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Buona la prima allo IAA per il Gruppo FurgoKit

Il Gruppo bresciano FurgoKit, fondata a Montichiari nel 1990 da Eugenio Pezzaioli, e adesso guidato dalla seconda generazione della famiglia – i fratelli Matteo, Federica e Francesca insieme alla madre Morena Mantelli – ha partecipato per la prima volta allo IAA 2024, la fiera internazionale sul trasporto e sulla logistica che si è tenuta ad Hannover, in Germania, dal 17 al 22 settembre scorsi.

E alle porte dei festeggiamenti per i 35 anni dalla fondazione ha messo in mostra la propria gamma di furgonature in kit, adibite all’allestimento di mezzi commerciali pesanti e leggeri. In modo particolare ha portato alla IAA in anteprima mondiale un nuovo pannello totalmente riciclabile arrivato una volta a fine vita. Spiega Federica Pezzaioli: «Abbiamo condotto l’analisi di riciclabilità e l’analisi della Carbon Footprint e il nuovo pannello è risultato riciclabile al 98,3%, con una CO2 equivalente per Kg di prodotto pari a 1,89 kg CO2 eq».

La lunga vita del nuovo furgone in alluminio

Il kit è disponibile in due versioni: grecato e liscio. È adatto al trasporto di svariate tipologie di merce, «è leggero e versatile offre le migliori prestazioni anche nelle situazioni più impegnative» – prosegue Pezzaioli – «ideale per tutti i veicoli da 3.5 t ai semirimorchi».

Il secondo liscio è senza chiodi. «Più elegante nelle sue forme grazie alla particolare metodologia costruttiva – dice Pezzaioli – consente l’eliminazione dei ribattini e l’utilizzo di lamiere con larghezza maggiore. Il risultato è un kit con lamiere lisce e lineari che permettono la facile personalizzazione senza compromettere robustezza e versatilità». L’obiettivo è stimolare un processo di miglioramento ambientale continuo, riducendo al minimo i danni all’ambiente. Il furgone in alluminio risulta leggero, resistente e altamente riciclabile, così da ridurre l’utilizzo di risorse naturali e l’impatto sugli ecosistemi.

Le altre pannellature in esposizione

In mostra al Salone di Hannover c’era poi la gamma di altre pannellature, tra cui il Kit isolato 35. Si tratta del più versatile della gamma, adatto ad ogni tipologia di trasporto, realizzato con pannelli sandwich in poliuretano o polistirene e vetroresina. Questo kit permette qualsiasi personalizzazione senza rinunciare alla purezza delle linee, alla robustezza ed alla capacità di carico.

Presente anche il Kit isotermico, cioè il furgone isotermico di ultima generazione progettato da FurgoKit. Realizzato con pannelli sandwich in poliuretano e vetroresina e caratterizzato da un design contemporaneo, si contraddistingue per le eccellenti soluzioni tecnologiche che conferiscono al kit una maggiore resistenza, leggerezza e minor consumo in un unico prodotto. Progettato per un rapido e facile montaggio, il kit isotermico è tra le proposte all’avanguardia in termini di funzionalità e utilizzo.

Infine, il Kit Ultralight. Leggero e forte, rappresenta l’allestimento ideale per chi è alla ricerca della massima portata utile mantenendo caratteristiche tecniche di prim’ordine. Il più leggero della gamma, trova nel controtelaio in alluminio il proprio partner ideale.

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CHI È FURGOKIT

Furgokit produce e commercializza in Italia e all’estero un’ampia gamma di kit per furgoni in grado di soddisfare qualsiasi tipologia di trasporto, con un prodotto realizzato su misura o dedicato alla grande flotta. 

Furgokit si occupa di tutte le fasi di produzione, dalla progettazione dei kit, alla realizzazione e commercializzazione. La qualità del processo produttivo è assicurata dalla certificazione ISO9001. Ogni lavorazione è definita dalle relative procedure con specifiche istruzioni di controllo. Ciò garantisce un monitoraggio accurato di ogni fase di produzione messa in opera. «Anche a distanza di anni – dice Federica Pezzaioli – ogni nostro allestimento, avendo un codice prodotto univoco, può ricevere i corretti pezzi di ricambio in breve tempo. Senza sbagli di commessa, di misure e di materiali».

