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Cosco acquisisce il 25% di un terminal di Amburgo: le polemiche tedesche fanno breccia in Italia

Alla fine il governo tedesco ha scelto la strada del compromesso. La compagnia statale cinese di spedizioni Cosco, intendeva acquistare il 35% della società tedesca HHLA, quella che gestisce uno dei terminal container del porto di Amburgo (e che in Italia – lo ricordiamo – detiene il 51% della Piattaforma Logistica di Trieste, posto all’interno della zona di porto franco), ma il governo di Berlino, sostenuto in tal senso dallo stesso cancelliere Olaf Scholz, ha deciso di concedergli la possibilità di acquisire soltanto il 24,9%. Così, con una percentuale così ridotta si è tolta, secondo fonti governative, la possibilità alla società cinese di poter avere voce in capitolo negli investimenti e nelle decisioni dell’infrastruttura tedesca, né di appellarsi a un diritto di veto rispetto a decisioni altrui. Tutte cose che avrebbe ottenuto se fosse riuscita a mettere le mani sul 35% del capitale. E peraltro, stando a quanto specificato dal governo tedesco, l’attuale soglia di un quarto non potrebbe essere superata nemmeno in futuro senza un processo di revisione degli investimenti. Il ministero degli Affari economici tedesco ha anche aggiunto che la decisione è stata presa per impedire un investimento strategico cinese nel terminal e per «ridurre l’acquisizione a un investimento puramente finanziario». E il il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, gli ha fatto eco augurandosi che «la parte interessata veda la cooperazione pratica tra Cina e Germania in modo razionale e smetta di dare peso alla questione in modo ingiustificato».

Gli scetticismi tedeschi

In ogni caso questa vicenda non è stata molto gradita in Germania e ha trovato oppositori all’interno della stessa compagine governativa. D’altra parte bisogna tener presente la contingenza e la storia passata. Quella che ha visto Berlino dare campo libero al gas russo, consentendo investimenti di Gazprom importanti e di fatto ha finito per diventarne dipendente. Con tutte le conseguenze che questa dipendenza ha generato. Forse anche per questo la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, ha redatto una nota in cui esprime in modo netto la sua contrarietà a quanto accaduto. Con l’ingresso di Cosco nel capitale della società tedesca – ha spiegato – si «espande in modo sproporzionato l’influenza strategica della Cina sulle infrastrutture di trasporto tedesche ed europee, nonché la dipendenza della Germania dalla Cina». Peraltro, viene aggiunto, senza che ci sia una reciprocità, in quanto «la stessa Cina non consente alla Germania di partecipare ai porti cinesi». E poi laddove sorgano criticità, l’acquisizione aprirebbe alla Cina la possibilità di strumentalizzare politicamente parte delle infrastrutture in difficoltà della Germania e dell’Europa. 

Urso: «Non ci consegneremo nelle mani dei cinesi»

Echi di quest’ultimo atteggiamento hanno fatto breccia in Italia. «Se i tedeschi intendono fare quello che hanno annunciato – ha tuonato il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, a margine del Salone della Giustizia – certamente noi, che ne siamo più consapevoli perché siamo la frontiera nel Mediterraneo, rispetto a questo progetto egemonico non li seguiremo. Non ci consegneremo nelle mani dei cinesi». Urso ha anche fatto riferimento alla «politica di dominio che la Cina realizzava o voleva realizzare attraverso la via della seta» definendola una «sfida titanica che la Cina ha lanciato contro l’occidente». 
E poi a proposito della possibilità di ricorrere alla Golden Power (quello strumento normativo che consente a un governo di bloccare o apporre condizioni a operazioni finanziarie che confliggano con l’interesse nazionale), ha aggiunto che «tutta la nostra politica, anche economica e produttiva, sarà quella di garantire l’autonomia strategica italiana ed europea su tutte le filiere che sono importanti per mantenere nelle nostre mani decisioni sullo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese e della nostra Europa». 

