– Trasporti eccezionali e costi minimi di sicurezza
– Manovra economica 2011-2014
– Ruolo del caricatore
– Contributi 2011 per le società cooperative
– Divieti di circolazione
– L’Ue contro le contraffazioni dei cronotachigrafi
Si chiama imposta provinciale di trascrizione, sinteticamente detta IPT. Ed è in pratica quel balzello che si versa ogni volta che si acquista un veicolo nuovo. Fino a ieri era fissa, ma la manovra bis di Ferragosto l’ha modificata per renderla progressiva e quindi di fatto per aumentarne l’importo. In base ai conti fatti dalla Fiap, l’IPT di un trattore stradale passerebbe dagli attuali 196 euro a circa 800. Un salasso che ha sollevato anche le proteste delle Associazione di categoria che rappresentano l’intera filiera dell’auto (Anfia, Aniasa, Assilea, Federauto e Unrae), preoccupa perché tale misura “causerà pericolosi effetti negativi sulle vendite di veicoli nuovi e usati e, più in generale, sullo stato di salute dell’intero settore”
Proprio per questo si richiede la rimozione urgente dalla Manovra in discussione in Senato la disposizione che modifica l’IPT, “poiché questo provvedimento, oltre che sul mercato, avrà un sensibile impatto anche sugli automobilisti, considerato che nel solo settore delle autovetture, tra vendite di veicoli nuovi e passaggi di proprietà di usati, vengono annualmente effettuate circa 5 milioni di operazioni, e l’aumento medio derivato dalla nuova formulazione della norma sarà di circa il 50%, pari a poco meno di 1,5 miliardi di euro”.
Ovviamente non è detto che la richiesta venga accolta. Si può sperare, ma nel frattempo il consiglio, per coloro che sono in trattative per l’acquisto di un veicolo, è di formalizzare quanto prima l’acquisto, in modo da vedersi applicato il vecchio regime di IPT.
Dopo una lunga attesa anche un altro articolo del Codice della Strada, l’art. 95 comma 1 bis, trova attuazione grazie a un decreto del ministero dei Trasporti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 201 del 30 agosto 2011. Sembra una disposizione secondaria per l’autotrasporto, ma in realtà non è così. La norma in questione, infatti, concede la possibilità anche alle agenzie di pratiche automobilistiche di provvedere al rilascio del duplicato della carta di circolazione per smarrimento, deterioramento o distruzione dell’originale. Tale operazione, però, non è possibile rispetto alla duplicazione di carte di circolazione relativi a veicoli che circolano sulla base di un titolo autorizzativo. E quindi non vale per quelli utilizzati per trasporto professionale. In ogni caso la migrazione di una imponente mole burocratica dagli uffici dell’amministrazione pubblica alla miriadi di agenzie private comporterà uno snellimento delle pratiche e quindi, presumibilmente, un accorciamento dei tempi di attesa di molte pratiche. Anche relative all’autotrasporto. E proprio questo aspetto potrebbe produrre conseguenze positive per il settore.
I divieti di circolazione crescono e di conseguenza aumentano anche le difficoltà soprattutto di chi trasporta merci deperibili. Proprio per questo
La deroga – prosegue la nota – si applica applicabile “quando siano rispettate le condizioni oggettive richiamate alla lettera q) dell’art. 3, del DM 14 dicembre 2010, è cioè il trasporto per sole derrate alimentari deperibili e l’utilizzo di un veicolo adibito al trasporto in regime di temperatura controllata (ATP)”.
Adesione compatta per la protesta organizzata fino alle 16 di oggi dagli autotrasportatori del settore container che operano presso l’interporto di Bologna per richiedere l’applicazione dei costi minimi di sicurezza. Tutte le aziende del comparto attive sul terminal emiliano hanno partecipato alla manifestazione garantendole così il meritato successo. Che non a caso è arrivato molto presto, con la dichiarata disponibilità delle maggiori aziende committenti, dalla Sogemar alla CTE, a sedersi attorno a un tavolo per rinnovare le condizioni contrattuali. L’incontro è stato fissato per giovedì 8 settembre alle ore 18 presso la sede della CNA-Fita di Bologna dove a trattare le ragioni degli autotrasportatori ci sarà Cosimo Quaranta. Sempre l’8 settembre peraltro, in mattinata, si svolgeranno a Genova anche gli incontri con gli altri interlocutori del settore, vale a dire i marittimi e gli spedizionieri. Così, l’incontro di Bologna potrà avvenire avendo presente gli esiti di tali confronti.
Il Sistri è morto? In un paese normale la risposta sarebbe secca: sì. Certo, un paese normale non l’avrebbe fatto slittare così tante volte una volta concepitolo. Ma l’Italia non è un paese normale. E così, dopo la cancellazione del Sistri di ferragosto, si è già messo in moto l’iter per riscriverlo di nuovo.
