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FS-Hupac: memorandum d’intesa per sviluppare il trasporto intermodale in Europa

Nuovi servizi intermodali terrestri e marittimi in Italia e verso l’Europa e lo sviluppo e gestione di terminal per incrementare la qualità del trasporto intermodale e ampliare il traffico su ferro, con l’obiettivo di raggiungere in Italia il 30% di merci trasportate su rotaia entro il 2030.
È quanto prevede il Memorandum of Understanding (MOU) firmato a Roma tra l’AD di FS Italiane, Luigi Ferraris, e il presidente Hupac, Hans Jörg Bertschi.

Con questa intesa si formalizza la possibilità di verificare il reciproco interesse a realizzare un progetto di partnership commerciale e operativa per lo sviluppo di soluzioni logistiche e di trasporto ferroviario e intermodale delle merci, in particolare sulle relazioni Italia–Europa Nord Orientale e Europa Sud Orientale–Balcani.
Le attività riguarderanno in particolar modo i servizi intermodali terrestri e l’ampliamento del traffico merci da e verso i porti nazionali e internazionali, avvalendosi di connessioni ferroviarie e intermodali di terra.
La collaborazione tra il Gruppo FS e Hupac vede attualmente in corso la realizzazione di tre nuovi terminal in Italia, attraverso la società Teralp, (Terminal AlpTransit), partecipata da Hupac e Mercitalia: Milano smistamento (un primo modulo sarà realizzato entro il 2025, con il completamento dell’opera entro il 2026); Brescia, che sarà terminato entro il 2026; e Piacenza, entro il 2024.

«Con la firma di questo memorandum – ha dichiarato Ferraris – rafforziamo la nostra collaborazione con Hupac puntando allo sviluppo dell’intermodalità, all’obiettivo di raddoppiare la quota del trasporto delle merci in treno su distanze superiori ai 300/400 chilometri e allo sviluppo di un sistema logistico sempre più sostenibile e innovativo».
«Insieme a FS Italiane – aggiunge Bertschi – siamo riusciti ad aumentare il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia sull’Asse Nord-Sud. Il PNRR, e in particolare l’opera del Terzo Valico dei Giovi, renderanno ancora più competitivo il sistema ferroviario merci».

L’e-commerce cresce del 20% in Italia nel 2022, ma incombono i costi di energia e trasporto

In Italia l’e-commerce cresce, ma lo spauracchio dell’aumento dei costi di energia e trasporti invita gli operatori del settore a predicare grande prudenza per l’immediato futuro. Sono le conclusioni del report dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano-Netcomm, che oggi a Milano ha comunicato i dati del settore per il 2022

Nell’anno in corso gli acquisti online in Italia raggiungeranno i 48,1 miliardi di euro (+20% rispetto al 2021). Da un lato gli acquisti di prodotto continuano a crescere, sebbene con un ritmo più contenuto (+8% in 12 mesi) rispetto a quello dello scorso anno (+18% tra 2020 e 2021), toccando i 33,2 miliardi di euro. Dall’altro gli acquisti di servizi si riprendono completamente (+59% rispetto al 2021) e raggiungono i 14,9 miliardi di euro, grazie anche alla crescita del comparto turismo e trasporti (soprattutto nei mesi estivi) e compensando così le perdite generate durante l’emergenza sanitaria”.

Le aspettative dei merchant tricolori – gli operatori del commercio elettronico che offrono servizi on line a pagamento –  non sono però rosee, dato che circa un operatore su due ha rivisto le stime a chiusura del conto economico per accogliere modifiche al ribasso del proprio fatturato e al rialzo delle spese. Già ad aprile 2022, l’88% del campione dichiarava l’incremento dei costi di energia e trasporto, il 65% l’aumento dei costi delle materie prime e l’11% una diminuzione dell’export, soprattutto verso i Paesi più coinvolti nelle tensioni socio-politiche.

