Nuovo avviso da parte delle Agenzie delle Dogane in merito alla presentazione delle domande per il credito d’imposta dedicato alle imprese di autotrasporto. Solo pochi giorni fa vi era stato l’annuncio dello slittamento di una settimana della data di chiusura del portale: non più il 12, ma il 19 ottobre, concedendo quindi alle imprese di autotrasporto tempo utile in più. Anche perché fino ad oggi il sistema non ha funzionato correttamente, provocando il malcontento di migliaia di autotrasportatori a cui è stato negato il caricamento delle istanze.
Oggi però arriva un nuovo colpo di scena. Con un breve comunicato stampa, l’Agenzia comunica che «a seguito di aggiornamenti della sezione di visualizzazione dello stato dell’istanza del portale, che si protrarrannofino al 27 settembre 2022, si invitano gli utenti a non richiederne la visualizzazione perché la stessa potrebbe non essere corretta».
L’Agenzia prosegue quindi informando che «le scadenze sono di conseguenza prorogate sino a nuova comunicazione.Il portale è comunque operativo nella sezione d’inserimento di nuove istanze».
Colpo grosso della Fiamme Gialle di Vicenza, che hanno smantellato un’organizzazione criminale attiva nel Vicentino, ma ramificata in tutta Italia, per false fatturazioni sul commercio di carburanti. Stando a quanto riportato dagli inquirenti, l’attività illecita si è sviluppata a partire dal 2019 seguendo un sistemi di frode finalizzato all’evasione dell’Iva sui carburanti.
Nel dettaglio, è stata accertata l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per quasi 600 milioni di euro. Tra le tecniche di frode applicate, quella basata sul sistema delle società cartiere (o fittizie): quest’ultime acquistavano benzina e gasolio dall’estero, in particolare da imprese croate e slovene, eludendo gli oneri fiscali e poi rivendevano gli stessi carburanti agli operatori delle cosiddette pompe bianche (le cioè stazioni di servizio indipendenti esterne al circuito delle maggiori compagnie di distribuzione di carburante), sempre aggirando le imposizioni fiscali in materia. «Tutto ciò – si legge in una nota della Finanza di Vicenza – consentiva agli acquirenti finali, cioè le pompe bianche, e agli autori delle illecite condotte di conseguire ingenti profitti, alterando peraltro gli ordinari meccanismi della concorrenza e di regolazione del mercato».
A seguito delle indagini la Procura di Vicenza ha predisposto 9 misure cautelari (tra italiani e stranieri) e sequestrato 100 milioni di euro. In questa cifra rientrano 32 immobili tra cui ville con piscine. Sotto sigilli anche auto di lusso e yacht.
La sfida strada-rotaia che ha come palcoscenico il Brennero si appresta ad entrare in una nuova fase. È notizia recente infatti l’inserimento in Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea di un bando di gara, pubblicato da Rete Ferroviaria Italiana (Rfi), per la progettazione esecutiva e la realizzazione dellaCirconvallazione Ferroviaria di Trento. La gara ha un valore di circa 970 milioni di euro, di cui 930 milioni finanziati con i fondi del Pnrr.
Il progetto è finalizzato a incentivare la ripartizione modale su ferro del trasporto merci, anche in vista della crescita dei flussi nei prossimi anni con l’attivazione del tunnel ferroviario del Brennero. L’opera, inserita nel corridoio europeo Scandinavo-mediterraneo, è uno dei lotti prioritari del potenziamento della linea ferroviaria Verona-Fortezza (accesso sud al tunnel del Brennero).
L’intervento prevede la realizzazione di una nuova linea ferroviaria a doppio binario di circa 13 chilometri, di cui circa 11 in galleria a doppia canna. La nuova infrastruttura avrà origine dalla linea ferroviaria esistente Verona-Brennero, all’altezza di Roncafort, e si ricollegherà a sud in zona Acquaviva. La fase realizzativa sarà accompagnata dall’Osservatorio ambientale istituito da Provincia autonoma e Comune di Trento. La pubblicazione del bando è avvenuta in seguito alla conclusione dell’iter autorizzativo.
La realizzazione della Circonvallazione di Trento avrà una durata di circa tre anni e mezzo, di cui due saranno necessari per la realizzazione delle opere in sotterraneo (Galleria Trento).
Transpotec Logitec annuncia le date per la prossima edizione: dall’8 all’11 maggio 2024, sempre a Fiera Milano. Confermata la formula già collaudata anche quest’anno che prevede un mix di business, aggiornamento e passione, apprezzata da espositori e visitatori: il 76% del campione di espositori intervistati dopo l’evento si è dichiarato soddisfatto, come l’80% per i visitatori (fonte: survey MPS, giugno 2022).