Da sinistra: i fratelli Matteo, Federica e Francesca Pezzaioli

Il viceministro Rixi tranquillizza il settore: «Non sono previste modifiche alle tariffe del carburante per l’autotrasporto»

«Non sono previste modifiche alle attuali tariffe del carburante per l’autotrasporto». Dopo le polemiche dei giorni scorsi, alimentate dalla diffusione della notizia che il governo era al lavoro per ridurre i Sussidi Ambientalmente Dannosi e che avrebbe potuto includere tra questi anche le accise sul gasolio, per posizionarle sullo stesso livello di quelle della benzina, arriva la secca smentita da parte del viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Edoardo Rixi. «Rassicuro tutte le associazioni di categoria e gli operatori del settore autotrasporto che non ci sarà alcun aumento del costo del gasolio per il trasporto pesante su strada», punzualizza Rixi, facendo indirettamente riferimento alla presa di posizione di Unatras, che ieri aveva anche paventato un fermo di protesta della categoria.

«Comprendo le preoccupazioni emerse in questi giorni – scrive il viceministro in una nota – ma confermo che non sono previste modifiche alle attuali tariffe del carburante per l’autotrasporto. L’impegno del Mit rimane quello di garantire stabilità e sostenibilità economica per il settore, evitando ulteriori pressioni sui costi operativi delle imprese».

Paglia Traporti entra in Astre Italia

Paglia Trasporti di Frosinone, realtà che opera nel trasporto farmaceutico e di beni di valore, entra in Astre Italia, la costola italiana di uno dei consorzi più grandi d’Europa con il quartier generale in Francia, una rete di 160 aziende provenienti da 14 Paesi europei. Insieme all’italiana, entra nella rete internazionale anche la Santos e Vale con sede a Santiago dos Velhos e impegnata nella distribuzione nazionale in Portogallo. 

“Tutti traiamo vantaggio dall’aggiunta di questi due forti partner – spiega Ulf Tonne, amministratore delegato di Astre Dach (nella foto sotto) – la rete sta crescendo e ampliando la propria esperienza in settori chiave come il farmaceutico e nella distribuzione nazionale in Portogallo”.

L’integrazione nella struttura Astre consente ai nuovi membri di ampliare la propria gamma di servizi e aumentare i volumi di trasporto grazie alla rete su scala europea. Il consorzio, presente in Italia, nei giorni scorsi ha firmato un protocollo d’intesa con Federtrasporti per avviare una serie di collaborazione e sinergie (leggi l’articolo qui). 

Le due nuove realtà in Astre

Paglia Trasporti, fondata nel 1980, è specializzata nel trasporto di prodotti farmaceutici e merci di alto valore. Dalla sua sede centrale a Frosinone, l’azienda sotto la guida di Matteo Paglia (a destra nella foto in alto) gestisce una flotta di 70 camion, semirimorchi e veicoli refrigerati per il trasporto merci in tutta Europa. Per la logistica di magazzino dispone di un’area di 30.000 mq e conta su un fatturato annuo di 18 milioni di euro. Fondata nel 1982, Santos e Vale offre soluzioni complete di trasporto e logistica con una flotta di 900 veicoli e circa 98.000 metri quadrati di magazzino. E’ uno dei fornitori leader nel settore della distribuzione nazionale in Portogallo con un fatturato annuo di 72 milioni di euro. Sotto la guida di Joaquim Vale, l’azienda ha già iniziato la sua espansione internazionale, operando servizi navetta regolari da e per la Spagna, nonché servizi di distribuzione a Madeira e nelle Azzorre. 

Sicilia: «A dispetto delle tensioni geopolitiche, l’export cresce dell’1,8%»

Com’è la condizione di salute della Sicilia? Alcuni problemi sono ovviamente quelli di sempre, ma qualcosa si muove soprattutto in termini di export, cresciuto quest’anno in modo rilevante, anche a dispetto della situazione del commercio internazionale, segnata da preoccupanti tensioni geopolitiche. È quanto è emerso ieri nel corso del convegno «The Rotary blue vision», iniziativa dedicata all’economia del mare patrocinata dall’Unione Europea nell’ambito degli European Maritime days, appuntamento promosso dall’Associazione siciliana operatori spedizioni e logistica (aderente a Fedespedi – Federazione nazionale imprese spedizioni internazionali) insieme con Rotary club e Università di Catania. Più precisamente – come ha quantificato il Presidente di Fedespedi, Alessandro Pitto, partendo dalle elaborazioni dal Centro Studi interno – «nel 2024 le esportazioni hanno raggiunto il risultato di +1.8% sul 2023: una performance positiva rispetto anche al dato complessivo italiano (export -1,1%) da imputare soprattutto ai prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca e ai prodotti minerali». Tutti aspetti emersi – come ha sottolineato il Presidente del Rotary Club Catania, Laura Bonaccorso   dai diversi «best cases innovativi del settore della blue economy» che il convegno intendeva veicolare al decisore politico, insieme alle «istanze del cluster marittimo regionale e nazionale che chiedono di potenziare il ruolo strategico del mediterraneo a beneficio dei traffici commerciali e della coesione internazionale».