Dell’aspetto più specificamente logistico del comparto ha parlato Dalmazio Manti, CEO di BRT, primo operatore nazionale della consegna espressa in Italia con una quota di mercato globale interno del 30%.

«Dopo il cambiamento generato dalla pandemia – ha detto – si è generato un ‘super stretch e-commerce’, ovvero un servizio che deve soddisfare un’incredibile varietà di acquirenti, dai millennial ai baby boomer, dagli esperti ai principianti. Quindi è diventato sempre più fondamentale rispondere con tempestività e flessibilità. Oggi per il consumatore online, il sabato e la domenica sono considerati al pari degli altri giorni per ricevere il proprio ordine. Il consumatore si aspetta di riceverlo il giorno dopo, di avere un real tracking istantaneo, aggiornato in ogni momento, e di seguire il percorso dell’autista tramite mappa. In questo contesto, diventa necessario effettuare importanti investimenti tecnologici in grado di fornire in real-time visibilità sull’evasione degli ordini, sui vari touch point della supply chain e soprattutto, sulla reverse logistics».

Secondo Manti «la competizione si gioca su un servizio che sappia bilanciare performance, costi e sostenibilità. La ricerca di marginalità per i rivenditori e l’esperienza per i consumatori si riduce alla fase probabilmente più costosa della consegna, l’ultimo miglio. Negli ultimi anni vediamo come le preferenze di consegna stiano cambiando: decresce sempre più la quota dei consumatori che si fa recapitare la propria spedizione a casa, a favore di soluzioni OOH quali lockers e punti di ritiro. Questo rappresenta una soluzione al problema di capacità dell’ultimo miglio e ha un impatto positivo sull’ambiente, consentendo di ridurre il numero delle corse, coprendole al 100% e abbassando le emissioni di CO2».

In questo contesto BRT ha sviluppato una nuova piattaforma tecnologica (myBRT), per gestire la consegna delle spedizioni con un ampio sistema di opzioni tra cui finestra di consegna di 2 orenotifiche in tempo reale, tracking istantaneo della spedizione, consegna colli al piano, ricezione anche sabato e domenica o ad orari non ordinari presso uno dei punti di ritiro BRT-fermopoint

Questi ultimi costituiscono una rete che conta oltre 6.000 punti, fatta di edicole, tabaccherie, cartolerie, bar e altri piccoli esercizi che il cliente può scegliere come luogo di ritiro e consegna. 

L’azienda bolognese vanta oggi su un sistema di oltre 200 filiali, 35 hub parcel, 13 hub messaggeria, 10 impianti di logistica a cui si unisce la rete sopra indicata.

BRT ha consegnato oltre 227 milioni di parcel nel 2021 con un fatturato dichiarato di ca. 1.775 milioni di euro (+14% rispetto al 2020).

Bruxelles bacchetta l’Italia perché è in ritardo nell’adozione del telepedaggio europeo

Doppio cartellino giallo dell’Europa all’Italia. La Commissione europea, infatti, ha inviato nelle scorse settimane due lettere di messa in mora al nostro paese (e non solo, a dire il vero) perché non si è adeguato nei tempi prescritti ad altrettante normative comunitarie.

Il primo richiamo, che interessa oltre all’Italia anche Finlandia e Germania, riguarda il servizio europeo di telepedaggio (SET) e in particolare il recepimento nell’ordinamento del nostro paese delle disposizioni contenute nella direttiva UE 2019/520. Con tale normativa Bruxelles mira a consentire a tutti gli utenti della strada, autotrasportatori compresi, di viaggiare all’interno dello spazio dell’Unione Europea senza dover disporre di una pletora di unità di bordo e di apparecchi tale da coprire l’intero parabrezza. Non solo, secondo il diritto europeo chi viaggia sulle strade del continente deve poter sottoscrivere un unico contratto, interfacciarsi con un unico fornitore di servizi e disporre di un’unica unità di bordo funzionante in tutti gli Stati membri. Ciò che serve e, quindi, ciò a cui Bruxelles punta è di garantire l’interoperabilità tra i sistemi di pedaggio stradale elettronico e, quindi, di facilitare lo scambio transfrontaliero di informazioni in caso di mancato pagamento dei pedaggi stradali. 

