Il decreto che stanziava risorse per l’autotrasporto, dopo la firma del ministro dei Trasporti Matteoli, incassa anche quella – richiesta per concerto – del ministro dell’Economia Tremonti. Ricordiamo che i finanziamenti in questione ammontano a complessivi 368 milioni e 52.697 euro così suddivisi:
–spese non documentate per le trasferte degli imprenditori (o del socio della società di persone): 113 milioni di euro
–credito di imposta sul contributo al Servizio Sanitario Nazionale, corrisposto sui premi R.C.A 2010: 22 milioni di euro
–riduzione compensata dei pedaggi autostradali: 120 milioni di euro
Il 12 giugno si avvicina e gli animi si scaldano. Alla “fine” di questa data, infatti, si prospetta un bivio: o l’Osservatorio pubblicherà i costi minimi di sicurezza o automaticamente varranno anche per i contratti scritti le tabelle di costo già valide attualmente per quelli orali. Voci di corridoio dicono che in realtà l’Osservatorio sarebbe già pronto a “dare” i suoi numeri, anche se i diversi attori della partita tirano la coperta dalla propria parte. La quantificazione in effetti non è così agevole. Infatti, come sottolinea sul numero di giugno di Uomini e trasporti il segretario nazionale di Anita, Giuseppina Della Pepa, «il rischio è che, comunque, una parte delle imprese ne potrà essere danneggiata: se i costi minimi saranno troppo bassi, resta la debolezza contrattuale del vettore; se saranno troppo alti, si elimina il margine di efficienza e di negoziabilità, si appiattisce il mercato e si annulla la concorrenza».
Vista da parte della committenza la partita appare ancora più rischiosa. Prova ne sia che il 26 maggio Fausto Forti, presidente di Confetra, ha preso carta e penna per scrivere una lettera di fuoco al sottosegretario ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, in cui denuncia che «se i valori ricalcassero quelli già definiti dal Ministero per i contratti verbali, il mercato si troverebbe a subire aumenti variabili nella maggioranza dei casi dal 40 al 60%» . E per evidenziare chiaramente il concetto ha anche preparato un grafico (che trovate nella galleria fotografica). Una percentuale di aumento giudicata assolutamente fuori mercato e che, secondo Confetra, metterebbe in ginocchio sia il mondo della logistica, sia l’universo produttivo. Ed ecco perché Forti fa esplicita richiesta al governo di «farsi carico della situazione e… di saper affrontare le irragionevoli pretese dell’autotrasporto con fermezza e responsabilità».
Toni perentori, che sicuramente stimoleranno una replica delle organizzazioni dell’autotrasporto, che a sua volta provocherà una controreplica e poi, dall’altra parte, un’altra ancora. Per fortuna che il 12 giugno è vicino.
Problema: il Gruppo Novelli di Terni ha bisogno di ampliare il parco veicoli per trasportare i suoi prodotti in tutta Italia, ma non vuole impegnare le sue energie nella gestione del parco, preferendo utilizzare tutte le risorse dell’azienda in quello che è da sempre il suo core-business: l’agroalimentare.
Soluzione: prendere a noleggio 20 Mercedes Sprinter dalla Charteway, società di noleggio del gruppo Daimler.
Venti Sprinter NGT con motore a metano, motorizzazione ecologica che si sposa bene con i prodotti della Novelli e che ha un vantaggio essenziale: permette di circolare anche in quei centri storici in cui esistono limitazioni alla circolazione per i veicoli non ecologici.
Secondo Dario Albano, direttore commerciale Mercedes-Benz Van Italia, «la scelta del Gruppo Novelli conferma l’affidabilità e la redditività di Sprinter NGT. Già nel breve periodo l’utilizzo di veicoli alimentati a metano ha effetti positivi sul business, all’aumentare del numero di veicoli che compongono la flotta aumenta anche il risparmio».
