Innovazione Digitale in Italia. Una realtà d’eccellenza composta da un team di quasi cento studiosi, tra Professori, Ricercatori e Analisti, in cui l’età media è di soli 32 anni e le donne sono più della metà, il 54%. L’Ingegner Pavesi è una di queste.

a

Come è iniziata la sua carriera nel mondo della Ricerca?

Sei anni fa, dopo la laurea al Politecnico in ingegneria gestionale, ho ricevuto una proposta di lavoro come Ricercatrice dagli Osservatori Digital, una realtà che mi ha da subito incuriosita. Mi piaceva l’idea di fare ricerca empirica ed essere a diretto contatto con le imprese del settore. E così ho iniziato la mia attività con l’Osservatorio Smart Agrifood che si stava costituendo proprio in quel momento con l’obiettivo di analizzare gli impatti dell’innovazione digitale nell’ambito delle filiere agroalimentari. Fu in quell’occasione che iniziai ad occuparmi di progetti di logistica legati al mondo agrifood e conobbi Damiano Frosi, Direttore dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet”. Appena vi fu occasione, consapevole della mia passione per il settore, mi coinvolse anche nell’Osservatorio Contract Logistics, di cui oggi sono Ricercatrice Senior.

Di cosa si occupa oggi all’interno dell’Osservatorio?

Mi sto specializzando sulla logistica Healthcare. Sono infatti responsabile del Tavolo di Lavoro costituito dall’Osservatorio il cui obiettivo è calare nel particolare del settore Healthcare i trend del mercato che studiamo a 360 gradi.

a

Cosa l’ha portata a scegliere la logistica come ambito dei suoi studi?

La passione per il settore è nata durante gli anni di università. La logistica è infatti uno dei pilastri dell’ingegneria gestionale. Ho avuto la fortuna di incontrare lungo il mio percorso persone che a loro volta mi hanno trasmesso passione e interesse, tra cui il Professor Marco Melacini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Contract Logistics. Solo conoscendo da vicino questo ambito mi sono resa conto di quanto fosse stimolante. Un settore sempre in costante evoluzione che sta affrontando anche delle sfide importanti, prime tra tutte l’innovazione e la sostenibilità. Ho capito che poteva offrirmi molto, sia a livello di crescita professionale che come interesse personale.

Quello delle materie STEM (Scienze-Tecnologia-Ingegneria e Matematica) è un settore nel quale si rileva un importante gender gap. Nel mondo, meno di 4 laureati su 10 in queste materie sono donne. Cosa bisognerebbe fare, dal suo punto di vista, per ridurre la disparità e avvicinare anche le donne a questo tipo di formazione universitaria?

Io credo sia necessario stimolare di più la curiosità, perché a volte l’interesse verso queste materie manca solo perché non si conoscono davvero a fondo le opportunità che possono offrire. Io ho tre fratelli maschi per cui posso dire di essere stata fortemente influenzata dal mondo maschile e mi sono resa conto che i bambini, a differenza delle bambine, fin da piccoli vengono messi a confronto con questi temi. Prendiamo come esempio i giocattoli. Hanno un ruolo fondamentale perché stimolano l’interesse e la curiosità. In un bambino che gioca con un robot o una macchinina può nascere appunto la curiosità di scoprire come è costruito e il desiderio di costruirlo con le sue stesse mani. Invece, si dà un po’ per scontato che ci siano dei preconcetti sul fatto che le bambine giocano con le bambole mentre i maschi giocano con i videogiochi, ed è sbagliato. Sarebbe molto importante creare un po’ di contaminazione, fin dalle scuole elementari, per stimolare anche le bambine a pensare “anche a me piacerebbe fare questa cosa”. Poi ovviamente c’è anche la componente personale, l’indole, i talenti, che ognuno scopre il modo di mettere a frutto a seconda delle proprie passioni. Io devo ammettere di aver avuto un percorso molto fortunato perché non ho mai percepito barriere particolari per il mio essere donna. Nei corsi di ingegneria gestionale la presenza femminile è piuttosto elevata rispetto ad altri. Non esistono, o almeno non ho mai constatato, barriere all’ingresso di questi percorsi di studi per il solo fatto di essere donna. Quello che manca quindi è lo stimolo a intraprenderli.

Qual era il suo sogno nel cassetto da bambina? Si immaginava Ingegnere?

Assolutamente no, ci sono arrivata con il tempo, maturando i miei talenti e le mie passioni. Mi sarebbe piaciuto lavorare con gli animali.

Durante gli anni universitari ha anche avviato una startup…

Sì, io e un compagno di studi. L’idea era quella di associare il mondo digital a quello fisico, trovando il modo di far rivivere le emozioni di un tempo, quelle che si provavano quando si mandava una lettera o un bigliettino al posto di un messaggio su Whatsapp, decisamente più effimero. Partendo da questa idea abbiamo sviluppato una soluzione basata su mobile app e codici QR che fossero univoci e scrivibili. In pratica, era possibile abbinare un QR code a un oggetto e fare in modo che su di esso rimanesse per sempre un pensiero o un messaggio. In realtà, tolto il lato più sentimentale, le applicazioni erano diverse e in diversi ambiti. L’idea alla fine non prese piede sul mercato, ma ci ha aiutati a farci le ossa sul mondo del lavoro.

Quali sono i progetti più interessanti sui quali state lavorando oggi all’interno dell’Osservatorio Contract Logistics?