Serracchiani: «Non esiste il rischio che Trieste finisca in mani cinesi»

Affermazioni che non sono piaciute alla capogruppo Pd alla Camera, Debora Serracchiani, che ha spiegato come «il controllo dello Stato sui porti finora non è mai stato messo in discussione e quindi non esiste il rischio che Trieste finisca in mani cinesi, neppure indirettamente». «Invece di agitare spauracchi – ha poi aggiunto – il Governo si impegni per rendere sempre più competitivi i porti italiani attuando puntualmente i progetti previsti dal Pnrr, facendo attenzione a non snaturare le Autorità portuali e accelerando gli investimenti per modernizzare le reti trans-europee, le connessioni, i sistemi logistici e la digitalizzazione». 

Albo Autotrasporto: le quote di iscrizione per il 2023 da versare entro fine anno

Le quote di iscrizione all’Albo degli autotrasportatori saranno nel 2023 equivalenti a quelli del 2022. Lo ha stabilito il Comitato Centrale con delibera n. 10 del 18 ottobre (pubblicata sulla GU n. 250 del 25 ottobre 2022) fissando le quote da versare entro il 31 dicembre 2022.

Gli importi, come detto, sono gli stessi del 2022, vale a dire quantificati in base a:

−       una quota fissa di iscrizione dovuta da tutte le imprese iscritte;

−       una quota aggiuntiva alla precedente, la cui entità varia in base alla dimensione del parco veicolare dell’impresa;

−       un’ulteriore quota aggiuntiva dovuta per ogni veicolo di massa complessiva superiore a 6.000 kg di cui l’impresa è titolare.

Il versamento della quota potrà avvenire secondo due modalità alternative, entrambe attivabili nella apposita sezione «Pagamento quote» presente sul sito dell’Albo per l’importo visualizzato relativo al 2023 o a eventuali annualità pregresse non corrisposte ossia:  

−       pagamento on-line con cui l’utente è automaticamente reindirizzato sul sito web di PagoPA;

−       pagamento in modalità differita previa creazione della posizione debitoria. L’utente stampa o visualizza il pdf dell’avviso di pagamento e procede a pagare con una delle modalità proposte, tramite canale fisico o virtuale.

La prova dell’avvenuto pagamento della quota 2023 deve essere conservata perché da mostrare in eventuali controlli da parte del Comitato centrale dell’Albo o di strutture periferiche. 

In caso di mancato pagamento della quota entro il 31 dicembre 2022, l’impresa sarà sospesa dall’Albo con la procedura di cui all’articolo 19 della legge 298/74.  

Astag: «Le ferrovie crescono anche per merito dell’autotrasporto»

In Europa, seppure a piccoli passi, il trasporto merci ferroviario avanza, anche perché diventa una precondizione della transizione energetica. Merito della ferrovia e di chi ha investito sui suoi binari? Fino a un certo punto. Perché la crescita del trasporto merci ferroviario, almeno in Svizzera, è merito anche dell’intermodalità «e quindi dell’apporto decisivo dell’autotrasporto che, anche in periodi di emergenza, ha realizzato e realizza quelle condizioni di pari dignità fra le diverse componente del trasporto merci e di complementarietà che sono all’origine del successo del modello svizzero». A sostenere questo concetto è stato Reto Jaussi, direttore dell’Associazione svizzera dei trasportatori stradali (ASTAG), che nel corso del convegno «Un Mare di Svizzera» svoltosi a Lugano, ha rivendicato il ruolo determinante giocato dall’autotrasporto svizzero durante la pandemia, avendo assicurato senza interruzioni la consegna di ossigeno, farmaci, vaccini, ma anche prodotti alimentari che la ferrovia, non essendo in grado di garantire la catena del freddo, non avrebbe potuto consegnare. E poi, conti alla mano, lo stesso Jaussi ha ricordato che la costruzione delle grandi infrastrutture ferroviarie e in particolare Alptransit, «è stata finanziata grazie a una sovra-tassa sul traffico pesante». Quindi, in pratica dall’autotrasporto. Tutti argomenti che sono stati una sorta di premessa a un concetto molto importante: tutte le modalità di trasporto, e quindi anche l’autotrasporto, hanno «pari dignità e complementarietà». E questo ruolo non è neppure una scelta, ma una necessità, in quanto deriva – ha sostenuto il diretto di Astag – dalla «decisione concretizzatasi negli ultimi 40 anni di chiudere tutti i raccordi ferroviari industriali con aziende private». A quel punto quindi la complementarietà è diventata obbligatoria visto che – ha concluso – «le ferrovie cargo non possono certo raggiungere né i singoli negozi, né i supermercati o i centri produttivi». E se crescono lo fanno «in funzione dell’efficienza operativa dell’autotrasporto».

