Doveva partire il prossimo 1° novembre il divieto di transito notturno sulla A/12 in Tirolo (per il tratto Kufstein-Innsbruck-Zirl) per gli autocarri euro 5 con massa superiore alle 7,5 ton. E invece il regolamento n. 94 del 10 ottobre 2011 – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Tirolo n. 32 del 20 ottobre 2011 – ha posticipato di un anno l’entrata in vigore del divieto e ha riconfermato per gli autocarri con motore euro 6 la deroga alla circolazione fino al 31 dicembre 2015.
Per certificare il livello di emissioni dell’autocarro – se sia euro 5 o euro 6 – c’è bisogno di avere in cabina un’apposita attestazione che riporta appunto il tasso di inquinamento del motore.
Austria: il divieto di transito notturno in Tirolo slitta a ottobre 2012
Pubblicato il modello Inail per chiedere la riduzione dei premi
L’Inail, viste le modifiche apportate all’art. 24 del decreto 12 dicembre 2000, dal decreto 3 12
L’art. 24 delle Modalità di Applicazione delle Tariffe del decreto 12 dicembre 2000 prevede una riduzione del tasso medio di tariffa, dopo due anni di attività, per le aziende che abbiano effettuato interventi per il miglioramento delle condizioni di sicurezza e di igiene nei luoghi di lavoro, in aggiunta a quelli minimi previsti dalla normativa in materia (decreto legislativo n. 81/2008) e che siano in regola con le disposizioni di prevenzione degli infortuni e di igiene del lavoro e con gli adempimenti contributivi e assicurativi.
La riduzione, in misura fissa, del tasso medio di tariffa, cui possono beneficiare le aziende in possesso dei requisiti richiesti, è fissata in base a tale sequenza:
– aziende fino a 10 lavoratori, si applica una riduzione del 30%;
– aziende fino da
– aziende fino da
– aziende fino da
– aziende fino da
– aziende oltre i 500 lavoratori, si applica una riduzione del 7%.
Per ottenere il riconoscimento della riduzione, l’azienda deve presentare all’Inail un’istanza (mod. OT/24), con la documentazione richiesta, entro il 28 febbraio 2012. Modello e guida per la compilazione si trovano sul sito internet www.inail.it
Asstri Conftrasporto: «Senza semplificazioni, non partecipiamo ai test del Sistri»
Il ministero dell’Ambiente conferma i test di funzionamento per il Sistri, di cui il primo è previsto il 24 ottobre? E molte imprese di trasporto rifiuti, come quelle aderenti ad Asstri Conftrasporto, non parteciperanno. Lo ha scritto a chiare lettere Maurizio Quintaiè, segretario generale dell’associazione, in una nota fatta recapitare al ministero e in cui lamenta il fatto che, così come è stato ribadito nell’audizione in Commissione Ambiente della scorsa settimana, le imprese di trasporto sono pronte a collaborare all’attuazione del sistema, in cambio di alcune semplificazioni, utili per rendere funzionale e utile la tracciabilità, ma in fondo richieste anche dalla manovra di ferragosto che aveva «resuscitato» il Sistri.
Quali semplificazioni? Quella per esempio di prevedere che gli adempimenti burocratici a carico dei soggetti obbligati si possano delegare agli operatori professionali (trasportatori, soggetti che effettuano lo smaltimento o il recupero, commercianti, associazioni di categoria) fermo restando le rispettive responsabilità. Oppure quella di trasporre in digitale il sistema cartaceo vigente, in particolare consentendo ai trasportatori di emettere i documenti di trasporto del Sistri per conto dei produttori, e di interagire in tempo reale con il sistema per fornire le necessarie informative. O ancora di dotare il Sistri di un sistema di interoperabilità con i software aziendali con relative modalità di erogazione dei servizi di supporto e garantire congrui tempi per consentire l’adeguamento dei sistemi informatici aziendali al Sistri.