E allora riproponiamo la domanda: il Sistri è morto? Insomma, per ora sì, domani si vedrà. Il fatto è che il Sistri ha fan e detrattori. E i fan hanno convinto – in maniera più o meno diretta –
Ma vediamo nei dettagli questa doppia iniziativa.
La motivazione della Commissione è elementare: siccome senza Sistri si tornerebbe al passato sistema cartaceo e siccome il sistema cartaceo “non ha saputo evitare quell’assoluta incertezza intorno alla sorte definitiva di ingenti quantitativi di rifiuti, non solo pericolosi, che pone a rischio nel nostro Paese la salute dei cittadini oltre che la tutela dell’ambiente, creando i presupposti per il perdurare di traffici illeciti legati al settore dei rifiuti”, sarebbe opportuno tenere in vista il sistema di tracciabilità e garantirne piena operatività dal 1° gennaio 2012. Senza considerare che – aggiunge la Commissione – la soppressione del Sistri non sarebbe gradita all’Europa e anzi ci esporrebbe a una procedura di infrazione, perché rispetto ai rifiuti pericolosi a Bruxelles preferiscono la tracciabilità.
Nel frattempo altri lavori sono andati avanti nelle Commissioni Bilancio congiunte (Camera e Senato). Qui sono state sentite le parti sociali e in particolare Rete Imprese Italia (CasArtigiani, CNA, Confartigianato imprese, ConfCommercio, ConfEsercenti), CGIL e UGL. Rete Imprese Italia si è detta favorevole all’abolizione del Sistri perché “Sempre risulta inefficace a combattere le ecomafie e inefficiente rispetto al sistema di gestione dei rifiuti e alla operatività delle imprese… Al fine di configurare e di monitorare il percorso e la destinazione finale dei rifiuti occorre mettere a punto un nuovo sistema di tracciabilità sostenibile dalle imprese”.
Diversa la posizione della CGIL secondo la quale “la riuscita del Sistema avrebbe avuto bisogno di una fase di sperimentazione per la sua messa a punto e per accompagnare con adeguati supporti quelle imprese davvero in difficoltà. L’abrogazione assume così il carattere di una beffa, oltremodo dannosa, proprio per quegli operatori che hanno adottato comportamenti corretti, rigorosi e rispettosi delle norme e di quei soggetti che hanno lavorato alla realizzazione del sistema”.
Analoga la posizione dell’UGL secondo la quale il Sistri, è “ uno strumento fondamentale per assicurare un più accurato controllo sulla produzione, trasporto e smaltimento di sostanze pericolose per il cittadino e l’ambiente, sulle quali spesso si concentra l’attenzione di organizzazioni criminali”.
Fuori da Parlamento si è messo in moto il movimento dei detrattori del Sistri. Da segnalare in particolare l’iniziativa della CNA-Fita e del suo agguerrito presidente Cinzia Franchini, che sta mettendo a punto un’azione per chiedere il risarcimento delle somme pagate. “Per due anni – ha detto la presidente – le imprese di autotrasporto hanno finanziato una sperimentazione senza risultati apprezzabili e soprattutto senza poter contare su una piattaforma affidabile. Un fatto gravissimo che rappresenta un chiaro vulnus pagato a caro prezzo dalle nostre imprese”.
Diversa la posizione di Fai Conftrasporto, che per bocca del presidente Paolo Uggè sembra lasciare spazio alla riapertura del capitolo Sistri, seppure adattandolo su alcuni aspetti. “Quello che non accetto – ha precisato Uggè – è il fatto che non estendendo l’obbligo della tracciabilità dei rifiuti alle imprese straniere di trasporto, si consentirebbe alle ecomafie e alla criminalità organizzata di continuare tranquillamente a commettere i propri reati ed illeciti ambientali senza opporre alcun valido controllo sul ciclo della gestione dei rifiuti”. Insomma, va bene in generale applicare un sistema di tracciabilità, ma non quel sistema che il Sistri aveva delineato. Insomma, il Sistri – almeno così come lo avevano conosciuto – è morto, ma un suo parente, non si sa ancora quanto prossimo è già pronto per prendere il suo posto.
I costi minimi di sicurezza sono legge. Eppure sono ancora molti i committenti che faticano ad accettare la loro applicazione, soprattutto in settori tradizionalmente “poveri” come quello del trasporto container. Proprio per convincere la committenza a sedersi attorno a un tavolo e a individuare un percorso che conduca all’applicazione di quanto previsto dalla legge n.127 del 4 agosto 2010, domani 1° settembre gli autotrasportatori del settore container che operano nell’interporto di Bologna daranno vita a una protesta di sensibilizzazione. Già nelle scorse settimane ci sono state assemblee e incontri, anche presso
Sarà in vigore da prossimo 1 settembre 2011 l’interoperabilità per l’esazione comune del pedaggio elettronico delle autostrade austriache e tedesche per gli autocarri.