Certo, sono ragionamenti affinati rispetto alla realtà svizzera, ma possono essere tranquillamente traslati alla realtà italiana, dove i raccordi ferroviari con le aziende private sono stati praticamente rimossi nel periodo in cui a capo delle Ferrovie dello Stato c’era Mauro Moretti, che decise di lavorare sulla concentrazione dei punti di carico per generare economia di scala. Quindi, in Svizzera come in Italia la ferrovia ha potuto proporsi come alternativa vincente sulle lunghe tratte, mentre su quelli più brevi l’autotrasporto resta insostituibile, non avendo quelle rotture di carico a cui invece un trasporto ferroviario deve necessariamente sottostare. 

Hupac: «La logistica europea deve guardare a Sud: l’Italia può recuperare 5 milioni di traffico container»

La Germania ha rallentato la logistica europea e adesso per recuperare il tempo perso bisogna guardare verso Sud. È un appello che non arriva da qualche paese mediterraneo, ma da Beni Kunz, Executive Board Member di Hupac, grande operatore intermodale ferroviario svizzero che ieri, intervendo al Forum internazionale «Un mare di Svizzera 5», in corso a Lugano, dopo aver criticato aspramente la logistica tedesca e i ritardi che hanno compromesso e rinviato di 25 anni (al 2042) la connessione a nord di AlpTransit con la rete ferroviaria tedesca ad alta velocità, ha parlato di occasione storica per invertire un trend e per fare dei porti mediterranei, in particolare quelli del Tirreno, la porta preferenziale di un’Europa, che, anche nella prospettiva di un reshoring in Nord Africa e in Medio Oriente, ha deciso di potenziare in modo massiccio la struttura di terminal intermodali in Nord Italia, ovviando a una delle carenze più evidenti del sistema logistico Italia.

Secondo Kunz sul sistema logistico nord Europeo non incombe solo il peso di una congestione e carenza dei terminal o dei colli di bottiglia su ferrovie, nonché di un transit time superiore di 5 giorni rispetto ai porti del Mediterraneo. Incombe anche la siccità e il cambiamento climatico che stanno limitando la capacità di trasporto dei principali fiumi attraverso i quali transita una quota consistente di traffico per e da i porti nord europei.

Nell’elogiare la capacità dell’Italia di rispettare i suoi impegni in tema di infrastrutture ferroviarie e di terminal intermodali, il portavoce di Hupac ha individuato in 5 milioni il bottino potenziale di container che l’Italia è oggi in grado di riconquistare.

Va letto in tale prospettiva l’annuncio dato dal Vice-Presidente Kuehne+Nagel, Gianfranco Sgro, della creazione dal 2024 a Mantova di un terminal Adidas (700 assunti) per un investimento di 300 milioni di euro.

Così come una nota a questo coro unisono l’ha fornita anche Ferrovie italiane, tramite l’annuncio, dato da Gianpiero Strisciuglio, Amministratore Delegato e Direttore Generale Mercitalia Logistics, di aver investito oltre 2,5 miliardi di euro in materiale rotabile, vale a dire vagoni e locomotori proprio per il comparto logistico. Se sono rose…

Sangalli (Confcommercio): «Ecco le tre sfide per il futuro del settore»