Ma torniamo al noleggio. Quello offerto da Charterway, con pagamento mensile posticipato a rata costante, comprende una serie di servizi che includono tassa di proprietà, copertura assicurativa completa di responsabilità civile, furto, incendio e kasco, assistenza completa presso tutta la rete Mercedes-Benz in Italia ed Europa, sostituzione e manutenzione dei pneumatici, traino e soccorso stradale, gestione di sinistri e multe, certificazioni e rinnovi necessari per il rispetto delle norme della circolazione stradale. Ma per entrare ancor più nel dettaglio abbiamo rivolto sette domande a Luca Secondi, ad di Charterway.
1. Luca Secondini, cosa offre il noleggio Charterway?
Una soluzione di mobilità flessibile al servizio delle necessità del cliente e un costo mensile garantito, senza sorprese, per poter utilizzare il mezzo sempre, o con il minimo fermo possibile.
2. Quali sono i vantaggi concreti del noleggio?
L’utilizzo del veicolo senza aver alcun impegno alla scadenza del contratto. Intanto non dover immobilizzare il proprio capitale iniziale e avere la garanzia di dover pagare rate costanti per tutta la durata del noleggio, con il risultato di ottenere il controllo completo dei costi del veicolo, senza sorprese, ottimizzando i costi di gestione dei veicoli. Veicoli che si prendono nuovi e si riconsegnano alla scadenza del contratto, senza nessun problema di piazzare l’usato, e potendo utilizzare mezzi sempre nuovi e conformi alle ultime normative antinquinamento in vigore. Inoltre c’è l’assistenza specifica di tutta la rete delle concessionarie e officine Mercedes Benz.
3. Che tipo di veicoli mettete a disposizione per il noleggio?
L’intera gamma di veicoli commerciali e industriali di Mercedes-Benz. Veicoli che acquistiamo dai nostri concessionari per poi affidare in noleggio ai clienti, con la garanzia di offre il veicolo su misura per il tipo di missione svolta da chi noleggia il mezzo.
4. Quanto costa noleggiare un veicolo Charterway?
Dipende dal tipo di veicolo, dalla durata del noleggio e dal tipo di livello scelta. La quota minima, con il veicolo più economico, un Vito furgone, per 36 mesi e tutti i servizi inclusi, è di 650 euro al mese più iva. Un costo che può scendere scegliendo di noleggiare per 48 mesi e con qualche servizio in meno. Nella rata sono incluse tutte le spese, assicurazione, tassa di proprietà, manutenzione. Il tutto è completamente detraibile, anche con contratti a 24 o 36 mesi.
5. E se, durante il noleggio, il veicolo si ferma?
Con la clausola veicolo sostitutivo, se succede una qualche cosa al mio furgone c’è la sostituzione entro 24 ore.
6. Quali aziende si rivolgono al noleggio?
Le aziende più organizzate, che hanno una tenuta dei conti più professionale e che hanno un’immediata evidenza dei vantaggi del noleggio. Le aziende di trasporto dovrebbero vedere in questa offerta di mobilità la risposta alle incertezze classiche del mondo del trasporto, uno strumento per eliminare i costi nascosti, quelli che non si riescono a pianificare che non si pianificano. Un po’ meno predisposte sono le piccole aziende a gestione familiare. Ciò non toglie che tra i nostri clienti ci sia anche qualche piccola impresa. Soprattutto artigiani che noleggiano veicoli commerciali.
7. Come va Charterway sul mercato italiano?
Il 10% dei clienti dei furgoni Mercedes Benz sceglie il noleggio Charteway. Il noleggio è in crescita costante da tempo, nonostante il turbolento periodo passato dall’economia italiana e mondiale.
L’interporto delle Marche diventa reproporto del porto di Ancona. Cosa vuol dire in concreto? Diverse cose. Innanzi tutto – come ha quantificatoTito Vespasiani, Segretario Generale Autorità Portuale di Ancona – significa “trasferire 35mila dei 110mila container in arrivo ogni anno al Porto di Ancona sul ferro e non su gomma, abbattendo quindi di un terzo il traffico di mezzi pesanti in uscita da Ancona con evidenti vantaggi anche sotto l’aspetto ambientale”.