Oppure di eliminare sia l’obbligo di indicare nelle annotazioni della scheda Sistri (e manualmente) il percorso effettuato dall’automezzo con l’indicazione di tutte le tratte intermedie”, sia quello, previsto per i rifiuti pericolosi, di aprire una scheda del Sistri almeno 4 ore prima del ritiro per i produttori e 2 ore prima per i trasportatori, visto che questi tempi sono assolutamente inconciliabili con i tempi dell’organizzazione logistica dei trasporti. Ma anche di eliminare i dispositivi Usb autisti perché troppo complicato, non dà garanzia che l’operazione è andata a buon fine e di ridurre il numero di firme necessarie per ogni operazione, visto che oggi si viaggia nell’ordine delle otto.
Insomma, proposte semplici, ma rimaste inascoltate. Per cui Asstri Conftrasporto si impunta: o il ministero fa un passo avanti per risolvere insieme il problema o noi ci si mette di traverso.
Una presa di posizione pesante, che ripassa la palla sul campo del ministero. Che farà a questo punto il ministro Stefania Prestigiacomo? Lo scopriremo nella prossima puntata di questa telenovela infinita chiamata «Sistri».
31 dicembre: termina il divieto di cabotaggio per rumeni e bulgari
Tutti i paesi europei possono – seppure con il limite dei tre viaggi in sette giorni e con l’obbligo di entrare a pieno carico e scaricare nel paese di destinazione – effettuare operazioni di cabotaggio, vale a dire trasporti interni a uno Stato terzo rispetto al proprio. Tutti tranne due: Romania e Bulgaria. Ma dal 31 dicembre questo divieto verrà meno. Il numero di novembre di Uomini e trasporti, in distribuzione (al prezzo lancio di 1,90 euro) nelle edicole autostradali, dedica un’inchiesta a tale tematica. Eccone un breve estratto.
Il malessere che si percepisce nel mondo dell’autotrasporto interessa soprattutto le zone della frontiera di Nord-Est. Le statistiche dicono infatti che il 62% dei libretti di veicoli che hanno richiesto di poter effettuare operazioni di cabotaggio appartengono ad imprese slovene. In ogni caso si tratta forse di un timore eccessivo, anche perché difficilmente le 22.459 imprese rumene e le 8.964 bulgare si presenteranno in massa ai nostri confini.
In termini di mercato, comunque, il cabotaggio è andato crescendo: se alla metà degli anni Duemila rappresentava poco meno dell’1% dei traffici, adesso viaggia tra il 7% (dati Consuluta) e il 6% (dati Polizia Stradale). Insomma, non è ancora una fetta consistente di mercato, ma il trend è sicuramente in crescita. Per quale ragione? Essenzialmente perché – dicono le imprese – i controlli sono troppo pochi. Certo, si sono intensificati rispetto al passato, ma molto spesso chi li fa non ha la competenza specifica per poterli fare. La burocrazia è complicata, il tempo ridotto, la lingua ostica… e così si chiude un occhio.
Ma attenzione, spesso il cabotaggio nasconde una sorta di «immigrazione di ritorno». Nel senso che, in alcuni casi, dietro le imprese straniere ci sono imprese italiane che hanno spostato la propria sede all’Est dell’Europa oppure hanno ceduto un ramo di azienda, così da poter approfittare della ridotta fiscalità e del basso costo della manodopera. Tutto legittimo, per carità. Almeno fin quando questa neoazienda effettua trasporti internazionali o operazioni di cabotaggio entro i limiti previsti dalla normativa. Ma se i controlli sono pochi potrebbe essere tentata a superarli.
D’altra parte, sempre a proposito di numeri, sarà un caso che il 97% delle operazioni di cabotaggio nel continente interessano esclusivamente i paesi della vecchia Europa? O che il 38% di tali operazioni venga gestito dai 12 paesi entrati per ultimi nell’Unione? Insomma, il mercato libero è una bella cosa. Ma per poter funzionare un sistema fresco di liberalizzazione necessita di verifiche e controlli. Era vero ieri. Sarà ancora più vero dopo il 31 dicembre.