Pierluigi Catalfo, Presidente del corso di laurea in management delle imprese per l’economia sostenibile dell’Università di Catania, ha tratto spunto dall’ottimo livello di partecipazione degli studenti per ribadire «l’interesse per le potenzialità che l’economia del mare offre al territorio siciliano e che è nella nostra missione continuare ad incentivare con nuovi appuntamenti formativi con l’obiettivo di fornire agli studenti del dipartimento di economia competenze specifiche nell’ambito dell’economia marittima e delle filiere produttive connesse». 

L’evento è stato patrocinato da Assiterminal (Associazione italiana terminalisti portuali), Uniontrasporti, AIBA (Associazione italiana brokers di assicurazioni) e The International Propeller Clubs.

CARGOGRAFIE IN SICILIA: GUARDA IL DOCUMENTARIO

All’economia siciliana e in particolare agli squilibri sempre più marcati tra flussi in entrata e quelli in uscita è anche dedicata la puntata che Cartografie, la serie di documentari di K44 concentrata sulle problematiche e sulle peculiarità logistiche di singoli contesti territoriali, ha dedicato a Catania e più in generale alla Sicilia.

Pacchetto mobilità, la Corte di giustizia europea annulla l’obbligo del rientro dei veicoli ogni otto settimane

Ci occupiamo oggi del primo Pacchetto Mobilità. A questo riguardo una sentenza importante a livello continentale è stata emanata lo scorso 4 ottobre dalla Corte di Giustizia europea. L’organo giudiziario, pur confermando la validità complessiva del regolamento, ha però annullato l’obbligo di rientro dei veicoli ogni otto settimane presso la sede operativa dell’impresa di trasporto.

Esaminiamo perciò le motivazioni.

IL FATTO

La vicenda nasce dal ricorso contro una parte delle norme previste nel primo Pacchetto Mobilità, appello presentato dinanzi alla Corte da Lituania, Bulgaria, Romania, Cipro, Ungheria, Malta e Polonia (procedimenti riuniti da C-541/20 a C-555/20).

La richiesta era di valutare ed abolire le seguenti regole introdotte nel 2022, ovvero:

– il divieto per i conducenti di prendere il riposo settimanale regolare o compensativo nel veicolo;

l’obbligo per le imprese di trasporto di organizzare il lavoro dei conducenti in modo che possano tornare al centro operativo dell’impresa o al loro luogo di residenza ogni tre o quattro settimane per prendere il riposo settimanale regolare o compensativo;

l’anticipo della data di entrata in vigore dell’obbligo di installare tachigrafi intelligenti di seconda generazione;

– l’obbligo per i veicoli utilizzati nel trasporto internazionale di tornare ogni otto settimane al centro operativo nel Paese di stabilimento;

– il periodo di attesa di quattro giorni, durante il quale gli autotrasportatori non residenti non possono effettuare operazioni di cabotaggio nello stesso Stato membro dopo aver completato un ciclo di cabotaggio;

– la classificazione dei conducenti come «lavoratori distaccati» durante le operazioni di cabotaggio, trasporti tra Stati membri diversi in cui non vi sia nessuno degli Stati membri di stabilimento dell’impresa di trasporto (cross trade) o alcune attività di trasporto combinato, con conseguente applicazione delle condizioni di lavoro in vigore nello Stato membro ospitante.

LA DECISIONE

Ebbene, la Corte ha rigettato tutti i ricorsi con un’unica eccezione, ovvero la parte diretta contro l’obbligo relativo al rientro dei veicoli. Per l’organo giudicante, infatti «il Parlamento e il Consiglio non hanno dimostrato di aver avuto a disposizione informazioni sufficienti al momento dell’adozione di tale misura per consentire loro di valutarne la proporzionalità». In altri termini, la misura dell’obbligo di rientro dei veicoli dopo otto settimane non è ben chiaro su quali basi specifiche e principi sia stata adottata.

Per il resto, la Corte ha respinto gli argomenti degli Stati membri ricorrenti – fondati sui principi di proporzionalità, parità di trattamento e non discriminazione, politica comune dei trasporti, libera prestazione di servizi, libertà di stabilimento, libera circolazione delle merci, certezza del diritto e tutela del legittimo affidamento nonché tutela dell’ambiente – ritenendo che «il legislatore dell’Unione non abbia manifestamente ecceduto i limiti del suo ampio potere discrezionale in materia».