Inoltre, diventa possibile effettuare tutte le operazioni di sdoganamento direttamente all’Interporto piuttosto che nel porto di Ancora, grazie a un apposito accordo con l’Agenzia delle Dogane, anche se – come ha chiarito Paolo Pantalone, Direttore Interregionale Emilia Romagna e Marche dell’Agenzia delle Dogane – “occorre individuare uno o più operatori terminalisti interessati a sperimentare questa procedura”.
È chiaro, quindi, che non tutto è ancora perfettamente oliato. Ma la cosa non spaventa. Come ha precisato Roberto Pesaresi (nella foto), presidente di Interporto Marche Spa, “Il nostro obiettivo è di utilizzare tutto quello che abbiamo a disposizione senza attendere che sia tutto a posto, con l’intento di collegare questo territorio (Marche e Umbria) all’Europa. Da oggi è possibile creare un corridoio porto-interporto e da ottobre contiamo che diventi pienamente operativo”.
Era nell’aria da diversi giorni e in effetti è successo: il Sistri slitta di nuovo. Il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, si è fatta convincere a posticipare il sistema di tracciabilità dei rifiuti, scaglionandolo in diversi step temporali. Decisivo a tale scopo l’intesa raggiunta con Confindustria e Rete Imprese, che hanno riconosciuto il valore del’iniziativa, ma anche l’impossibilità ad attuarla a partire dal 1° giugno. In base al nuovo calendario il Sistri entrerà in vigore: – il 1° settembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano più di 500 dipendenti, per gli impianti di smaltimento, incenerimento, etc. (circa 5.000) e per i trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui superiori alle 3.000 tonnellate (circa 10.000); – il 1° ottobre 2011 produttori di rifiuti che abbiano da 250 a 500 dipendenti e “Comuni, Enti ed Imprese che gestiscono i rifiuti urbani della Regione Campania”; – il 1° novembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 50 a 249 dipendenti; – il 1° dicembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 10 a 49 dipendenti e i trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui fino a 3.000 tonnellate (circa 10.000); – il 1° gennaio 2012 per produttori di rifiuti pericolosi che abbiano fino a 10 dipendenti. Sono inoltre previste procedure di salvaguardia in caso di rallentamenti del sistema ed una attenuazione delle sanzioni nella prima fase dell’operatività del sistema. “Credo che la rimodulazione in chiave di progressività dell’entrata in vigore del Sistri – ha commentato il ministro Prestigiacomo – sarà utile a collaudare al meglio il sistema e aiuterà le aziende a prendere confidenza con le nuove procedure elettroniche”.
Doppia presenza al Transport&Logistics per il Gruppo Federtrasporti. Alla più importante rassegna europea dedicata alla logistica, svoltasi a Monaco di Baviera dal 10 al 13 maggio, infatti, il Gruppo con quartier generale a Bologna era presente sia nello stand dell’Icop, l’Impresa Compagnia Portuale attiva sul porto di Ancona, sia presso lo stand in cui erano raccolte le principali realtà della logistica nazionale, in uno spazio condiviso con i porti di Livorno, Piombino e Carrara e con l’Interporto Toscano di Guasticce, che tuti insieme si presentavano come Piattaforma Logistica della Toscana.
Questa duplice presenza non deve stupire. Nell’ultimo anno, infatti, il Gruppo Federtrasporti ha vissuto una profonda ristrutturazione finalizzata a creare unassetto organizzativo più efficace, basato su due principi basilari: l’accentramento e lo snellimento operativo. Due principi concretizzati con la costituzione di Federtrasporti SPA, una società creata ex novo per dirigere l’intero ventaglio delle attività di logistica e trasporto, ma anche per integrarlo e renderlo più flessibile. Ma soprattutto una società che, seppure partita ufficialmente soltanto nel secondo semestre 2010, ha generato un fatturato vicino ai 25 milioni di euro. Una società, infine, articolata su una nutrita serie di sedi operative, visto che contempla Lodi, Padova, Bologna, Ravenna, Campiglia (Li), Ancona. Ecco, proprio in queste ultime due filiali si trova la risposta al perché della doppia presenza: siccome Federtrasporti SPA è una realtà nuova, composita e attiva in contesti territoriali e di mercato diversi, ha voluto integrarsi con le varie realtà con cui poter stabilire un dialogo proficuo. Insomma, una società variegata che, almeno per ora, intende perlustrare ogni mercato per non lasciarsi sfuggire alcuna opportunità.
