Veicoli - logistica - professione

Home Blog Pagina 278

Caporalato nella logistica: la Finanza stronca organizzazione a delinquere nel padovano

15 indagati per associazione a delinquere finalizzata al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori nei settori della logistica e della metalmeccanica, sequestro di immobili e disponibilità finanziarie per oltre 750.000 euro. È quanto emerge da una maxi inchiesta svolta dalla Guardia di Finanza di Padova, che ha interdetto un imprenditore di nazionalità indiana, residente da tempo nel padovano, che aveva creato un vero e proprio impero illecito improntato allo sfruttamento di numerosi lavoratori (principalmente connazionali, ma anche bengalesi e pakistani) con ramificazioni in diverse regioni italiane: Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Puglia.

Il sistema collaudato funzionava in questo modo: appena giunti sul territorio nazionale, i lavoratori ottenevano un regolare permesso di soggiorno grazie all’immediata assunzione presso cooperative fornitrici di forza-lavoro per i grandi magazzini della logistica e per varie industrie del settore metalmeccanico. I lavoratori, come riporta il quotidiano PadovaOggi, erano però sottoposti alla pressante vigilanza dell’organizzazione, che dislocava presso ogni cooperativa un fidato sodale con il compito di spegnere, con la minaccia e talvolta con l’uso della forza, ogni tentativo di protesta o ribellione, controllando anche la fruizione di ferie o permessi, nonché disincentivando l’eventuale adesione a organizzazioni sindacali.

Ma il clima di costante intimidazione era soprattutto alimentato dal timore di possibili ritorsioni sui familiari rimasti in India. Inoltre gli stessi lavoratori – già gravati dalla necessità di mantenere le famiglie d’origine – erano costretti a restituire le ingenti somme dovute per l’ingresso e l’ottenimento dell’impiego in Italia, nonché obbligati a soggiornare presso le case degli stessi organizzatori del sistema criminale, spesso in situazioni alloggiative degradanti, per essere sottoposti a un controllo stringente fino al pieno soddisfacimento della pretesa economica. Il consistente profitto dell’organizzazione, pertanto, era assicurato dal denaro contante prelevato direttamente dai conti correnti dei lavoratori sfruttati.

Tale profitto veniva in parte trasferito in India e in parte utilizzato per l’acquisto di ulteriori abitazioni da destinare a dimora obbligata dei lavoratori, in modo da alimentare e accrescere il sistema di sfruttamento della manodopera. In conclusione, la stima dei soggetti reclutati e impiegati nel solo territorio padovano con il sistema del «caporalato» è risultata ammontare a oltre 100 unità.

Le indagini, coordinate dai militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria delle fiamme gialle di Padova, come detto in apertura hanno portato all’interdizione del promotore del sistema criminale e al sequestro di beni e disponibilità finanziarie per 750 mila euro, tra cui 3 immobili siti nella provincia di Padova, utilizzati per ospitare i lavoratori reclutati.

Porto di Genova: traffici in crescita a luglio

Segnali positivi per il traffico commerciale dei Ports of Genoa (Genova, Savona, Prà e Vado Ligure). Con 5,78 milioni di tonnellate movimentate nel mese di luglio, il sistema portuale ha registrato una crescita dell’1% rispetto allo stesso mese del 2021. La crescita è ancora più significativa se si fa il confronto con luglio 2020, quando l’attività portuale stava subendo il forte impatto delle conseguenze della pandemia di Covid-19. In questo caso l’aumento è stato del 22,4%.

Tra le varie merceologie, spiccano le performance dei traffici containerizzati (+8,3%) e della merce convenzionale (+2,1%), anche se il buon andamento è dovuto prevalentemente alla maggior movimentazione di container pieni gateway in import (+27,0%). Il dato, come riporta l’autorità portuale ligure, «trova conferma anche nell’andamento dei primi sette mesi del 2022, che hanno registrato un forte incremento (+24,6%) rispetto allo stesso periodo del 2021». La stessa autorità ligure pone l’accento sul fatto che «la crescita del numero di contenitori carichi di beni che attraverso i porti di Genova e Savona-Vado raggiungono il nord Italia è segno della ripresa economica e della centralità dei Ports of Genoa».

Tra le altre tipologie merceologiche in crescita si segnalano anche le rinfuse liquide alimentari e i prodotti chimici, che chiudono il mese con un +35,4%.