«Ripartiamo con slancio capitalizzando gli ottimi risultati dell’edizione 2022 – ha sottolineato Paolo Pizzocaro, Exhibition Director di Transpotec Logitec – rinnovando la volontà di costruire il progetto ascoltando le aziende, perché crediamo fermamente che la fiera vada fatta per loro e con loro».
Mentre si conferma la cadenza biennale, la novità sarà quella che vedrà i 4 giorni di fiera svolgersi dal mercoledì al sabato. Un cambiamento richiesto da espositori e visitatori che va nella direzione della evoluzione del mercato stesso.
Martedì 27 settembre alle ore 14 a Bruxelles, presso la Sala Spaak 7C50 del Parlamento Europeo, verrà presentato il libro fotografico «Persone di prima necessità. Quando la pandemia rese bello il camionista» con immagini di Alfonso Santolero e testi di Daniele Di Ubaldo, direttore del mensile Uomini e Trasporti. Pubblicato a novembre 2021 da Federservice (società del Gruppo Federtrasporti), il volume racconta il mondo dell’autotrasporto, mettendo a fuoco difficoltà e privazioni subite da tanti camionisti in tempo di pandemia e ricorda quanto sia indispensabile il loro ruolo.
La presentazione del libro sarà a cura di Fabrizio Ossani, coordinatore generale del Gruppo Federtrasporti, con Alessandra Voltan, direttrice creativa dell’agenzia «Jam e la tempesta», con i saluti introduttivi di Elisabetta Gualmini, membro della commissione per gli affari sociali del Parlamento Europeo, e Stefano Verrecchia (Vice-Rappresentante Permanente dell’Italia presso l’UE). La presentazione sarà seguita da una tavola rotonda dal titolo «The human capital in road transport: social sustainability and human-centric approach», con interventi di Claudio Villa (presidente Gruppo Federtrasporti), Giuseppe Ferrandino (deputato Comm. TRAN Parlamento Europeo), Kristian Schmidt (direttore Trasporti Terrestri, DG MOVE, Commissione Europea), Cristina Tilling (capo della divisione per i trasporti su strada dell’European Transport Federation Workers’) e Carla Travagnin (esperta comunicazione, Unione Internazionale dei Trasporti Stradali_IRU).
Tradotto anche in lingua inglese, il libro si articola in due grandi macro-capitoli denominati «Sovraccarico» e «Coppie Motrici». Il primo mette a fuoco situazioni concrete (come, per esempio, i pasti relegati in cabina, la sanificazione obbligata dei veicoli, la burocrazia accresciuta) in cui affiora tutto l’aggravio di timori, premure, solitudini e incertezze che premono sui volti e sulle vite dei camionisti. Il secondo capitolo fotografa l’indissolubile relazione che da sempre è alla base dell’autotrasporto, quella tra uomini e donne, da una parte, e gli oggetti di varia natura da loro trasportati, dall’altra. Veri e propri ritratti che immortalano una sorta di danza tra l’essere e il fare, tra l’individuo e il trasporto, tra persone in movimento e i simboli del quotidiano di cui ci nutriamo. Attraverso una ricca galleria di immagini inedite e di prosa, il volume intende condurre il lettore in un viaggio all’interno di cabine e piazzali, sulle autostrade e negli uffici, tra punti di carico e scarico, per ascoltare da vicino le voci di chi ha affrontato il momento pandemico con reattività e concretezza, ma anche di chi ha dovuto sopportare più pesi, maggiori oneri, sovraccarichi di difficoltà (esemplare la carenza di bagni, lasciati spesso chiusi durante il lockdown senza una ragione su autostrade o nei luoghi di carico e scarico merce), riuscendo però in ogni caso a imboccare la strada che conduce alla soddisfazione di una collettività composta da aziende, esercizi commerciali e consumatori finali. Eppure, nonostante il ruolo di fondamentale importanza svolto da queste «persone di prima necessità», oggi il mondo dei trasporti si trova alle prese con una grave carenza di autisti. Per questo motivo è lecito chiedersi: come mai il deficit di personale sta aumentando ulteriormente? Cosa c’è che non va in questa professione? Perché c’è una carenza di camionisti?