Una spiegazione più approfondita della presenza di Federtrasporti SPA al Transport&Logistic viene fornita, direttamente da Monaco, da Massimiliano Minuti, responsabile commerciale della divisione cassoni della società.
Le infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna sono sempre più numerose, in particolare nel settore dell’autotrasporto, dove la presenza di realtà attive con metodi e prezzi “sospetti” è stata più frequente. Anche per questo l’Assemblea regionale ha approvato una legge regionale finalizzata a prevenire il crimine organizzato. È stata approvata lo scorso 23 maggio con la quasi unanimità (astensione della sola Lega Nord) e prevede:
–la realizzazione di programmi di formazione, da realizzare nelle scuole, nelle Università e negli uffici pubblici;
–la creazione di un Osservatorio regionale sul crimine organizzato;
–l’istituzione del 21 marzo come Giornata regionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie;
–il sostegno alle vittime dei reati di mafia;
–la possibilità della Giunta di costituirsi in giudizio nei procedimenti penali.
Ricordiamo che in base all’ultimo rapporto annuale della Direzione nazionale antimafia le organizzazioni criminali più diffuse in Emilia Romagna sono i casalesi e la ‘ndrangheta.
La formazione alla sicurezza funziona. Ma soltanto se viene portata avanti con i giusti metodi. Il Gruppo Federtrasporti in collaborazione con la Fondazione Ania lo ha sperimentato in modo concreto: se nel 2004 aveva una frequenza sinistri (il rapporto cioè tra incidenti e veicoli assicurati) del 68,8%, nel 2010 è arrivata al 41,3%, un taglio di 27,5 punti percentuali che il presidente di Federtrasporti, Emilio Pietrelli, ha tradotto in modo esemplare nel corso di un convegno svoltosi a Roma, a Palazzo Marini, lo scorso 24 maggio: «Se la nostra frequenza sinistri fosse rimasta quella del 2003, quella cioè antecedente al progetto, oggi dovremmo fare i conti con oltre 1500 incidenti in più, con tutte le conseguenze economiche e umane che avrebbero generato». Un risultato reso possibile da un intenso progetto che ha contemplato azioni formative in aula come in autodromo, il ricorso a strumenti tecnologici come la sensibilizzazione su una corretta alimentazione, dagli incentivi economici per autisti “virtuosi” fino a controlli alla vista effettuati tramite un laboratorio oculistico “viaggiante”, ospitato all’interno di un veicolo commerciale.
Un programma articolato, composto da interventi diversificati e gestito attraverso relazioni con enti qualificati. Due caratteri – la moltiplicazione delle azioni formative e la specializzazione dei formatori – che lo stesso Pietrelli ha indicato tra i fattori di successo.
Un altro fattore, però, il presidente di Federtrasporti ha sottolineato come vincente: «per ottenere risultati è necessario che le diverse azioni puntino a quel preciso referente che sono le persone, gli uomini. Perché se la sicurezza è una cultura, trova espressione e valore soltanto attraverso gli uomini. Ma perché questo avvenga c’è bisogno che ogni momento, ogni azione non venga percepita come un’imposizione, come una privazione, quanto piuttosto come una crescita. C’è bisogno cioè che ogni singolo condivida le azioni intraprese».
