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Frodi nella logistica: “Fedex sia il punto di svolta. Dal CNEL nuove regole per regolarizzare un asset strategico” 

Multinazionali costrette a mettere in atto soluzioni borderline per assecondare il mercato con importanti ricadute per la collettività, tra cui evasione fiscale, lavoro precario, mal pagato e senza tutele. Un sistema – secondo Massimo Marciani, autore di questo editoriale che arriva a poche ore dalla vicenda che ha portato al sequestro di oltre 46 milioni di euro nella filiale italiana di Fedex – che va riformato subito per salvaguardare un asset strategico per il made in Italy. Come? Con un nuovo contratto di lavoro proposto dal CNEL che tenga conto delle esigenze del mercato, ma anche in grado di tutelare il lavoro e la competività

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L’ultima inchiesta della Procura di Milano che ha portato al sequestro d’urgenza di oltre 46 milioni di euro ai danni della filiale italiana di FedEx non è un fulmine a ciel sereno. L’accusa? Frode fiscale e utilizzo di fatture inesistenti negli appalti di lavoro tra il 2022 e il 2023, con una mancata contribuzione previdenziale di oltre 78 milioni di euro. Non è il primo caso e, se non si interviene, non sarà l’ultimo. Amazon, Bartolini, GLS e SDA sono state già coinvolte in indagini simili negli anni scorsi, con risarcimenti complessivi per oltre 552 milioni di euro. 

Nella foto: Massimo Marciani, esperto di logistica con diversi incarichi associativi

Ma la vera domanda è: perché questo accade solo in Italia?

Le multinazionali della logistica operano con lo stesso modello di business in tutto il mondo, eppure in Italia sembrano costrette a cercare soluzioni spesso al limite della legalità. Un’anomalia che va analizzata con lucidità. Il mercato della logistica e dell’autotrasporto in Italia è dominato dalla domanda di servizi, che detta le regole di ingaggio con esigenze sempre più stringenti. Tempi di consegna ridotti, con un boom del real-time delivery e del last mile. Servizi sempre più specializzati, frammentati e su misura per il cliente. Margini di guadagno ridotti per gli operatori, che devono trovare modi per restare competitivi.

Soluzioni borderline in magazzino e nel trasporto

Il risultato? Le aziende di logistica non possono permettersi un’elevata quota di costi fissi, perché il loro fatturato è volatile e soggetto a variazioni stagionali. Per adeguarsi cercano flessibilità a tutti i costi, finendo per adottare soluzioni borderline. Nei magazzini, con il ricorso massiccio alle cooperative, spesso con contratti precari. Nel trasporto, con l’utilizzo diffuso di sub-vettori e padroncini, inquadrati come autonomi ma spesso dipendenti di fatto. E il paradosso è che tutto questo avviene nel rispetto delle regole, sul lato di chi acquista, ma crea le condizioni perfette per il proliferare di frodi fiscali, dumping contrattuale e concorrenza sleale.

Il prezzo del sistema distorto

Chi ne paga il prezzo? Lo Stato, i lavoratori e le aziende che operano correttamente. Secondo l’INPS, nel solo settore della logistica, il mancato versamento di contributi e l’evasione fiscale costano ogni anno oltre 1 miliardo di euro. Gli effetti di questo sistema distorto sono evidenti. Lo Stato perde entrate: meno contributi previdenziali, meno IVA incassata. I lavoratori restano senza tutele: precarietà, passaggi continui tra società fittizie, nessuna continuità previdenziale. Le aziende oneste subiscono la concorrenza sleale: chi opera in modo trasparente è costretto a pagare costi più alti e fatica a restare competitivo. Nel caso Amazon, l’indagine della Procura ha rivelato società di comodo che assumevano formalmente i lavoratori, senza versare contributi. Molti di questi stessi nomi sono ora coinvolti nell’inchiesta su FedEx.

Il CNEL sia protagonista per un nuovo contratto specifico per la logistica e l’autotrasporto

Non possiamo continuare ad aspettare che ogni due anni esploda un nuovo scandalo nella logistica. Servono regole nuove, adatte alla realtà di mercato. Chi può fare questo lavoro? Il CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).

Cos’è il CNEL? È l’organo di consulenza di Governo e Parlamento sulle politiche economiche e sociali. Può proporre nuovi modelli contrattuali, e questo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Cosa dovrebbe proporre il CNEL per la logistica? Un contratto specifico per autotrasporto e logistica, che riconosca stagionalità e picchi di lavoro, per evitare il ricorso alle cooperative spurie. Introdurre forme di flessibilità strutturate, per consentire un adattamento legale della forza lavoro ai volumi variabili. Far transitare il lavoro dalla fatturazione ai contratti di lavoro temporanei, garantendo più tutele ai lavoratori e più entrate allo Stato. I benefici di una riforma così strutturata sarebbero enormi. Per i lavoratori, meno precarietà, più contributi versati, continuità occupazionale. Per le aziende, regole chiare, concorrenza più equa, meno rischio di inchieste giudiziarie. Per lo Stato, più entrate contributive, lotta al dumping, trasparenza fiscale. Secondo un’analisi della CGIA di Mestre, una riforma che regolarizzasse il settore logistico porterebbe a un recupero fiscale di almeno 3 miliardi di euro in 5 anni.

Serve subito un cambio di rotta per regolarizzare un asset strategico

L’Italia non può essere il Paese dove le multinazionali cercano escamotage per sopravvivere. Serve un quadro normativo moderno, che permetta alla logistica di operare in modo flessibile ma trasparente. Il caso FedEx deve essere il punto di svolta. L’alternativa? Continuare a inseguire le inchieste della magistratura, tappare falle con interventi emergenziali e lasciare che il settore resti in balia dell’incertezza. La logistica è un asset strategico per il Paese: regolarizzarla non è un’opzione, è una necessità. Il CNEL ha le competenze e il mandato per farlo. La domanda è: aspetteremo il prossimo scandalo o agiremo ora?

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