«La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a fare altri progetti» cantava John Lennon. Una frase che rispecchia perfettamente la storia di Sandra Baldon, che a 52 anni ha stravolto completamente la sua vita, familiare e lavorativa, realizzando un suo sogno d’infanzia che ormai sembrava essere stato messo nel cassetto per sempre: sentirsi libera, naturalmente alla guida di un camion. L’avventura di Sandra inizia nel 2018 quando un profondo cambiamento familiare stravolge la sua quotidianità. La separazione dal marito è la miccia che innesca quel mix esplosivo di coraggio e caparbietà che portano Sandra a prendere la decisione di lanciarsi in una nuova sfida e cercare lavoro come autista.
Sandra, come è maturata la tua decisione di metterti alla guida di un camion?
In realtà presi la patente C già negli anni ’80 per dare eventualmente una mano al mio ex marito che allora aveva una ditta di trasporti. La passione per questo mestiere però nasce ben prima, ricordo che sognavo di guidare un camion fin da quando ero piccola. Poi la vita mi ha portato altrove. Subito dopo le scuole iniziai a lavorare come operaia in una fabbrica tessile. Fu per me un periodo molto noioso perché non ho mai amato i lavori sedentari. A 18 anni mi sono sposata con un autista e poco dopo sono nate le mie due figlie. Quando potevo viaggiavo con mio marito, ma la priorità era per me la famiglia. Nello stesso periodo arrivò anche l’opportunità professionale di fare la letturista di contatori di luce, gas e acqua. Era un lavoro che mi permetteva di spostarmi molto in auto e per questo mi piaceva. Rimasi per ben undici anni.
Ancora una volta, però, il destino aveva altri piani per te…
La ditta per cui lavoravo fallì e io mi ritrovai tagliata fuori dal mondo del lavoro per un intero anno. Così nel 2011 decisi di prendere la patente CE e nel 2012 trovai lavoro come autista. Trasportavo materiale isolante con la biga. Fu un’esperienza molto bella ma breve. Poco dopo, infatti, mi offrirono un posto alla guida di un pulmino per la consegna dei pasti alle le mense scolastiche. Anche se a malincuore scelsi di accettare per il bene della mia famiglia e delle mie figlie e quello divenne il mio lavoro per i successivi sei anni, fino al 2018, l’anno del cambiamento. Le mie figlie ormai erano diventate grandi e furono proprio loro le mie prime sostenitrici. Così mi misi di nuovo a cercare lavoro come autista e trovai un impiego presso il Consorzio Translusia con cui lavoro ancora oggi.
Come è stato cambiare così radicalmente vita?
Inizialmente fu dura. Avevo 52 anni e tante nuove cose da imparare. Fortunatamente trovai supporto da parte dei colleghi e dell’azienda. Tra l’altro penso che con un po’ di intelligenza si possa sempre gestire tutto. Oggi gli impedimenti che un tempo non permettevano alle donne di avvicinarsi a questo lavoro sono caduti. Per esempio, a bordo del camion c’è talmente tanta elettronica che oggi non puoi inventarti dove mettere le mani, ci sono i servizi di assistenza che ti aiutano ad affrontare gli imprevisti. Certo, cambiare una gomma non è facile, ma non lo è per una donna come per un uomo.
Nel frattempo sei anche diventata nonna…
Ho quattro nipotini, tre maschietti e una femminuccia, la più piccolina ha sei anni. Da nonna autista si ha poco tempo da dedicare ai nipoti, ma cerco di organizzarmi. Quando posso li porto a fare colazione o a fare una passeggiata. Penso che conti di più la qualità del tempo che si passa insieme, invece che la quantità.
Qual è oggi la tua giornata tipo?
Il mio lavoro è prevalentemente notturno. Parto la sera o intorno le 2, le 3 di mattina. Si carica e poi si va in consegna. Rientro nel pomeriggio e mi riposo fino a quando non è di nuovo il momento di partire. Nel poco tempo libero che mi rimane mi piace camminare, andare in bici o fare shopping. Mia mamma era una grande appassionata di moda, mi diceva sempre che è importante “uscire in ordine”. Un insegnamento che porto con me anche oggi.
Come riesci a coniugare l’amore per la moda con il tuo lavoro?
Nel vano del camion tengo sempre una scarpa da tennis o un sandaletto, magari con un po’ di tacco, anche se non eccessivo, che indosso quando mi fermo a prendere un caffè. Cambio le scarpe antinfortunistiche ed è fatta. Mi piace essere sempre curata ed elegante. Non c’è nulla di strano, vedo che anche molti colleghi uomini tengono al loro aspetto.
Come passi le ore notturne alla guida?