Tutto ciò sarebbe dovuto diventare legge dello Stato italiano entro il 19 ottobre 2021. E invece così non è stato o per lo meno non è avvenuto in maniera esaustiva. Di conseguenza, come sempre avviene per tutte le procedure analoghe, Italia, Germania e Finlandia hanno due mesi per rispondere e per colmare eventualmente le lacune riscontrate dalla Commissione. In mancanza la stessa istituzione comunitaria porta avanti la procedura di infrazione esprimendo un parere e diffidando lo Stato ad adeguarsi entro un dato termine. Superato questo termine la Commissione può portare lo Stato membro davanti alla Corte di Giustizia che nei casi più gravi può condannarlo a pagare una sanzione da moltiplicare per ogni giorno di ritardo nel recepimento.

Ecomondo 2022: Ford Trucks alza il velo sull’e-Truck dalle linee avveniristiche

Si prospetta sempre più ricca e interessante la prossima edizione di Ecomondo, la manifestazione di richiamo europeo per tutto ciò che attiene l’innovazione tecnologica e industriale in ambito ambientale, in scena presso la Fiera di Rimini dall’8 all’11 Novembre 2022. Tra le case costruttrici che hanno già espresso la propria adesione compare anche Ford Trucks, intenzionata a bissare il successo riscontrato a maggio al Transpotec Logitec di Milano, quando l’importatore in Italia dei camion con l’ovale blu ha presentato ufficialmente sia la nuova squadra – capitanata dall’AD Lorenzo Boghich – sia gli obiettivi che questa intende raggiungere nel breve e medio termine. 

E per tenere alta la soglia di attenzione, Ford Trucks ha pensato di rendere il più attraente possibile la sua presenza a Rimini portando in anteprima nazionale quel camion 100% Elettrico mostrato soltanto qualche settimana fa all’IAA di Hannover. Segno tangibile che anche la casa madre crede nel mercato italiano e ha interesse a supportare l’organizzazione con tutti gli strumenti possibili. Parliamo infatti di un camion dal design per certi versi avveniristico che promette di percorrere circa 300 km in autonomia, grazie a una batteria agli ioni di litio NCM (vale a dire, nichel-ossido di cobalto-manganese) che dispone di una capacità di 180 kW, in grado di ricaricarsi dal 20 all’80% in circa 75 minuti. L’allestimento portato a Ecomondo, peraltro, è perfettamente in linea con il contesto, visto che parliamo di un compattatore, sempre 100% elettrico.

Per chi volesse quindi toccare con mano questo veicolo che anticipa il futuro anche rispetto al disegno del frontale, concepito pensando esclusivamente alle esigenze di una catena cinematica elettrica (e non invece adattando precedenti cabine create per convivere con il motore endotermico), può passare allo stand Ford Trucks (numero 187 – padiglione C5) e lì scoprire le modalità con cui questa casa intende affrontare le prossime sfide del mercato.

Tesla consegna i primi camion elettrici alla PepsiCo

Il camion è una cosa seria e produrlo richiede un apporto tecnico molto più complicato di una vettura. Ed Elon Musk lo imparato sulla propria pelle. Dal 2017, da quando cioè mostrò per la prima volta un prototipo di veicolo pesante, chiamato «Semi», e calcolò che nell’arco di due anni ne avrebbe intrapreso la produzione, sono trascorsi più di cinque anni. Nel frattempo ha toccato con mano le difficoltà, ha anche messo alla porta i manager a cui aveva affidato la responsabilità di sviluppare il progetto, ma adesso sembra che ci avvicini veramente «la volta buona». Secondo diverse fonti, confermate peraltro da un tweet dello stesso Elon Musk, i primi camion Semi sarebbero pronti e il 1° dicembre varcheranno i cancelli degli stabilimenti Tesla del Nevada, lì dove è nata anche la Gigafactory che si occupa della produzione di batterie, per essere consegnati alla PepsiCo.

