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Fercargo e Fermerci a Salvini: “Crisi disastrosa. A rischio il cargo ferroviario e la sopravvivenza delle aziende”

È un appello che ha il sapore della disperazione quello lanciato dalle due maggiori associazioni del settore. I lavori sulla rete, dovuti agli interventi finanziati dal PNRR, i disagi ai valichi alpini e le calamità naturali sarebbero la causa della diminuzione della capacità fino all’80%. Previsto nel 2024 un alo del 6,7% dei volumi trasportati in treno

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Se l’estate sui binari non è brillante per i passeggeri con continue interruzioni dell’Alta Velocità, lo è molto meno per le merci che rischiamo un crollo consistente dei volumi, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa delle aziende. “Le condizioni insostenibili in cui gli operatori del settore ferroviario merci sono costretti a lavorare, senza alcun riscontro o supporto richiesto da mesi, rendono la situazione non più sostenibile. Questo crea profondi disagi al sistema industriale italiano e alle economie locali. Chiediamo con forza un intervento urgente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, per evitare una crisi disastrosa dalle conseguenze imprevedibili“. È quanto dichiarano i presidenti di Associazione Fermerci e Associazione FerCargo, Clemente Carta e Mauro Pessano, in una lettera congiunta indirizzata al Ministro Salvini.

Interruzioni e restrizioni sulla rete

“Le continue interruzioni delle linee ferroviarie, causate dai lavori del PNRR fino al 2026 – continua la lettera – stanno determinando una riduzione della capacità di trasporto superiore al 50% nel 2024, con punte dell’80% durante i mesi estivi. A ciò si aggiungono le chiusure dei valichi alpini, tra cui il Frejus e il San Gottardo, che hanno gravi ripercussioni sull’intero sistema logistico italiano.

Il crollo del traffico ferroviario

Questi problemi, insieme a eventi naturali come le alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana e la crisi del Mar Rosso, stanno provocando – secondo le associazioni – un crollo del traffico merci ferroviario, con una perdita del 3,2% nel 2023 rispetto all’anno precedente e una previsione di ulteriore calo del 6,7% nel 2024. Il danno economico stimato per il 2024 è di circa 90 milioni di euro, con prospettive simili per i successivi due anni. “Questo contesto – concludono – non solo impedisce lo sviluppo del settore e il riequilibrio modale, ma rischia di compromettere l’integrità e il futuro delle imprese e dei circa 15.000 lavoratori impiegati. Ribadiamo la nostra disponibilità, in qualsiasi momento, a confrontarci con tutti gli interlocutori istituzionali per individuare e attuare immediatamente le soluzioni necessarie a superare questa crisi.”

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