Mi piace ascoltare la musica o la radio e spesso parlo con i colleghi, ci teniamo compagnia. Ad ogni modo, anche nella mia solitudine mi ritrovo. Percorrere ogni notte 500 o 600 km ti lascia tanto tempo per riflettere.
A cosa pensi più spesso mentre sei al volante?
Sicuramente alla mia vita e a quanto è cambiata. Mi sono resa conto che tutte le esperienze che ho fatto mi sono servite a maturate e ad essere la persona che sono oggi. Non mi pento di aver aspettato così tanto per realizzare il mio sogno, non ho mai bruciato i tempi e le occasioni sono arrivate al momento giusto. Oggi ho finalmente trovato il mio equilibrio, mi sento realizzata. Sono uno spirito libero e questo lavoro mi ha regalato la libertà. Certo, ci sono impegni e orari da rispettare, ma se ripenso al mio primo lavoro in fabbrica mi rendo conto di quanto fosse mentalmente devastante per me. Oggi posso viaggiare e questo mi fa sentire libera.
C’è una concessionaria nel Lazio – a Frosinone e a Latina – che fa parte della rete di distribuzione e assistenza di Scania da 46 anni ininterrotti, fattura 29 milioni di euro, fa affidamento su una cinquantina di collaboratori, occupa una quota di mercato in linea se non superiore a quella nazionale e in un anno, basandosi su una quarantina di tecnici e meccanici riesce a dare soddisfazione a 8.700 richieste di assistenza. Si chiama Sacar e il suo nome è il frutto della fusione dei cognomi delle due famiglie che l’hanno creata – Sardellitti e Carloni – e che nel corso degli anni hanno visto scorrere le generazioni, ma hanno saputo gestire il passaggio di testimone, senza subire quei traumi e quegli strascichi che solleva in altre società. E quando ha deciso di aprire una nuova sede proprio a Roma – per la precisione a Fiumicino, a pochi minuti dall’aeroporto – dalla Svezia si è mosso per venire a tagliare il nastro il top management di Scania, rappresentato dal president e CEO Christian Levin e dall’Executive vice president Sales and Marketing Stefano Fedel.
Bisogna anche chiarire un punto: tra la decisione e l’inaugurazione (avvenuta il 10 settembre, con la partecipazione di quasi 800 persone) non è trascorso lo spazio di un mattino, ma almeno una dozzina di anni, trascorsi in una palude burocratica che ha costretto a ottenere qualcosa come 28 permessi diversi, compreso quello all’invarianza idraulica, vale a dire l’obbligo di trattenere l’acqua piovana con un sistema in grado di incamerarne nel sottosuolo circa 700 mila litri. Tutto questo spiega almeno due tratti fondamentali dell’imprenditorialità della Sacar, perfettamente espressi oggi dal presidente Paolo Emilio Sardellitti e dal titolare Stefano Carloni: la tenacia nel perseguire obiettivi ambiziosi e il coraggio di sostenerli con investimenti rilevanti. La nuova struttura di Fiumicino, strategicamente collocata tra la capitale, l’aeroporto e il porto di Civitavecchia, è ospitata in una struttura di 1.800 metri quadri, articolati secondo le funzioni, ma dove la parte del leone la fa sicuramente l’officina, concepita – al pari delle altre della concessionaria – assecondando alla lettera gli standard Scania, secondo cui la qualità percepita dal cliente deve essere sempre la stessa, a prescindere dal luogo in cui stabilisci il rapporto.
Ma soprattutto è stata realizzata in perfetta coerenza con gli obiettivi del costruttore svedese, mirati a tagliare del 50% le emissioni nelle operation interne. Che tradotto in maniera visiva significa dire, per esempio, che la grande parete di accoglienza della clientela, tutta completamente verde, è in realtà costruita esclusivamente da piante che aiutano a migliorare e a ricambiare l’aria. O creare ampie superfici vetrate da cui far fluire la luce e contenere i consumi energetici dell’officina. Insomma, per dirla con Sardellitti, «niente è dato per scontato: dal design, agli elementi di arredo; dalla progettazione degli spazi dell’officina, al sostentamento energetico. Tutto è stato calcolato e disegnato su misura al fine di soddisfare le esigenze di tecnici e clienti».
Un’attenzione alla forma, alle procedure, alla coerenza che deve aver impattato in maniera molto efficace nei trasportatori, se in tantissimi – più di 70, per la precisione – hanno raccolto l’invito dei titolari della concessionaria di parcheggiare i propri veicoli sul piazzale il giorno dell’inaugurazione. In questo modo non soltanto si forniva una cornice estremamente colorata e variopinta – testimonianza delle infinite varianti cromatiche con cui è possibile ordinare un veicolo Scania – ma forniva anche una descrizione plastica delle svariate tipologie di allestimenti che i camion del Grifone riescono a ospitare, ma anche dalla ricchezza di attività di trasporto di cui è ricca la regione.