Per la precisione, i camion Tesla sembra entreranno nella flotta di due siti: lo stabilimento californiano della filiale messicana di PepsiCo, Frito-Lay, specializzata nella produzione di snack, e in quello attivo nella produzione di bevande di PepsiCo a Sacramento, in California. In ogni caso i mezzi in consegna sarebbero veicoli pre-serie, anche perché la produzione ufficiale sarà ospitata a partire dal 2023 nello Gigafactory Texas vicino ad Austin.
In ogni caso, come ha confermato lo stesso Musk, queste prime consegne riguardano la variante più prestazionale del Tesla Semi, quella che utilizza tre motori elettrici sugli assali posteriori e una batteria ad alta capacità con cui mettere a disposizione del guidatore più di 800 chilometri di autonomia. Un dato poco diffuso in Europa, ma che negli Usa evidentemente ha un valore, è quello relativo alla velocità: il Semi è in grado raggiungere i 100 km/h in 20 secondi. Molto più interessante il suo consumo energetico, inferiore a 2 kWh per miglio (1,6 chilometri), potendo ricaricare la batteria fino al 70% della sua capacità in 30 minuti utilizzando i caricatori Megacharger. Tutti numeri riferiti, però, a condizioni di carico che non vanno oltre le 37 tonnellate.

PepsiCo aveva dato fiducia a Tesla fin da subito. Nel 2017, infatti, al momento della presentazione, ne aveva prenotati ben 100 e il deposito richiesto per l’ordine – pari a 5.000 euro per veicolo – pare non sia stato incassato fino allo scorso maggio, quando a quella cifra sono stati aggiunti altri 15 mila dollari richiesti per dettagliare meglio la configurazione del camion. Ma la cosa che lascia più stupiti è il prezzo, che viene quantificato dall’agenzia Reuters in 180 mila dollari (circa 185 mila euro). Quindi, già decisamente poco rispetto ai prezzi europei, ma che negli Stati Uniti sarebbero destinati a essere ulteriormente contratti da un’agevolazione fiscale che può arrivare a 40.000 dollari.

Ricordiamo che anche in Italia venne prenotato un Semi della Tesla da parte di Fercam. Ignoriamo, però, se e quando sarà consegnato.

Fiap esce da Conftrasporto: «Non restiamo in condomini in cui c’è qualcuno che impone le regole»

È più importante rimanere autonomi, seppure in un contenitore ridotto, piuttosto che far parte di un grande condominio in cui c’è qualcuno dall’alto che detta le regole di convivenza. Sulla base di questa riflessione Fiap ha deciso di uscire da Conftrasporto. Una decisione che gli Organi direttivi dell’associazione di categoria hanno preso già lo scorso 3 ottobre e che oggi hanno voluto ribadire in una conferenza stampa, in cui il segretario generale Alessandro Peron ha spiegato senza mezzi termini che, in definitiva, esistono due motivazioni di fondo, una legata alle logiche della rappresentanza, l’altra più attinente all’evoluzione economica del settore. 