Storia di una ragazza che alle passerelle ha preferito il camion

La storia di Milly Everatt, 22 anni di Eastoft, villaggio del North Lincolnshire, in Inghilterra, Ã¨ quella di una figlia che si trova a dover scegliere,,, tra mamma e papà. La mamma lavora infatti nel mondo della moda e, vista la particolare avvenenza della figlia, avrebbe fatto carte false pur di vederla sfilare sulle passerelle di tutto al mondo, al soldo delle principali maison. Il padre invece ha un’azienda agricola non troppo piccola, né troppo grande. Ha diversi veicoli a disposizione, trattori soprattutto, ma anche un camion per le consegne. E Milly fin da quando era piccola più che dalle sfilate era attratta da quel mondo.

Impara presto a guidare il trattore, però il suo sogno è di salire sul camion. Poi, però, nella vita le cose prendono strane rincorse. E così a circa 20 anni, motivata dalla mamma si iscrive al concorso regionale per Miss Lincoln. Vince e a quel punto tenta anche di conquistare il titolo di Miss Regno Unito: va molto avanti e, grazie ai suoi capelli biondi e al suo fisico slanciato, riesce a entrare in finale piazzandosi onorevolmente sesta. Grazie a questa vetrina trova lavoro nella moda e per un po’ lo accetta. Il suo pensiero però resta ancorato alla sua passione di sempre, che resta latente, ma comunque sempre viva. Prova ne sia che quando un giorno, dopo la Brexit, sente dire in tv che nel paese mancano migliaia e migliaia di autisti, pensa che a maggior ragione quel camion dell’azienda di famiglia o lo guida lei o c’è il rischio che rimanga fermo.

Così Milly si iscrive a scuola guida e studia tanto per riuscire a prendere tutte le tipologie di patenti. E malgrado a scuola non fosse quella che si definisce un genio, negli esami per accedere alla professione non commette nemmeno un errore. Segno che quando c’è la motivazione anche l’apprendimento diventa molto più facile. 

Milly Everatt al volante del camion dell’azienda agricola di famiglia

Oggi, quindi, Milly fa l’autista: ogni giorno parte per andare a consegnare il grano in diversi luoghi dell’isola. È contenta del lavoro, ma la indispettiscono i tanti commenti negativi che girano sul suo conto. Non sopporta, cioè, le battute di chi sostiene che lavorando per il padre lei fa l’autista soltanto a mezzo servizio. La miss mancata puntualizza che in realtà ci sono giorni che arriva a lavorare anche 14 ore. E che anzi, spesso, il fatto di sentirsi parte di un’impresa di famiglia la fa sentire più responsabile e la induce a lavorare sodo. E anche suo padre si sente di poterle chiedere di più di quanto pretenderebbe da un normale dipendente.

Ma la cosa che non riesce ancora a mandare giù sono quelli che la guardano come se fosse un marziano, in quanto sono ancora convinti che l’autotrasporto sia un settore esclusivamente maschile. Per carità, i pregiudizi radicati da decenni hanno indotto a pensare che una donna non fosse in grado di salire su un camion. Anche perché, soprattutto in certi ambiti, era effettivamente un lavoro faticoso. Ma oggi le cose sono cambiate e non soltanto perché i veicoli pesanti attuali sono estremamente più facili da condurre e ampiamente più vivibili, ma anche perché la stragrande maggioranza delle merci – e di conseguenza gli autisti che si fanno carico di consegnarle – percorre non più di 300 chilometri.

Lo prova il fatto che Milly non è sola: nel Regno Unito più del 3% dei volanti dei camion sono girati da mani femminili. E il trend è sicuramente in aumento. In Italia siamo ancora sotto al 2%, ma la strada è aperta. Non rimane che tante altre la imbocchino.