LE CONSEGUENZE

Il risultato della vertenza vede quindi l’annullamento dell’obbligo di rientro dei veicoli e la conferma delle restanti indicazioni di legge.

A questo riguardo la Fiap Autotrasporto ha commentato che «le norme del primo Pacchetto Mobilità, alla luce della sentenza, andrebbero lette come se la disposizione sul rientro entro le otto settimane non fosse mai stata contemplata», aggiungendo che «tra l’altro, visto il motivo dell’annullamento, appare incerto l’avvio in sede UE di un ulteriore tentativo di regolamentare tale aspetto». Sulla prima conclusione ci troviamo d’accordo, sulla seconda vedremo le prossime mosse.

Nel frattempo l’ufficio di Bruxelles dell’IRU ha già avviato i lavori di analisi e approfondimento dell’impatto della sentenza, che praticamente elimina ogni chiarimento pubblicato in materia dalla Commissione. La questione sarà all’ordine del giorno nella prossima riunione del CLTM (Comitato di collegamento per il trasporto merci) IRU fissata per il 16 ottobre prossimo.

I MOTIVI DEL RIGETTO DEGLI ALTRI RICORSI

È ugualmente interessante, a conclusione, vedere quali siano le motivazioni per il rigetto degli altri argomenti «contra PM», perché a nostro parere spiegano ampiamente la filosofia della Comunità Europea riguardo a questo specifica tematica del trasporto su strada.

«La libera prestazione di servizi nel settore dei trasporti è soggetta a un regime speciale – afferma infatti la Corte – Le imprese di trasporto hanno perciò il diritto di prestare liberamente servizi solo nella misura in cui tale diritto sia stato loro concesso da norme adottate dal legislatore dell’Unione, come quelle che rientrano nell’ambito del Pacchetto Mobilità».

«Inoltre – aggiunge il tribunale – tale pacchetto di misure non impedisce alle imprese di trasporto di esercitare la libertà di stabilimento, creando filiali negli Stati membri in cui intendono fornire servizi e insediandosi così più vicino alla domanda effettiva delle loro attività. La Corte ritiene inoltre che, con il Pacchetto Mobilità, il legislatore dell’UE abbia cercato di trovare un nuovo equilibrio tra l’interesse degli autotrasportatori a migliori condizioni sociali di lavoro e l’interesse dei datori di lavoro a svolgere le loro attività di trasporto in condizioni commerciali eque, in modo che il settore diventi più sicuro, efficace e socialmente responsabile».

La UE ritiene anche che «una maggiore protezione sociale per i conducenti avrebbe potuto comportare un aumento dei costi sostenuti da alcune imprese di trasporto. Le norme adottate a tal fine sono proporzionate, si applicano indistintamente in tutta l’Unione Europea e non discriminano le aziende di trasporto stabilite in Stati membri alla periferia dell’UE».

Quanto al divieto di prendere il periodo di riposo settimanale regolare o compensativo nel veicolo, tale proibizione non è nuova, ma deriva dalla normativa precedente come interpretata dalla Corte.

Altra motivazione: «L’obbligo per le imprese di trasporto di consentire ai conducenti di tornare regolarmente alla sede operativa dell’impresa o al loro luogo di residenza per iniziare o trascorrere almeno il loro periodo di riposo settimanale regolare o compensativo non impedisce ai conducenti di scegliere autonomamente il luogo in cui desiderano effettuare il loro riposo. Inoltre, le imprese possono combinare tale ritorno con un ritorno dei veicoli alla loro sede operativa nell’ambito delle loro attività abituali o organizzarlo tramite mezzi pubblici, di modo che tale obbligo non abbia necessariamente conseguenze negative per l’ambiente».

Per quanto riguarda le norme sul distacco, «il legislatore dell’Unione ha preso in considerazione, per ciascun tipo di operazione di trasporto su strada, il collegamento tra il servizio fornito e lo Stato membro ospitante o lo Stato membro di stabilimento, al fine di trovare un giusto equilibrio tra i diversi interessi in gioco. Tali norme non sono state modificate, per quanto riguarda le operazioni di cabotaggio, dal Pacchetto Mobilità e derivavano in sostanza dal precedente quadro normativo in materia di operazioni di cross trade».