Questione di logica

La prima riguarda la modifica delle norme con cui lo scorso anno sono cambiati i requisiti per sedere all’interno dell’Albo, concedendo di fatto un solo posto a ogni confederazione. Fiap, rimasta esclusa da questo meccanismo che in Conftrasporto ha dato via libera alla Fai, ha anche presentato un ricorso al Tar ancora pendente. Ma l’uscita da Conftrasporto poggia più che altro sul merito della vicenda, nel senso che abbraccia la logica stessa sottesa a quella riforma. Peron l’ha giudicata del tutto irrazionale, priva di giustificazioni, contraria a ogni criterio di rappresentatività, dichiarandosi interessato ad attuare e condividere tutt’altra visione dell’autotrasporto. E di conseguenza chi ha sposato o è stato indotto a fare propria quella logica non può a questo punto camminare insieme a Fiap. In Conftrasporto – ha spiegato il segretario – è accaduto esattamente questo: «È stato pubblicato un documento in cui si forniva un giudizio positivo delle norme di riforme per la rappresentanza nell’Albo. E quando abbiamo chiesto giustificazione di questo documento, ci è stato risposto che in Confcommercio piaceva così». 
E proprio per dimostrare che quella di Fiap non è una battaglia di poltrone ma di principio, Peron ha aggiunto che avrebbe anche potuto agire in contropiede, andando a bussare ad altre confederazioni – come peraltro hanno fatto alcune associazioni (per esempio Trasportounito) – per rientrare così nell’Albo dalla finestra. Ma in Fiap ha prevalso un altro metodo, quello di fornire un senso di discontinuità, un segnale di rottura in grado di funzionare come stimolo anche per altre realtà. «Non rimpiangiamo nulla del passato – ha chiosato Peron – ma adesso è arrivato il momento di cambiare le cose».

Obiettivo: creare campioni della logistica

E proprio la voglia di cambiamento, resa necessaria dal mutato contesto economico, è l’altro decisivo fattore che ha indotto Fiap a dichiarare fine alla convivenza in Conftrasporto. La mutazione prospettata da Peron scaturisce dalla lettura dei numeri. Quelli che in Italia raccontano come l’autotrasporto sia composto da 80 mila imprese, ma di queste soltanto duemila superano i 25 dipendenti, mentre le altre 78 mila sono tutte più piccole. Tale nanismo imprenditoriale alla fine diventa un impedimento anche per la nostra economia, costretta, in particolare quando necessita di spedire le proprie merci oltre le Alpi, a rivolgersi a grandi operatori stranieri. «In Italia sono sempre mancati i campioni della logistica che sono stati creati in altri paesi – ha chiarito il segretario – anche perché la stessa Confindustria non ha compreso a sufficienza come una logistica forte fornisca un sostegno decisivo alle esportazioni e di conseguenza alla crescita del tessuto produttivo. Ecco perché bisogna rivoluzionare l’approccio, non si può più interpretare la rappresentanza come l’esclusiva ricerca di finanziamenti a pioggia, ma bisogna aiutare quelle duemila aziende a crescere e a diventare momenti aggreganti dell’intero settore». E per sostenere tale cambiamento non c’è più spazio per i metodi del passato, non si può più lavorare soltanto per ottenere rimborsi autostradali o incentivi da distribuire alle imprese, ma bisogna «stimolare il passaggio all’interno del settore da una mentalità artigianale a una manageriale, bisogna lavorare – come si cerca di fare in Fiap – sulla formazione e sulle consulenze con cui risolvere i punti critici, bisogna creare una rete di relazioni che intrecci altre modalità, perché non esiste l’autotrasporto ma soltanto imprese che fanno circolare merci. Ma soprattutto bisogna smettere di sedersi ai tavoli ministeriali di trattativa esordendo con il solito «se ci fermiamo noi, si ferma l’Italia», per far toccare invece con mano la fondamentale funzione economica che il settore svolge». 

Insomma, una spinta all’innovazione, che contempla anche il racconto e l’immagine del settore da proiettare all’esterno, che Peron ha chiarito essere da sempre impressa nel dna di Fiap e da sempre è stata miscelata con la ricerca di quelle alleanze trasversali necessarie per conservare forza. Al riguardo il segretario ha ricordato che non a caso Unatras, il raggruppamento unitario di cui Fiap continua a far parte, è nato proprio a Cesena – sede del quartier generale dell’associazione – nel 1992. E che quell’afflato al dialogo e alle relazioni viene lasciato aperto anche oggi, seppure messo in moto soltanto su progetti concreti. Come a dire, chi li ha si faccia avanti.