La tenacia di Smet: entrano in flotta 40 nuovi Iveco S-Way per viaggiare con bio-LNG

La Smet ha veramente forza e coraggio. Dopo aver tagliato ai primi di agosto il traguardo dei 75 anni di vita, malgrado il presente proponga un contesto di mercato critico, sostenuto ancora da una domanda importante, ma gravato da costi straordinariamente in aumento, la società guidata da Domenico De Rosa ha deciso infatti di aprire la flotta aziendale a 40 nuovi Iveco S-WAY LNG, consegnati presso la stazione di rifornimento di Bio-LNG di Strada Cascinette a Torino. Ma soprattutto a rendere tenace la scelta è la coerenza nel voler continuare a guardare a un carburante pulito, seppure divenuto molto più costoso rispetto ad appena un anno fa (oggi siamo intorno ai 2,6 euro al chilo per l’LNG). Anche se nella versione Bio rappresenta una strada piccola, ma comunque possibile, con cui aggirare le strozzature in termini di approvvigionamento energetico, visto che è generata tramite un ciclo di economia circolare completo. 

I 40 veicoli sono per la precisione trattori 4×2, alimentati dal motore Cursor 13 da 460 cv chiamato a dialogare con un cambio HI-TRONIX da 12 marce, mentre la cabina è la versione AS con tetto alto. Tutti i veicoli – consegnati in due step – saranno impiegati nel trasporto intermodale, altra modalità operativa da sempre privilegiata dal gruppo salernitano e che in qualche modo limita le percorrenze chilometriche e quindi contiene l’impatto dei costi di carburante. 

De Rosa, d’altra parte, lo ha detto senza mezzi termini: «Il nostro è un percorso che tende alle zero emissioni attraverso l’intermodalità che, coniugata ai veicoli e alle trazioni a ridotto impatto ambientale, come i mezzi a biogas di cui fanno parte questi 40 nuovi Iveco S-WAY LNG, può finalmente definire un paradigma nuovo nel trasporto in termini di sostenibilità».

Oltre al CEO di Smet, alla consegna erano presenti anche Sara Ferrajoli, AD di Mecar, concessionaria Iveco di riferimento per il territorio di Salerno, Avellino, Potenza e la Calabria, Andrea Bosi, Key Account Manager Vulcangas, e Fabrizio Buffa, Responsabile Gamma Media e Pesante Iveco Mercato Italia.

Ferrajoli ha ribadito quanto sia importante muoversi secondo «una visione che vede la collaborazione tra tutti gli attori della filiera con l’obiettivo di dare un contributo concreto alla transizione energetica». Bosi invece ha spiegato come la domanda di bio-LNG non si è arrestata e che «è sempre crescente» e che per soddisfarla Vulcangas si rifornisce in Italia da tre siti produttivi, ma in prospettiva continua «a investire e crescere per offrire sempre maggiore molecola bio».
Buffa, infine, ha ricordato come l’incontro e la collaborazione di Iveco con il Gruppo Smet e con Mecar ha avuto «avvio nel momento in cui non si parlava di sostenibilità» e che il fatto che prosegua ancora oggi dimostra che «l’investimento e l’utilizzo in biocarburanti è assolutamente una realtà ed è una realtà possibile».

A22: nasce a Vipiteno un nuovo centro per controllare i camion a 360 gradi

Potrebbe essere l’ultima estate che molti camion in entrata dal Brennero e non propriamente regolari riescono ad aggirare i controlli. A intercettarli a partire dalla prossima estate dovrebbe provvedere un nuovo centro di controllo che sarà creato appositamente per i veicoli pesanti, grazie a un protocollo quadro a cui hanno collaborato l’Autostrada del Brennero, le Procure di Trento e Bolzano e l’Agenzia delle Dogane. Il nuovo centro di ispezione, gestito con la cooperazione di tutti questi enti, è già in fase di realizzazione a lato della barriera del Brennero, a Vipiteno, in quello che è il principale collegamento via terrà dell’Italia con il resto di Europa e dove migliaia e migliaia di camion devono transitare per raggiungere o per uscire dal nostro paese.

E proprio l’importanza del flusso di traffico giustificano le dimensioni con cui il centro si presenterà: parliamo infatti di un’area di circa 12.000 mq, in cui verrà realizzata una stazione lunga 40 metri e larga 11, per tre piani di sviluppo verticale. Sarà dotata, tra le altre cose, di banchine, fosse di ispezione, passerella per le ispezioni dall’alto, pese a pedana asse per asse, sistema di controllo dei fumi, delle frenate e dell’assetto. 

Ogni operazione sarà supportata e assistita dal sistema informatico, così da facilitare non soltanto il controllo, ma anche la verbalizzazione e la gestione dell’intervento, oltre che l’incrocio dei dati già in possesso alle forze dell’ordine. 