Oggi nella logistica stiamo vedendo tanta innovazione e svariate sperimentazioni, soprattutto per quanto riguarda la tracciabilità dei colli e delle spedizioni e il monitoraggio dell’ultimo miglio, per esempio con lo sviluppo di soluzioni mobile. Anche le innovazioni di magazzino sono uno degli ambiti più all’avanguardia in cui si parla già di automazione, robotica, droni e sperimentazioni, soprattutto in ambito sanitario, che danno un segnale di stimolo e forte interesse per l’innovazione nel settore. Oggi stiamo seguendo anche il progetto di una startup di mobile app in grado di offrire alle aziende soluzioni semplici, versatili e sostenibili che consentano lo yard management, cioè la gestione dei piazzali, degli arrivi dei mezzi e delle uscite. Tema centrale visto il problema delle attese. Insomma, gli stimoli sono tanti e diversi, c’è un bel fermento nel settore.

Dal suo punto di vista, la digitalizzazione potrebbe favorire l’ingresso delle donne nel settore?

Il mondo Digital conta già una presenza femminile più elevata rispetto ad altri. Man mano che la digitalizzazione verrà portata anche nel settore logistico, credo che anche le donne arriveranno. Serve creare cultura intorno a questo settore, spesso frainteso e sconosciuto, per far meglio comprendere le prospettive e le opportunità che offre, anche alle donne.

ZF Scalar, dirigere la flotta come fosse un’orchestra

Si chiama Scalar ed è la nuova piattaforma digitale avanzata di gestione della flotta ideata dalla divisione Commercial Vehicle Solutions (CVS) di ZF, azienda tedesca che fornisce sistemi tecnologici per autovetture, veicoli commerciali e impianti industriali.
Basandosi sulla tecnologia di orchestrazione della flotta leader del settore, acquisita da Bestmile nel novembre 2021, la piattaforma offre una suite diversificata di funzioni progettate per ottimizzare le operazioni della flotta commerciale, supportando soluzioni di pianificazione, routing, schedulazioni, spedizioni completamente automatiche e in tempo reale. Operatori, spedizionieri e vettori potranno così implementare il trasporto come vero e proprio servizio a 360 gradi (TaaS).

In sostanza, Scalar combina e connette le tecnologie a bordo dei veicoli commerciali e industriali e i sistemi di terze parti con l’intelligenza artificiale. La piattaforma si propone di aiutare gli operatori di flotte ad aumentare l’efficienza operativa, la sostenibilità, l’affidabilità della pianificazione e la sicurezza del carico e dei passeggeri, anche in presenza di flotte miste.

«ZF Scalar sta portando la connettività avanzata a un livello completamente nuovo – sottolinea Hjalmar Van Raemdonck, responsabile delle soluzioni digitali di CVS ZF – L’orchestrazione ha indubbiamente il potenziale per essere la prossima grande novità nella gestione della flotta, in grado di riunire oggi anche le tecnologie del futuro, come la guida autonoma. Con oltre il 25% dei viaggi merci stimati come corse vuote, la piattaforma può contribuire a ottimizzare l’efficienza della flotta, inviando il conducente giusto al veicolo giusto al momento giusto. Ciò include aiutare a selezionare la rotta più efficiente in termini di consumo di carburante e rispetto dell’ambiente, migliorare la sostenibilità dei mezzi e ridurre il costo totale di proprietà (TCO)».

La piattaforma è aperta, modulare e dinamica, con capacità di previsione e autoapprendimento e processi decisionali automatizzati. L’orchestrazione genera un valore maggiore rispetto alla combinazione di singole soluzioni digitali isolate, riducendo i margini dell’errore umano, garantendo adattamento e ottimizzazione in tempo reale per automatizzare completamente le operazioni.

Inoltre, attraverso l’elaborazione avanzata dei dati provenienti dai sistemi ADAS di un veicolo, Scalar supporta la sicurezza del conducente, mentre analizzando le informazioni provenienti dai sensori di monitoraggio del carico, come CargoCam, potrà fornire in futuro una migliore protezione e gestione dei carichi utili del rimorchio.

Giovannini: «in arrivo 130 mld per le infrastrutture»

«Oltre ai 61 miliardi di euro del Pnrr e del Piano Nazionale Complementare stanno per arrivare 50 miliardi dal Fondo sviluppo e coesione e altri 80 miliardi di fondi europei ordinari. Un totale di 130 miliardi che vanno programmati nel corso del prossimo anno e che costituiscono una grande opportunità per completare e integrare il Pnrr». Lo ha annunciato Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, intervenendo alla 43° edizione del Meeting di Rimini, in corso in questi giorni, partecipando al panel sul tema “Mare nostrum: il Mediterraneo, nuovo nodo di connessioni”.

Il ministro ha sottolineato come non sia possibile pensare all’Italia semplicemente come a «una piattaforma logistica di arrivo delle merci» perché «una piattaforma in cui le merci passano per andare altrove lascia un valore limitato sui territori». Occorre invece immaginare l’Italia come «un luogo di trasformazione e di partenza, non solo di arrivo, delle merci». E questo richiede «un cambiamento di ottica molto importante, che spiega il forte investimento sui retroporti, dove potrebbero installarsi imprese che tornano a produrre in Europa, seguendo la tendenza al reshoring indotto dalla pandemia e dalle tensioni geopolitiche».

«Pensare che le merci arrivino in Sicilia o Gioia Tauro e poi continuino a viaggiare per tutta l’Italia in treno, per poi proseguire verso la Germania e i paesi del centro Europa, a fronte dell’ipotesi di arrivare direttamente a Genova e a Trieste, è un non-senso a causa dei costi». Il Pnrr, ha precisato il ministro, offre un’opportunità unica e irripetibile per realizzare una nuova fase di sviluppo del Paese, compreso il Mezzogiorno, su nuove basi, come una vera intermodalità. «Grazie alle risorse del Pnrr i porti e i retroporti saranno valorizzati e saranno realizzate interconnessioni con ferrovie e aeroporti».  

close-link