Riproponiamo il podcast in cui il segretario Alessandro Peron spiega metodi e ragioni della nuova linea di Fiap

A Bologna la logistica di ultimo miglio si fa più sostenibile

Ridurre di almeno il 20% le emissioni di CO2 e del 30% il numero di furgoni circolanti nel centro città attraverso un approccio “Logistics as a Service” nella distribuzione urbana delle merci e all’utilizzo di metodi di consegna innovativi come cargo bike e veicoli con unità modulari in grado di rendere il trasbordo flessibile, veloce e sostenibile. Questi gli obiettivi del progetto pilota del bando Horizon Europe organizzato dalla Commissione Europea per la realizzazione di un progetto sperimentale dedicato alla Logistica innovativa che si realizzerà a Bologna grazie alla tecnologia messa a disposizione da GEL Proximity, Spin-off del Politecnico di Milano recentemente acquisita da MBE Worldwide.

Il progetto pilota partirà quindi proprio dall’area di Bologna, uno dei quattro Lighthouse Living Labs coinvolti nel Progetto Urbane insieme alle città di Helsinki, Salonicco e Valladolid, dove è prevista la realizzazione di alcuni hub logistici di prossimità presso i quali i trasportatori potranno lasciare la merce che sarà poi smistata e distribuita da diversi operatori last-mile con l’utilizzo di mezzi ecosostenibili. Attraverso la tecnologia messa a disposizione da GEL Proximity sarà quindi possibile integrare i diversi attori della filiera gestendo la raccolta dei pacchi, l’apertura di spazi automatizzati, gli orari delle consegne e l’ingresso nelle aree storiche della città con l’obiettivo di efficientare l’intera supply chain nell’ottica di una sempre maggiore sostenibilità ambientale.

«La nostra tecnologia – ha spiegato Lorenzo Maggioni, CEO di GEL Proximityrappresenta una soluzione concreta al problema del congestionamento urbano e delle emissioni legate alla Logistica. È fonte di soddisfazione oltre che di grande responsabilità sapere che la Commissione Europea ha scelto GEL Proximity per supportare la realizzazione di hub urbani innovativi e altamente automatizzati che incentiveranno il collettamento e lo smistamento delle merci in logica omnicanale nella città metropolitana di Bologna».

Oltre a GEL Proximity, il partenariato è composto anche da ITL – Istituto sui i Trasporti e la Logistica, fondazione a partecipazione pubblica della Regione Emilia-Romagna le cui attività principali riguardano la ricerca, la consulenza e l’innovazione per favorire lo sviluppo di trasporti e logistica nella Regione; Due Torri, società di logistica attiva nella distribuzione delle merci, nello stoccaggio e nell’eCommerce; TYP, azienda di trasporti tecnologici fondata dal Gruppo Arcese e specializzata in consegne espresse B2C e B2B a livello nazionale e Comune di Bologna.  Collaboreranno alla realizzazione del progetto anche Regione Emilia-Romagna, Open ENLoCC, Comune di Ravennae altre città della regione, tra cuiPiacenza, Modena, Reggio Emilia e Rimini.

ETF accusa: «Chi lavora nel trasporto è sottopagato, per questo c’è carenza di occupati». E annuncia ondata di scioperi in Europa

«Il settore europeo dei trasporti è in subbuglio e i lavoratori continueranno a scioperare e persino a lasciare il settore se necessario. Non è un problema di carenza di lavoratori, come molti sostengono, ma di aziende che non li rispettano, li sfruttano e li sottopagano. L’unica soluzione è impegnarsi con i sindacati dei lavoratori in una contrattazione collettiva costruttiva e fornire posti di lavoro che consentano loro di vivere, non semplicemente di sopravvivere». 

Questa l’accusa del segretario generale di ETF (Federazione europea dei lavoratori del trasporto), Livia Spera, nel commentare le nuove ondate di proteste nel settore trasportistico nell’intero Continente.

Questa settimana ci sono stati gli scioperi delle ferrovie e della metropolitana in Belgio e nel Regno Unito, dopo quelli che in estate e a settembre avevano colpito i porti, l’industria aeronautica e i trasporti pubblici. E già si sono in programma astensioni dal lavoro in ottobre in Francia e nel Regno Unito.