La stazione sarà dotata anche di moduli in grado di controllare dinamicamente peso e targa dei mezzi, in modo da avviare automaticamente all’ispezione quelli che dovessero rivelare potenziali criticità. 

Infine – e in Italia non è mai scontato – il nuovo centro sarà operativo 24 ore su 24.

Il protocollo quadro si pone tre obiettivi: garantire un presidio di sicurezza alla circolazione in autostrada, verificando pesi, efficienza e idoneità ambientale dei mezzi; facilitare l’azione di lotta alla criminalità che utilizza il Brennero per proprie attività; scoraggiare ogni forma di illecito legato ai trasporti lungo la A22. 


La struttura di Vipiteno andrà ad aggiungersi al centro mobile di revisione (operativo in A22 dal 2006) e alla stazione di controllo presente sull’area di servizio Paganella est (operativa dal 2016) per i controlli legati alle caratteristiche tecniche degli autoveicoli, effettuati dalla Motorizzazione Civile delle province di Trento e Bolzano, con l’ausilio della Polizia Stradale.

Kuehne+Nagel taglia i consumi di carburante del 6% grazie ai pannelli solari

Ha una qualche utilità installare dei pannelli fotovoltaici sopra il tetto dei camion? Kuehne+Nagel, storica società con sede in Svizzera e operatività globale con 1.300 sedi in oltre 100 paesi, ne è convinta e a tale scopo ha chiesto aiuto a IM Efficiency, una società olandese specializzata in questo tipo di installazioni. È nata così una soluzione forse non nuova, ma dettagliata con numeri precisi. Non è la prima volta, infatti, che si crea un sistema di questo tipo, ma in nessun caso finora erano stati diffusi dati che quantificassero il risparmio concreto ottenuto.
Ebbene, stando a quanto diffuso dalla società logistica, i pannelli solari avrebbero la capacità di contenere il consumo di carburante fino a 1.200 litri all’anno per ogni singolo veicolo. Vale a dire, a conti fatti, di tagliare la fattura annua del gasolio di circa il 6%, oltre a liberare l’ambiente di 3,8 tonnellate di CO2 ogni anno. Una riduzione calcolata in una media annuale, ma che ovviamente raggiunge picchi maggiori in estate, quando l’irradiazione solare è più forte, e inferiori in inverno. E quindi tutto lascia presumere che anche laddove le giornate di sole sono più numerose, il risparmio potrebbe diventare ancora più interessante.
Miracoli? Non proprio. In Kuehne+Nagel, infatti, sono partiti dalla considerazione che i camion consumano molta elettricità generata dall’alternatore, ma se questa viene prodotta dal fotovoltaico si riduce automaticamente il carico sul motore e quindi il consumo di carburante. Senza considerare che l’energia prodotta dal sole consente di ricaricare anche altri apparecchi elettrici, come telefoni e computer, così come di alimentare l’aria condizionata all’interno della cabina del camion e la sponda idraulica necessaria per il carico e lo scarico. 
Inoltre, il conducente può misurare quanta elettricità solare è stata fornita al veicolo dai pannelli solari e quanta viene consumata per l’attività. 
Un camion della flotta di Kuehne+Nagel attiva in Olanda, dove il sistema è stato studiato (da IM Efficiency) e reso operativo

«In qualità di fornitore leader di logistica – ha dichiarato soddisfatto René van den Akker, responsabile della logistica stradale di Kuehne+Nagel nel Benelux, il territorio dove il sistema è stata implementato – ci concentriamo sullo sviluppo di soluzioni che decarbonizzino il nostro settore e creino catene di approvvigionamento sostenibili. Applicando innovazioni tecniche possiamo contribuire a supportare ambienti più sani».