Infine, la Corte rileva che, con il PM, il legislatore ha anche trovato un nuovo equilibrio che tenesse conto degli interessi delle diverse imprese di trasporto, «rimediando alle difficoltà sorte nell’applicazione del regolamento n. 1072/2009 a causa di pratiche contrarie alla natura temporanea delle operazioni di cabotaggio». Pertanto, per quanto riguarda più specificamente il periodo di attesa per il cabotaggio, si sottolinea che tale periodo è destinato, conformemente all’obiettivo già perseguito dalla precedente normativa, a garantire che le operazioni di cabotaggio non siano effettuate in modo tale da creare un’attività permanente o continuativa nello Stato membro ospitante. Questo senza impedire altre operazioni di trasporto, come i trasporti internazionali, sia verso lo Stato membro di stabilimento sia verso altri Stati membri, seguite, a seconda dei casi, da operazioni di cabotaggio in tali altri Stati membri.

La flotta sostenibile di Mantova Ambiente si espande: ecco due nuovi eDaily per la raccolta rifiuti

Sodalizio che vince non si cambia. Dopo aver recentemente inserito all’interno del proprio parco mezzi sette Iveco S-Way CNG, compatibili anche con il biometano, Mantova Ambiente (società del gruppo Tea di Mantova che gestisce la raccolta dei rifiuti, la pulizia del territorio, il verde pubblico e la gestione degli impianti di trattamento e smaltimento in 48 Comuni) ha accolta in flotta altri due nuovi veicoli a marchio Iveco. Si tratta, in questo caso, di due eDaily allestiti per la raccolta rifiuti in contesto urbano, che andranno così ad aumentare ulteriormente la quota di veicoli a basso e a zero impatto ambientale presenti nel suo parco circolante.

I due veicoli elettrici sono equipaggiati con doppio pacco batterie per una capacità totale di energia installata pari a 74 kWh, passo da 3.450 mm e potenza del motore di trazione pari a 140 kW. Hanno una massa totale a terra pari a 4,2 ton e sono conducibili con patente B. Per quanto riguarda la configurazione specifica, gli eDaily sono stati equipaggiati con caricabatterie di bordo in AC con potenza di ricarica fino a 22 KW e una presa di forza elettrica ePTO. Quest’ultima, spiega una nota di Iveco, «permette uno spillamento massimo di potenza pari a 15 Kw per l’allestimento, vale a dire un’attrezzatura per raccolta e trasporto rifiuti solidi con vasca in alluminio ribaltabile con capacità di 5 mc e sistema di costipazione rifiuti, alzavoltabidoni e cassonetti posteriori con tasca rigida integrata da 290 litri per agevolare la raccolta del rifiuto in sacchi o in piccoli contenitori della raccolta differenziata porta a porta».

La cerimonia di consegna dei veicoli si è svolta nel centro storico di Mantova in Piazza Mantegna, alla presenza di Oreste Debiasi, responsabile parco mezzi di Mantova Ambiente e Alberto Aiello, Amministratore delegato di Officine Brennero che ne ha curato la fornitura.

Accise: l’autotrasporto verso lo stato d’agitazione. Unatras: «Il Governo ci convochi»

L’autotrasporto verso lo stato di agitazione non esclude “il fermo generale dei servizi” per dire no alle ipotesi di aumento delle accise sul gasolio per autotrazione ventilate nei giorni scorsi e contenute nel Piano strutturale di bilancio. L’annuncio arriva da un comunicato di Unatras, l’associazione che riunisce quasi tutte le sigle dell’autotrasporto, che oggi ha riunito la presidenza per “analizzare con molta preoccupazione le misure contenute nel Piano strutturale di bilancio (l’allineamento delle accise sul gasolio a quelle della benzina e la revisione delle tax expenditures tra cui il rimborso di quota parte delle accise) – si legge in una nota – e ribadire all’unanimità la propria contrarietà verso misure che penalizzino una categoria già gravata da insostenibili costi di gestione e ha deciso la convocazione degli organi esecutivi per assumere le deliberazioni conseguenti a tutela del comparto, non escludendo la proclamazione del fermo generale dei servizi”. Anche ASSOTIR chiede maggiore chiarezza sulle dichiarazioni del Governo che ha parlato di rimodulazioni. “Al di là del linguaggio burocratico – ha detto Claudio Donati, Segretario Generale di ASSOTIR, – la precisazione del MEF può significare due cose: o che il governo intende abbassare l’accisa sulla benzina (di 111 millesimi/litro), portandola al livello di quello del gasolio o, più verosimilmente, che aumenterà le accise sul diesel di 111 millesimi al litro, per adeguarle a quelle della benzina. Visto il contesto in cui si colloca la misura, è difficile scommettere sulla prima ipotesi, anche se risulterebbe più coerente con le promesse elettorali. Se poi il governo ha una terza ipotesi, sarebbe opportuno darne comunicazione”.