Si è aperto oggi a Roma il 7° Forum Internazionale Conftrasporto-Confcommercio che vedrà al centro del dibattito le modalità con cui la pandemia prima, la guerra e la crisi energetica poi, hanno ridisegnato e ridisegneranno le supply chain. «Sono tre le grandi sfide che attendono il settore nel prossimo futuro» ha esordito in apertura dei lavori il presidente Confcommercio-Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli. «La prima è rappresentata dall’esigenza di una più stretta connessione tra sistema commerciale e sistema della logistica e dei trasporti. La seconda ha a che fare con la questione energetica che il governo dovrà affrontare quanto prima. Urgono interventi strutturali per superare la crisi, contenere l’inflazione ed evitare una fase di recessione. Un tema che impatta enormemente anche sulla sostenibilità; il prezzo medio del GNL alla pompa è triplicato rispetto allo scorso anno. Un dramma, oltre che un paradosso, nell’era della transizione ecologica. Mezzi nuovi e puliti sono costretti a rimanere fermi ed essere rimpiazzati da mezzi più vecchi e meno sostenibili. Occorre quindi fare di più sia in termini di correttivi ad alcune disposizioni, sia per quanto riguarda nuovi sostegni legati all’emergenza, evitando nuovi oneri in nome della transizione che sarebbero insostenibili per il settore. La sostenibilità dei trasporti va sempre ricercata in tutte le sue dimensioni: ambientale certo, ma anche economica e sociale nel rispetto del principio di neutralità tecnologica. Infine – ha concluso Sangalli – la terza sfida è rappresentata dall’ultimo miglio logistico. Il 75% della domanda di trasporto è di breve distanza, è qui che si gioca il tema della qualità della vita e della rigenerazione urbana».

Palenzona (Confcommercio): «Parole incoraggianti dal nuovo governo, pronti a collaborare»

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«Le parole del discorso di Giorgia Meloni ci lasciano ben sperare in un ritorno alla politica, una buona notizia per il nostro Paese», ha esordito il vicepresidente di Confcommercio Fabrizio Palenzona nel corso della conferenza stampa di apertura del 7° Forum Internazionale Conftrasporto-Confcommercio in corso oggi e domani a Roma. «Negli ultimi trent’anni abbiamo visto la politica inseguire la demagogia. Fondamentale invece oggi tornare a dare una strategia al Paese. Anche l’opposizione sarà costretta a confrontarsi con questo modello. Siamo di fronte a una svolta importante che inevitabilmente coinvolgerà tutti, anche i trasportatori. Auguriamo quindi buon lavoro al nuovo governo con cui siamo pronti a collaborare offrendo tutta la nostra disponibilità».

2023: in Italia frenata dei trasporti secondo uno studio Confcommercio e Ispi

Pandemia, guerra e crisi energetica ridisegnano le supply chain, con oscillazioni senza precedenti. È quanto emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio e dallo studio realizzato da Ispi, presentati oggi a Roma al 7° Forum Internazionale Conftrasporto-Confcommercio apertosi con la conferenza stampa durante la quale è stata annunciata dal vicepresidente di Confcommercio, Fabrizio Palenzona, l’intenzione di creare una Fondazione finalizzata a concentrare ulteriormente lo studio dei futuri trend del settore così da farsi trovare preparati di fronte al cambiamento. 