Germania: i treni carichi di carbone hanno priorità su quelli passeggeri

Priorità al trasporto di carbone rispetto quello dei passeggeri. Detta così, nell’era della transizione energetica, suona come una bestemmia. Ma è invece quanto la Germania è stata costretta a fare – tramite un’ordinanza che il ministero dell’Economia e della Protezione del Clima ha elaborato insieme al ministero degli Affari Digitali e dei Trasporti che resterà in vigore per almeno sei mesi – per riuscire a garantire, tramite il trasporto di carbone via treno, il funzionamento delle centrali elettriche, delle raffinerie e delle reti di trasporto dell’energia. Tutte infrastrutture che faticano a lavorare con i ritmi precedenti a causa della diminuzione delle esportazioni di gas russo. Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, lo ha detto a chiare lettere: «Per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, dobbiamo anche cambiare le rotte di approvvigionamento». Che tradotto vuol dire – ha aggiunto – «dare priorità al trasporto di energia su rotaia».
Se riavvolgiamo il nastro quindi la situazione è stata questa: fino a qualche mese fa la Germania aveva investito tutto a livello energetico sul gas russo, che pagava molto poco. Quando poi per le vicende legate alla guerra in Ucraina queste forniture si sono ridotte in modo repentino, la Germania ha dovuto correre in fretta ai ripari. E a quel punto ha anche riavviato diverse centrali a carbone precedentemente chiuse. Tuttavia, era evidente che tutto ciò avrebbe portato a forti criticità nel trasporto merci su rotaia per diverse ragioni. Un po’ perché le centrali a carbone necessitano di enormi quantità di carbone e quindi creano forti scompensi a livello logistico. Inoltre, bisogna tener presente che il trasporto ferroviario in Germania è già particolarmente sotto stress sia per lavori di ammodernamento infrastrutturale, sia perché la siccità ha fatto abbassare il livello dei fiumi e quindi ha reso possibile la navigazione soltanto a chiatte con carichi molto ridotti. E questo, come ha spiegato il ministro dei Trasporti, Volker Wissing, ha spinto il trasferimento di molte spedizioni dalle chiatte del Reno ai binari ferroviari. E se anche negli ultimi giorni il livello dell’acqua sul Reno è risalito in ogni caso l’impatto sulla Deutsche Bahn è stato tangibile, creando disagi e ritardi.

Di fronte a questo scenario tutto porterebbe a prevedere uno spostamento dei traffici su strada, cosa che effettivamente sta in parte avvenendo. I freni al riguardo però sono due: il primo è che su molti carichi alla rinfusa il trasporto merci stradale è meno competitivo; il secondo è che l’autotrasporto tedesco è già particolarmente oberato di lavoro e fatica per riuscire a far fronte alla domanda. 

Perché il paradosso di questa fase è proprio questo: uno scenario critico, di forte inflazione e complicati approvvigionamenti energetici, ma con un’economia che ancora si muove. Non molto a dire il vero, ma si muove. L’ultimo dato sul PIL tedesco registra un incremento modesto su base annua dello 0,1%. Ma le prospettive a medio termine non sono buone e l’istituto economico IFO prevede che nei prossimi 12 mesi la crescita sarà del 3% inferiore a quella prevista. Così a quel punto una flessione della domanda potrebbe far registrare la macchina logistica dello Stato. Ma è difficile dire che sarà una consolazione…


In ogni caso la precedenza concessa sulla ferrovia ai trasporti di merci con risvolti energetici rispetto a quelli passeggeri è soltanto una delle tante misure già realizzate. La Deutsche Bahn, infatti, per risparmiare energia ha già adottato lo spegnimento dell’illuminazione serale della sua sede centrale. Ma lo stesso stanno facendo aziende e municipalità rispetto alle luci dei monumenti pubblici e delle fontane. Più in generale il governo ha adottato un piano di risparmio energetico per l’inverno che punta a contenere i consumi di gas del 2%. 

Si prevede di far funzionare le docce di piscine e di palazzetti dello sport soltanto con acqua fredda, di ridurre il riscaldamento degli edifici pubblici (ospedali compresi) sia come temperatura (massimo 19 gradi), sia come spazi riscaldati, nel senso di spegnere gli impianti nei luoghi di ingresso o di transito. 

Il ministro dell’Economia ha stimato che con queste e altre misure le famiglie tedesche, le aziende e la pubblica amministrazione risparmieranno circa 10,8 miliardi di euro in due anni.

I noli container invertono la marcia: -39% nell’ultimo anno

Dopo l’impennata dei noli container registrata negli ultimi anni anche a causa della pandemia, i prezzi adesso stanno progressivamente scendendo. Il World Container Index di Drewry soltanto per l’ultima settimana segna una flessione del 4%, attestandosi a 5.985,53 dollari per un container da 40 piedi, ma si tratta in realtà della ventiseiesima settimana consecutiva a lasciare un segno negativo sull’indice. Prova ne sia che se si guarda il valore dei noli di un anno fa ci si accorge che in realtà la flessione è stata di ben il 39%. Se poi si guarda al picco massimo raggiunto dalla quotazione, vale a dire i 10.377 dollari registrati nel settembre 2021, allora la diminuzione diventa anche maggiore, raggiungendo il 42%. In ogni caso se si calcola la media degli ultimi cinque anni viene fuori un valore di 3.648 dollari, vale a dire il 64% in più rispetto alla attuale valutazione.