Silenzio assordante da parte del ministro Salvini

Così comincia l’autunno caldo dell’autotrasporto. Unatras chiede a gran voce al “Ministro dei Trasporti Matteo Salvini di chiarire quali siano le reali intenzioni del Governo, sul delicatissimo tema delle accise sul gasolio per autotrazione”. Infatti, a quanto si apprende dalla nota di Unatras, il ministero non avrebbe dato informazioni aggiuntive alla categoria e non avrebbe risposto (finora) alla richiesta di un incontro con il ministro. “Nonostante la richiesta di convocazione inviata nei giorni scorsi al Ministro Salvini – si legge – ad oggi si assiste al silenzio assordante da parte del responsabile del Dicastero dei Trasporti e nessuna parola è stata spesa a difesa di una categoria ritenuta da tutte le forze politiche essenziale e strategica per l’economia del Paese, qual è l’autotrasporto merci”.

Decreto flussi, il nuovo testo non apre all’autotrasporto. Rimane l’obbligo della CQC per gli autisti extraUe

Il decreto flussi non scioglie il nodo della CQC. L’ultimo decreto-legge, approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 2 ottobre, con l’obiettivo di programmare gli ingressi di lavoratori extra-comunitari nel 2025 in Italia non rappresenterebbe una soluzione alla carenza di autisti nel trasporto di merce su strada (ma anche nel settore del trasporto di persone). Infatti, secondo fonti vicine al dossier (in procinto di iniziare l’iter di conversione in legge), il testo conserva (come negli anni scorsi) lo scoglio del possesso da parte dei lavoratori stranieri delle patenti superiori riconosciute in Italia e della CQC, ovvero la Carta di qualificazione del conducente, adottata da altri Stati europei, ma sconosciuta nei Paesi di origine dei migranti. Così da rendere quasi impossibile per le aziende di autotrasporto italiane trovare candidati idonei, ovvero già formati e con titoli abilitativi in regola per condurre un camion in Italia. 

Un’opportunità mancata (per ora)

Insomma, un’opportunità mancata per rispondere a una delle emergenze più sentite in Italia (e anche in Europa), ovvero la carenza di personale viaggiante. Inoltre, alla limitazione delle patenti e delle certificazioni va sommarsi a un’altra carenza, anche questa già presente in passato e relativa all’intero impianto del provvedimento, ovvero l’assenza di un meccanismo di connessione tra domanda e offerta. Quindi, la scarsità di personale già qualificato e le difficoltà di intercettarlo rendono pressoché inutilizzato per l’autotrasporto il canale dei flussi migratori. Ora bisognerà capire se e in che modo il decreto-legge possa essere modificato durante l’iter parlamentare per la conversione in legge (entro il 2 dicembre) e attendere la comunicazione delle quote per i singoli settori.

Quote e click day speciali

Tra le novità più importanti nel decreto-legge, la possibilità di avviare ulteriori “click day” per settori specifici (al di là delle quote), un’indicazione che potrebbe riaprire la collocazione per l’autotrasporto. Inoltre, viene data la possibilità di precompilazione rispetto al click day delle domande di nulla osta al lavoro, così da ampliare i tempi per i controlli e consentire la regolarizzazione o l’esclusione delle domande non procedibili, introdotto, inoltre, l’obbligo di conferma dell’interesse all’assunzione da parte del datore di lavoro, prima del rilascio del visto di ingresso al lavoratore straniero. Il testo prevede anche una serie di limitazioni in caso di illeciti da parte dei datori di lavoro, mentre è stato confermato il tetto al numero di domande in proporzione al fatturato dell’azienda, al numero di addetti e settore di attività. Norme ad hoc per il lavoro stagionale con possibilità di trasformare i permessi in contratti a tempo determinato o indeterminato. È stato mantenuto un canale di ingresso speciali per rifugiati e apolidi, mentre è stato varato un ingresso sperimentale per 10mila badanti per l’assistenza agli anziani con un limite di un anno nel settore, passato il quale il lavoratore può svolgere un altro incarico. Infine, previste norme a favore del permesso di soggiorno per casi speciali in caso di vittime di intermediazione illecita e sfruttamento con programmi di emersione, assistenza, integrazione sociale.

Carenza di autisti, Laura Broglio: «Quanto è importante che i bagni siano sporchi?»