LO STUDIO

I dati, presentati da Mariano Bella, direttore Ufficio Studi Confcommercio, confermano l’apertura di nuovi possibili scenari. Il primo, di recessione tecnica, nel quale viene riposta maggiore fiducia e che conseguirebbe una riduzione moderata del traffico merci. Il secondo, più allarmante, porterebbe a una recessione più sostanziale, profonda e duratura con una perdita in termini di PIL di oltre 23 miliardi e un’occupazione inferiore di circa 160 mila unità. In altre parole, si genererebbe un ulteriore stress sui conti delle imprese di trasporto, che rientrerebbero di forza tra i settori più a rischio, strette tra fatturati in riduzione e costi, specialmente energetici, in crescita. Di qui la richiesta da parte di Conftrasporto di nuovi stanziamenti da affiancare all’immediato utilizzo degli ulteriori 85 milioni previsti nel 2022 in favore dell’autotrasporto merci e al reimpiego dei residui delle risorse stanziate contro il caro GNL (gas naturale liquefatto) in misure di effettivo supporto e tiraggio per il settore. «Il livello dei costi di gestione delle imprese italiane è già superiore a quello delle imprese straniere. Elemento che, inevitabilmente, ci fa perdere competitività – ha sottolineato Bella –. Per evitare questo secondo scenario è quindi fondamentale proseguire con le politiche di sostegno alle imprese, comunque necessarie in entrambe le prospettive». Inflazione e aumento dei costi in generale, infatti, rischiano di ripercuotersi anche sui progetti infrastrutturali del nostro Paese, contenuti nel Pnrr. Sebbene lo scorso 27 settembre la Commissione Europea abbia sbloccato la seconda tranche di risorse per l’Italia, pari a 21 miliardi di euro, emergono infatti preoccupazioni sull’avanzamento della spesa delle risorse del Piano. La nota di aggiornamento del Def ha infatti stimato che entro quest’anno saranno spesi solo circa 20 miliardi delle risorse del Pnrr, contro una previsione iniziale di 33,7 miliardi. Tra i motivi c’è l’impennata dei costi delle opere pubbliche. È evidente che, per rispettare il cronoprogramma del Piano, la spesa delle risorse nei prossimi anni dovrà essere ulteriormente accelerata, per recuperare i circa 14 miliardi di euro di mancata spesa accumulati a fine anno. C’è da considerare, infine, che, con l’avanzare del programma, per accedere alle tranche di finanziamento avranno un peso crescente le concrete realizzazioni. «Serve accelerare su riforme e investimenti con il Pnrr, non c’è un piano B» ha concluso Bella.

CAMBIANO LE IMPRESE

Dallo Studio emerge anche il cambiamento delle imprese, divenute via via sempre più strutturate, con meno padroncini e più società di capitali. Mentre l’economia nel complesso perde il 10,2% di ditte individuali, il comparto ne perde quasi un terzo e, a compensazione di questo, se l’economia guadagna il 44,7% di società di capitali, autotrasporto e logistica ne guadagnano quasi il 58%. «In un mondo sempre più globalizzato e tecnologico il discorso è di piattaforma, le singole monadi non funzionano più, serve un disegno sinergico per essere competitivi» ha sottolineato il vicepresidente Confcommercio Palenzona che ha proseguito mettendo in luce come la globalizzazione sia un fatto irreversibile con cui però bisogna fare i conti: «Nel prossimo futuro assisteremo a un forte sviluppo del Mediterraneo quale piattaforma logistica. Una politica focalizzata sul mare è quindi un fatto fondamentale perché anche nelle nuove rotte dell’energia il Mediterraneo sarà sempre più centrale».

NELLA SUPPLY CHAIN VOLA IL DIGITALE

Entro il 2023 l’intelligenza artificiale sarà integrata nel 50% delle soluzioni tecnologiche delle catene di approvvigionamento. Secondo uno studio del World Economic Forum, la digitalizzazione ha il potenziale di stravolgere la logistica, potendo liberare dal 2016 al 2025 circa 4 trilioni di dollari cumulativi di valore per l’industria e la società in generale. Nel trasporto marittimo si sta diffondendo l’automazione dei terminal portuali (sono circa 50 i terminal container automatizzati nel mondo) e grandi sviluppi si registrano nei Port Community Systems, interfacce telematiche doganali uniche, e nel sistema di identificazione automatico, che consente a tutti di conoscere posizione, rotta, velocità e carico di una nave. «La rivoluzione digitale è paragonabile a quella industriale e offre moltissime opportunità – ha proseguito Palenzona – ma se mancano autisti, prima di tutto serve mettere mano alla formazione e agli incentivi per far capire ai giovani che è una professione possibile».