«Un coinvolgimento possibile – ha tenuto a specificare Pietrelli – in particolare in strutture aggregate (per lo più, consorzi e cooperative) come le nostre, in cui le relazioni interpersonali sono in pratica un tutt’uno con quelle lavorative. Ovviamente, dove questa relazione si precarizza anche l’investimento in sicurezza ottiene minori risultati».
Il progetto Sicurezza nel Trasporto Pesante ha avuto un tale successo che la Fondazione Ania – come ha ricordato il segretario generale Umberto Guidoni – lo ha sottoposto all’attenzione anche di altre omologhe realtà europee, «che sono rimaste favorevolmente colpite e lo hanno giudicato come una best practice da riprendere e da replicare».
Sulla stessa lunghezza sono stati anche gli interventi del presidente della Commissione Trasporti della Camera, Mario Valducci, che ha ribadito l’impegno del Parlamento per omologare le varie normative europee del settore, perché differenze sostanziali in tal senso finiscono per turbare la concorrenza e di conseguenza per innescare una corsa al ribasso che non giova alla sicurezza.
Silvia Velo, invece, vicepresidente della Commissione Trasporti, ha elogiato il progetto Federtrasporti/Fondazione Ania in particolare nei suoi risvolti economici: «dire che la sicurezza non è un costo quanto un investimento può suonare come uno slogan vuoto. Questo progetto invece evidenzia concretamente che tutto quanto si spende in formazione e sensibilizzazione genera ritorni sotto forma di riduzione dei premi assicurativi, di aumento della produttività degli autisti, di contenimento dei fermi macchina e dei costi di manutenzione. A maggior ragione quindi c’è bisogno che anche altre realtà adottino progetti analoghi».
In conclusione, il sottosegretario ai Trasporti Bartolomeo Giachino ha indicato, tra le misure che il governo è disposto ad adottare per incrementare la sicurezza, quella di estendere il ricorso al Fondo di Garanzia anche rispetto alla spesa assicurativa delle aziende e di diffondere l’uso della scatola nera, visti pure i risultati ottenuti dal progetto. Come infatti ha ribadito Umberto Guidoni «la frequenza sinistri dei 2.000 veicoli pesanti dotati di scatola nera è passata, infatti, dal 41,1% del 2008 (anno di inizio del monitoraggio) al 39,5% del 2009, ed è sempre stata inferiore a quella dei mezzi che non sono dotati del dispositivo».
L’Italia dell’assistenza ai veicoli è ancora variegata? Mercedes-Benz la unifica. Da oggi fino alla fine di ottobre tutti coloro che si recheranno in un concessionaria della Stella per effettuare un intervento di manutenzione avranno la sicurezza di pagare un prezzo chiaro e predefinito e la certezza che sia lo stesso lungo tutto lo Stivale. Gli interventi coperti dall’iniziativa sono i principali, vale a dire cambio olio e sostituzione filtri (olio, aria, carburante), sostituzione pastiglie e dischi anteriori e posteriori, ammortizzatori anteriori e posteriori, spazzole parabrezza.
L’Autostrada Cispadana, chiamata a collegare Reggiolo a Ferrara e quindi all’Adriatico, ha ottenuto l’ok da parte della Conferenza di servizi della Regione Emilia Romagna. Si tratta in pratica di un’arteria che dalla A22, dal casello di raccordo previsto appunto a Reggiolo o dalla vicina A1, porterà direttamente verso il mare. In per raccordare la nuova Cispadana alle strade di comunicazione del territorio verranno realizzate la Variante alla Sp 41, una nuova strada di 3,6 km (compreso un nuovo ponte sull’Enza) tra la Sp 62R (ex Ss 62) a sud di Brescello e la Sp 60 Sorbolo-Coenzo in provincia di Parma, e la Variante alla Sp 2 Tagliata-Reggiolo, un tratto stradale di quasi 7 km tra Tagliata e la Cispadana provinciale.
Ottenuto il via libera dalla Conferenza, ora il concessionario che realizzerà l’infrastruttura in project-financing, dovrà stendere il progetto definitivo. La Regione ha attivato anche la procedura di Valutazione di impatto ambientale con il Ministero.