Ovviamente si tratta di una media. Perché se si guardano le singole tratte, le quotazioni per un container da 40 piedi fanno registrare una flessione maggiore tra Shanghai e Los Angeles (6% con nolo di 6.127 dollari), mentre Shanghai–Rotterdam scende del 5% a 8.010 dollari e Shanghai–Genova del 2%, attestandosi ancora a 8.391 dollari. Guardando avanti, comunque, Drewry prevede che l’indice diminuirà ancora nelle prossime settimane.

Parliamo di quotazioni in dollari. Ma bisogna tener conto che nell’ultimo anno l’euro ha perso terreno rispetto alla valuta statunitense. Oggi il cambio si aggira intorno alla parità. Anzi, proprio stamattina bastano 0,998 dollari per avere 1 euro, quando un anno fa ne servivano almeno 1,18.

Inversione a U in autostrada: ritiro della patente e 8.000 euro di sanzione per l’autista |VIDEO

Si può dare la colpa al caldo, magari alla stanchezza o più semplicemente all’incoscienza. Altrimenti risulta difficile giustificare la folla manovra che la sera del 23 agosto, intorno alle 20, ha effettuato un autista di un camion lungo l’autostrada A10 vicino a Genova. In pratica, per una qualche ragione non meglio chiarita, il conducente del veicolo pesante ha pensato bene di fare una inversione a U in autostrada, non troppo distante dall’uscita di una galleria. Per fortuna la manovra non ha avuto conseguenze anche grazie all’interno degli agenti della polizia stradale che avevano visto tutto tramite le telecamere posizionate in quell’area.

Ovviamente, gli agenti non si sono limitate a rimproverare l’uomo, ma lo hanno anche multato con una sanzione di 8.000 euro, con il ritiro della patente e con il fermo del veicolo per tre mesi. Di tutto questo, peraltro, non era stato informato un automobilista che, alla guida di un SUV, soltanto poche ore dopo e nello stesso punto si è prodotto esattamente nella stessa manovra. Cose da non credere…

Fermo per uno sciopero di 8 giorni il più grande scalo merci del Regno Unito

Non accadeva da trent’anni. Ma è anche vero che da tanto tempo il mondo non affrontava problematiche così complicate. Parliamo dello sciopero che da qualche giorno hanno proclamato i lavoratori del porto di Felixstowe, il principale scalo commerciale per container del Regno Unito e che andrà avanti fino al 28 agosto. La motivazione della protesta è presto detta: le retribuzioni, schiacciate dall’inflazione ormai superiore al 10%, perdono potere di acquisto e circa duemila lavoratori che le percepisce chiede di aumentarle. 

I possibili effetti dello sciopero, invece, potrebbero essere complicati, perché bloccando Felixstowe rischia di interrompersi buona parte delle catene di approvvigionamento del paese. D’altra parte parliamo di uno scalo da cui transitano ogni anno circa 4 milioni di container trasportati da circa 2.000 imbarcazioni, vale a dire più del 50% del trasporto marittimo dell’isola britannica. Peraltro, per fornire una rappresentazione più a fuoco del contesto sociale britannico, possiamo ricordare che sabato scorso per ragioni analoghe hanno incrociato le braccia anche i ferrovieri, interrompendo la circolazione di 4 treni su 5, e che altre agitazioni si sono registrate nei servizi postali e nei magazzini di Amazon nelle scorse settimane.

CK Hutchison Holding Ltd, la società proprietaria del porto di Felixstowe, ha cercato di frenare la protesta offrendo un aumento salariale medio dell’8%, ma i rappresentanti dei sindacati hanno fatto spallucce rispondendo che soltanto nel 2020 i profitti del porto sono stati pari a 61 milioni di sterline, qualcosa come 72 milioni di euro. E quindi l’offerta di aumento può essere maggiore di quella proposta.

close-link