LA CARENZA DI AUTISTI

Dallo Studio, infatti, emerge chiaramente la portata del problema. Oltre 400mila unità in tutta Europa, quasi 20mila in Italia. Emergono però anche dati incoraggianti: il numero delle nuove patenti per guidare i mezzi pesanti (CQC) rilasciate in Italia è in crescita costante. Nel 2015 le nuove CQC merci erano 4.486; nel 2021 se ne sono raggiunte circa 14mila, e il 2022 sembra proiettato a un ulteriore aumento. Crescono anche le nuove patenti C, passate – sempre in Italia – dalle circa 15mila del 2015 alle oltre 20mila del 2022. Le aspettative di trovare un impiego e le iniziative di alcune Regioni per favorire la formazione stanno dando buoni risultati. Altri miglioramenti si attendono con l’entrata a regime del buono patente autotrasporto, che, grazie alle richieste di Conftrasporto e della categoria, fornirà un voucher pari all’80% del costo delle patenti C, D, E, e CQC. «Grazie al buono patenti deciso e concordato con il precedente governo abbiamo avuto un incremento di quasi 14mila richieste da parte di giovani che vogliono conseguire la Carta di qualificazione del conducente (CQC) – ha sottolineato il presidente di Conftrasporto Paolo Uggè -. Serve quindi continuare su questa linea, rendendo noto all’opinione pubblica che la logistica è essenziale per l’economia del nostro Paese e reinterpretando la figura del trasportatore come parte fondamentale dell’economia».

IL RITORNO AL MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

Una posizione centrale e determinante che va sottolineata anche a livello semantico. «Serve che si ritorni al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – ha continuato Uggè – Ci auspichiamo quindi che il nuovo governo prenda in considerazione la nostra proposta affinché sia chiaro una volta per tutti il ruolo dei trasporti e della logistica. La parola sostenibilità ci deve essere, è fondamentale, ma serve prima determinare una politica dei trasporti e poi gli interventi da mettere in campo per realizzarli. Non è solo una questione semantica, ma di dare rappresentazione a una visione. Per la transizione ecologica, è necessario attivare tutti gli strumenti disponibili, tecnologici e organizzativi, nel rispetto del principio di neutralità. È tuttavia necessario prevedere tempistiche congrue e strumenti idonei per accompagnare le imprese verso il cambiamento senza esserne stravolte».

eActros LongHaul, il prototipo elettrico arriva anche in cantiere

A poche settimane dalla presentazione in anteprima mondiale allo IAA 2022, l’eActros LongHaul, il prototipo di camion elettrico da 40 tonnellate di Mercedes-Benz Trucks sviluppato per il trasporto a lungo raggio, concede il bis. Questa volta il palcoscenico di riferimento è stato il Bauma, la fiera delle macchine da costruzione più importante al mondo in corso in questi giorni a Monaco, in Germania.

In questa occasione il concept della Stella è stato svelato anche in un’applicazione per l’edilizia orientata all’impiego su strada. Specificamente a tale scopo, il costruttore di ribaltabili Meiller ha sviluppato in collaborazione con Mercedes-Benz Trucks una presa di forza elettrica, che consente di azionare in modo efficiente attrezzi da lavoro idraulici come semirimorchi ribaltabili o con pianale mobile. Il sistema, che offre una potenza continua di 58 kW, combina l’invertitore, il motore elettrico, l’unità di comando e la consueta idraulica del semirimorchio ribaltabile in una costruzione realizzata su misura per il veicolo e sistemata dietro la cabina di guida.

La struttura compatta del sistema consente inoltre di utilizzare l’eActros LongHaul con rimorchi standard – un grande vantaggio per le aziende di trasporti che utilizzano il veicolo per un’ampia varietà di applicazioni.

Il cuore tecnologico dell’eActros LongHaul, la cui produzione in serie verrà avviata nel 2024 nello stabilimento truck di Wörth, è un nuovo assale elettrico con due motori elettrici integrati, che generano una potenza continua di 400 kW ed una potenza di picco di oltre 600 kW. L’autonomia prevista è di 500 km. I primi prototipi del veicolo stanno affrontando attualmente una fase di test intensivi e, già entro la fine dell’anno, l’eActros LongHaul verrà testato sulle strade pubbliche. Il prossimo anno, prototipi preserie saranno consegnati a diversi Clienti per essere testati in condizioni reali.

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Apollo Tyres entra nel mercato europeo nel segmento mezzi pesanti

Il produttore di pneumatici indiano, Apollo Tyres, ha deciso di lanciarsi nel mercato europeo delle gomme da rimorchio per trasporto a lungo raggio (LHT – Long-Haul Traile), presentando il suo nuovo EnduMile LHT. Si tratta di un prodotto che ha ottenuto la classe A per la resistenza al rotolamento – prima volta per una gomma Apollo – e che il costruttore asiatico considera lo pneumatico per autocarri più durevole ed efficiente in termini di consumo di carburante da lui mai sviluppato. A quesrto si affiancheranno presto gli pneumatici per trattori stradali LHT per asse sterzante e per asse motore.