Mi sembra veramente incredibile come una foto di un bagno sporco possa scatenare così tanta indignazione, molto di più delle tariffe di trasporto insufficienti a garantire condizioni di lavoro etiche ai propri dipendenti.
È davvero il bagno la nuova battaglia da combattere nel trasporto?
No. In questo caso il bagno diventa il simbolo di un disagio collettivo di un settore che soffre e pretende di mostrare la sua dignità, ma viene sotterrato da quintali di sporcizia e finisce per essere identificato e trattato come quel bagno. 

Però, davanti a quel nuovo simbolo di lotta per i nostri diritti di trasportatori mi chiedo: «Siamo sicuri di non essere (anche noi) la causa di questo degrado?».
Se non siamo i primi a rispettare, come possiamo chiedere rispetto?
Se non siamo i primi a tenere pulito l’ambiente che ci ospita, a salutare con educazione, a tendere una mano a un collega in difficoltà, a non cadere nel veteranesimo giudicante verso le nuove generazioni, a farci pagare il giusto per il nostro lavoro, chi lo può fare?
Se non siamo noi i primi a dare rispetto, come possiamo pretendere che gli altri ce lo concedano davanti ai nostri comportamenti inadeguati? 
Se non siamo noi i primi a credere che il nostro lavoro valga davvero qualcosa o che la nostra identità sia prima di tutto umana e poi lavorativa, nessuno ci tratterà come meritiamo. 

Prima di cedere al benaltrismo e di guardare a problemi che altri dovrebbero prendersi in carico, proviamo a pensare a cosa noi possiamo cambiare da subito. 
Del resto, se è vero che ci trattano come noi permettiamo di trattarci, allora è vero che la responsabilità è anche nostra.

Prometeon annuncia il «rebranding» e lancia la nuova Serie 02

Nella splendida cornice di Istanbul Prometeon Tyre Group, azienda leader nello sviluppo, produzione e commercializzazione di pneumatici per i settori industrial, agro e otr, ha presentato i suoi primi pneumatici della Serie 02 a marchio Prometeon, destinati ai principali mercati europei e alla Turchia.

Il lancio segna il debutto del marchio Prometeon come brand prodotto sul mercato turco-europeo, proseguendo l’espansione iniziata con la produzione e distribuzione in Egitto degli pneumatici Serie 02 – destinati ai veicoli pesanti – per i mercati dell’Africa e del Medio Oriente. A questo proposito già a partire da ottobre sarà commercializzata la nuova linea R02, sviluppata per applicazioni regionali.
L’operazione di «rebranding» è stata celebrata con un evento di grande rilievo, che ha visto la partecipazione di oltre 400 ospiti tra clienti e giornalisti da tutta Europa. I partecipanti hanno avuto l’opportunità di visitare lo stabilimento di Izmit e provare i truck equipaggiati con pneumatici Prometeon, sia su pista che off-road.

I nuovi Prometeon R02

Con il lancio del brand Prometeon, la linea 02 si amplia – come accennato – con la nuova offerta nell’applicazione regionale delle linee R02 Proway e R02 Proway M1, quest’ultima dedicata ai Paesi con alta severità di esercizio e in particolare al mercato turco, dove le condizioni di temperatura e di utilizzo mettono a dura prova le gomme e le cui specifiche necessitano di mescole e strutture più rinforzate. La gamma europea, invece, bilancia chilometraggio, durata e sostenibilità, per soddisfare le flotte più esigenti che vogliono ottimizzare i costi di esercizio.

La nuova linea di prodotti, disponibile nelle misure R02 315/70, R02 315/80 e R02 295/80, beneficia del pacchetto tecnologico lanciato sulla Serie 02 nel 2022, sulla base di un programma di ricerca e sviluppo che ha visto oltre 6.000 pneumatici testati e più di 200 milioni di km percorsi in tutte le possibili condizioni climatiche e stradali. Rispetto alla Serie 01, la gamma R02 a marchio Prometeon propone in particolare il 15% in più di chilometraggio e robustezza e il 20% in più di sostenibilità e maggiore ricostruibilità. Inoltre è aumentata del 10% la resistenza all’usura e del 5% la capacità di carico.

«Nei prodotti regionali – ha dichiarato Alexandre Bregantim, capo responsabile tecnico di Prometeon – abbiamo scelto linee di battistrada semplici per aumentare il chilometraggio, in altri abbiamo preferito premiare la bassa rolling resistance con disegni più speciali. In Europa come in Turchia gli pneumatici regionali sono i prodotti più importanti – 70/80% del mercato – e qui è stato fondamentale ascoltare le richieste dei clienti. Per il prossimo anno abbiamo invece in programma di lanciare la linea on/off road, con un design del batti-strada già sviluppato in Brasile che sta performando molto bene e con il quale stiamo completando i test».

