Una valutazione d’impatto sugli effetti della sentenza della Corte di Giustizia europea che ha annullato l’obbligo di rientro dei mezzi nel paese di origine ogni 8 settimane verrà avviata nelle prossime settimane dal Partito socialista europeo nell’ambito del Parlamento di Strasburgo. Non sono i soli a chiedere spiegazioni rispetto alle ricadute dell’unico punto che i giudici europei hanno bocciato nell’ambito del Pacchetto mobilità, che fa vacillare il precario equilibrio (anche politico) trovato con molta fatica per arginare l’invasione dall’Est di aziende di autotrasporto verso i Paesi occidentali dell’Unione. Sembrerebbe escluso, invece, un possibile ricorso da parte della Commissione Ue o del Consiglio europeo contro la sentenza della Corte che ha bocciato la misura perché ritenuta sproporzionata per l’obiettivo e che, anche durante l’approvazione del Pacchetto mobilità, era passata come frutto di un compromesso a favore dell’Ovest dell’Europa. Infine, la sentenza che ha effetto retroattivo annullerebbe anche tutte le multe comminate in questi anni, ma sicuramente non in Italia dove, non essendo stata recepita nel corpus normativo, non è stata ancora applicata durante i controlli.
Cabotaggio salvo (per ora)
Il tratto di penna sull’unica misura non toccherebbe la regolamentazione del cabotaggio, ma aprirebbe alla possibilità di lasciare i mezzi in uno Stato terzo per erogare altri servizi, come per esempio i trasporti internazionali. Inoltre, la sentenza, che ha valore erga omnes, arriva a separare definitivamente il trattamento riservato agli autisti – che conservano l’obbligo di rientrare nel paese di residenza ogni tre o quattro settimane e di attendere 4 giorni tra un servizio di cabotaggio e l’altro – e ai mezzi, per i quali invece decade l’obbligo di rientro e, di conseguenza, scatta la possibilità di stabilimento in un altro stato rispetto a quello dove l’azienda ha la sede operativa.
Chiarimenti urgenti
Anche l’UETR, l’associazione europea dell’autotrasporto, ha chiesto di “chiarire urgentemente in che modo la sentenza incide sugli obblighi a carico degli autotrasportatori per consentire loro di operare nel rispetto e in modo efficiente e pianificare il futuro”. Infatti – dice l’associazione presente a Bruxelles – l’eliminazione dell’obbligo di restituzione del veicolo potrebbe svelare l’equilibrio tra equità sociale, concorrenza e sicurezza stradale che il Pacchetto cerca di stabilire, essendo un insieme di norme il più possibile coerenti e interconnesse. Inoltre, la rimozione non affronterebbe le cause profonde delle inefficienze nella circolazione delle merci, come la pianificazione impropria o inefficiente dei percorsi, il sovraccarico o il mancato sfruttamento del trasporto multimodale.