EnduMile LHT è caratterizzato da un’ampia e stabile superficie di contatto che ottimizza la distribuzione della pressione, mentre una nuova miscela di polimeri e riempitivi riduce al minimo la “rolling resistance”, offrendo livelli costanti di aderenza sui fondi bagnati. La sua mescola innovativa consente inoltre di gestire gli sbalzi di temperatura durante l’uso prolungato, mantenendo invariate le sue caratteristiche prestazionali e favorendone la maggiore durata.
Il disegno del battistrada FRT (Free Rolling Tyre) presenta una nervatura centrale compatta per una migliore tenuta di strada, una minore rumorosità e un funzionamento più efficiente. La robusta carcassa facilita la ricostruibilità e consente di ridurre i costi durante l’intero ciclo di vita.

Il programma di progettazione e sviluppo è durato 24 mesi ed è stato condotto dal team europeo di ricerca e sviluppo di Apollo Tyres, con sede nei Paesi Bassi, prevedendo anche una serie di test su strada per verificare le capacità dinamiche e la durata degli pneumatici nelle diverse condizioni climatiche e stradali in tutto il continente.
Realizzato presso lo stabilimento di Gyöngyöshalász, in Ungheria, il nuovo pneumatico da rimorchio sarà disponibile sul mercato europeo a partire dall’inizio del 2023.

ATTACCO AL MERCATO EUROPEO CON UN PIANO QUINQUENNALE

Il lancio di EnduMile LHT fa parte di un piano strategico quinquennale con cui Apollo Tyres vuole consolidare la propria presenza anche nel mercato europeo degli pneumatici radiali per autocarri e autobus (TBR). L’obiettivo è quello di raddoppiare nello stabilimento ungherese la produzione di pneumatici TBR rispetto allo scorso anno, nonché di ampliare la gamma di prodotti per coprire fino al 90% delle esigenze totali del segmento TBR in termini di dimensioni e specifiche entro il 2025.

Per il 2023 l’azienda indiana ha poi previsto il lancio dei suoi primi pneumatici per autocarri e rimorchi con cerchi da 19,5 pollici di diametro, utilizzati per applicazioni regionali con tonnellaggio leggero ed elevato chilometraggio. Inizialmente, l’azienda si concentrerà sulle sette dimensioni più comuni, con l’obiettivo di coprire l’81% delle esigenze del mercato degli pneumatici da 19,5” entro il 2025.
Apollo entrerà inoltre nel mercato degli pneumatici invernali da 22,5”, integrando l’attuale gamma per rimorchi e autocarri pesanti.
Un altro nuovo settore in cui debutterà l’azienda sarà quello degli pneumatici a profilo ribassato serie 60, adatti per i veicoli commerciali con motori conformi alla normativa Euro 6, nelle due opzioni asse sterzante-asse motore.

Nel frattempo Apollo Tyres sta intensificando il suo impegno per accordi di primo equipaggiamento (OE), come con Schwarzmüller, che ha scelto gli EnduRace RT, EnduRace RT2 ed EnduTrax MAHD come dotazione di serie per i suoi rimorchi.
L’azienda sta infine predisponendo una serie di soluzioni tecnologiche per pneumatici connessi, tra cui l’identificazione a radiofrequenza (RFID) e i sistemi di monitoraggio della pressione degli pneumatici (TPMS).
«Ogni nuovo pneumatico che lanciamo rispecchia la nostra filosofia incentrata sul valore: fornire prestazioni di alto livello a prezzi accessibili – ha spiegato John Nikhil Joy, cluster director Europe Truck & Bus Tyres di Apollo – Stiamo incrementando gli investimenti nelle nostre attività di ricerca e sviluppo in Europa e in India, con l’obiettivo di supportare gli operatori a soddisfare le normative in continua evoluzione e raggiungere i propri obiettivi di risparmio di carburante ed energia».

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