Secondo ETF, le condizioni dei lavoratori dei trasporti sono ai minimi storici, mentre il costo della vita è al massimo livello e le proteste sono quindi indirizzate ad ottenere migliori condizioni di lavoro e una retribuzione adeguata.

«Il rifiuto delle aziende di offrire aumenti salariali dignitosi e migliorare le condizioni – spiega ancora la Federazione – porta come conseguenza la carenza di lavoratori nel settore, che poi è in realtà una carenza di lavoro dignitoso. Ma ora, oltre a questo, c’è una vera e propria crisi del costo della vita».

Secondo i sindacati europei, i governi e le aziende si rifiutano di investire nei lavoratori e nei servizi di trasporto e impongono invece una generale riduzione dei costi, con ripercussioni sui lavoratori e sulla sicurezza e qualità dei servizi. Questo mentre la soluzione – a parere di ETF –  non può che partire da una negoziazione equa con le organizzazioni sindacali.

ETF rappresenta più di 5 milioni di lavoratori dei trasporti, iscritti a più di 200 sindacati nell’Unione Europea e attivi in più di 30 Paesi.

Pedaggi: Telepass aggiunge la Polonia

Da lunedì prossimo, 17 ottobre, anche la Polonia entra nel sistema di riscossione elettronica dei pedaggi EETS – European Electronic Tolling Service. L’apparato interoperabile Telepass SAT (che funziona tramite satellite) diventa così il primo dispositivo certificato in questo Paese che così salgono a 14 gli stati serviti da Telepass per il servizio di telepedaggio dedicato ai mezzi pesanti (superiori a 3,5 tonnellate) – Italia, Francia, Belgio, Spagna, Portogallo, Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia, Ungheria, Svizzera, Bulgaria e, ora anche Polonia.
Fino a oggi, il  dispositivo Telepass SAT era utilizzato in Polonia solo nel tratto Cracovia-Katowice dell’autostrada A4.

«Siamo il primo operatore accreditato in Polonia sul sistema EETS, così come siamo stati i primi in Germania nel 2019. Questo dimostra la capacità di Telepass di offrire un servizio innovativo integrato e di qualità e il riconoscimento di una forte affidabilità e fiducia da parte dei paesi europei – dichiara Francesco Maria Cenci, Head of Toll Unit di Telepass, che aggiunge – La Polonia costituisce un mercato chiave per il mondo dell’autotrasporto perché è un’area strategica che collega i flussi di trasporti europei tra Est e Ovest. Stiamo fornendo una soluzione agli autotrasportatori non solo polacchi, ma di tutta Europa, attraverso un unico dispositivo interoperabile in grado di facilitare i passaggi tra più paesi».

Con 14 Paesi coperti, 10 milioni di dispositivi distribuiti, oltre 171 mila km gestiti, Telepass si conferma market leader in Europa nell’ambito dei servizi di telepedaggio, contribuendo alla semplificazione degli spostamenti di merci e persone all’interno della rete stradale europea.

Nuovo collegamento intermodale tra Pordenone e la Polonia

Oggi prende avvio un nuovo servizio ferroviario intermodale voluto da Hupac che serve a mettere in collegamento Italia e Polonia, peraltro su una tratta già attivata da Arcese poche settimane fa, ma con connessione in partenza da Manoppello, in Abruzzo. Qui, invece, i terminal messi in comunicazione sono quelli Hupac di Pordenone e di Gliwice e avrà tre collegamenti in import e altrettanti in export a settimana, aperti a tutti gli operatori di trasporto. 

La distanza di circa 900 km viene coperta con un tempo di transito A/C. La trazione è fornita da Mercitalia Rail, mentre i partner terminalistici sono Hupac SpA, in collaborazione con Codognotto, a Pordenone e PKP Cargo Connect a Gliwice. 

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