Ma Prometeon è impegnata a produrre anche pneumatici più sostenibili. «Abbiamo investito 25 milioni in ricerca e sviluppo dal 2019 a oggi – ha sottolineato Bregantim – ed è in programma un altro investimento di 20 milioni per migliorare la qualità tecnologica dei nostri pneumatici».
Infine il ricostruito: «Abbiamo avviato il progetto quest’anno e stiamo lavorando per dare prodotti concreti tra qualche tempo. In questo senso ci siamo strutturati per fare qualcosa di serio sulla ricostruzione che ci aiuti a valorizzare le nostre carcasse e sia in linea con la volontà di perseguire maggiore sostenibilità am-bientale».

Da sinistra: Alexandre Bregantim, Sabina Oriani e Roberto Righi

La Serie 02 prodotta a Izmit

I nuovi Prometeon Serie 02 saranno prodotti nell’innovativo e sempre più sostenibile sito produttivo del gruppo a Izmit, in Turchia, dove ha anche sede uno dei Centri di ricerca e sviluppo dell’azienda rinnovato e modernizzato nel 2021. Fondata nel 1960, la fabbrica impiega 2 mila persone con una capacità produttiva di circa 1 milione 850 mila pneumatici l’anno, che la rende il più importante centro produttivo di pneumatici industriali della Turchia. Oltre il 50% della produzione viene esportata in ben 87 Paesi, principalmente nel continente europeo. Negli ultimi 7 anni Prometeon ha investito nella fabbrica di Izmit più di 185 milioni di euro.

I processi di produzione dello stabilimento rispettano i criteri di efficienza energetica volti al contenimento delle emissioni di gas serra ed hanno ottenuto la certificazione energetica ISO 50001. Inoltre il sito produttivo ha recentemente ricevuto la certificazione ISCC Plus da parte dell’organizzazione International Sustainability and Carbon Certification, con la quale Prometeon certificherà la provenienza di parte dei materiali utilizzati da fonti bio, bio-circular e circular.

«Il lancio della Serie 02 a marchio Prometeon segna l’inizio di una nuova fase nella storia della nostra azienda», ha spiegato Roberto Righi, CEO di Prometeon Tyre Group. «I prossimi anni vedranno il Gruppo impegnato in importanti investimenti, sul fronte industriale e su quello commerciale, con un obiettivo molto chiaro: quello di offrire ai nostri clienti prodotti e servizi sempre più efficaci nel rispondere alle loro esigenze, in una logica di vera e propria business partnership basata su fiducia e rispetto reciproci».

Il sito produttivo del gruppo a Izmit, in Turchia
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CHI È PROMETEON

Prometeon Tyre Group è l’unico produttore di pneumatici completamente focalizzato sui settori Industrial, ossia trasporto di merci e persone, agro e OTR. L’offerta è multimarca, con un portafoglio prodotti che include tra i principali i brand Prometeon, Pirelli, Formula, Pharos e Anteo. Il Gruppo ha 4 siti produttivi (2 in Brasile, 1 in Egitto, 1 in Turchia) e 4 centri di ricerca & Sviluppo (Italia, Brasile, Turchia ed Egitto). Ogni anno Prometeon investe in ricerca e sviluppo circa il 3% del fatturato. Sono circa 8 mila – di cui 275 in Italia – le persone di quasi 40 nazionalità che lavorano all’interno del Gruppo, presente in tutti i cinque continenti.

È un gruppo giovane, poiché il 50% dei suoi collaboratori sono millennials, e con una forte connotazione industriale (l’83% dei dipendenti sono colletti blu). Ad oggi il Gruppo è controllato al 90% da China National Tire & Rubber Corporation (CNRC), holding del gruppo Sinochem, mentre il restante 10% è detenuto dal produttore cinese di pneumatici Aeolus.

Nel 2023 Prometeon ha registrato ricavi di 1,3 miliardi di euro. Il Gruppo ha l’obiettivo di avvicinarsi ai 2 miliardi di euro entro il 2030 e consolidare così la posizione finanziaria dell’azienda in un mercato altamente competitivo. Il prossimo piano industriale dell’azienda, che verrà definito entro la fine di quest’anno, ha due obiettivi principali: il proseguimento del percorso di rebranding e il ribilanciamento della presenza geografica del Gruppo, sia dal punto di vista commerciale che da quello industriale.

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