Legge quadro sugli interporti: c’è l’OK della Commissione Trasporti
La riforma degli interporti ottiene unanime via libera dalla Commissione Trasporti della Camera, prima tappa di un iter che prevede, prima dell’approvazione in aula, anche il passaggio in altre commissioni competenti. Le principali novità sono tre:
– l’ampliamento dei poteri del ministro dei Trasporti, al quale viene riconosciuta la competenza a individuare con decreto i criteri per l’utilizzo delle risorse finanziare con cui realizzare e implementare gli interporti e a decidere i parametri urbanistici cui devono rispondere le strutture;
– il maggior coinvolgimento delle Regioni nella programmazione;
– l’istituzione di Comitati interregionali, chiamato a svolgere un ruolo di indirizzo e di programmazione rispetto allo sviluppo delle piattaforme, per meglio integrare le varie modalità di trasporto.
A questo proposito sarà anche predisposto un Piano generale dell’Intermodalità, che dovrebbe essere definito – in base a quanto ha anticipato il Sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Bartolomeo Giachino, dalla Consulta per l’Autotrasporto e la Logistica.
Il testo della normativa è stato redatto sulla base delle proposte dell’on. Silvia Velo (PD) e dell’on. Gaetano Nastri (PDL).
La commissione UE “boccia” l’Italia per gli aiuti al trasporto marittimo
Arriva un’altra bocciatura della Commissione europea all’Italia. Stavolta il “capo di imputazione” sono gli aiuti concessi – e giudicati a Bruxelles come aiuti di Stato alle compagnie di trasporti marittimi della Sardegna. Siccome – si legge in una nota della stessa Commissione – «A quattro anni dalla richiesta di recuperare gli aiuti l’Italia non ha ancora proceduto» adesso arriva il deferimento del nostro paese alla Corte di Giustizia dell’Unione.
Europa: 50 miliardi per ridisegnare i corridoi TEN
La Commissione europea lancia una proposta di regolamento per ridefinire i grandi corridoi trans europei – anche noti come reti TEN – T – sui quali intende investire, nel periodo che va fino al 2020, 50 miliardi di euro, di cui 37 nelle sole infrastrutture (9,2 vanno alle telecomunicazioni e 9,1 alle reti di trasporto energia). Rispetto al passato cambiano alcuni tracciati relativi all’Italia, ma compaiono anche opere inedite.
Molto importanti tutte quelle opere definite prioritarie e relative al corridoio Baltico-Adriatico. A poter beneficiare di investimenti finalizzati a creare interconnessioni e a sviluppare scali merci intermodali saranno in particolare Udine, Trieste, Venezia e Ravenna. A tal proposito Paolo Costa, presidente di turno del NAPA in qualità di presidente del porto di Venezia ha dichiarato che «I porti Nord Adriatici di Venezia, Trieste, Ravenna e Capodistria cui si aggiungerà anche Fiume – non appena la Croazia entrerà nell’UE – diventano oggi ufficialmente una delle porte principali per l’interscambio delle merci europee con il resto del Mondo». «Il nostro obiettivo – ha proseguito Costa – sarà continuare nella strada che abbiamo già tracciato migliorando le connessioni tra gli scali e l’entroterra, e aumentando insieme la propria capacità di offerta infrastrutturale per diventare quel multiporto marittimo che l’Europa ci chiede di essere».
Altro capitolo di priorità – ma questo abbastanza scontato – riguarda il corridoio Mediterraneo, che per l’Italia significa essenzialmente la Torino-Lione e il potenziamento dei collegamenti ferroviari Milano-Brescia, Brescia-Venezia-Trieste e Trieste-Divacca.