Enrique Enrich, presidente di Italscania, ha molto enfatizzato questa capacità della Sacar di stabilire una relazione stretta con la propria clientela e di fidelizzarla «tramite un eccellente servizio post-vendita, reso possibile dalle persone e dalla formazione che viene loro impartita». E in tal senso Enrich ha reso esplicita la capacità della Sacar nell’aver aggirato anche un’altra problematica di molte strutture assistenziali, quella legata alla mancanza di personale, creando invece un percorso interno all’interno di un istituto del territorio, dal quale ogni anno si attingono forme nuove e fortemente motivate. Tutte persone che – come ha sottolineato Andrea Carolli, direttore Rete di Italscania. «sono parte integrante del nostro successo e, infatti, fattori come la formazione e le competenze sono per noi imprescindibili».
Christian Levin, infine, ha ricordato l’impegno di Scania di contenere le emissioni inquinanti, sia all’interno della propria realtà, sia rispetto a quelle prodotte dai veicoli realizzati. E se la sfida adesso punta dritta all’elettrico, sulla quale il costruttore ha fatto ampiamente la propria parte, investendo risorse per offrire ai trasportatori una varietà di prodotti già ampia, è anche importante ora che il mondo politico faccia la sua. I modi possibili al riguardo sono tre: «Fornire un incentivo ai trasportatori – ha spiegato Levin – per metterli in condizione di poter acquistare dei veicoli a zero emissioni che però costano molto di più; stabilire degli aiuti statali per realizzare una rete di almeno 30 mila punti di ricarica; produrre elettricità verde perché altrimenti tutto lo sforzo fin qui fatto sarebbe vanificato».
Due aziende, Gruber Logistics e Universal Transport, una altoatesina e l’altra della Renania Settentrionale, uniscono le forze e danno vita una realtà da 2.200 dipendenti con un fatturato di 650 milioni di euro e una flotta di circa 700 camion. Quanto basta per diventare leader sul mercato europeo dei trasporti eccezionali e per candidarsi ad assumere posizioni analoghe su scala europea anche in altri segmenti logistici. Tutto questo è la conseguenza positiva della crescita vissuta da Gruber Logistics nel corso degli ultimi anni, che l’ha messa in condizione di affacciarsi sul mercato europeo e di accrescere le proprie dimensioni. Il tutto è stato ufficializzato lo scorso 19 settembre quando è stata creata l’alleanza con Universal Transport, successiva all’approvazione da parte delle autorità tedesche preposte alla concorrenza e formalmente scaturita dall’acquisizione della società tedesca da parte di quella italiana. La nuova situazione societaria viene suggellata con l’unione dei precedenti management delle due società che formeranno un nuovo board composto da quattro membri.
Holger Dechant, CEO di Universal Transport, spiega come l’intenzione della sua società non era tanto di «vendere l’azienda» quanto di «comprendere la strada migliore per crescere ed offrire servizi sempre migliori». Adesso infatti – ha aggiunto – «con GruberLogistics possiamo ampliare il nostro portafoglio di servizi, includendo carichi completi, parziali, groupage e servizi logistici». Perfettamente allineato Martin Gruber, CEO di Gruber Logistics, che precisa come «l’alleanza renderà i servizi di entrambe le società ancora migliori, più affidabili e più completi per i nostri clienti. Già oggi siamo a tutti gli effetti un’azienda internazionale, non solo in relazione alla presenza capillare sul territorio europeo e per la provenienza da diversi paesi delle persone che compongono il nostro management, ma non c’è dubbio che la forte presenza in Germania, principale mercato logistico europeo, darà nuovo impulso al processo di internazionalizzazione che potrà proseguire sia per crescita organica sia per ulteriori acquisizioni in altri paesi europei».In pratica da oggi i clienti della nuova società potranno beneficiare di servizi ampliati e di una presenza più capillare sul territorio e quindi risposte più rapide alle esigenze di trasporto. L’aggregazione consentirà anche di investire maggiormente in digilitalizzazione e sostenibilità, due delle principali sfide della logistica odierna e nella quali Gruber è già attivo è già attivo, visto che siede nel board della Commissione Europea sulla digitalizzazione ed è coinvolta nella prototipazione di veicoli elettrici e a idrogeno.