Nei due Paesi è in vigore un sistema di esazione elettronico del pedaggio autostradale (dal
Mentre in Germania, l’esazione elettronica avviene tramite Obu (On board unit) installato sul veicolo, in Austria viene effettuata attraverso l’apparecchio denominato Go-Box.
Dal 1° settembre prossimo, grazie a un sistema di interoperabilità che sfrutta in contemporanea il metodo di rilevazione satellitare tedesco e quello a raggi infrarossi austriaco, l’Obu tedesco permette l’esazione anche del pedaggio austriaco senza che il veicolo sia munito anche di Go-Box.
Attualmente non vale con il sistema inverso, ovvero la Go-Box austriaca non consente l’esazione del pedaggio tedesco; sono quindi interessati soltanto gli autocarri con massa complessiva a pieno carico superiore alle 12 ton, muniti di Obu, che sono quindi già registrati presso la società tedesca Toll Collect Gmb. Per usufruire dell’interoperabilità è necessario che l’impresa di trasporto che dispone di veicoli muniti di Obu si registri anche presso l’Asfinag AG austriaca mediante il sistema denominato Toll2Go.
Emilcamion, azienda di ribaltabili per cava-cantiere, salva il marchio e l’attività affittando le attività industriali alla TKE, società del gruppo umbro Tecnokar. Per l’azienda bolognese sembra l’ultima spiaggia. Dopo una riorganizzazione radicale che aveva portata a un alleggerimento dei costi, a una maggiore presenza sui mercati esteri e a una collaborazione solida con le principali case di veicoli industriali, grazie anche all’elevata immagine acquisita basata sulla qualità dei suoi ribaltabili, Emilcamion era entrata in amministrazione controllata già da qualche mese (per ironia della sorte in coincidenza del Samoter di Verona, nella scorsa primavera, principale fiera del settore movimento terra). Adesso con l’iniziativa del gruppo Tecnokar, con il quale già in passato c’erano stati dialoghi e tentativi di avvicinamento, la produzione nel sito vicino a Bologna va avanti. La ramificata struttura commerciale passa sotto la guida del vicepresidente di Tecnokar, Fausto Martinelli, mentre Marco Bettini, il timoniere di Emilcamion per oltre un trentennio, entra nell’organico del nuovo assetto societario con un ruolo ancora da chiarire.
Il Sistri è morto. Dopo due e più anni di polemiche, di test, di rinvii e pure di versamenti anticipati da parte delle imprese di autotrasporto, sul sistema di tracciabilità dei rifiuti che avrebbe dovuto combattere il traffico illegale del settore, è calato il sipario. A questo scopo sono bastate poche parole, contenute nei commi 2 e 3 dell’art. 6 della manovra bis varata dal governo lo scorso 12 agosto, quele sufficienti a cancellare le basi normative del Sistri contenute nel comma 2, lettera a) dell’art. 188-bis, nell’art. 188-ter del DL 3 aprile 2006, n. 152 in seguito più volte modificato e nelol’art. 260-bis sempre dello stesso decreto.
A questo punto lo scenario che si prospetta è duplice. Il primo è quello già vigore per almeno i 60 giorni di validità del decreto contenente la manovra un ritorno del vecchio procedimento, basato sui registri di carico e scarico dei rifiuti e sul MUD, il modello unificato di dichiarazione. Se poi il decreto otterrà la conversione da parte del Parlamento (la votazione dovrebbe avvenire nella prima settimana di settembre) allora questo “ritorno al passato” diventerebbe definitivo.
In caso contrario ci sarebbe il secondo scenario – decisamente più contorto, ma anche meno probabile – con la resurrezione del Sistri.
In ogni caso ci sono diversi a spingere perché questo secondo scenario possa concretizzarsi. E tra questi compare il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che sul Sistri aveva – come si dice in gergo – “speso la faccia”, e diverse associazioni ambientaliste.
Ma la posizione del ministro appare minoritaria. Al punto che tra le file dello stesso governo c’è chi, come il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, ha parlato della fine del Sistri come di “una forte semplificazione della vita dell’impresa”, facendo riferimento in particolare a quelle aziende, spesso piccole, obbligate con il sistema di tracciabilità a farsi carico di una procedura burocratica spesso complessa.
Rimane un’ultima domanda: che ne sarà dei soldi già versati dalle imprese di autotrasporto come contributo al funzionamento del sistema per il 2010 e per il 2011?