Più controverso l’altro corridoio, quello che un tempo veniva definito «1» e andava da Berlino a Palermo, che ora unisce invece Helsinki a La Valletta, di fatto facendo diventare Malta una piattaforma fondamentale e mettendo in secondo piano le nostre isole maggiori (non a caso dalla Sardegna si sono levate voci di protesta).
Buone notizie invece per Napoli, città che incrocia il corridoio e che un domani dovrà essere collegata via ferro – sempre con opere strategiche – a Bari e a Reggio Calabria. Si parla di ferrovia anche per la Sicilia, ma il discorso è limitato alla Messina-Palermo. Del Ponte sullo Stretto invece non si fa menzione.
Per aiutare questo corridoio a superare le Alpi, l’Europa fornirà il supporto finanziario per contribuire ai lavori del tunnel di base del Brennero e a quelli per potenziare la linea ferroviaria Fortezza-Verona.
Passando invece al corridoio Genova-Rotterdam, la Commissione giudica prioritari i collegamenti ferroviari tra il capoluogo ligure, Milano-Novara e il confine con la Svizzera.
La proposta di regolamento adesso passa all’esame del Parlamento e del Consiglio e comunque in essa viene specificato che c’è spazio per modifiche opportune «per tenere conto di possibili cambiamenti delle priorità politiche, del manifestarsi di nuovi fattori tecnici e anche di variazioni nei flussi dei traffici».
Dal totale di questi investimenti in infrastrutture la Commissione si aspetta di creare posti di lavoro e di rafforzare la competitività dell’Europa in un momento di bisogno. Per facilitare il finanziamento, la Commissione ha adottato le condizioni dell’iniziativa Project Bond (prestiti obbligazionari per il finanziamento di progetti). Quest’iniziativa, la cui fase pilota parte già il prossimo anno, diventerà uno degli strumenti di condivisione dei rischi al quale il meccanismo potrà attingere per attrarre finanziamenti privati per i progetti.
Amazon inaugura a Piacenza un centro di distribuzione
Amazon, il sito di commercio elettronico leader al mondo, dopo il successo del portale web italiano – inaugurato circa un anno fa – ha deciso di dotarsi di un centro di distribuzione nazionale. Il luogo scelto è il Polo Logistico di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza. L’inaugurazione avverrà in tempi brevi, molto probabilmente entro la fine del mese.
Interporto Rivalta Scrivia: Fagioli va oltre il 90%
L’Interporto di Rivalta Scrivia è sempre più Fagioli. L’omonimo gruppo, leader nei sollevamenti industriali e nell’ingegneria dei trasporti, ha riacquisito, tramite
Con una composizione societaria così centralizzata, l’Interporto di Rivalta ottiene indubbi vantaggi: velocizzare i processi decisionali e soprattutto rafforzare la governance, potendo in tal modo meglio proseguire nel percorso di sviluppo già intrapreso nel triennio precedente, quando l’investimento sulla piattaforma è stato superiore ai 50 milioni di euro.
Sistri: il ministero dell’Ambiente conferma il test del 24 ottobre
Il Sistri è ancora al centro di polemiche. Dopo l’audizione di diverse associazioni di categorie e di operatori del settore (per esempio, quelli in rappresentanza del Gruppo Federtrasporti) in Commissione Ambiente della Camera, nel corso della quale la CNA-Fita aveva anche proposto la sospensione del Sistri, già si diffondevano i primi dubbi sulla capacità del sistema di giungere puntuale all’appuntamento del 9 febbraio, data prevista per l’applicazione definitiva della tracciabilità dei rifiuti. E a rinfocolare le voci erano state anche alcune indiscrezioni secondo cui le prove tecniche previste per testare l’operatività del sistema erano interrotte. Oggi invece arriva la smentita del ministero dell’Ambiente che conferma i quattro test in programma e in particolare quello più imminente, in calendario il 24 ottobre.